Il
Cristallo del Fuoco d’acqua
Alla
mia carissima Liar Dandelion che oggi
compie gli anni. Colei che mi ha catapultato in questo mondo Zutariano
(E mi ci
hai fatto fissare… mannaggia a te!)
Auguri!
Questa è tutta
per te,
spero ti ripagherà per tutto ciò che hai fatto
per me!
Elementi
contrastanti.
Elementi
che
combattono per la supremazia sull’altro, opposti e nemici sin
dai tempi
antichi.
L’equilibrio
venne generato dal loro continuo scontro, senza mai sopraffarsi, divisi
e uniti
in un unico gioco del Destino, creati per dare l’armonia nel
mondo.
Diversi.
O
forse
troppo uguali, vivono insieme sotto lo stesso cielo, sopra la stessa
terra, con
la stessa forza si oppongono al caos.
Perché
gli
opposti non si odiano.
Non
si sono
mai odiati e mai lo faranno. Il loro sentimento è puro e
potente, l’amore del
Fuoco e dell’Acqua è quello che ha dato la vita a
questo mondo; l’ha plasmata e
l’ha cresciuta. Nel momento della nascita di tutto, questi si
sono uniti, per
la prima volta, e hanno dato il via a tutto ciò che ora
vediamo. Nacque la
chiave dell’equilibrio, potente e fragile nello stesso tempo,
controllando il
moto dei due elementi, calmando la loro furia nel loro continuo
battersi,
perché, anche se non si odiano, questi sono nemici.
Nemici per
l’eternità.
L’acqua
e il
fuoco combattono ancora, e ancora lo faranno, fino a che il mondo non
scomparirà.
Il destino di due piccole
particelle cambierà
drasticamente. Perché una goccia e una scintilla insieme
possono creare l’arcobaleno.
Figli del mare e delle fiamme, loro troveranno il proprio Destino,
uniti in
questa battaglia per riportare l’equilibrio,
perché anche se sono diversi,
questi sono destinati ad amarsi. Il fuoco e l’acqua
ritorneranno ad unirsi di
nuovo, come al principio, ridando la forza alla luce del giorno, la
speranza
rifiorirà nuovamente, tra le fiamme azzurre e le acque
rosse, nel cristallo
viola dell’amore di due elementi.
Perché
l’Acqua e il Fuoco si ameranno per sempre.
Il mondo aveva
bisogno di due eroi
silenti e il Destino ce li ha fatti conoscere.
In mezzo ad una
guerra, una battaglia che non è mai stata
raccontata verrà ora alla luce, quando la pace è
tornata a regnare,
perché
è solo adesso che il
mondo è pronto a ricordare.
Sei figure stavano
percorrendo la strada che
portava alla città, andando verso la periferia, cercando di
non dare troppo
nell’occhio, anche se le buffonate di uno di loro non
aiutavano di certo.
“Sokka,
ma
la vuoi piantare?” Urlò una ragazza avanti al
gruppo, ormai esasperata “Stiamo
cercando di non attirare l’attenzione, ma così fai
tutto il contrario!”
Il
ragazzo
rispose con una delle sue solite battute “Katara, ma io non
pianto nulla!”
facendo aumentare l’istinto omicida che era nato
‘casualmente’ nell’ animo
della sorella.
“Non
è che
hai bevuto uno di quei cactus?” Disse ridendo
un’altra ragazza, schivando un
boomerang volato dalla mano di Sokka e ripagandolo con una pioggia di
sassolini.
“Ma
come è
possibile che ne abbia trovati in una città?”
Questa volta era stato un ragazzino
di circa dodici anni che rimaneva appiccicato alla ragazza, cercando di
calmarla e di spingerla a perdonare il fratello (Iridium prega per
quella
sant’anima di una dominatrice dell’acqua che non ha
ancora causato un
Aangcidio). L’unica a dare corda a Sokka era
un’altra ragazza, che lo aiutava a
far esasperare ancora di più la povera Katara, che si
girò verso il fondo del
gruppo per cercare aiuto nell’unico ragazzo che pareva essere
ancora sano di
mente. Zuko si schiaffò una mano sulla fronte chiedendosi
chi glielo aveva
fatto fare a entrare in quel gruppo di matti.
Dei
passi
zittirono il loro chiacchiericcio e li costrinsero a nascondersi dietro
ad una
casa, mentre due uomini, all’apparenza dei semplici
cittadini, continuavano per
la loro strada, verso la città. Stavano parlando
animatamente e solo Katara e
Zuko prestarono ascolto alla notizia sulla quale quei due stavano
discutendo,
mentre tutti gli altri stavano cercando di calmare un troppo esuberante
Sokka.
“Hai
sentito
cosa è successo a quell’arcipelago? Alcune di
quelle isole sono state sommerse dal
mare, mentre tutte le altre sono state distrutte dai vulcani. Se
continua così,
altri villaggi verranno cancellati dalla furia degli
elementi!”
I
due
ragazzi si guardarono scioccati, mentre i due uomini passarono, non
accorgendosi di loro, così il resto del gruppo ritornava a
ridere e a scherzare
e continuarono verso il loro ‘nascondiglio’.
La
ragazza
si avvicinò al dominatore del fuoco, che, da quando avevano
ascoltato la
notizia, era rimasto in silenzio e gli poggiò una mano su
una spalla, per
indicargli la sua presenza. Lo sentì sobbalzare, e
ridacchiò per la faccia
imbronciata che fece quando si girò verso di lei.
“Scusa”
Rise.
“Potevi
dirmelo,
invece che farmi spaventare!” ma alla fine sorrise anche lui.
“Stavi
pensando a prima, vero?”
Lui
annuì
“Non so perché, ma ho l’impressione che
non sia finita qui. Poi mi ricorda
qualcosa…”
“Una
storia?” Domandò lei.
Lui
alzò le
spalle “Forse… Ma c’è
qualcosa che non mi quadra. Come ha fatto un intero
arcipelago a essere distrutto da cause naturali?”
“Coincidenze?”
Provò Katara.
“Non
credo
alle coincidenze” Rispose secco Zuko.
Lei
alzò le
spalle, non sapendo che rispondere.
Stava
per
aggiungere qualche cosa, ma la terra incominciò a tremare,
facendoli
barcollare. Tutti si girarono verso Toph, che era rimasta sorpresa
anche lei.
“Non
guardate me! Io non centro niente!” Urlò la
ragazza, immaginandosi tutti gli
sguardi verso di lei “Qualcosa ha fatto scuotere la terra, ma
non riesco a
sentire cosa”.
La
terra si
fermò.
Rimasero
tutti immobili per un minuto buono, mentre per la prima volta la
dominatrice
della terra si sentiva cieca veramente. Zuko si girò verso
Katara “Solo
coincidenze, vero?” Lei scosse la testa “Ok, forse
non è una coincidenza…”.
Il
ragazzo
la guardò con la coda dell’occhio
“Forse?” Le gli rispose con una pacca sulla
spalla ridendo. In quel momento, però, Aang si mise in mezzo
sorridente, ma
lanciando un’occhiataccia al dominatore del fuoco, che non lo
degnò di uno
sguardo “Ragazzi, di che parlate?” I due sbuffarono
“Niente, niente!” Rispose
Zuko allungando il passo sotto lo sguardo divertito di Katara e quello
scocciato di Aang “Ma che gli è preso?”
Chiese il ragazzino un tantino irritato
per non essere stato un minimo calcolato, ma la ragazza non rispose,
mentre un
dolce sorriso le illuminò il viso “Ti
preoccupi troppo… Ti devi rilassare ogni tanto”
Pensò, guardando la schiena
del ragazzo avanti a sé, che faceva strada verso la loro
nuova ‘casa’.
La
notte era
scesa anche in un'altra parte del mondo, su di un’isola che
stava per essere
cancellata dalle mappe del mondo. Un grande vulcano, che per anni era
rimasto
inattivo, tutto d’un tratto si era risvegliato, eruttando
fiotti di lava che si
andavano a buttare nei flutti dell’oceano, sfrigolando,
facendo innalzare il
livello dell’acqua, creando onde sempre più grandi
e distruttive. Il cielo era
stato offuscato dalle ceneri e lapilli che si innalzavano nel cielo,
coprendo
la Luna e le stelle, creando un cielo ribollente e dalla minacciosa
promessa di
distruzione. Gli abitanti dell’isola cercavano disperatamente
un modo per
scappare dalla fine, ma non vi erano vie di fuga, né sulle
onde del mare, né
sulle alture della terra. Sembrava che il mondo si fosse ritorto su se
stesso,
come una punizione all’umanità imposta da Madre
Natura, per colpa della guerra
che stava consumando tutto il globo. Le case sulle coste furono le
prime a
scomparire dalla furia dell’oceano, mentre quelle
più al centro venivano
distrutte dal fuoco del cielo, incendiate, sia abitazioni che i loro
occupanti.
Chi era riuscito a scamparla all’inizio, fuggiva, mentre chi
non poteva,
restava a guardare impotente la fine del mondo. Una vecchia era seduta
vicino
alla sua casa, volendo rimanere a guardare con i propri occhi e non
volendo
lasciare la sua dimora. Chiuse gli occhi, pregando, cercando di trovare
una
speranza, cantilenando ripetutamente una frase che proveniva dalla sua
infanzia
“la Fine verrà con la morte del Fuoco
d’acqua. Stolto sarà chi la
prosciugherà,
eroe chi la rafforzerà. Il cristallo viola degli elementi
contrastanti fu la
vita e sarà la morte. Il circolo non finirà, e
l’odio non vincerà”.
L’ultima
cosa che la vecchia vide fu l’onda che la travolse, ma nei
suoi occhi la
speranza non era svanita, mentre, tra le spirali di fumo, una piccola
stella si
fece largo, illuminando il cammino dei due eroi che sarebbero venuti,
continuando il circolo infinito dell’equilibrio del mondo.
Si
svegliò
di soprassalto, ansimando, per colpa di un incubo che ora non ricordava
neanche
più. Quando sentì il cuore ritornare a battere a
velocità più moderata, si
decise di scendere dal letto e andare in cucina, dato che il sonno, a
quanto
pareva, era fuggito via.
Scese
dalle
scale il più silenziosamente possibile, per non svegliare i
suoi compagni, che,
da come russavano, dormivano alla grande. Sorrise divertito, mentre
scendeva
gli ultimi gradini e si diresse verso la cucina, per potersi preparare
qualcosa
di caldo per calmarsi e, forse, fargli ritornare il sonno. Ma proprio
quando
stava per mettere sul fuoco la teiera con dentro del tè, un
urlo strozzato e
uno scalpiccio proveniente dal piano di sopra gli fece girare la testa
di
scatto. Rassegnato, lasciò stare ciò che stava
facendo, e si diresse cautamente
verso la rampa di scale, sentendo che il rumore si dirigeva
lì. Vide una sagoma
che, a grande velocità, stava scendendo nel pianterreno, ma
all’ultimo gradino
questa inciampò, urtandolo, e caddero entrambi a terra, Zuko
sotto e Katara
sopra.
Il
ragazzo
si massaggiò la testa, ma quando si accorse cosa, o meglio
dire, chi era
distesa su di lui, arrossì di botto, mentre la ragazza,
intontita, stava
cercando di capire su cosa era caduta, non vedendo nulla a causa della
scarsa
luce che c’era. Alzò la testa e si
scontrò con un paio di occhi d’orati che
sembravano brillare anche nel buio, mentre le guance del ragazzo si
erano
imporporate per l’imbarazzo. Katara strabuzzò gli
occhi, mentre il viso
assumeva una innaturale colorazione porpora e di scatto si
alzò balbettando,
districandosi dalle braccia che l’avevano protetta nella
caduta.
“Scusa,
scusa, scusa!” Disse, ancora rossa in viso, mentre Zuko si
rialzava
massaggiandosi la testa dolorante.
“Non
è
niente” La rassicurò lui, poi ricordandosi le
domandò “ma perché correvi? Che
è
successo?” Lei allora, come folgorata, si ricordò
il perché era corsa giù a
perdifiato e, con grande sgomento del ragazzo, si nascose dietro la sua
schiena.
“Ma
cos…?”
Cercò spiegazioni, ma non ce ne furono bisogno,
perché la risposta venne da sé.
Una
luce
violetta stava rischiarando la rampa di scale da dove, pochi secondi
prima, era
scesa Katara. I ragazzi arretrarono spaventati, chiedendosi
perché nessun’altro
dei loro compagni si fosse svegliato con tutto questo trambusto, mentre
la luce
si faceva sempre più forte. Una grande sfera luminosa
comparve nella stanza
dove si trovavano i due ragazzi, illuminando lo spazio con la sua luce
violetta
percorsa da lampi azzurri e rossi, mentre roteava a
mezz’aria. Infine si fermò
al centro della stanza e i lampi smisero di scoppiettare, mentre la
luce
incominciò ad intensificarsi, ipnotizzando i due dominatori
che si erano
attaccati al muro di fronte. Il primo ad avvicinarsi, con cautela, fu
Zuko,
sotto lo sguardo preoccupato di Katara, pronta a scattare al primo
cenno di
pericolo. Lentamente e con titubanza il ragazzo avvicinò una
mano alla
superficie della sfera, apparentemente solida, ma quando
provò ad appoggiarla,
questa affondò nella vorticante luce violetta, che sembrava
avesse la
consistenza dell’acqua. Quella parte della superficie del
globo luminoso si
accese di rosso e incominciò a pulsare di vita, mentre un
tentacolo di luce si
intrecciò delicatamente intorno al braccio del ragazzo.
Ma
non
successe nulla.
Allora,
diffidente, anche Katara incominciò ad avvicinarsi e si
fermò vicino alla
sfera, studiandola. Prese coraggio e appoggiò anche lei una
mano, vedendola
affondare nella luce violetta, che, questa volta, sembrava avesse una
consistenza etera, ma piena di energia. Quella parte si
illuminò di un blu
acceso che incominciò a pulsare a sua volta, mentre un
secondo tentacolo si
intrecciò intorno al braccio della ragazza. Questa volta la
luce da viola
divenne bianca e incominciò a crescere
d’intensità, facendo chiudere gli occhi
ai due dominatori.
Si
sentirono
precipitare. Poi, di botto, la luce si spense e caddero a terra
entrambi, da
un’altezza di circa due metri e mezzo, e sbatterono al testa
sulla roccia dura
del pavimento. Persero i sensi, ma prima parve loro di sentire una voce
di
bambina “Mi dispiace, ma non posso portarvi più
vicino di così…”
Poi
tutto
divenne buio.
Un
gocciolare era l’unico rumore che si riusciva a percepire.
La
ragazza
aprì lentamente gli occhi, richiudendoli subito dopo con un
mugolio di dolore,
per il cambiamento repentino di luce. Ci riprovò nuovamente,
cercando di
abituarsi e finalmente riuscì a tenerli aperti e si
guardò attorno. Non
conosceva quel posto, ma non fu questo a attirarle
l’attenzione, ma qualcosa
che si trovava poco più in la. Lentamente si alzò
e, non ascoltando le fitte
che le partivano dalla caviglia, si avvicinò a quella figura
scura riversa a
terra. Il ragazzo era ancora svenuto e non accennava a svegliarsi,
neanche dopo
che Katara lo aveva scrollato sempre con più insistenza. La
dominatrice
incominciò a preoccuparsi, anche perché si
accorse del sangue che fuoriusciva
da una ferita alla testa. Grazie alle goccioline di umidità,
che imperniava
tutto quel luogo, usò l’acqua per cicatrizzare la
ferita, ma ancora Zuko non
accennava ad aprire gli occhi. Il cuore le batteva furiosamente, e non
sapendo
che fare, si mise a cavalcioni su di lui ed incominciò a
schiaffeggiargli il
viso, sperando che si svegliasse. Gli occhi si stavano appannando, ma
due mani
forti le bloccarono i polsi, mentre due ambre si aprirono e la
fissarono mentre
il loro possessore borbottava di dolore “Basta, basta. Sono
sveglio!” Soffocato
poi da un abbraccio della ragazza che aveva incominciato a singhiozzare
“Stupido, mi hai fatto preoccupare!” Lui sorrise
internamente, mentre le
accarezzava la schiena cercando di farle fermare i singhiozzi. Intanto
incominciò a guardarsi intorno, trovando il luogo abbastanza
bizzarro: si
trovavano all’inizio di un tunnel scavato in una roccia nera,
presumibilmente
vulcanica, percorsa da nervature di un materiale semitrasparente,
alcune rosse
altre blu. Che posto era mai questo?
Scosse
la
testa, poi riconcentrò l’attenzione sulla ragazza,
che aveva smesso di
singhiozzare. Lei alzò un poco la testa e gli sorrise,
facendogli capire che
ora stava bene, poi guardò in basso e si accorse della
posizione in cui stava.
E via, per la seconda volta quella notte divenne un pomodoro, alzandosi
a
velocità della luce, mentre Zuko se la rideva alla grande.
Katara lo fulminò con
lo sguardo “Che ridi, razza di idiota! Sembravi
morto!”.
Un
sorriso
strafottente si aprì sul viso del dominatore “Ho
la testa dura, io!”.
Lei
borbottò, girandosi “Certo, ora capisco il
perché sei così stupido, con tutte
le volte che hai sbattuto quella zucca vuota!”
Lui
la
guardò “Cosa?”
Le
liquidò
la domanda con la mano, poi esasperata gli urlò “E
alzati da li!”.
Il
ragazzo
rise di nuovo, alzandosi.
Katara
si
avvicinò a una delle nervature azzurre, toccandola con le
punte delle dita,
sentendola fredda, mentre il suo dominio fremeva, indicandole la
presenza
d’acqua al di là di quel posto. Zuko invece
picchiettò su quella rossa, calda,
dove si poteva scorgere il magma incandescente scivolare lento al di
fuori. Si
guardarono straniti: come era possibile tutto questo?
“Vulcano
sottomarino?” Domandò il ragazzo.
“Può
darsi…”
Rispose l’altra, girandosi verso il continuo del tunnel, dove
neanche la luce
di quelle strane nervature riusciva a rischiarare il buio.
Indicò
avanti, girandosi verso il compagno “Continuiamo?”.
Lui
alzò le
spalle e si avviò, seguito a ruota dalla ragazza.
Non
si
accorsero di una luce violetta che li seguiva da dietro le nervature
azzurre.
Nessuno
dei
due sapeva cosa il Destino aveva in serbo per loro.
Avanti
a
loro si scorse, finalmente, la fine del tunnel e la luce soffusa, che
si
alternava da rosso a blu, proveniente dall’apertura diede la
possibilità di
vederci, senza l’ausilio della fiamma del dominatore del
fuoco. Prima di
varcare la soglia, però, la terra ricominciò a
tremare, facendo vacillare le
pareti della volta di roccia nera, mentre la luminosità
delle nervature rosse
si intensificò e la luce azzurra al di là del
varco venne, per qualche secondo,
coperta dall’altra. I due ragazzi schivarono per un pelo una
roccia staccatasi
dal soffitto e rimasero distesi a terra finché la scossa non
si placò.
Riaprirono gli occhi e si tolsero le mani da sopra la testa e
lentamente si
rialzarono da terra controllando che nessun’altra pietra
avesse deciso di
attentare alla loro vita, poi, con cautela si avvicinarono
all’uscita, o
entrata che sia. Socchiusero gli occhi solo per un istante per la
troppa luce,
ma quando misero a fuoco ciò che si presentava di fronte a
loro, non poterono
trattenere un’esclamazione di stupore, tanta era la
meraviglia e la maestosità
che emanava quello spazio: una grandissima grotta circolare dello
stesso
materiale del tunnel in cui erano presenti le stesse nervature si
chiudeva
sopra ad un grande lago dove vorticavano, a spirale, partendo da una
fonte
dall’altra sponda, un liquido azzurro affiancato da uno rosso
dai riflessi
arancio e gialli che illuminavano la grotta con i loro giochi di luce.
Un ponte
di pietra più chiara collegava la sponda dove vi erano
Katara e Zuko ad
un’isola al centro esatto di quel lago, sopra la quale una
corona di pietre
bianche circondava un grande cristallo trasparente. I due ragazzi
sbatterono le
palpebre increduli, poi, con la curiosità che li divorava,
si avvicinarono.
Zuko si avviò lungo il ponte, verso l’isola,
mentre Katara si inginocchiò
vicino alla riva del lago, dove il fluido azzurro bagnava dolcemente la
sponda.
Intinse la mano nel liquido e scoprì, con sommo stupore, che
non era altro che
acqua, acqua azzurra. Intanto il ragazzo era arrivato al cospetto della
grande
sfera al centro dell’isolotto, incominciando ad ispezionarla
“Questa cosa mi ricorda
qualcosa… Ma cosa?”
Ma un’onda d’acqua lo riscosse dai suoi pensieri.
Si girò per poter vedere una
Katara sghignazzante che si stava divertendo a dominare il fluido
azzurro e si
accorse di essere bagnato dalla testa ai piedi più di quanto
credeva. Esclamò
esasperato “Katara, ti diverti?!”
Lei
rise
ancora di più “Sì, tanto!” E
un’altra ondata d’acqua si infranse sulla faccia
del dominatore del fuoco, sbilanciandolo e facendolo cadere nel liquido
del
lago. Sghignazzò divertita, ma non vedendolo riaffiorare
incominciò a
preoccuparsi e si avvicinò alla sponda dove il ragazzo era
caduto, ma fu un
gravissimo errore. Ad un tratto il liquido rosso prese vita e, formando
un
grosso serpente di fuoco, si avventò contro la dominatrice,
schiantandosi poi a
pochi passi da lei, mentre Katara scivolò accidentalmente
dentro il lago,
mentre la risata di Zuko rimbombò nella grotta. Ritornata in
superficie, la
ragazza incominciò a sputacchiare l’acqua che le
si era infilata in bocca e,
tra un colpo di tosse e l’altro, urlò con tutto il
fiato che aveva in gola una
minaccia di morte a quel grande ‘genio’ di un
dominatore del fuoco “ZUKO!” E
già dall’occhiataccia era eloquente che il
continuo non fosse un ringraziamento
o una frase dolce “ SE TI PRENDO, TI FACCIO DIVENTARE UN
GHIACCIOLO! GIURO!” Ma
prima di mettre in atto la sua vendetta, si ricordò di una
cosa alquanto…
bizzarra “Aspetta un attimo…” Il
ragazzo, smesso di ridere, la guardò con un
punto interrogativo stampato in faccia, metre la ragazza fissava con un
sopracciglio alzato sia lui che il lago “Sbaglio, o hai
appena dominato il
liquido rosso?”.
Lui,
in
tutta risposta, creò con questo una sfera che
incominciò a vorticare sopra la
testa della ragazza “Fuoco fluido. E ha anche tutte le
caratteristiche delle
fiamme!” Lei lo guardò con tanto
d’occhi, mentre Zuko faceva scomparire quella
creazione. Poi alzò lo sguardo verso il soffitto e
strabuzzò gli occhi “Non è
possibile!”
“Cosa?”
Katara
lo guardò, poi seguì lo sguardo del ragazzo, ma
non capendo, ritornò a fissare
il dominatore nella speranza di ricevere risposte. Lui le
indicò un disegno
dipinto sul soffitto, raffigurante una fiamma azzurra circondata da una
scia di
acqua rossa “C’è una leggenda nella
Nazione del Fuoco, una favola in verità,
che parla di una grotta in cui si trova la Chiave
dell’Equilibrio. Si dice che
sia un grande cristallo trasparente con dentro un qualcosa chiamato
Fuoco
d’acqua, che tiene sotto controllo le forze dei due elementi
nella loro
continuo scontro, proteggendo il tutto dalla loro furia” Poi
un sorriso triste
si aprì sul suo viso “Mia madre me la raccontava
sempre, prima di andare a
dormire. Lei ci credeva e voleva che lo facessi anche io, per
comprendere che
ogni cosa che facevamo aveva uno scopo più grande. Io
l’ascoltavo, ma non ho
mai capito le sue parole, invece adesso che non
c’è più le comprendo, le
comprendo pienamente…”.
Katara
non
fiatò per tutto il tempo in cui il ragazzo parlò.
Era raro che Zuko, così
chiuso e riservato, si aprisse un po’, ed era felice che lo
aveva fatto proprio
con lei. Gli si avvicinò e, di slancio, lo
abbracciò da dietro, facendolo
sobbalzare per la sorpresa, ma lui non si scansò,
perché sentiva di aver
bisogno di affetto, ora più che mai.
“Sii
fiero
della donna che ti ha cresciuto e orgoglioso di te stesso per aver
trovato la strada
giusta da percorrere. Lei ti sta guardando, in qualsiasi luogo stia, e
ti starà
sempre accanto in ogni situazione, qualunque cosa tu decida di fare
nella vita”.
Le
parole
della ragazza lo fecero sorridere e ringraziò mentalmente
quella cosa chiamata
Fato, o Destino, o qualunque nome avesse, che lo aveva portato tra
quella gente
e di aver incontrato quella ragazza che gli aveva rubato il cuore.
“Che
scena
toccante… quasi quasi piango!”
I
due
dominatori si girarono di scatto nel sentire una voce e una risata di
scherno.
“Tu
chi
sei?” Chiese il ragazzo, ma questi non rispose, mentre si
avvicinava entrando
nel cono di luce scoprendo così un uomo massiccio, dai corti
capelli neri e
dagli agghiaccianti occhi verdi.
“Chi
sono?
Il mio nome è Ur, e questo è il mio territorio!
Come siete arrivati qui?” Poi
rise “Ma che m’importa, tanto vi
distruggerò comunque!” E si scagliò
verso
Katara e Zuko. La ragazza venne spinta vicino alla riva, mentre il
dominatore
si preparò a ricevere l’energumeno, ma prima che
questi si scontrasse con il
ragazzo, con un movimento fluido, fece alzare un’ondata
d’acqua, facendola,
poi, ghiacciare con la forma di una lancia acuminata, che
scagliò contro Zuko,
che era rimasto pietrificato. Si riscosse troppo tardi, quando ormai
l’arma era
quasi arrivata a destinazione, e chiuse gli occhi coprendosi il viso
con le
braccia, aspettando la sua fine. Ma si era dimenticato che non era solo
in quel
luogo sconosciuto, e se lo ricordò quando riaprì
gli occhi, dopo aver sentito
il rumore del ghiaccio che si rompe, e si girò per
ringraziare con lo sguardo
Katara, che era circondata dall’acqua, mentre lei gli fece
l’occhiolino.
“Ma
bene,
una dominatrice dell’acqua! Bhe… me lo dovevo
aspettare” E ripartì all’attacco.
Si avventò contro la ragazza, ma quando lei creò
uno scudo di ghiaccio per
fermare l’avanzata di Ur, l’uomo scomparve in una
nuvola di vapore. I due
dominatori rimasero spaesati, guardandosi intorno per capire dove fosse
andato
il loro avversario, e non si accorsero di una ventata di vapore dietro
di loro,
ma lo fecero troppo tardi. Una lingua di fuoco partì da
qualle nuvola, puntando
contro Katara che si trovava di schiena, fino a che non fu spintonata
di lato
da Zuko, mentre lui dissolse la fiammata, lanciandone una a sua volta
contro la
figura che si delineava dietro alla nuvola di vapore. Ur la
schivò e per la
prima volta il sorriso di scherno si spense “ Un dominatore
del fuoco… Bene, ho
avanti a me due dominatori! La mia vendetta può essere
portata a termine!” E
con un movimento di entrambe le braccia, dal lago di acqua e fiamme,
due scie
dei due elementi si staccarono dalla loro posizione e andarono a
circondare il
corpo di Ur in un vortice impetuoso, mentre i due ragazzi guardavano
scioccati
la scena.
L’uomo
rise
“Che vi succede? Non avete mai visto qualcuno dominare due
elementi? Voi
dominatori vi credete tanto superiori a coloro che, per destino, non lo
possono
fare. Per poter mettere fine a quegli sguardi di superiorità
che avete tutti
quanti voi, ho incominciato a studiare tutto ciò che mi
poteva tornare utile
sul dominio degli elementi e ho trovato questa leggenda, del Cristallo
del
Fuoco d’acqua. Ho scoperto il luogo della sua ubicazione solo
per caso, ma alla
fine sono riuscito a entrare e ad assorbire il potere di questo
fantomatico
cristallo, divenendo il più potente di tutti!”.
Zuko
tremò
dalla rabbia “Tu cosa hai fatto?! Ti rendi conto che
così facendo hai scatenato
il caos? Il mondo sarà distrutto!”
Katara
sgranò gli occhi e si voltò verso il compagno,
sperando che stesse scherzando,
ma vedendo la faccia sconvolta del ragazzo, incominciò a
preoccuparsi
seriamente. L’altro rise più forte
“Questa è solo una superstizione, messa
appunto dal Guardiano!”
La
ragazza
lo guardò confusa: un guardiano? E che fine aveva fatto?
Ur
fece
segno ai due di farsi avanti, provocazione accolta dal dominatore del
fuoco
“Hai fatto un grave errore! La terra ha iniziato il conto
alla rovescia
dell’autodistruzione!” E scagliò una
fiammata verso il nemico, che, non solo
non si fece neanche un graffio rimanendo immobile, ma
assorbì il fuoco del
dominatore “Non potete nulla contro di me, posso assorbire il
vostro potere
senza avere limiti! Siete spacciati!” Così
dicendo, con una grande ondata, fece
sbalzare via Katara e Zuko, che andarono a sbattere contro la parete
opposta
della grotta.
La
sfera
viola aveva seguito tutti gli spostamenti dei due ragazzi, da dietro le
venature azzurre, nell’acqua dell’Oceano, sin da
quando li aveva portati nel
tunnel. Quando li vide giocare e scherzare, li sentì vicini
più che mai, ma una
parete invisibile e invalicabile non le permetteva di passare, da
quando
qualcuno aveva sconvolto tutto il funzionamento di quel luogo. Si
sentì
impotente quando Ur entrò in quel luogo e
incominciò a combattere contro quei
due ragazzi, che ebbero subito la peggio. Il suo colore si
scurì e si avvicinò,
per cercare di aiutarli in qualche modo, perché le sembrava
di conoscerli da
tempo, di amarli come due fratelli maggiori, o come due figli. Avevano
attirato
subito al sua attenzione, perché avevano il coraggio di
amarsi anche se la
guerra e il loro mondo non lo permetteva. Assomigliavano molto ai suoi
genitori, opposti, ma si amavano con la stessa intensità di
come erano
obbligati a battersi. Allargò la propria coscienza per poter
toccare la loro, e
quando le sentì aprirsi, dopo aver cercato di fare
resistenza, poté sentirsi
utile in quel momento.
Sia
alzarono
lentamente da terra, sentendo le loro teste girare per la botta appena
presa.
Si guardarono negli occhi l’un l’altro, leggendo
nello sguardo di entrambi la
disperazione. Katara si teneva alla parete per non appoggiare la
caviglia che
aveva sbattuto all’inizio pulsare dolorosamente.
Sentì qualcuno aiutarla a
sostenersi, ma non ci fu bisogno di sincerarsi chi fosse, dato che
riconosceva
il profumo di lui a menadito. Lo guardò sorriderle per
incoraggiarla,
trattenendo una smorfia di dolore per colpa della ferita che si era
procurato
alla spalla. Poi
sentirono qualcosa
forzare le loro coscienze, ma, dopo aver provato di respingerla,
riconoscendola
come quella che li aveva portati in quel luogo, la lasciarono passare.
Una voce
da bambina, gentile e squillante al tempo stesso, rimbombò
nella loro mente,
ridonando loro la speranza, mentre Ur rideva sprezzante, preparandosi
per
l’ultimo, e decisivo, attacco.
“Ascoltatemi
attentamente! So che può sembrare invincibile, ma anche lui
può essere
sconfitto!” Iniziò la voce.
“Come?”
Chiese Katara, mentre teneva d’occhio Ur, che si stava
scrocchiando le
dita.
“Il
Fuoco e
l’Acqua insieme, in uno stesso corpo, è una bomba
instabile, che rischia di
esplodere se colpita a dovere. Se sono separati, allora possono
diventare
invincibili. Unite le vostre forze e scagliategli contro tutto il
vostro
potere!”
“Ma
così
facendo assorbirà ancora più energia!”
Zuko stava diventando inquieto, vedendo
l’energumeno mettersi in posizione d’attacco.
“Troppo
potere può distruggerti, se ad un recipiente già
pieno lo riempi con forza
ancora di più, questo si rompe, riversando il contenuto con
forza dirompente.
Fidatevi!” Spiegò la voce sottile della bambina,
più saggia di quello che si
potesse immaginare.
I
due
ragazzi si guardarono e annuirono all’unisono, decidendo di
credere alla voce.
Ur
partì
all’attacco, mentre i due dominatori si separarono, rotolando
ai lati. Mentre
Katara strisciò più lontano, avvicinandosi alla
riva del lago, Zuko attirò
l’attenzione del nemico su di sé.
“Siete
degli
sciocchi! Credete davvero di riuscire a sconfiggermi?” Rise
sprezzante
l’energumeno, assorbendo una fiammata del ragazzo
“Vivete ancora nel mondo
delle fiabe!”
Zuko
guardò
dietro le spalle di Ur, vedendo la ragazza fargli un cenno affermativo,
annuendo
a sua volta, poi al nemico un sorriso di sfida “Sei tu che
vivi ancora in un
mondo immaginario! Hai rubato un potere più grande di te, e
ora ne pagherai le
conseguenze!”
Insieme,
acqua e fuoco, si abbatterono sull’uomo corrotto, con una
forza tale da far
tremare l’intera stanza e crepare la roccia. Ur
sghignazzò ancora di più “Non
vi credevo così duri d’orecchie! Posso assorbire
ogni vostro attacco!” Ma
questa volta i due ragazzi non lo ascoltarono, concentrati solo sul
flusso del
loro dominio. Il vapore cominciò ad alzarsi ì,
come i primi gemiti dell’uomo,
che si tramutarono in urla sempre più forti. Solo quando
sentirono il loro
dominio provato, bloccarono il flusso di acqua e fuoco e si
avvicinarono.
Guardarono quella sagoma scura contorcersi all’interno della
nuvola di vapore,
mentre il suo corpo veniva scosso dagli spasmi sempre più
forti e illuminato da
una luce azzurra ad intermittenza, come un conto alla rovescia. Le urla
divennero ancora più forti e la luce accecante, tanto che i
ragazzi dovettero
pararsi gli occhi con le mani. Sentirono i due elementi
combattersi all’interno di quel corpo e,
ascoltando un istinto, Zuko abbracciò la ragazza, dando la
schiena a quello
spettacolo, per proteggerla da ciò che sarebbe avvenuto di
lì a pochi secondi.
Un grande scoppio sconquassò l’intera grotta,
mentre vampate di fuoco e schizzi
d’acqua si diramarono in ogni direzione. L’ultimo
urlo dell’uomo accompagnò
l’ultima lingua di fuoco, che si scontrò con la
schiena del dominatore, che ne
uscì illeso, proteggendo Katara, aggrappata con forza alla
casacca del ragazzo,
sentendo il calore passarle vicino.
Poi
calò il
silenzio e la calma.
Ritornarono
a respirare e si staccarono, per poter vedere cosa era rimasto. Avanti
a loro,
però, vi era solo del vapore acqueo in cui svolazzavano
piccole scintille.
Tirarono
un
sospiro di sollievo e si lasciarono scivolare a terra, appoggiando la
loro
schiena alla parete della caverna.
“E’
finita…”
Un’affermazione che suonava come il più bel suono
che avessero mai sentito.
Zuko annuì, non avendo la forza di dire o fare
nient’altro.
Ad
un
tratto, però, un’altra scossa di terremoto fece
vibrare tutto, mentre alcune
rocce caddero dal soffitto. Mentre i due dominatori si coprirono la
testa con
le mani, videro i due liquidi innalzarsi, come di vita propria, e
scontrarsi,
dove quello blu ricoprì quasi interamente quello rosso,
mentre le nervature
azzurre si illuminarono. Zuko sentì il suo dominio
affievolirsi e si sentì
male, respirando a fatica e si accasciò al suolo per
l’improvvisa stanchezza,
mentre Katara sentì il suo potere estendersi, quasi a
scoppiare e un gran
dolore le percosse le membra, facendola urlare di dolore. Poi, come era
arrivata,
la scossa scemò e i due fluidi ritornarono al loro posto, ma
tutto il lago non
aveva più l’equilibrio di prima e i confini netti
tra l’acqua e il fuoco si
erano affievoliti. Si sedettero, schiena contro schiena, per non
sentire la
paura di essere soli. Katara piegò le gambe al petto, per
potersi riscaldare
meglio “Perché ci hanno portato in questo
posto?”
Il
ragazzo
scosse la testa “Vorrei sapere almeno
chi…”
“A
questa
domanda posso rispondervi subito!”
Una
voce.
Quella voce!
La
stessa
voce di bambina che li aveva aiutati nello scontro con Ur e la stessa
che
sentirono appena arrivati.
Alzarono
la
testa e videro la sfera violetta che aveva dato inizio a tutto. La
videro
scendere lentamente, fino a rimanere sospesa sopra il grande cristallo
trasparente al centro dell’isola e scorsero la metamorfosi.
Pian piano, da
quella luce viola comparvero un paio di braccia e gambe, mentre una
testa
incominciò a delinearsi. Dei lunghi capelli fluenti
svolazzarono al ritmo di
una folata di vento immaginaria e due grandi ali bianche dalle piume
contornate
di lilla si spiegarono. Due occhi bicromici si aprirono di scatto,
folgorando
gli sguardi dei due ragazzi con i loro colori rosso e blu, mentre i
lunghi
capelli viola ricaddero dolcemente sulla schiena della bambina.
Rimasero a
bocca aperta, mentre la piccola figura rideva, lisciandosi il lungo
vestitino
bianco che le fasciava tutto il corpo, per poi sedersi sul cristallo
sotto di
le. Li salutò con la piccola mano e fece loro cenno di
avvicinarsi. Quando
i due dominatori furono sotto il
cristallo, questa scese giù sbattendo le ali
“Benvenuti! Io sono Flamsea, la
Guardiana di questo posto, sacro per la vita, dove
l’equilibrio regna sovrano…
o, perlomeno, doveva…” I suoi occhi si incupirono,
per poi tornare vivaci come
prima “Katara e Zuko, vi ho tenuto d’occhio per
molto tempo. Ho visto le vostre
avventure e le vostre azioni. Mi siete diventati simpatici!”
E scomparve,
ricomparendo dietro di loro, svolazzante, e strinse le braccia interne
dei
ragazzi. La prima a parlare fu la ragazza “Ci hai portato tu
qui, vero?” La
bambina divenne seria “Sì, mi dispiace non avervi
potuto dire niente, ma il
tempo è agli sgoccioli e io non potevo seguirvi”
Si intristì ancora di più “Non
volevo mettervi in pericolo, ma quell’uomo aveva rubato il
potere custodito nel
Cristallo e impedito a me di poter entrare in questo posto che
è la mia casa.
Così facendo, ciò che controllava la forza dei
continui attacchi dei miei
genitori è stato manomesso e, quindi, il mondo
vedrà la sua fine quando ancora
è troppo giovane!” Li guardò con le
lacrime agli occhi “Avevo bisogno di aiuto.
Del vostro aiuto! E li guardò speranzosa.
Il
ragazzo
si accovacciò per arrivare all’altezza del viso di
Flamsea “perché proprio del
nostro?”
La
bambina
accennò ad un sorriso “Perché entrambi
avete un cuore forte…”
E girò lo sguardo verso Katara
“… legato ad
un filo invisibile. Siete complementari e da soli siete
incompleti” Poi sorrise
malandrina “E voi negherete all’infinito
ciò che vi sto per dire, ma è la
verità. Siete l’uno la parte mancante
dell’altra. Il vostro cuore lo sa, ma la
vostra mente?” Li vide arrossire imbarazzati e
scoppiò in un’allegra risata.
Un’altra scossa di terremoto, però, sconvolse la
grotta e, mentre la bambina
schivò un masso volando, un altro cadde nella direzione dei
due ragazzi. Zuko
spinse lontano la dominatrice, ma entrambi caddero nel lago, proprio
quando i
due fluidi si erano innalzati, scontrandosi. Il liquido rosso
inglobò quasi
interamente quello blu e i due dominatori si sentirono male, oltre al
fatto che
non potevano respirare sott’acqua, non quando la dominatrice
si sentì il suo potere
quasi scivolare via. La scossa si fermò e, con lei, il
fluido azzurro era
tornato. Flamsea si appoggiò al bordo dell’isola
per poter scorgere almeno la
testa dei due ragazzi, che, quando aveva quasi perso le speranze,
riaffiorarono, tossendo e inspirando l’ossigeno. La bambina
sospirò di
sollievo, che durò poco, quando vide le sue mani scomparire.
Katara e Zuko
rimasero sbigottiti ed increduli, mentre Flemsea piangeva,
incominciando a
scomparire totalmente “Con il cristallo prosciugato, la forza
che mi ancorava a
questo posto è scomparsa. Vi prego, salvate il mondo, siete
la nostra ultima
possibilità!”
“Come?”
Urlò
la ragazza, mentre cercava di trattenere a sé la piccina
prendendole una mano,
ma la sua vi ci passò attraverso.
“Seguite
il
vostro cuore…” E sotto gli sguardi stupefatti dei
due, scomparve in una
moltitudine di scintille dorate e argentate.
Non
ebbero
neanche il tempo di avvicinarsi, che un’altra scossa,
più forte delle altre,
sconvolse tutta la terra, mentre il volume del fluido del lago si
alzò
interamente, inglobando tutta l’isola e ostruendo il
passaggio da cui erano
entrati Katara e Zuko. Vennero trascinati infondo al lago, sommersi a
causa del
combattimento dei due elementi che formavano il lago, sentendo dentro
ai loro
animi che la fine era prossima. La paura si era impossessata dei loro
cuori e
videro la stessa consapevolezza riflessa negli occhi
dell’altro. Si
abbracciarono, per non essere separati e trascinati via, mentre il
liquido
sommerse l’intera caverna non lasciando loro scampo. Lacrime
di disperazione si
unirono all’acqua, appoggiarono la loro fronte su quella
dell’altro, mentre
l’ossigeno veniva consumato e i loro polmoni bruciavano. Zuko
la guardò negli
occhi di zaffiro, trovandola perfetta anche in quel momento, mentre
pensava che
Flemsea aveva ragione: i loro cuori si appartenevano, forti di un
sentimento
potente, qual’era l’amore. Lei gli
circondò le braccia intorno al collo, e,
consona del destino che li attendeva, lo baciò
trasmettendogli tutto l’amore
che aveva da offrigli. Lui la strinse ancora di più, mentre
l’ultimo soffio di
ossigeno venne consumato. Sentirono la vita che scivolava via,
lentamente, ma
non importava. Sarebbero morti insieme, consoni del loro sentimento.
Fu
in quel
momento che Madre Natura volle premiarli per la loro forza.
I
due fluidi
smisero di combattersi e incominciarono a girare intorno ai due amanti,
sempre
più velocemente. Le correnti li spinsero verso il basso e
quando toccarono
terra, videro con la gioia dei loro cuori, che il liquido aveva deciso
di
ritornare nella sua postazione. I loro corpi si illuminarono, dei
colori dei
loro elementi, e governarono i movimenti del Fuoco e
dell’Acqua. Quando il lago
venne riempito, le due luci si trasformarono in fasci e andarono a
circondare
il cristallo trasparente, facendolo vibrare. Quando
l’ossigeno tornò nei
polmoni dei due ragazzi, la luminosità del globo trasparente
si spense, facendo
scorgere finalmente il suo contenuto: una grande fiamma azzurra, dove
al suo
centro delle gocce di acqua rossa vorticavano seguendo i movimenti
guizzanti
del fuoco che le circondava. Delle scintille doro e argento
circondarono Katara
e Zuko, ancora abbracciati, e li alzò delicatamente dal
suolo, trasportandoli
fuori da quel luogo. Una luce violetta li accecò, ma dopo
pochi secondi, questa
si spense, facendo loro aprire gli occhi.
Si
trovavano
nel loro nascondiglio, nello stesso punto in cui erano scomparsi.
Si
guardarono e risero.
Risero
perché erano ancora vivi.
Risero
perché ora sapevano di amarsi.
Risero
perché
ora erano felici.
Sapevano
ora
che la guerra poteva concludersi, perché la vera battaglia
era stata vinta.
Una
battaglia contro l’odio, vinta dall’amore di due
elementi.
Due
ragazzi
avevano trovato il loro Destino quella notte, un destino già
scritto dai loro
stessi Domini. Il Destino che li vedeva come pezzi di uno stesso cuore,
di una
stessa anima.
In
una
grotta, una bambina dalle grandi ali bianche e viola, guardava il mondo
con la
sua mente.
Sorrise.
L’Amore
aveva trionfato ancora una volta.
Aveva
salvato
il mondo intero, senza che nessuno se ne fosse accorto.
I
due
silenti eroi vissero la loro vita insieme, con lo stesso sentimento nei
loro
cuori.
Come
l’Acqua
e il Fuoco, il bianco e il nero, la luce e l’ombra.
Due
ragazzi
furono testimoni di un sentimento antico che non era morto nei secoli,
sapendo
che questo viveva nei loro cuori.
Perché
l’Acqua e il Fuoco sono
destinati ad amarsi.
Per
sempre.
Nido
dell’autrice fuori
di zucca
…
……
……….
…
Ok… L’ho
scritta davvero?
Ho
appena scritto
una storia così?
Liar!!
Stare
con te fa male e questa è una conseguenza!!
Ho
appena
scritto qualcosa di romantico?! Oddio, romantico… nei miei
standard... anzi
mettiamo Sentimentale…
Ok,
devo
andare dal dottore!!
Io
e il
romantico siamo come cane e gatto… Non ci possiamo vedere!!
Ma
dato che
è il tuo compleanno, per una volta ho fatto
un’eccezione. Certo, non è chissà
che, ma è pur sempre una piccola storia nata una delle tanti
notti di sogni
strani e bizzarri che è sfociata poi a… questo.
Spero vivamente che ti piaccia,
anche perché ho la netta sensazione che di storie romantiche
scritte di mio
pugno se ne vedranno ben poche. I commenti son ben accetti, ma vorrei
che il
primo fosse della festeggiata, perché è il tuo
compleanno e perché questa è tutta
per te, una parte del regalo che ti voglio fare.
Auguri alla nostra
Imperatrice del Fuoco!
Dall’onnisciente
Divinatrice dell’Acqua
Iridium_Senet
P.s. Qua sotto c'è il link del mio disegno.