Il buio, l’avvolgeva. Il nulla, le faceva compagnia. Una melodia, le riscaldava le membra. Il mormorio di una madre che guida la figlia tra le braccia del sonno. Sonno che aveva reso le note cristalline, gli occhi irrequieti sotto le palpebre, sonno che si era portato dietro quella familiare nostalgia, quel tanto odiato nodo alla gola.
« La mia adorata. »
Una voce le graffia il cuore, le note si evolvono. Dall’oscurità emerge una mano, delle unghia smaltate che le accarezzano la guancia. La luce azzurra è soffocante, la sua stessa pelle la imprigiona, non le sta più. Fuggire, fuggire e non voltarsi più indietro.
Le corde stridono. C’è rumore, così tanto rumore.
« My beloved! »
Il tempo riprende a scorrere, il bianco asettico le inonda le pupille adesso aperte, una fitta al fianco fa scivolare via il sogno.
La familiare voce, roca per il fumo, si interrompe. La melodia si spezza.
« Che c’è, sono così stonata? » un sorriso trattenuto, le dita tiepide che le scostano i capelli dalla fronte imperlata di sudore.
Intercetta lo sguardo mielato dell’altra, ne assapora la dolcezza, prima di lasciarsi andare e ricadere nel sonno.
La melodia, intanto, riprende.
“My dearly beloved.”
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200 parole tonde tonde. Per Elikin, buon onomastico condiviso <3