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Autore: theybecomewehappy    19/11/2013    4 recensioni
Behind your back
Tryin’ to tell me that I’m just like the others
But I ain’t all bad
No, no, I ain’t all bad
All bad, all bad
I ain’t all bad
All bad, all bad
I might make you mad, so mad
My bad, no, I ain’t all bad
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Le mie lacrime, silenziose ormai, non volevano fermarsi.
Il mio cuore batteva a mille, lo dovevo fare. Per me, per mia madre, per l'adolescenza di Niall.
Presi un respiro.
Genere: Avventura, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Dark's eyes, less smiles.

 




Guardavo fuori dal finestrino aperto. Stavamo attraversando un vialetto io e il mio ragazzo, Harry. 
Aveva una mano sul volante e l'altra sulla mia coscia che strofinava delicatamente. 
Il mio occhio era violaceo a causa di un pugno sferrato la sera prima dal mio ragazzo. Lui era un tipo violento. Ed io me ne sono accorta troppo tardi. Ormai ero nel burrone, al buio e non sapevo più come uscirne. Anche se gridavo nessuno poteva e voleva sentirmi.
Imploravo, ma mai niente. Nessuna risposta.
Ci stavamo dirigendo a casa mia, portavamo i vestiti sporchi a mia madre, per farglieli lavare.
Il vento mi scompigliava i capelli, sognavo quegli alberi, sognavo quel parco, starmene in santa pace a fumare una Marlboro sotto l'ombra di un pioppo. L'acqua del fiumiciattolo che divideva Doncaster in due parti era limpida, chiara. Aveva delle sfumature del cielo.
Ricordo le passeggiate che facevo con mio padre da bambina, proprio lungo quel fiume. Ora mio padre non c'era più. Mi chiedo se sarebbe fiero di me, della mia laurea in medicina, del ragazzo che ho al mio fianco. Ed ogni volta mi maledico per essere stata così ingenua a concedermi del tutto a quel riccio maniaco. I suoi occhi erano verdi, molte persone li scambiano per smeraldi ma io no. Io vedo le tenebre in quegli occhi, vedo il buio, sono cupi. Pozzi infiniti di male, di desiderio e di cattiveria.
Lui mi picchiava, non perché aveva problemi e tornava a casa ubriaco. No,lui mi picchiava per il semplice gusto di farlo, perché lo divertiva vedermi fragile, usarmi come un giocattolo da buttare e chiudere in camera quando ti annoia, e ripescarlo ogni volta che ne ha voglia.
Ma io avevo troppa paura per affrontarlo. Io non ce l'avrei mai fatta a denunciarlo.
Capii che eravamo arrivati quando con un colpo abbastanza forte la macchina  frenò costringendomi a portare il busto avanti.
Aprii la portiera senza aspettare che lo facesse il ragazzo, come da buone maniere.
Presi due buste, ne avevamo cinque in tutto, e salii le scale aspettando l'ascensore col ragazzo al mio fianco. 
Quando si fermò al secondo piano scendemmo e suonammo al campanello.
Mio fratello Niall ci venne ad aprire, guardai quei suoi occhi così simili ai miei che sprizzavano di gioia.
La casa non era cambiata di una virgola, il piatto di porcellana proprio sul davanzale della finestra dell'ingresso. Poco più in là c'era il divano blu di pelle, che riprendeva il colore delle tende da cui un lieve raggio di sole cercava di infiltrarsi, senza il loro permesso.
La televisione sul comodino dove c'era anche la play station di mio fratello, con cui stava giocando prima che arrivassimo.
Notai un quadro in più, quello che gli avevamo comprato io e Harry. Rappresentava una ragazza mora, con gli occhi blu in primo piano. Aveva in mano un coltello ricoperto di sangue e nell'altra mano una rosa bianca coperta col medesimo sangue.
Le braccia color mozzarella ma forzute di mio fratello mi circondarono il collo.
«Cos'hai fatto all'occhio?» chiese, accarezzando la parte in discussione.
Scostai la testa dal suo gesto delicato e mi nascosi dietro un ciuffo di capelli cadutomi davanti il viso di proposito.
«Oh niente» sussurrai, cercando di auto convincermi. «Stavo messaggiando e come una sciocca ho preso un palo.»
Ormai ero brava a inventare scuse, avevo sempre la risposta pronta. Il tempo ti abitua.
Annuì.
Harry aveva un sorriso disegnato sul volto, un sorriso divertito.
«Mamma! C'è Crystal!» urlò il mio piccolo fratello.
Pregai mentalmente che si godesse questi suoi ultimi anni di adolescenza.
Mia madre entrò nella camera, aveva una vestaglia e delle occhiaie che contornavano i suoi meravigliosi occhi blu.
'tutto bene'.
Era ciò che mi diceva sempre quando le porgevo la fatidica domanda: come stai?
Ma io lo sapevo che non stava bene, che era distrutta.
«Sei ancora con lui? Che hai fatto sta volta all'occhio? Sei caduta dalle scale? Sei inciampata? Quando ti deciderai a dirmi che è lui a lasciarti segni? Quando lo lascerai e tornerai a vivere normalmente con la tua famiglia? Diciotto anni buttati, tu che te ne vai via da casa con un ragazzo di ventiquattro anni invece di finire gli studi e la tua adolescenza come ogni altra ragazza normale!» urla mia madre.
Lo capiva.
Una madre le capisce certe cose. Una madre che ti è stata sempre vicina, che ti ha sempre ascoltata, lo capisce quando menti. E la aiutava il fatto che a lei non sapevo mentire. Lei è stata la persona che mi aiutata nel momento del bisogno, lei e mio padre. I miei genitori. Loro mi sono sempre stati vicino. Autolesionismo, bulimia, anoressia. Ed ho superato il tutto grazie a loro. Ma ora mi ritrovo al punto di partenza, permettendo a una persona diversa da me stessa di ferirmi, fisicamente quanto interiormente.
I miei occhi diventarono lucidi.
«Mamma per favore» la supplicai.
«Niall, va in camera tua e mettiti le cuffiette molto alte» ordinò Harry.
Il ragazzo fece come detto, cercando di evitare altri problemi.
«Senti Molly. Tu la devi finire con queste cazzate!»
Le tirò uno schiaffo.
Le mie lacrime iniziarono a scendere come fontane.
Gridai di fermarsi, di andare via ma lui non lo fece finché non fu soddisfatto.
La guancia sinistra di mia madre aveva preso il colorito rosso, si vedevano quattro dita disegnate in faccia.
La spintonò, facendola cadere a terra.
Vidi mia madre ferma lì, inespressiva.
Mi buttai su di lei con le lacrime agli occhi.
Harry mi tirò su prendendomi.per i polsi.
«Tra una settimana torniamo e vogliamo i vestiti puliti» ringhiò.
Continuavo a piangere. Cercavo di divincolarmi dalla presa di Harry ma niente. Mi stava trascinando fuori.
Quando entrammo nell'ascensore mi prese il mento tra due dita.
Strinse.
Iniziavo a sentire dolore.
«Asciugati le lacrime, puttana.»
Feci come mi aveva detto.
Entrammo in macchina.
Mise in moto molto bruscamente.
Le mie lacrime, silenziose ormai, non volevano fermarsi. Minacciavano di continuare per molti altri secondi, minuti, ore forse.
Avevo l'impulso di staccarmi la cintura di sicurezza, di aprire la portiera e di buttarmi fuori dalla macchina, al sicuro.
Il mio cuore batteva a mille, lo dovevo fare. Per me, per mia madre, per l'adolescenza di Niall.
Presi un respiro.
Mi buttai fuori, rotolai finché non andai a sbattere la testa contro un cassonetto. Ma non abbastanza forse per perdermi la scena. 
Harry che cerca di deviare, sicuramente in preda al panico per ciò che era successo, e una macchina che lo prende in pieno.
Sbiancai.
La Mercedes rossa del riccio si girò.
Mi appoggiai all'asfalto, sfrenata.
Dopo pochi minuti sentii l'assordante suono della sirena di un'ambulanza.
Signori vestiti di giallo si dirigevano alle auto.
Vidi un ragazzo vicino la macchina che aveva sbattuto contro quella del riccio.
Aveva le mani tra i capelli, ed era preoccupato.
Richiusi gli occhi.
Sentii dei passi avvicinarsi a me. 
«Signorina, tutto bene?» chiese un uomo sulla quarantina. Aveva anche lui una tuta gialla, abbinata con un caschetto tipo elmo sulla testa.
Annuii cercando di alzarmi, barcollai quindi mi sostenei sull'uomo, accettando di farmi aiutare.
«Lì c'è Harry» dissi indicando le macchine quasi frantumate.
«Ora ci avviciniamo, devono farle delle domande» disse portandomi in quel luogo claustrofobico a causa della tanta gente che si era riunita.
Vidi una barella uscire dalla macchina di Harry.
Mi avvicinai strattonandomi dalla presa dell' uomo.
Sulla barella c'era un corpo, coperto da un telo.
Tolsi il velo bianco e riconobbi la faccia di Harry.
Il suo volto, i suo occhi socchiusi, il suo naso dritto. Il tutto era di un colore rosso, bianco, nero.
Non riuscivo a distinguerlo. 
Iniziai a vedere appannato a causa delle lacrime.

Harry è morto.
Harry è morto.
Harry è morto.

La mia testa ripeteva quelle parole, scadendole.
Urlai, di nuovo.
Una mano si posò sulla mia spalla.
«Scusa. Io non volevo» mi disse un ragazzo.
Avrà avuto si e no vent'anni.
I suoi occhi erano celesti, contornati da un rosso, sicuramente a causa delle lacrime.
Il suo era il celeste che si vede solo negli abissi profondi del mare australiano.
Oh si, c'ero stata in Australia. Con la mia famiglia.
Avevo undici anni ma ricordo quella vacanza come fosse ieri.
La mamma, papà, Niall ed infine io. 
Io.
Io ora ero lì ed avevo la fortuna di rincontrare quel colore così divino, che solo i dèi dovrebbero aver l'onore di vedere. Di gustarlo in pieno.
Era il ragazzo coi capelli castani di prima. Che se li strofinava, maledicendosi.
Aveva la sua mano sulla mia spalla.
Mi scostai, lo fissai per qualche secondo e scappai.
Corsi. Corsi veloce.
Sentivo le urla della voce adulta del ragazzo di prima.
La sua voce adulta, ma allo stesso tempo da bambino.
Mi fermai appoggiando le mie mani sulle ginocchia e accovacciandomi di poco.
Avevo il fiatone, avevo corso. Corso come mai.
«Scusami davvero. Io non avrei mai voluto..» provò a dire ancora il ragazzo. Le sue parole smorzate dai singhiozzi.
Piangeva, piangeva come un bambino.
Le lacrime sovrastavano le sue gote rosse.
Harry era morto, la mia vita
sarebbe cambiata.

Mi avvicinai a lui e sussurrai un flebile 'grazie' al suo orecchio.
Lasciandogli poi un dolce bacio sulla guancia.




Sette anni dopo


«Mamma, mamma! La doccia non voglio farla!» urlò mio figlio.
Quel pargoletto ormai aveva sette anni.
«Suvvia Harry, poi puzzi e le mosche ti si appiccicano sui vestiti» dissi al bimbo riccio, pizzicandogli le guance.
«Ma Amanda non la fa mai la doccia!» si lamentò il bimbo.
«Amanda è piccola»
Amanda era la neonata.
La figlia di Louis Tomlinson. Mio marito.
Harry era il figlio di Harry Styles.
Il mio incubo.
Ma non lo ringrazierò mai abbastanza per avermi fatto incontrare l'amore della mia vita e, per avermi aiutata a mettere alla luce il mio primo bimbo. Un bimbo così dolce, dai ricci mori che ricordavano tanto suo padre.
Ma i suoi occhi, oh i suoi occhi erano così verdi da far invidia agli smeraldi.
Nessuna traccia di nero, o grigio.
Erano splendenti e così dolci e ingenui.


 




Allora, eccomi con una nuova one shot. Non vi preoccupate, non sto tralasciando 'Let it be'
A proposito, se vi va di farci un salto e farmi sapere che ne pensate mi farebbe
piacere :).
O non vi dimenticate di lasciarmi un vistro parere anche quì.
Bene. 
Ciaao dolcezze
Lyce xx


Ask: ask.fm/INeedTheirHug

 

  
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