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Autore: topgunforever    28/04/2008    7 recensioni
One-shot Harry/Hermione. Temporale...Hermione ne ha paura. Sentimenti...Harry non sa come trattenerli. Temporale/Sentimenti...un mix a volte molto pericoloso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Thunderstorm - Capitolo Unico

Thunderstorm 

by  Top Gun Forever 

La sala comune era completamente immersa nel silenzio, non si udiva un solo piccolissimo rumore.
Una ragazza era seduta sulla poltrona vicino al fuoco, leggendo il suo libro preferito, forse per la milionesima volta.
Era sola…lei e il suo libro, lei e quelle pagine bianche striate di nero, lei e la sua salvezza, quella lettura che le conferiva forza ogni volta che la ripercorreva con i suoi occhi lucidi dalla rinnovata emozione e attenti ai minimi particolari.
Niente e nessuno poteva riportarla alla realtà quando si addentrava nella fantasia, guidata da quelle parole che amava tanto rileggere, ancora e ancora.
La giornata era stata faticosa per quella giovane creatura; le giornate erano dure per tutti gli studenti dell’ultimo anno a Hogwarts, nessuna eccezione, nemmeno per la strega più brillante degli ultimi cent’anni.
Hermione Granger stava passando il suo settimo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria, nonostante i suoi diciott’anni; aveva trascorso l’anno precedente lottando contro Voldemort, nell’ultima grande guerra. Voldemort e il suo esercito erano stati ormai sconfitti, il Mondo della Magia era tornato in uno stato di pace e armonia; ora finalmente a Hogwarts ci si preoccupava veramente solo degli esami, dei compiti in classe e dei professori inevitabilmente severi e pretenziosi.
Una giornata invernale, maledettamente fredda, che si concludeva con un momento di piacere: questo adorava Hermione.
La ragazza, dopo quelle che parvero ore infinite, alzò lo sguardo per posarlo sull’orologio appeso alla parete opposta, sopra il ritratto della Signora Grassa; un sussulto le fece quasi cadere il libro dalle mani: le 2 del mattino; non si era minimamente resa conto del tempo che passava, inesorabilmente inarrestabile nella sua corsa.
Stava per alzarsi e dirigersi verso la sua stanza da Caposcuola, quando una luce accecante la paralizzò.
Rimase ferma senza fare un passo, prendendo solamente la bacchetta dalla tasca interna della divisa; rimase in ascolto solo per pochi secondi, prima di sobbalzare dalla paura: un tuono rimbombò fuori, seguito da una nuova luce, identificata subito questa volta in un fulmine, luminoso quanto il precedente, che sembrò maledettamente vicino alla finestra della Sala Comune.
Hermione odiava i temporali; era stata una delle streghe più coraggiose durante la guerra, aveva combattuto in battaglie cruente e sanguinose senza temere alcun che; ma i temporali non poteva sopportarli; non si spiegava nemmeno lei il motivo, sapeva solo che li odiava, e che quei rumori e quelle luci la spaventavano a morte.
I tuoni e i lampi non si fermavano, continuavano a presentarsi alla finestra, e Hermione, ormai al limite della paura folle, si rintanò nuovamente nella poltrona vicino al fuoco, che si stava lentamente spegnendo.
<< Perfetto. Tanto per migliorare un pelo la situazione, si sta spegnendo il fuoco…>> sussurrò tra se e se la ragazza, raggomitolandosi, abbracciando le sue gambe in un gesto simile a quello di una bimba spaventata e indifesa.
I minuti passavano, il temporale cresceva sempre più, insieme alla paura di Hermione, che ormai era ben decisa a non muoversi fino al sorgere del sole.
Chiuse gli occhi, cercando di addormentarsi, con la speranza di svegliarsi la mattina, accarezzata dal calore del sole appena sorto.
 
 
Harry Potter sedeva alla scrivania della sua stanza del dormitorio maschile di Grifondoro, intento a finire un tema di Difesa contro le Arti Oscure per il giorno seguente. Cercava di non svegliare i suoi compagni di stanza, anche se ascoltando il loro russare incessante sospettava di non poterli disturbare nemmeno cantando a squarcia gola l’inno della scuola, accompagnato da lanci di cannone.
I suoi occhi verde mare concentrati sul pezzo di pergamena, la sua mano che schizzava veloce sopra di essa, il rumore leggero della piuma che sfregava…una pace rilassante.
Era concentrato sul compito, nessun altro pensiero attraversava la sua mente.
L’unico fastidio che incontrava nel suo studio era il rumore del temporale che impazzava fuori da almeno mezz’ora: non sopportava il chiasso dei tuoni e le luci abbaglianti dei lampi, ma non poteva farci nulla, doveva solo concentrarsi sulla scrittura e non pensare a null’altro.
Passarono dieci minuti, e Harry finalmente pose la piuma, dopo ore di lavoro incessante sopra quel compito; poteva finirlo in un baleno, ma nella sua materia preferita voleva eccellere, per guadagnarsi un buon voto agli esami, e per una soddisfazione personale.
Guardò la sveglia posata sul comodino vicino, e sgranò gli occhi rendendosi conto dell’ora tarda…le 2.40 del mattino.
Doveva riposare, per non addormentarsi a lezione la mattina seguente; ma non aveva sonno…stranamente.
Quel temporale portava un senso di timore dentro di lui; era una sensazione strana, che provava sempre durante i temporali; ma non era paura, non temeva per se…temeva per lei.
Harry sapeva bene quanto Hermione detestasse i temporali, e quanto si spaventasse trovandosi sola in un ambiente che poteva aggiungere ulteriore timore alla sua forte paura.
Chiuse gli occhi, ripensando ai momenti della giornata passati ad osservarla…ad osservare quei lineamenti ormai così femminili, quelle labbra così invitanti, quei capelli ondeggianti che seguivano il ritmo della sua camminata, quegli occhi castani così profondi ed espressivi…minuti passati ad osservare la sua migliore amica, ormai diventata una giovane donna, molto affascinante e ricercata in tutta la scuola.
Un’amica…di cui era molto geloso.
Un’amica…che desiderava avere, possedere, sentire solo sua.
Un’amica…che voleva prendere, portare via, e vivere in ogni modo possibile.
Un’amica…la migliore amica…che non era più solo un’amica.
Un’amica…che amava con tutto se stesso.
Un’amica…che era diventata la donna della sua vita.
Harry sapeva di non poter resistere ancora a lungo; si sentiva pieno di un segreto che voleva urlare al mondo, ma soprattutto, voleva urlarlo a lei, a Hermione.
Sapeva di rischiare il danno irreparabile: se Hermione non lo amava, e lui si apriva completamente a lei, non sarebbe stato possibile continuare un’amicizia così profonda com’era la loro facendo finta di nulla, pensando che nulla fosse successo.
Sapeva che se parlava, rischiava di perderla anche come amica…forse per sempre.
Aveva pensato tante di quelle volte a tutte le conseguenze possibili; era arrivato alla conclusione di sopportare quell’amore incontrastabile senza dir nulla a nessuno; ma non ce la faceva; era arrivato al punto di non ritorno; era arrivato alla fine dei giochi.
Doveva parlare, non poteva continuare a mentirle così, e rinnegare i suoi sentimenti.
Doveva parlare…ad ogni costo.
Lei doveva sapere.
<< Hermione…devi sapere>>.
Harry si alzò velocemente dalla sedia, e si diresse alla porta che dava sulle scale del dormitorio, convinto ad andare immediatamente nella stanza della ragazza, svegliarla, e sputare fuori tutte le sue verità.
Aprì la porta, e cominciò a scendere i gradini velocemente, due a due, facendo un po’ troppo chiasso per l’ora…ma non se ne preoccupò minimamente; l’importante era arrivare da Hermione, il più rapidamente possibile.
 
 
Hermione non riusciva a chiudere occhio, rintanata in quella poltrona, immobilizzata dalla paura.
Sentiva gli occhi pizzicare, si rendeva conto dei lacrimoni che si stavano raccogliendo agli angoli dei suoi occhi castani; non voleva piangere, si sentiva una bambina di tre anni…ma non poteva farci niente, aveva paura; una stramaledetta, incontrollabile paura.
Improvvisamente sentì dei rumori avvicinarsi velocemente alla Sala Comune; non riusciva a distinguere cosa fossero quei rumori, ne da dove venissero; sentiva solo il suo cuore martellante nelle orecchie.
I suoi occhi vagavano nel buio, cercando di vedere qualcosa, nell’ormai fioca luce del fuoco quasi completamente spento; il terrore era ormai padrone.
Non riuscendo più a trattenersi, singhiozzò rumorosamente, lanciando un urlo soffocato nella stanza: << Chi c’è??>>.
I rumori si arrestarono immediatamente, e il silenzio piombò nuovamente nell’ambiente teso.
Dopo alcuni secondi carichi di stupore una voce profonda, maschile, e soprattutto conosciuta a Hermione si fece sentire: << Herm…sei tu? Dove sei? Sono Harry>>.
La ragazza sentì un fiotto di sollievo espandersi dentro di lei, riscaldandole il cuore; quel nome, quella voce le diedero la forza di sorridere e ricominciare a respirare regolarmente.
<< Harry, sono sulla poltrona…Harry…>> sospirò Hermione senza trattenere le lacrime, che ormai scendevano incontrollate, solcando le sue guance.
Harry non attese nemmeno un istante in più per dirigersi verso la poltrona; gli erano venuti i brividi ascoltando le parole di Hermione, dette con una voce così spaventata, debole, come un miagolio di un gattino abbandonato in mezzo alla strada, senza un riparo.
Avvicinatosi frettolosamente, grazie alla poca luce rimasta, vide la figura della donna che amava raggomitolata su se stessa, con le lacrime agli occhi, così spaventata…e così dolce in quella visione.
Si inginocchiò davanti a lei, accarezzandole dolcemente i capelli, sussurrandole parole all’orecchio, per cercare di calmarla; la prese tra le braccia, sentendo il suo tremare incontrollato; la strinse a se, e continuando a sussurrarle parole di conforto, si diresse verso le scale dei dormitori, deciso a portare la ragazza al sicuro nella sua stanza, al chiaro della luce della sua lampada da camera, al caldo sotto le coperte del suo comodo letto matrimoniale.
Hermione rimase in silenzio, non oppose nessun tipo di resistenza, si lasciava guidare da lui, sentendosi così al sicuro tra quelle braccia muscolose, sentendosi così in pace col mondo, protetta da tutto e tutti, sotto la guardia di quel ragazzo così bello e speciale.
Il suo migliore amico.
Il suo migliore amico…
…il suo migliore amico…
“Il mio migliore amico…solo questo? Solo questo Hermione…?”.
 

La stanza di Hermione era calda e accogliente; la luce soffusa della lampada sistemata vicino al letto rendeva l’atmosfera molto famigliare e domestica.

Harry richiuse la porta, e si avvicinò al letto matrimoniale con passi piccoli e lenti, cercando di cullare Hermione con quell’andatura calmante. Sentiva che si era tranquillizzata, i singhiozzi erano più leggeri; ma percepiva ancora una piccola quantità di timore che si era rifugiato nel cuore della ragazza, impedendole di controllare le emozioni e tornare alla tranquillità.
Harry si sedette sul letto, portando Hermione con se, sistemandola sulle sue ginocchia, per abbracciarla ancora una volta, con presa forte e sicura; quasi a volerle dire che non voleva lasciarla andare più; e Hermione si faceva manovrare come una bambola, in cerca di coccole e tenerezze, che sapeva trovare sempre con Harry.
Il ragazzo sospirò rumorosamente, prendendo tra le sue mani il viso di Hermione, avvicinandolo e girandolo verso il suo, per guardarla dritta negli occhi: << Ehi, piccola…calmati; è passato, ci sono io adesso. Cosa è successo?>>.
Quelle poche parole calmarono definitivamente la ragazza, che guardando fisso Harry nei suoi occhi verde mare rispose: << Stavo leggendo un libro in Sala Comune; non mi sono accorta dell’ora, e quando stavo per tornare qui, ho sentito…temporale…paura…mi sono bloccata Harry. Come al solito, mi sono bloccata. Sono una stupida! Mi spavento per un po’ di rumore, sono una stupida!>>.
Hermione cominciava a riagitarsi; Harry la strinse a se, e cominciò a baciarla delicatamente sulle guance e sul collo, lentamente, sussurrandole: << No, no, no, no…non sei stupida, Herm non sei stupida; sei solo spaventata, ma per questo non sei una stupida. Capito? Calmati dai. Hermione ti prego, calmati! Non posso vederti così…calmati…>>.
Hermione non voleva che Harry se ne andasse; sapeva che avrebbe ripreso a piangere, per tutta la notte, se lui se ne andava.
Lei non voleva.
Lei lo voleva con se, per tutta la notte.
<< Harry…>>.
<< Sì? Dimmi…>>.
<< Non andartene…resta con me…non andartene…Harry resta qui con me…>>.
<< Hermione…io…tu…cioè…cosa?>>.
<< Harry ti prego…ti prego…resta qui…dormi con me stanotte…ti prego…>>.
Harry sentì una scarica elettrica percorrergli la schiena, una scarica di adrenalina, e allo stesso tempo una scarica di terrore: non poteva dormire con Hermione, sapeva che non avrebbe resistito, avrebbe parlato, avrebbe parlato a fiume, e forse sarebbe andato oltre…ma non poteva.
Non poteva nemmeno lasciarla lì così però; solo a guardarla si sentiva in colpa per non aver sceso prima quelle scale, per non averla trovata prima, per non averle evitato la paura.
“Harry sei un idiota! Lo sai che ha questo problema con i temporali…perché diavolo non sei andato subito a cercarla invece di pensare a quel maledetto tema? HARRY SEI UN PERFETTO COGLIONE!”
Harry continuava a maledirsi in tutte le lingue a lui conosciute, cercando di prendere tempo per la decisione.
<< Harry?>> insisté delicatamente Hermione.
Il ragazzo decise di parlare.
Non poteva starsene zitto, alzarsi e andarsene così.
Non poteva lasciarla sola.
Ma non poteva nemmeno addentrarsi nel suo letto senza che lei sapesse la verità.
Era giunto il momento di parlare.
<< Hermione, ascoltami. Io non ti lascio sola, ok? Sto qui; ma prima che tu dica altro…prima che io dorma qui…devi sapere. Devi sapere Hermione. Devi sapere tutto>>.
Hermione non aveva mai visto Harry così serio in vita sua, e di situazioni serie ne avevano affrontate parecchie, forse troppe per la loro età.
<< Che succede Harry? Sei così serio…è grave?>>.
Harry prese una boccata d’aria, e si preparò a parlare: << Sì, sono serio; e sì…è grave. Ascoltami Herm, ascoltami bene. Perché per me è difficile dirti queste cose, però le devi sapere, ne hai il diritto. Ecco io…bhè non c’è un modo giusto per dirlo, quindi lo dico e basta. Mi sono innamorato di te. Ti amo, e sto impazzendo, perché vorrei sentirti mia, ma non lo sei. Vorrei viverti, ma non posso. Vorrei dormire sempre con te, ma non ne ho il diritto. Vorrei fare l’amore con te a tutte le ore, ma non sono il tuo ragazzo. E sto impazzendo. Sto impazzendo. Anzi, sono già pazzo. Sono pazzo di te. Io non so se anche tu mi ami, ma se non è così…ti prego, non escludermi. Non escludermi dalla tua vita, riuscirò a sopportare, e prima o poi passerà. Ok? Me la farò passare. Spero…credo…non lo so. Forse non passerà mai, perché credo che tu sia la donna della mia vita; ma devo riuscire a farlo passare, se tu non mi ami. Ok? Non mi escludere…>>.
Hermione rimase immobile, guardando quegli occhi così carichi di amore, tutto per lei.
Non sapeva che dire. Sapeva solo che voleva baciarlo. Quelle labbra la attiravano come una calamita, in quel momento più che mai.
Non fece altro che seguire il suo istinto.
Prese le labbra di Harry tra le sue, e lo trascinò in un bacio di puro amore e passione a cui lui non si sottrasse. Quando si staccarono per riprendere fiato, lui non riuscì a parlare, perché Hermione lo precedette: << Ti amo. Ti amo anche io. Ti amo. E voglio che resti con me stanotte…in questa stanza, e in questo letto>>.
Harry non parlò. Ricominciò a baciarla, senza pensare, facendosi trasportare dalla passione. La distese sul letto, senza mai staccarsi dalle sue labbra, e le loro lingue iniziarono una danza mai conosciuta veramente, ma che sembravano praticare insieme da anni.
Hermione sembrava così sicura in quella situazione…mai Harry avrebbe immaginato di trovarla così preparata e pronta per lui.
Hermione passò le sue mani nei capelli di Harry mentre si baciavano, e il ragazzo non si controllò più a quel tocco così innocente, che però creava un piacere così infinito.
Hermione fece scendere le mani verso il maglione di Harry, sfilandoglielo velocemente, per poi aprire i bottoni della camicia con particolare fretta.
Harry non voleva subire passivamente, e la sicurezza di Hermione lo spingeva ancora di più all’esplorazione del suo corpo, senza timore; sfilò anche lui il maglione della ragazza, le levò in fretta la cravatta e la camicia della divisa, lasciandola col reggiseno e la gonna.
Harry e Hermione si fermarono istintivamente, guardandosi negli occhi, ammirando la propria anima gemella con uno sguardo di puro amore, che tradiva però una lieve tensione.
Harry sussurrò a mezza voce: << Cosa stiamo facendo?>>.
Hermione rimase spiazzata dalla domanda del ragazzo; riprendendosi in poco tempo rispose decisa e sicura: << Ci stiamo amando Harry; è quello che proviamo…è giusto>>.
<< Lo so>> rispose subito il ragazzo dai capelli corvini, << ma…se per caso non sei ancora sicura…se per caso hai qualche dubbio, o paura…fermami, io aspetterò e capirò; ma se devi farlo, fallo ora, altrimenti non riuscirò più a fermarmi>>.
Hermione sorrise vedendo l’espressione di Harry; in quel momento sembrava un bambino che guardava la sua torta di zucche: << Harry, sono sicura. Nessuno ti fermerà>>.
Hermione riprese a svestire Harry, lasciandolo in poco tempo con i soli boxer addosso; Harry non fu da meno: si abbassò alla vita della ragazza, cominciando a baciarla sulla pancia, poi sui fianchi…risalendo piano verso il seno. Mise le mani sulla schiena calda di Hermione, portandola seduta in mezzo al letto vicina a lui; baciandole il collo, con le mani aprì la gonna, ormai mezza alzata, per poi sfilarla, lentamente, accarezzandole le gambe. Sentì la ragazza fremere sotto il suo tocco; portò ancora le mani sulla pancia di Hermione, sentendo il suo respiro affannoso; le accarezzò tutta la schiena, prima di slacciarle il reggiseno, lasciandolo scivolare lentamente verso il letto.
Hermione lasciò sfuggire un gemito di piacere e attesa; baciò violentemente il ragazzo, avvicinandosi e posando il suo corpo contro quello muscoloso dell’uomo che la stava possedendo.
Sì, si sentiva posseduta nell’anima, presa da quel ragazzo, conosciuto così piccolo, che era diventato la sua anima gemella, il suo passato, il suo presente e il suo futuro: l’uomo che le aveva rubato cuore e anima; l’uomo che rappresentava la sua vita.
Hermione non si accorse nemmeno di essere finita sotto le coperte con Harry, entrambi nudi ed eccitati a tal punto da non riuscire a respirare normalmente: nella stanza si udivano solo i loro respiri corti e irregolari.
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Continuarono ad amarsi, baciarsi, toccarsi, accarezzarsi e coccolarsi per quelle che parvero ore infinite.
Per la prima volta, quella stanza aveva visto la realizzazione dell’amore di due giovani vite, punite dal fato senza aver commesso nessuna male, costrette a lottare per anni, costrette a vivere nel pericolo costante di perdere se stessi e le persone amate; finalmente il pericolo era passato, e quei due giovani, ma grandi, eroi avevano trovato l’amore e la pace.
Niente e nessuno poteva separarli, e loro avevano tutta l’intenzione di restare uniti nel bene e nel male…ma soprattutto c’era tutta l’intenzione di vivere fino in fondo quella notte.
Quando Harry e Hermione chiusero gli occhi, addormentati, dopo una notte d’amore, le prime luci dell’alba si facevano già vedere all’orizzonte.
  
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