-Perché tu credi che a me piaccia, vero? Non è forse così?!- Taemin si stava leggermente scaldando, per la prima volta da quando aveva iniziato quel mestiere, se può essere chiamato così. Aveva sempre pensato che rimuginarci sopra non sarebbe servito a nulla, e stava per convincersene, ma questa volta era diverso. Forse ne aveva fin troppo di vedere le proprie mani bagnate di sangue, sangue di altri; o forse era semplicemente giunto al limite. Sin dall’inizio aveva obbedito ai suoi compagni: «Uccidi», dicevano, e questo aveva imparato.
 

-Taemin, cos’hai oggi..?- la ragazza che si trovava seduta proprio accanto  a lui in classe era la sua migliore amica, durante il giorno, fino alle nove. Riusciva a notare negli occhi del ragazzo una luce spenta, coronata da un’espressione cupa e assente. Lo chiamò ancora una volta: «Taemin», con più insistenza. Questa volta egli mosse appena il capo, facendo intuire di esserci. Le chiese di ripetere la domanda, così da rispondere.
-Oh, non è niente, ho solamente dormito poco ed ho un po’ di timore per la verifica di domani, sta tranquilla-. Ma lei non lo era affatto. L’espressione del suo viso trapelava altro che sonno, mostrava altro. Lei però non disse niente, per non infastidirlo maggiormente.
Finita la scuola, Taemin se ne uscì inosservato, seguito però dalla ragazza, che non lo aveva perso di vista neanche per un secondo, preoccupata. Aspettò fino a che non fossero soli lungo la via di casa sua, poi parlò.
-Taemin.. Ti prego, dimmi cosa ti succede. Sono preoccupata e non vorrei ci fosse qualcosa che ti turbi..- Voleva ancora farsi gli affari suoi. L’ultima volta che era successo scoppiò un putiferio col preside della scuola, per quel poco di fumo in bagno. –Taemin..-
-Ascolta, te la vuoi smettere?- disse fermo, deciso, senza alcuna forma di bontà -Se ti ho detto che non è niente, vuol dire che non è niente, capito? Ed ora lasciami in pace. Non ti è bastato seguirmi tutto il giorno? Pensavi che non me ne fossi accorto, eh?- In quel momento il Galaxy S4 nella tasca di Taemin squillò. Con velocità lo tirò fuori e rispose. -Sì, Hyung?-
Quello che seguì della conversazione sfuggì alla ragazza, perché era qualche metro dietro di lui. Egli corse via, senza neanche degnarla di uno sguardo. Lei rimase là, a balbettare il suo nome, finché non lo vide più, e, rassegnata, se ne tornò a casa.

-Jinki - Hyung, che cosa è successo?- Taemin si precipitò immediatamente nella loro abitazione, che condividevano con altri della banda.
-Kibum è stato sparato ad una gamba, ed ora Jonghyun lo sta medicando- la serietà aveva preso possesso del corpo del maggiore, sembrava fosse una catastrofe.
-Come? K-Kibum è stato sparato? Perché..?- non riusciva lui stesso a credere a ciò che gli era stato appena riferito. Strinse i pugni, mordendosi il labbro inferiore.
-Sì, è stato un uomo, abbastanza grande, da come dice lui- questa era la descrizione che aveva fornito il ragazzo ferito, niente altro.
-Ed ora che facciamo? Se ci scoprono? Hyung, sarebbe la fine!-. Il maggiore alzò lo sguardo verso di lui, con occhi di ghiaccio.
-Devi vendicarti-.