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Autore: eeleonoraa    19/11/2013    0 recensioni
Eleonora, una ragazza riccia di 18 anni. Certo il suo aspetto fisico non è il massimo,ma la sua voglia di suonare è tanta.
In passato gli amici l' hanno sempre abbandonata, lei fragile come è si è data all'autolesionismo, ma fortunatamente dopo pochi giorni ne è venuta fuori, perchè capi' che non ne valeva la pena.
Ora ha voglia di riniziare la sua vita da capo e forse di trovarsi buoni amici.
Si è trasferita a Londra e vive con quel poco denaro che guadagna lavorando ad un bar.
Gli altri dipendenti continuano a prenderla in giro,ma fortunatamente troverà qualcuno che la potrà aiutare..
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Finalmente a Londra! Lontana da tutti. Dove nessuno poteva giudicarti o almeno cosi pensavo fino a quando non arrivò il primo giorno di scuola. Drin! La sveglia che suona. Eccoci arrivati al primo giorno di scuola. Mi alzai dal letto vagando per un paio di minuti come avrebbe fatto uno zombie, più o meno. Poi dopo poco realizzai ed a quel punto esclamai: “cazzo!”. Presi velocemente i jeans e incominciai a saltellare su un piede per la stanza. Adoravo i jeans: ti facevano comparire più magra di quello che in realtà eri. Scesi le scale per prendere l’autobus, ma non feci nemmeno in tempo ad aprire la porta che era già partito, oltretutto stava piovendo, un bel inizio insomma. Arrivai a scuola con i miei cappelli arricciati tutti bagnati , come del resto la borsa e il giacchetto di pelle nuovo. Mi feci coraggio ed entrai in quell’edificio grigio che al di fuori faceva rabbrividire, chiesi ad una bidella di passaggio un po’ di informazioni, ma mi disse di aspettare. Dopo pochi minuti un ragazzo piuttosto alto mi passò davanti. Lo osservai con la coda dell’occhio e con il mio solito fare estrassi dalla tasca il cellulare e feci finta di inviare un messaggio a qualcuno, anche se di amici non ne avevo. “Sai, non funziona qui il giochetto del cellulare” mi disse. Non risposi, a quel punto volevo solamente sotterrarmi dalla vergogna. Si sedette accanto a me e io con una piccola mossa mi spostai poco più lontano da lui. “Vieni dall’Italia?”, mi domandò. A quel punto decisi di alzarmi e cercare in qualche modo una classe. Continuai ad ignorarlo e dopo un po’ lui capi ed esclamò: “Va bene,visto che non intendi parlarmi ti accompagno nella tua classe e poi me ne vado, sei al musicale no? Beata te, anche io suono , ma i miei non hanno voluto, cosi ho scelto lingue.” Sorrisi. Dopo tutte le cose che mi aveva detto finalmente eravamo arrivati in classe. Mi limitai ad un misero: “grazie”. Lui ricominciò a parlare: “ah ma allora ce l’hai la lingua! Ok,ok me ne vado! Buona lezione e alla prossima sempre se ci sarà”. Sorrisi. Entrai e un uomo dalla testa calva esclamò con grande stupore: “oh, tu dovresti essere Eleonora, benvenuta!”. Osservai la classe e stranamente notai che c’erano più ragazzi che ragazze. Era bello vedere che alcuni ragazzi erano interessati non solo al calcio,ma anche alla musica. Mi avevano sempre attratto i ragazzi che suonavano uno strumento,ma sicuramente non avrebbero ricambiato. Il professore mi invitò a prendere posto accanto ad una ragazza bionda, che subito cercò di rompere il ghiaccio. “piacere Caroline. Quindi suoni la chitarra, forte! io il pianoforte e canto, potremo fare un duetto in futuro”. Cavolo questa ragazza era un vulcano esplosivo di energia,pensai. “non preoccuparti se tutti ti fissano è normale la cosa”. Non risposi,mi limitai ad una misera smorfia. “non sei di molte parole eh?” domandò. Smossi le spalle e lei capi. Dopo un paio di minuti riuscì a farmi parlare usando modi gentili,era davvero una ragazza comprensiva. Sempre con molta cautela riuscì a farsi dire da me la mia storia, da dove venivo e cosa mi era successo per essere cosi chiusa, diversa dagli altri. La conversazione durò tutta l’ora, inoltre riuscimmo a capire quante cose in comune avevamo dopo la passione della musica. Suonò la campanella che segnava l’ora della ricreazione e Caroline mi invitò a fare merenda,ma rifiutai,stavo cercando di togliere un po’ di quel grasso che mi avvolgeva con una piccola dieta, cosi mi limitai ad un piccolo giro turistico della scuola. Alcuni della classe si fecero avanti e si presentarono. Il primo fu Harry il ragazzo di Caroline. Un ragazzo piuttosto riccio che suonava la batteria, si amavano davvero quei due. Avrei voluto anche io condividere queste emozioni con qualcun altro,ma il mio corpo me lo impediva. Il secondo fu Zayn, uno di quei ricconi famosi nella scuola, che senza esitare esclamò: “lo dico solo per capirci, sono qui solo perché mi ci hanno portato”. Infine si presentarono Liam e Louis i due buffoni esperti in pianoforte. Le loro ragazze erano in un altro corso, come quella di Zayn del resto. Alla fine del “tour scolastico” rividi quel ragazzo che avevo incontrato all’inizio, tutto solo, poggiato sul suo armadietto di un color grigio freddo. Alzai la mano in segno di saluto e lui ricambiò, questo era diciamo il primo passo per cominciare un nuovo approccio. Mi dispiaceva vederlo tutto solo, pensavo che avesse amici visto come si era comportato prima con me nel corridoio, invece per quanto mi disse Caroline era un ragazzo piuttosto riservato, un tipo strano lo definiva. Eppure avrei voluto aiutarlo, ma come potevo se si trovava nei miei stessi panni?
  
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