Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: LadyElizabeth93    18/11/2013    0 recensioni
Le parole di Molly lo colpirono come un pugno nello stomaco. Staccò gli occhi dall’oculare del microscopio e li spostò su di lei, stupito. Solitamente si sarebbe voltata, con la sua timidezza e la paura di aver detto troppo; invece continuò a guardarlo, senza il timore che lui potesse utilizzare su di lei il suo solito sguardo indagatore.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
«Anche tu sei triste quando pensi che non ti veda».

Le parole di Molly lo colpirono come un pugno nello stomaco. Staccò gli occhi dall’oculare del microscopio e li spostò su di lei, stupito. Solitamente si sarebbe voltata, con la sua timidezza e la paura di aver detto troppo; invece continuò a guardarlo, senza il timore che lui potesse utilizzare su di lei il suo solito sguardo indagatore. Eppure Sherlock non aveva nessuna intenzione di “mettersi in mostra”, dicendole che era ingrassata di un chilo e tante altre cose che era riuscito a cogliere soltanto con un’occhiata: anzi, non riusciva a dire nulla. Nonostante le avesse precedentemente detto di non parlare, perché non era portata alle chiacchiere, quel discorso lo interessò a tal punto da volerla ascoltare.

La ragazza continuò, allo stesso tempo sicura e insicura di ciò che stava facendo, come un amante dello skydiving sull'orlo della pedana da cui presto sarebbe saltato per poter volare e atterrare, pur non essendo certo di ciò che il destino aveva in serbo per lui. «Stai bene? Non dire di sì e basta… perché io so cosa vuol dire essere triste quando non ti vedono». La sua voce tremava un po’, come faceva il più delle volte per via del suo carattere introverso, eppure in quel momento non le importava. Non era una domanda di cortesia: a lei interessava davvero come stesse l'uomo che aveva di fronte, con i capelli scuri riccioluti e la pelle così bianca da sembrare marmo.

«Ma tu mi vedi». La frase uscì dalla sua bocca tranquillamente, piatta, senza il minimo accenno allo stupore che stava provando.

«Io non conto». Uno sorriso gentile e imbarazzato le si dipinse in volto.

La sua espressione lo tradì, tanto che anche la prima anima che fosse entrata in quella stanza avrebbe capito quanto fosse esterrefatto. Cosa intendeva dire? Davvero credeva di contare così poco, se non nulla? Lei contava, eccome: era stata capace di lasciare Sherlock Holmes senza parole, riuscendo a leggere il così piccolo e indecifrabile libro della sua anima che custodiva gelosamente dentro di sé. L’aveva sempre considerata una ragazza troppo noiosa, ma dovette ricredersi.

«Quello che cerco di dire è che se c’è qualcosa che posso fare, che ti serve, qualunque cosa… prendi me. No, insomma, intendo, voglio solo dire… se ti serve qualcosa, chiedi pure».

Non c’era bisogno che si spiegasse: Sherlock aveva capito dalla prima frase che intendeva solo essere d’aiuto. Molly non lo aveva mai attratto in alcun modo, e dall’ultima volta a Natale sembrava essersi rassegnata, per quanto avesse sempre saputo di non avere speranze.
«Ma per cosa potrei avere bisogno di te?» Davvero non lo sapeva, o semplicemente non voleva pensarci?

«Niente. Non saprei. A dire il vero… potresti ringraziarmi».

Aggrottò le sopracciglia, com’era solito fare quando non riusciva a comprendere il fine di parole dette in momenti che a parer suo non c’entravano nulla con il discorso appena fatto. «… Grazie?»

Si spostò dall’altra parte, e lui la seguì con lo sguardo. Molly cambiò totalmente discorso, tornando la stessa di sempre, il corpo e la voce agitate come se non vedesse l'ora di andarsene da lì anche con una stupida scusa. «Vado a prendere delle patatine, vuoi qualcosa? Tranquillo, so che la risposta è no».

Non gli aveva lasciato nemmeno il tempo di parlare. Dopo tutto quello che gli aveva detto sentiva qualcosa dentro, quasi un peso sullo stomaco, e aveva bisogno di tirarlo fuori in qualche modo. Era forse una sorta di dispiacere, la voglia di fare qualcosa anche per lei?
«Beh, forse potrei…»

«So che la risposta è no». Ancora una volta Molly lo aveva capito, e cercò di non metterlo a disagio, sapendo che voleva solo accontentarla; ma non era da lui, non era da Sherlock.
Di fretta uscì dalla stanza, lasciandolo continuare la sua ricerca.

La guardò uscire, ancora incredulo per ciò che era successo: lei l’aveva visto. Aveva guardato nel suo intimo, riuscendo ad osservare la sua anima con un solo sguardo, un’anima che aveva sempre tenuto sigillata in un contenitore di ghiaccio spesso e talmente freddo da bruciare, ed era stata capace di cogliere ciò che in quel momento lui stava provando.

Sì, perché anche Sherlock provava: sensazioni, sentimenti, emozioni. Era un essere umano come tutti gli altri, solo aveva una grande capacità: quella di nasconderli. Dalla gioia alla tristezza, dall’euforia alla paura: erano cose che definiva inutili e noiose, e potevano distoglierlo dal suo lavoro e dal suo pensare. Ormai era diventata un'abitudine - e una delle sue più grandi caratteristiche - allontanare le emozioni dalla sua vita, dai suoi gesti, dal suo modo di fare, racchiudendole nel suo spesso guscio di apatia che si era costruito con gli anni e che aveva rafforzato sempre di più; ma per quanto si sforzasse, per quanto negasse di emozionarsi, non poteva evitarlo.

La cosa peggiore era che, per quanto non riuscisse a concepirlo, sapeva dell’esistenza di persone capaci di scavalcare quel suo grande dono e di guardare nel suo io più profondo, le quali erano una sorta di pericolo per lui: un esempio eclatante era la signora Hudson, cui teneva molto e che nei suoi confronti era una sorta di madre, tanto da essere una delle poche che veramente rispettava; e un'altra donna era venuta allo scoperto, ovvero Molly Hooper, della quale non avrebbe mai pensato potesse riuscire in quell'impresa così complicata.
In aggiunta ad esse, esistevano persone ancora più pericolose: gente che, oltre a capire quali maledette emozioni stesse provando, gliele facevano provare. Riuscivano a farlo ridere, arrabbiare, rattristire, spaventare. Ammetterlo era difficile, se non impossibile, ma quelli erano i fatti e non si potevano discutere. Solo due uomini avevano quella grande fortuna, due uomini che ormai riempivano le sue giornate e la sua mente in modo totale e completamente diverso, e avevano portato la lettera J ad essere quella che, per dei banali e immaturi giochi senza senso che si potevano trovare su internet, descriveva la sua vita: uno di questi era James Moriarty, la sua più grande paura. James si era fissato con lui, voleva giocare e batterlo con qualunque mezzo. Voleva letteralmente distruggere il suo cuore che, per quanto Sherlock avesse sempre pensato di non averne uno, quell’uomo sapeva che in fondo esisteva, e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di farlo smettere di battere.
Poi c’era John. La sua immagine gli balenò in mente, cosa che gli fece spostare lo sguardo dal punto in cui era uscita Molly alla sua direzione: era indaffarato, come prima. Un sorriso quasi impercettibile curvò le labbra di Sherlock a sinistra. Non aveva mai considerato nessuno come suo amico, anzi: aveva sempre detto di non averne; eppure quel biondo dai capelli corti e le orecchie un po' a sventola era il suo migliore amico. Riusciva a capire Sherlock con una sola occhiata, e lo stesso valeva per lui. Capitavano a volte dei momenti in cui, senza dirsi niente, ridevano a crepapelle senza riuscire a smettere, come due bambini che giocavano felici nell’erba dei giardini, assaporando il profumo dei fiori e l’aria fresca che li circondava; ma non erano bambini, non c’erano fiori né aria fresca attorno a loro: erano uomini adulti e nel mondo in cui vivevano c’erano omicidi, casi da risolvere, problemi; e il più grosso di tutti era proprio Moriarty: aveva timore che gli facesse del male o, se non peggio, glielo portasse via. Per colpa di quell’uomo psicopatico aveva esasperato la sua capacità di mentire, arrivando a evitare di guardare le iridi nere del compagno nei momenti un cui non si sentiva sereno, in modo che John non potesse saperlo; ma non si nascondeva per se stesso, nonostante una piccola parte del suo essere sociopatico lo costringeva a farlo anche per sé: lo faceva per lui. Teneva troppo a quel ragazzo per farlo preoccupare, e tentava di tutto per evitarlo; ma era così terribilmente stancante e doloroso recitare in quel modo di fronte alla persona cui doveva la sua stessa vita e sanità mentale che, quando aveva lo sguardo volto da un’altra parte, Sherlock si lasciava andare, diventando trasparente agli occhi di coloro che potevano capirlo.

Sì, gli voleva bene, e sapeva di essere ricambiato; forse era più che una semplice amicizia, la loro. Non c’era bisogno di possedere una determinata capacità di osservazione per capire che ciò che li legava davvero era tutt’altro che quello; perfino i giornalisti ne parlavano, anche se il loro scopo era solo quello di avere una qualche succulenta notizia da sbattere in prima pagina nei loro stupidi giornaletti di gossip. Erano due poli, completamente diversi tra loro ma così simili, che si attraevano anche senza volerlo: John era il polo positivo, che rendeva Sherlock, il polo così negativo da sembrare inumano, così umano. Essi però non si toccavano, non si baciavano, non facevano l’amore: il semplice stare insieme era qualcosa di così meravigliosamente inspiegabile, nonostante Sherlock adorasse trovare una spiegazione logica per tutto. Quel sentimento platonico era forte e indissolubile, provato da entrambi in maniera totale, e con il quale avevano imparato a convivere, seppur all’inizio con riluttanza per motivi diversi; ma l’amore, se vero, è qualcosa di più forte dell’ostinazione e dell’orientamento sessuale: è un insieme di forze che ti prende e ti risucchia come un vortice che difficilmente ti lascia andare e da cui è impossibile uscire, e non è importante che l’altro sia uomo o donna, né che ci siano contatti fisici: la cosa fondamentale è la consapevolezza che il sentimento sia sincero, e che la relazione renda ambedue le parti un insieme completo, che da sole non hanno ragione di esistere, ma che insieme formano qualcosa di semplice, puro e meraviglioso. E per Sherlock e John funzionava in quel modo: come la penna e la cartuccia, la tela e i colori, lo spartito e le note, rispettivamente e in una maniera così strana eppure così naturale, le loro anime erano legate, e lo sarebbero state per sempre.

Spostò gli occhi al microscopio, ma una sensazione continuò a farlo stare male; peggio, lo lacerava. Non era un caso che ci fossero delle circostanze in cui non si sentiva sereno, e quell'istante faceva assolutamente parte dei momenti irrequieti che ormai erano fin troppo frequenti. La voce di John che diceva il suo nome lo riportò alla realtà, continuando il lavoro per il quale erano andati a chiedere l'aiuto di Molly, privandola della sua pausa pranzo.

Perché lei era sempre lì, pronta a soccorrere chi chiedeva di essere soccorso, nonostante quello le portasse via qualcosa, una cosa qualsiasi, futile come il tempo o radicale come i valori. Ma quali precisi valori poteva perdere una persona per qualcuno? La verità, ad esempio: il non mentire, nemmeno a fin di bene, per semplice etica morale. Ben presto, però, avrebbe dovuto farlo per lui, per Sherlock Holmes, nel momento in cui si fosse presentato implorante alla ricerca di qualcuno che lo potesse aiutare e di cui si sarebbe potuto fidare ciecamente; un aiuto che forse gli avrebbe salvato la vita, ma che lo avrebbe allontanato, almeno per un po’, dall’unico essere vivente di cui era mai stato innamorato, il quale avrebbe dovuto assistere, per il bene di entrambi, a ciò che sarebbe accaduto.

---

Angolo dell'autrice:
Questa è la mia prima e unica fanfiction su Sherlock. L'ho scritta nel 2012, dopo la puntata dov'è presente la scena in questione, che è una delle mie preferite. L'avevo postata sul vecchio account e ora la riposto. Ho voluto descrivere i pensieri di Sherlock come me li sono immaginati, soprattutto quelli riguardanti ciò che prova per John.
Spero vi sia piaciuta, accetto commenti e critiche!^^
Elizabeth
 
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: LadyElizabeth93