PREFAZIONE
Ultimamente
mi riesce molto facile scrivere, credo di sentirmi parecchio ispirata anche
grazie a vari fatti che accadono nella mia vita (anche se non hanno niente a
che fare con ciò che scrivo, non fatevi strane idee!!). In ogni caso, vi posto questa
nuova One-shot che mi è venuta su di getto e mi è piaciuta moltissimo, anche se
è un po’ triste.
A proposito: ogni volta mi dimentico di
ringraziare tutti quelli che hanno commentato le mie precedenti fic, sono
terribilmente dispiaciuta per la mia sbadataggine! In ogni caso questa volta me
ne ricorderò e dedico questa fic a tutti coloro che hanno commentato le mie due
precedenti One-shot, in particolare a chi le ha commentate entrambe!
Tanti baci e buona lettura!!
P.s: se ci dovessero essere errori, segnalatemeli
pure, ero un po’ di fretta quando l’ho postata e non ho potuto rivederla!
Grazie in anticipo!!
“Non temere di venire ingannato:
il mondo sorge già sull’inganno.”
Tite Kubo (#Bleach 16#)
Edward Elric se ne
stava seduto su quella dannata sedia da ormai due ore, incapace di fare
qualsiasi cosa se non quella di guardare il muro davanti a se: patetico, non
c’erano altre parole o aggettivi per descriverlo.
Guardò il mazzo di
fiori che reggeva tra le mani poi spostò lo sguardo su quello che aveva portato
Riza: splendide orchidee bianche immacolate dalle sfumature lilla, uno
spettacolo, un trionfo di bellezza per gli occhi, i fiori più belli e eleganti
che potessero esistere su questo misero pianeta… e anche i più costosi.
Sospirò voltandosi
in direzione del gruppetto di persone che stava seduto alla sua destra, tutti
seri e preoccupati come lui: c’erano Riza, Maes, Havoc, Breda, Fury e Fallman,
praticamente tutta la truppa, tutti lì per lo stesso motivo.
Ormai erano ben tre
ore che Edward si trovava lì, in quel maledetto ospedale ad attendere che
qualcuno si degnasse di fermarsi e informarlo sulla situazione: quel giorno
aveva scoperto di odiare gli ospedali, di odiare le sue fredde pareti
verniciate di bianco, di odiare l’odore di farmaci presente nell’aria, di
odiare i medici che passavano tranquillamente chiacchierando tra loro bevendosi
un caffè mentre, qualche stanza più in là, qualcuno lottava per la vita…
Strinse al petto il
mazzo di fiori che aveva portato: tulipani, semplici e colorati tulipani, ecco
i miseri e comuni fiori che aveva portato, ma che grande trovata! Non si era
mai reso così ridicolo e stupido in vita sua! Tutti gli altri avevano portato
fiori eleganti e bellissimi, lui invece stupidi tulipani rossi, arancioni e
gialli!
All’improvviso la
porta della sala operatoria davanti a loro si aprì e da quella comparve un
medico che si diresse verso di loro scuotendo la testa.
Per un attimo il
cuore di Edward si fermò: no, non poteva essere vero…
L’uomo raggiunse il
gruppetto che stava accanto ad Edward ignorando deliberatamente il ragazzo: non
se la prese, una volta tanto essere ignorato era quello che voleva.
Riza si alzò in
piedi di scatto agitata come il ragazzo non l’aveva mai vista: era incredibile
come riuscisse ad essere bella anche quando era così spaventata o triste,
Edward invece…
Chinò lo sguardo
cercando di ascoltare il dialogo tra i due, sapendo che nessuna delle persone
che lo avevano accompagnato fino lì gli avrebbero rivolto una sola parola o un
solo sguardo, in fondo, come poter dare loro torto?
Era tutta colpa
sua, questa era la pura e semplice verità, e ora tutti lo odiavano per questo.
Poteva forse
biasimarli? Cavoli, lui stesso si odiava da solo!
<< Mi dica dottore, come sta? >> Domandò
Riza gettando da parte il mazzo di rose che aveva portato.
Il dottore si morse
il labbro inferiore, ricordando le parole dell’uomo.
<< Ha
superato brillantemente l’intervento e, anche se debole, posso affermare
certamente che è fuori pericolo. Tra un’oretta circa potrete vederlo,
lasciategli il tempo di uscire completamente dall’anestesia… >>
La donna tirò un
sospiro di sollievo mentre finalmente l’atmosfera sembrava alleggerirsi, quasi
farsi rilassata, anche se questo valeva solo per il gruppetto di persone
attorno alla donna: non era così invece per Edward, che continuava, nonostante
avesse sentito che ormai lui era fuori pericolo, a colpevolizzarsi per quanto
era successo.
Come aveva potuto
permetterlo? Come aveva potuto commettere un simile errore? Se avesse dato ascolto
alle SUE parole, a quest’ora LUI sarebbe seduto dietro alla sua scrivania,
occupato a firmare a velocità folle tutti i documenti che aveva accumulato fino
a quel giorno anziché firmarli e riordinarli per ordine.
Si prese la testa
tra le mani: come aveva potuto mettere in pericolo la vita della persona che
più amava a questo mondo?
L’ora prestabilita
dal medico passò velocissima e tutti, più emozionati che mai, attendevano di
entrare nella stanza numero 213 per vedere il loro adorato Colonnello e magari fare
qualche battuta per tirargli su il morale. Edward non partecipò a nessuno dei
loro discorsi, si limitò a guardare con occhi vitrei gli altri che, uno alla
volta, entravano ed uscivano dalla stanza.
Il primo ad entrare
fu Havoc e non si fermò più di dieci minuti, seguirono Fallman, Fury e Breda,
poi Maes che si fermò molto più dei precedenti.
Il ragazzo studiò
le espressioni di tutti i suoi colleghi che erano usciti da quella stanza:
tutti erano sorridenti e rilassati, nessuno però andò da lui per dargli anche
una sola parola di conforto.
Avrebbero dovuto?
Edward sapeva che
loro conoscevano i fatti, quindi era più che comprensibile il loro
comportamento distaccato, non li odiava per questo anzi, quasi glie ne era
grato.
Dopo Maes entrò
Riza e il biondino sapeva che quella si sarebbe fermata più di tutti gli altri
messi assieme e così fu: quando la donna uscì dalla stanza, sorridendo radiosa,
erano passate ben quasi due ore.
Edward la seguì con
lo sguardo mentre quella andava a recuperare sorridente il suo cappotto e si riconciliava col gruppo: nessuno si
sarebbe fermato quella sera lì all’ospedale…
Il ragazzo frenò le
lacrime che volevano sfuggire al suo controllo e strinse il mazzo di tulipani
al petto: le spine che sentiva attorno al cuore erano dolorose…
Non si accorse che
qualcuno gli si stava avvicinando fino a quando quel qualcuno non gli scosse
bruscamente la spalla.
Alzò lo sguardo per
incrociare quello severo di Riza: cosa poteva volere da lui?
La osservò stupito
osservando ogni suo gesto: persino il suo battere le ciglia lasciava
intravedere l’odio e il disprezzo che provava per lui, ma allora perché era
venuta?
<< Vuole
vederti. >> E detto questo gli voltò le spalle raggiungendo gli altri,
andandosene probabilmente a festeggiare in qualche ristorante per la riuscita
dell’intervento del loro Taisa.
Edward rimase
qualche minuto fermo immobile, incredulo per quello che la donna gli aveva
detto: LUI voleva vederlo? Che motivo poteva mai avere? Quello di rinfacciargli
le sue colpe?
Lentamente si alzò afferrando
il mazzo di fiori che aveva appoggiato accanto a se e si diresse faticosamente
verso la porta che lo avrebbe condotto dall’uomo che tanto amava.
Sfiorò la maniglia
dorata con mano tremante, ancora indeciso se entrare o no.
“Forza Ed, non fare
il coniglio…”
Senza neppure
rendersene conto, si ritrovò dentro la stanza ad osservare con occhi lucidi il
letto dove stava steso Roy Mustang: lo trovò intento a leggere un quotidiano
con aria assorta, la fronte fasciata, col petto nudo e ricoperto da fasciature
e cerotti. Ma dove la trovava la forza di leggere dopo aver appena affrontato
un intervento nel quale aveva rischiato la vita, ma soprattutto: come diavolo
faceva ad essere così dannatamente sexy anche in quelle condizioni?
Finalmente l’uomo
alzò lo sguardo verso il ragazzo e lo guardò seriamente.
Edward si aspettò
il peggio, dopotutto sapeva di meritarselo…
<< Lo sai
fullmetal che la borsa del nostro paese è calata ben dello 0,7% rispetto
all’anno scorso? >>
Edward cadde a
gambe all’aria incredulo: ma come? Questo era tutto quello che aveva da dirgli?
Lo stava prendendo per i fondelli?
<< Veramente
no e non è che mi interessi molto in questo momento… >> Esclamò il
ragazzo tirandosi su a fatica.
Roy fece una faccia
sorpresa.
<< A davvero?
Non lo sai che i nostri stipendi caleranno di ben il 13,6%? E’ una catastrofe e
non te ne importa? >>
Edward si morse il
labbro inferiore: non era quello il discorso…
Spostò lo sguardo
sul comodino accanto all’uomo e si rattristò: i fiori che avevano portato tutti
i suoi compagni erano lì ed erano davvero un trionfo per gli occhi… splendidi
in una sola parola in particolare le Orchidee di Riza.
Istintivamente
portò dietro la schiena il mazzo di Tulipani per nasconderli, ma l’altro fu più
veloce.
<< Sono per
me fullmetal? >>
Edward sussultò,
poi annuì a testa china tendendoli verso l’uomo.
<< Tulipani?
>> Domandò quello afferrando il mazzo per vederli da vicino.
Edward tornò ad
annuire alzando lo sguardo verso l’uomo e per un attimo si perse a guardarlo
incantato: quanto era bello Roy Mustang…
<< Che
pensiero carino fullmetal! Finalmente un fiore al quale non sono allergico,
anzi, mi faresti un piacere ? Sposteresti tutti quei fiori sul tavolo laggiù
per favore? >>
Edward si lasciò
sfuggire un sorriso: non ci poteva credere, allora una cosa buona alla fine
l’aveva fatta!
Eseguì come un
bravo cagnolino gli ordini dell’altro, poi mise i suoi fiori in un vaso e li
poggiò sul comodino sgombro.
<< Lo sai
Acciaio? Quando avevo la tua età vivevo coi miei genitori in una casetta in pianura
e davanti a questa c’era una distesa di Tulipani infinita, ricordo che ci
andavo a giocare sempre con il mio cane. Pensa che una volta… >>
<< La smetta
per favore! >>
Roy guardò
perplesso il ragazzo.
<< Ho detto
qualcosa che non va? >>
Edward scosse la
testa.
<< No… però
la smetta di fingere di non essere arrabbiato con me, non lo sopporto… >>
Il moro scosse la
testa seccato.
<< E
sentiamo: perché mai dovrei essere arrabbiato con te Acciaio? >>
Il biondino lo
guardò incredulo.
<< Come
“perché dovrei essere arrabbiato con te Acciaio”? Se avessi eseguito i suoi
ordini a quest’ora lei sarebbe… sarebbe… >>
<< Oh… parli
di questo? Guarda che non è colpa di nessuno fullmetal, non te ne fare una
colpa… >>
<< NO NON E’
VERO! >> Urlò il ragazzo scattando in piedi furioso. << SE AVESSI
ESEGUITO I SUOI ORDINI E NON FOSSI ANDATO A CERCARE QUEL CRIMINALE, LEI NON
SAREBBE DOVUTO VENIRE A CERCARMI E NON SI SAREBBE NEPPURE BECCATO UNA
PALLOTTOLA AL POSTO MIO, QUINDI LA PIANTI DI DIRMI CHE NON E’ COLPA MIA!! >>
Roy guardò il
ragazzo leggermente irritato.
<< Hai
finito? >>
Edward respirò a
fondo: no, voleva aggiungere un’ultima cosa…
<< No, volevo
anche dirle che lei è un grandissimo idiota Colonnello di merda! >>
L’altro sbuffò
incrociando le braccia al petto.
<< Sai che
novità, sei ripetitivo fullmetal… ora hai finito? >>
Edo annuì.
<< Sì, ho
finito… >>
<< Oh
finalmente! Ora raccontami per filo e per segno tutto: hanno preso quel
criminale? >>
Il biondino annuì
e, dopo essersi seduto sul bordo del letto dell’uomo, cominciò a narrargli
tutto ciò che conosceva della vicenda e concluse dicendo che il criminale era
stato arrestato.
Roy annuì
riprendendo in mano il giornale che stava leggendo poco prima.
<< Bene,
almeno una cosa positiva… >>
Edward guardò
l’uomo con occhi colpevoli: non resisteva più!
<< Taisa…
>>
L’altro alzò lo
sguardo verso il ragazzo.
<< Mh?
>>
Il biondino rimase
per qualche istante in silenzio, teso come le corde di un violino, poi sospirò
e gli domando:
<< Lei… non è
arrabbiato con me? >>
Roy gli lanciò
un’occhiataccia.
<< Che
domanda cretina! Perché dovrei esserlo? Se torni ancora una volta
sull’argomento giuro che ti degrado e ti mando a spalar neve tra le montagne
del nord a gelarti il naso per non dire altro, chiaro? >>
Il ragazzo sorrise
annuendo asciugandosi una lacrima di felicità: non si era mai sentito così
felice… anche se non era quella la domanda che avrebbe voluto porgli.
Avrebbe voluto
dirgli che… che…
“Che ti amo…”
Rimase lì, seduto
ai piedi dell’uomo, chiacchierando con lui del più e del meno per un tempo
indeterminato, poi venne l’ora di andare.
<< Sarà
meglio che vada, mi ha fatto piacere vederla così in forza Colonnello di merda…
>>
<< Gentile
come sempre eh Acciaio? Comunque puoi dire a Riza di occuparsi delle mie
pratiche in questi giorni? Non credo che riuscirò a firmarne anche solo una…
>>
<< La verità
è che per lei ogni scusa è buona per non lavorare! >>
L’uomo si finse
dispiaciuto delle parole dell’altro.
<< Mi credi
una persona tanto lavativa fullmetal? Così mi ferisci… >>
<< Ma mi
faccia il piacere e veda di rimettersi in forze, non ho la minima intenzione di
fare gli straordinari per lei mentre lei se ne sta qui tutto il giorno a
poltrire, chiaro? >>
<<
Cristallino direi… >>
<< Bene!
>>
Edward sospirò, poi
sorrise rassicurato: era bello vedere che quell’esperienza non aveva affatto
cambiato quell’idiota di un Colonnello…
<< Taisa…
>>
<< Mh?
>>
Edo fece una
smorfia scuotendo la testa: no, non era il momento adatto per dirglielo,
avrebbe avuto tutto il tempo che voleva quando quello si sarebbe dimesso
dall’ospedale e fosse tornato al lavoro… aveva tutto il tempo di questo mondo
per dirgli quello che provava per lui, dirgli che lo amava.
<< …no,
niente… >>
<< Fullmetal…
>>
Il ragazzo alzò la
testa specchiandosi negli occhi dell’altro: cosa voleva dirgli?
Roy sorrise appena,
poi chinò a sua volta la testa e sussurrò:
<< No, non è
niente… >>
<< Se non è
niente di importante allora io me ne vado, mi stia bene Col… >>
<< Fullmetal?
>>
Edward si tornò a
voltare in direzione del moro.
<< E ora che
vuole? >>
Roy sorrise e per
qualche strano motivo, in quel sorriso Edward lesse un’infinita tristezza e
persino della paura… no, forse era solo una sua impressione.
<< Abbi cura
del mio ufficio, chiaro? >>
Edward fece una
smorfia.
<< Va bene,
ma lei sia dia una mossa a rimettersi in forze chiaro? >>
Roy annuì e
finalmente i due si congedarono.
“Anche se non sono
riuscito a dirglielo oggi, prometto che ci riuscirò appena tornerà al lavoro!! ”
***
<< Avanti.
>>
Roy osservò il
medico che lo aveva operato entrare nella sua stanza, reggendo tra le mani una
cartellina rossa che fissava con scarso interesse.
<< Ah,
buonasera dottore… >>
<< Buonasera
signor Mustang. Come si sente? >>
Roy fece una
smorfia di dolore.
<< Ho passato
momenti migliori… >>
Il medico sorrise
appena, poi fissò il Colonnello seriamente.
<< Posso
farle una domanda signore? >>
<< Sì, dica
pure… >>
<< Vorrei
chiederle perché ha mentito a tutte quelle persone che sono venute a trovarla…
lei sa bene quali sono le sue condizioni… >>
Il moro sorrise
voltandosi a guardare il cielo stellato fuori dalla finestra: non c’era neppure
una nuvola ad oscurare quel magnifico spettacolo.
<< Non volevo
che si preoccupassero… >> Poi anche lui si fece serio. << Quanto
tempo mi rimane ancora? >>
Il medico chinò la
testa dispiaciuto.
<< Una, due
ore al massimo… >>
Roy sorrise
serenamente: andava bene così, forse in un certo senso era anche giusto no?
Questa era la sua punizione per aver ucciso tutta quella gente innocente
durante la guerra civile dell’Est anni prima, se lo meritava e lo accettava col
cuore sereno.
<< La
ringrazio dottore, so che ha fatto il possibile… >>
<< Si figuri
Colonnello, se c’è un ultima cosa che posso fare per lei non esiti a
chiedermela… >>
Roy si voltò a
guardare i Tulipani che Edward gli aveva portato.
<< In effetti
ci sarebbe un’ultima cosa… le dispiacerebbe voltarmi il letto in direzione
della finestra e passarmi uno di quei Tulipani? >>
Il medico annuì
chinandosi sul letto.
<< Certo,
nessun problema… >>
L’uomo girò il
letto proprio come l’altro gli aveva chiesto di fare, in modo che Roy potesse
vedere meglio il cielo stellato fuori, poi gli diede una Tulipano rosso.
<< Grazie
dottore, se non le dispiace vorrei rimanere solo. Lo dica lei domani a tutti
quando torneranno per trovarmi e dica loro che mi dispiace di avergli mentito…
>>
L’altro annuì.
<< Certo
signore. >>
<< Grazie
ancora dottore, grazie di tutto… >>
Il medico annuì
avvicinandosi alla porta.
<< Mi sarebbe
solo piaciuto fare di più. In bocca al lupo Colonnello… >> E così dicendo
l’uomo uscì lasciando da solo Roy ad ammirare il cielo stellato.
Il moro alzò la
testa osservando le stelle che tanto gli ricordavano gli occhi di Edward:
chissà cosa stava facendo in quel momento, probabilmente lo stava maledicendo
mentre lavorava come un matto anche per coprire le sue mancanze…
Non avrebbe più
rivisto Edward…
Strinse al petto il
Tulipano che il ragazzo gli aveva portato: se ne andava felice della breve vita
che aveva vissuto, non aveva rimpianti… se non uno.
Sorrise
tristemente: non era riuscito a dire quello che provava ad Edward, non era
riuscito a dirgli che lo amava, che stupido!
Chiuse gli occhi
sorridendo: chissà che vita avrebbero potuto avere assieme, sempre che lui
avesse ricambiato il suo sentimento… beh, era un po’ tardi per scoprirlo no?
Ma era sicuro che
qualunque cosa sarebbe successa, Acciaio si sarebbe rialzato e avrebbe
continuato a lottare come aveva sempre fatto, sì, ne era certo.
E con questa
certezza, Roy Mustang aprì un’ultima volta gli occhi per vedere il cielo
stellato che gli stava davanti prima di chiudere definitivamente gli occhi per
sempre.
“Anche se non
sono riuscito a dirglielo oggi, prometto che ci riuscirò appena tornerà al
lavoro!!”
Ed Edward lo
avrebbe aspettato, avrebbe aspettato seduto dietro la scrivania del suo adorato
Taisa, ignorando tutti coloro che venivano da lui in lacrime per dirgli che
quello era morto, lo avrebbe aspettato per dirgli che lo amava.
Per sempre.
ANGOLINO
Basta! Non ne posso più di scrivere queste fic deprimenti! Voglio un’idea divertente!!! In ogni caso, come ho detto prima. Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno recensito le mie one-shot precedenti, in particolare Elyxyz, Adhua, Betta90 ed eLiSeTtA che le hanno recensite entrambe!
Mi lasciate un commentino anche per questa fic?
Tanti baci!
Eril