Anime & Manga > Berserk
Ricorda la storia  |      
Autore: Ita rb    19/11/2013    2 recensioni
Debole e saldo, scorreva nelle sue vene come linfa vitale, ma ogni groviglio inesplicabile era fatto d’un tessuto diverso e nessun ramo sapeva intaccarne la bellezza, perché ancor più pallida degli abeti bianchi e rari sulle colline perdute.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Griffith
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note: Salve a tutti, è la prima volta che passo da queste parti e per questo dovete prendervela con Nahash, non con me, perché non solo mi ha spronata a intraprendere la lettura di questo bellissimo manga, ma mi ha fatto anche vedere i primi due film e purtroppo, sebbene in vita mia non abbia mai scritto una movieverse, questa sarà la prima, perché non sono ancora arrivata a quel punto con la lettura dei tomi *sob*
Chiedo venia in anticipo, probabilmente ho scritto delle corbellerie fuori controllo, ma devo ammettere che nell’ultimo periodo non avevo proprio voglia di scrivere niente, meno che mai di leggere, a causa di qualche mia fissa psicologica (?) che non starò qui a precisare, perciò il sol fatto che sia accaduto così spontaneamente per lo meno mi strappa un briciolo di soddisfazione (?) nei confronti di me stessa.
Spero che possa piacervi, a ogni modo sono aperta a qualsiasi tipo di critica, perciò non fatevi remore di sorta, qualora passaste da queste parti *blushes*
Preciso subito che l’avvertimento shonen-ai è dato più che altro dall’idea di sfondo che avevo di quest’introspezione, non per il tema trattato in sé per sé, dal momento che ognuno può essere in grado di scorgerci ciò che più preferisce, credo ~
xoxo

 


Riusciva perfino a scorgere il labirinto ingarbugliato della sua pelle, quel minuzioso passo fatto di svincoli in rilievo e torbide linee rette, mentre lento scivolava via, denso o irrilevante, il sospetto dell’aver raggiunto un traguardo sbagliato.
Il suo sguardo sostava mollemente, placido come il labile confine che divide l’acqua d’uno stagno dall’aria fredda dell’inverno, eppure era mortalmente glaciale nell’infinito e le increspature gelide degli argini non erano certamente in grado di raggiungere il centro dello scheletro – senza un appiglio o un ferreo indirizzo, ne percepiva ogni dettaglio che, pronto solo per lui, non faceva che riempire il nulla con la sua presenza.
Debole e saldo, scorreva nelle sue vene come linfa vitale, ma ogni groviglio inesplicabile era fatto d’un tessuto diverso e nessun ramo sapeva intaccarne la bellezza, perché ancor più pallida degli abeti bianchi e rari sulle colline perdute.
Non esisteva suono che fosse in grado di raggiungerlo, eccezion fatta per quello che nella coscienza sembrava sussurrare quanto vigliacco fosse l’emblema del fallimento.
Non era stato abbastanza, o forse le sue parole lo avevano superato diventando di troppo, fatto sta che fosse ormai inutile rimuginare oltre, perché le grandi falcate alle sue spalle lo avevano lasciato solo con se stesso in una dimensione dalla quale sarebbe fuggito a fatica – ma probabilmente aveva ben poca voglia di farlo, tanto annichilente appariva quel pulsare quasi aritmico nel suo petto: si beffava di lui.
Sì, si beffava di lui.
Non sapeva neppure quanto avrebbe dato per portarlo indietro, ma quello stupido orgoglio, scisso in tasselli sinistri e amalgamati tra loro, gl’impediva così tanto d’aprir bocca che desiderava soltanto chiuderla e occuparla in qualche modo.
Aveva semplicemente bisogno di quel sorriso, di quel cavillo inesauribile che contava quanti più anni in un solo e maldestro attimo, ma non l’avrebbe fermato e non avrebbe chiesto la benché minima spiegazione, perché fisso tra le sue labbra, l’egoismo sembrava volersi tenere a bada da sé.
Così, con ansiti caotici e flebili richieste sconnesse, dotate d’una virtù indecente, l’irrilevante silenzio aveva preso a rombargli nelle orecchie fino ad assordarlo con lo schioccare repentino che crepitava lontano al pari d’un presagio.
Dimostrare in fine d’aver goduto della chiarezza d’un sogno solo per poterlo distruggere come un castello di carte, forse sarebbe stato tipico di lui, ma nessuno l’avrebbe ammesso ad alta voce, perché nessuno era presente con la sua medesima solerzia.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Berserk / Vai alla pagina dell'autore: Ita rb