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Autore: sunnymargot    19/11/2013    1 recensioni
Ogni volta più si allontana e più forte ritorna, come il mare che prima di uno tsunami si ritira e quasi scompare per poi tornare con violenza a sconvolgere tutto, a distruggere le persone, così Matteo distrugge Andrea.
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Slash.
3.771 parole.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il mare è senza strade, il mare è senza spiegazioni.

Mancano due giorni a Natale, il cielo è di un bianco pallido omogeneo, non si vede il sole e potrebbe iniziare a nevicare da un momento all'altro ricoprendo il giardino intorno a casa di Andrea, decorandone il tetto e depositandosi sui rami spogli degli alberi che sembrano tante braccia che tendono al cielo.

Andrea ha diciassette anni e si stringe forte al petto una coperta verde di lana che avrà su per giù la sua stessa età. È consapevole che quella riuscirà solo a placare il freddo che prova sulla pelle e non riscalderà il suo cuore, ma ciò nonostante se la preme addosso un po' di più.

Sono le otto del mattino ed è già sveglio, in realtà non ha mai davvero dormito, sa che non è una cosa normale visto che le vacanze di Natale sono iniziate da due giorni e come un qualsiasi adolescente dovrebbe fare la buca nel letto fino a mezzoggiorno.

Le vacanze di Natale sono iniziate da due giorni e sono due giorni che Matteo non si fa nè sentire nè vedere e ad Andrea andrebbe più che bene se solo riuscisse a non pensarci.

Si appoggia con i gomiti al davanzale della finestra di camera sua e schiaccia la fronte contro il vetro freddo, con gli occhi osserva la casa di Matteo che si trova accanto alla sua e nota ancora tutte le luci spente, quindi sospira e torna ad accovacciarsi sul letto morbido.

Lulù, la sua gatta, gli si posiziona tra le gambe e struscia la testa contro la sua pancia per ricevere attenzioni. Quando Andrea inizia a lisciarle il pelo con il palmo della mano, comincia a fare le fusa e pensa che nessuno lo amerà mai quanto la sua micia, tantomeno Matteo.

Andrea pensa a quante cose siano cambiate negli ultimi anni e serra la mascella per non iniziare a piangere, è una cosa che odia perchè lo fa sentire fragile e vulnerabile.

Pensa a quando lui e Matteo si sono conosciuti, era una tiepida mattina di metà settembre, il primo giorno della prima elementare. Matteo lo aveva letteralmente travolto ed Andrea era troppo piccolo per capire che in quel modo gli avrebbe stravolto anche la vita perchè Matteo è un uragano, ti sconvolge e ti distrugge.

Pensa al sorrisino furbo che Matteo ha da quando era ancora un bambino e per cui le bambine impazzivano. Andrea ha sempre odiato quelle bambine e successivamente le ragazze che gli ronzavano intorno come api sul miele. In terza elementare ha anche fatto lo sgambetto ad una bambina che gli correva dietro perchè aveva i capelli troppo biondi e gli occhi troppo azzurri ed era terrorizzato dal fatto che avrebbe potuto portargli via il suo Matteo.

Pensa a come crescendo sono diventati sempre più diversi, ma nonostante quello dalla prima alla terza media Matteo lo ha aspettato sotto casa per prendere il pulmino insieme e continuava a voler essere il suo compagno di banco.

Andrea ha sempre pensato che l'amicizia tra lui e Matteo fosse morbosa e bella, perchè Matteo è bello e lo è sempre stato.

Si ricorda quando in terza media, quasi alla fine della settimana bianca, si fece male ad un ginocchio cadendo dallo skylift e uscito dall'infermeria Matteo lo abbracciò forte. Già a quell'età Matteo era più alto di lui di almeno quindici centimetri e mentre lo stringeva poteva sentire il suo cuore battere furiosamente attraverso il maglione pesante. Andrea si rese conto che tra quelle braccia avrebbe voluto starci sempre e forse Matteo lo capì perchè da quel giorno cominciò ad abbracciarlo spesso. Lo abbracciava quando prendeva un brutto voto a scuola, quando litigava con suo padre, quando si ritrovavano a casa di uno o dell'altro a guardare un film e quando d'estate avevano freddo appena usciti dall'acqua dopo aver fatto il bagno.

Andrea si accorse di provare dei sentimenti nei confronti di Matteo che andavano oltre l'amicizia la notte prima di Ferragosto tra la prima e la seconda liceo. Durante il primo anno si erano un po' allontanati frequentando amici diversi con interessi diversi, ma erano comunque nella stessa squadra di calcio e la loro amicizia era troppo importante per essere persa. Così d'estate avevano deciso di ricominciare ad uscire insieme e le cose andavano anche meglio di prima ed erano felici. La notte del quattordici agosto si fermarono a mangiare una pizza in spiaggia accompagnata da una birra che li faceva sentire tanto grandi, tanto leggeri. Si sdraiarono su un asciugamo sulla spiaggia e aspettarono le dieci quando iniziarono a sparare in cielo, da una piattaforma in mezzo al mare, dei fuochi d'artificio a ritmo di musica, ogni canzone era accompagnata da armoniose esplosioni colorate e Andrea pensava che tutto fosse bellissimo, ma non quanto Matteo sotto le luci colorate che mettevano in risalto gli zigomi alti e pronunciati, il naso fine leggermente a punta e gli occhi profondi nei quali si sarebbe buttato senza pensarci due volte come ci si lancia in mare perchè la nave sta andando a fuoco. E poi le sue labbra, quelle labbra fini e rosa che sabravano di velluto e mai come in quel momento si rese conto di quanto avrebbe voluto baciarle. La musica gli risuonava in testa e innumerevoli colori gli balzavano intorno ma l'unica cosa che riusciva a guardare erano le sue labbra. Si ricorda che ad un certo punto Matteo se ne accorse e si girò a guardarlo, non si era reso conto di quanto fossero vicini finché non sentì il respiro caldo di Matteo infrangersi sulla sua pelle come il mare sugli scogli. Andrea ancora non riesce a spiegarsi come ha fatto ad essere così stupido, così impulsivo, sporgendosi a baciarlo. Fu un attimo un lieve contatto di due bocche che si sfiorano, giusto per sentirne la morbidezza, il sapore agrodolce, con ancora il retrogusto della birra. Matteo spalancò gli occhi, ma non si mosse, aspettò solo che Andrea si scostasse per poi alzarsi e scappare da ogni cosa, dalla sabbia appiccicata alle caviglie, dalla musica che gli martellava nella testa, dalle luci che gli sfuocavano la vista, dalle persone che di loro nemmeno si erano accorti e scappò ancora mille volte da Andrea e mille volte si chiese cosa sarebbe successo se fosse restato. Ma il mare fermo non può stare.

Da quel giorno Matteo non si fece più sentire e Andrea non lo cercò perchè voleva lasciargli i suoi spazi, aveva paura che si sentisse oppresso come un pesciolino in una boccia d'acqua.

Si rividero a settembre, a scuola, quando l'aria era ancora tiepida mentre tra loro c'erano valli sconfinate ghiacciate.

A metà anno ricominciarono a parlare abbastanza tranquillamente, Andrea cercava di non soffermarsi troppo sui suoi sorrisi e Matteo evitava di parlare dell'estate passata. Col tempo, senza che Andrea ne capisse il motivo, il loro rapporto iniziò a complicarsi.

Matteo gli rispondeva male in pubblico, ma il pomeriggio lo chiamava per sapere come stava e ogni volta che Andrea avrebbe voluto mandarlo al diavolo rispondeva 'normale'.

Matteo lo prendeva in giro con i suoi nuovi migliori amici e poi gli chiedeva di andare a mangiare una pizza insieme o di fare un giro in città.

Ogni volta più si allontana e più forte ritorna, come il mare che prima di uno tsunami si ritira e quasi scompare per poi tornare con violenza a sconvolgere tutto, a distruggere le persone, così Matteo distrugge Andrea.

E ora Andrea, con la sua coperta di lana verde che lo avvolge e la gatta tra le gambe che fa le fusa, vorrebbe davvero che Matteo scomparisse completamente e definitivamente dalla sua vita perchè lui non ce la fa più. Lo ama con ogni singola particella del proprio corpo e questo lo sta disintegrando e ha paura che presto si ridurra in sabbia, di quella fine che si fa odiare perchè si appiccica e non riesci mai a mandarla via bene.

 

Il sole è ormai calato, è tardo pomeriggio, e solo ora Andrea si rende conto che ha passato l'intera giornata a rimuginare su Matteo e sul loro rapporto. Una giornata sprecata, pensa.

Il campanello suona e lui farebbe volentieri finta di niente tornandosene in camera, ma sua madre, da sotto la doccia, gli urla di guardare chi è alla porta e quindi deve fare due passi indietro. Quando apre la porta tutto quello che vede è Matteo che si stringe nel cappotto nero lungo fino alle ginocchia, il colletto rialzato gli sfiora gli zigomi e per un istante invidia quel colletto. Andrea realizza che sta stringendo con troppa forza la maniglia della porta e che le nocche della mano sono diventate bianche. Matteo sorride e Andrea vorrebbe prenderlo a pugni per far sanguinare quelle labbra che non può baciare.

"Hei", la voce di Matteo è calda e dalla sua bocca esce una nuvoletta di aria condensata.

Prima di rispondere Andrea esce completamente di casa e si chiude la porta alle spalle. Non vuole farlo entrare, vorrebbe anzi, che se ne andasse il prima possibile, così lui può tornare a deprimersi in camera sua in compagnia della sua gatta.

"Che vuoi?", chiede freddo come il vento che gli pizzica il viso.

Per un attimo il sorriso sparisce dal volto di Matteo che lo guarda perplesso, probabilmente non si aspettava ostilità da parte sua, "Io, niente, volevo solo salutarti".

"Ok, ciao", replica tagliente, ma non si muove, rimane lì fermo a guardarlo e non sa perchè, ma vorrebbe picchiarsi per non riuscire a staccare i piedi dal tappettino di benvenuto e riportarli dentro casa. Anche respirare diventa difficile.

"Andre, ho fatto qualcosa di sbagliato?", chiede allora Matteo perchè è davvero confuso, vuole solo passare un po' di tempo con lui, solo loro due da soli e pensava che Andrea sarebbe stato felice di questo.

Andrea vorrebbe ribattere, ma dei fiocchetti bianchi stanno cadendo dal cielo come se stessero danzando e si incastrano perfettamente tra i capelli mori e lisci di Matteo, che però non sembra intenzionato ad andarsene.

"Hai intenzione di farmi congelare qua fuori?", chiede infatti con una punta di fastidio mentre un fiocco di neve gli si posa sul naso e Andrea non riesce a trattenere un sorriso, vorrebbe picchiarsi anche per questo.

Apre la porta e la tiene aperta per far entrare Matteo che si stringe nelle spalle perchè sta effettivamente morendo di freddo, i fiocchi di neve si sono sciolti e gli hanno bagnato i capelli.

"Dammi pure il cappotto", dice Andrea con una mano tesa per afferrare l'indumento che Matteo si sta sfilando, lo appende all'attaccapanni e poi si dirige in cucina senza girarsi a vedere se l'altro ragazzo lo sta seguendo.

"Ti va una cioccolata calda?", chiede tirando fuori dalla credenza un pentolino e poi un paio di buste di ciobar perchè conosce Matteo e sa che non rifiuterà mai una cioccolata calda, non con quel freddo che gli stringe le ossa e le viscere.

Matteo annuisce quando Andrea si gira verso di lui, "Perchè sei arrabbiato con me?".

Matteo si siede su uno sgabello che sta intorno al piccolo tavolo della cucina e Andrea inizia a girare con il cucchiaio la cioccolata all'interno del pentolino, gli dà le spalle.

"Non sono arrabbiato con te", dice solamente mentre pensa, è solo che mi fai male e vorrei baciarti e cancellarti dalla mia vita.

"Non sembra", insiste Matteo appoggiando i gomiti sul tavolino e tenendosi la testa tra le mani, gli fa male, pensa che potrebbe scoppiare da un momento all'altro.

Andrea sbuffa e abbassa il fuoco sotto il pentolino per non far bruciare la cioccolata, "Cosa vuoi che ti dica?", si rigira verso di lui e si appoggia al piano della cucina attento a non venire in contatto col pentolino di metallo.

Matteo fa spallucce, "La verità".

Andrea ha quasi l'istinto di tirargli in testa il cucchiaio sporco di cioccolata che sta tenendo in mano, "La verità è che non sopporto più il tuo comportamento nei miei confronti, non sopporto essere trattato come feccia umana da quello che pensavo essere il mio migliore amico e non sopporto che mi vieni a cercare sempre e solo quando ti pare".

Matteo lo guarda senza fiatare perché sa che ha ragione, per questo abbasso gli occhi sul tavolino e fissa le venature del legno, tutto pur di non guardare Andrea negli occhi.

Andrea spegne il fuoco sotto il pentolino e versa la cioccolata nelle due tazze a tema natalizio, posa quella con le renne davanti a Matteo e quella con i pupazzi di neve davanti a sè mentre si mette a sedere di fronte all'altro ragazzo che gli sussurra "Grazie".

Bevono la cioccolata in silenzio, Andrea non ha voglia di parlare e Matteo non ne ha il coraggio. Andrea sente la cioccolata bruciargli la gola, ma non gli importa, spera sia abbastanza bollente da annientare le farfalle che gli svolazzano prepotentemente nello stomaco ogni vota che incontra gli occhi di Matteo, nonostante tutto.

"Questo comunque è per te e visto che domani è Natale e sono a pranzo dai nonni ho pensato di portartelo stasera", dice ad un tratto Matteo tirando fuori dalla tasca un sacchettino di tessuto nero e glielo porge, "So che magari non è quello che ti aspettavi, ma mi piaceva".

"Io non mi aspettavo proprio niente", confessa Andrea tirando i cordini del sacchetto per aprirlo, ne estrae una catenina con una barchetta.

Per non affogare nel mare immenso che sei.

"E' bellissima", dice osservandola, è bellissimo il fatto che tu abbia anche solo pensato a farmi un regalo.

"Sono felice che ti piaccia", sorride davvero felice, ma poi il suo sguardo si rabbuia di nuovo, "Comunque se vuoi che vada via, non c'è problema".

Andrea si morde il labbro ed improvvisamente non vuole che Matteo vada via, forse non l'ha mai voluto. Masochista, ecco come si definisce nel momento in cui gli dice di restare.

"Possiamo guardare un po' di tv su in camera", dice scuotendo le spalle fingendo tranquillità.

Matteo sorride ed annuisce, "Come ai vecchi tempi". Gli passa un braccio intorno alle spalle e lo stringe un po' mentre salgono le scale, Andrea gli manca, gli manca tantissimo come mancherebbe il sale al mare. Semplicemente, pensa, il mare senza il sale non sarebbe più mare.

Matteo si sfila le scarpe e si sdraia sul letto a una piazza e mezzo di Andrea che sta cercando il telecomando in mezzo a dei cd, quando lo trova si stende accanto a lui ed accende la tv.

Stanno trasmettendo uno di quei noiosissimi film natalizi, ma Andrea non gli presta nessuna attenzione perchè sta pensando al modo in cui il ginocchio di Matteo è appoggiato al suo.

"Ho freddo, comunque", Matteo si lamenta e Andrea sorride perchè sporge il labbro inferiore e sembra un cucciolo. Prende un plaid dall'armadio, blu, come il mare, come la tempesta che gli scatena dentro solo perchè è sdraiato accanto a lui. Ha sempre la catenina che gli ha regalato tra le dita e si chiede se mai riuscirà a rimanere a galla, senza affogare, senza morire. Si può morire per amore? Forse no, ma magari può uccidere non poter mostrare il proprio amore.

"Molto meglio", dice Matteo portandosi la coperta fino al mento, con un espressione serena fin troppo adorabile. Le loro braccia si sfiorano sotto il plaid e Andrea venderebbe un rene al mercato nero per potergli prendere la mano e vedere se davvero le loro dita si incastrano perfettamente come nei suoi sogni.

"Comunque sei importante per me", dice Matteo senza guardarlo negli occhi, sente però Andrea sussultare, ovviamente non si aspettava di sentire quelle parole.

"Anche tu, ma questo tu lo sai", non poteva non saperlo, tutti lo sapevano e pensavano che forse morbosamente appiccicoso nei suoi confronti, ma non sapevano il perchè Andrea fosse così.

Matteo sembra non ascoltarlo, guarda nel vuoto cercando le parole giuste, le misura una ad una prima di pronunciarle, "E mi dispiace perchè non riesco mai a dimostrartelo, perchè quando c'è qualcun altro ti tratto male. Io davvero non vorrei, ma ho paura che capiscano".

Andrea ascolta e cerca di interpretare le sue parole, prova a dargli un senso, ma forse è troppo agitato e per questo non riesce a dire una parola. Sta cercando di controllarsi per non tremare in modo convulsivo da quanto è nervoso.

Fanno entrambi finta di guardare la tv quando Andrea chiede, "capire cosa?".

Anche Matteo è nervoso e si pente di aver iniziato quella conversazione, ma ormai sa che non può tirarsi indietro, ma nemmeno è in grado di fare un passo avanti. Cerca solo di stabilizzare la situazione.

"Che la nostra amicizia non è normale, ciò che è successo quell'estate ne è la prova".

Andrea vorrebbe essere inghiottito dal letto in quel preciso momento, non avevano mai affrontato l'argomento e non capisce perchè Matteo senta il bisogno di parlarne proprio ora.

"Comunque dai, guardiamo la tv", dice poi scrollando le spalle.

Andrea lo guarda stralunato. Gli è grato per aver chiuso il discorso, ma non può comunque dimenticare quello che ha detto. In particolar modo non capisce se Matteo è in piccola parte interessato a lui in quel senso e cerca di mascherare la cosa con i suoi comportamenti. Andrea è confuso, si è perso in mezzo al mare e non sa più dove andare.

Matteo si sistema comodo e piano piano si rilassa con la testa appoggiata alla spalla di Andrea. Gli sono sempre piaciute le sue spalle larghe e il petto ampio, gli danno un senso di protezione.

Andrea arrossisce e sente il respiro caldo di Matteo attraversargli il maglione, è così piacevole che in quel momento ringrazia di non essere un gatto perchè altrimenti avrebbe iniziato a fare le fusa.

Andrea non ce la fa più, cerca di regolare i respiri ma Matteo così presente lo agita e si sente come una zattera in mezzo ad un mare in tempesta.

Inclina piano la testa verso di lui e lo guarda, è ogni giorno più bello. Pensa a quando ha baciato quelle labbra e avrebbe voglia di farlo ancora e ancora, oggi, domani e dopodomani e il mese dopo e l'anno dopo e la vita dopo.

Matteo si accorge che lo sta fissando e solleva lo sguardo trovandosi davanti al naso la bocca di Andrea. Non è la prima volta che nota quanto siano rosa e piene le sue labbra, vorrebbe testarne la morbidezza anche solo per pochi secondi. Al solo pensiero sente mancargli il respiro e realizza quanto Andrea sia oggettivamente vicino.

Il cuore di Andrea inizia a martellare violentemente contro la gabbia toracica minacciando di spaccargli le costole. Quella situazione gli ricorda la prima volta che si sono baciati e non sa cosa fare. Pensa che potrebbe impazzire perchè l'odore di Matteo è ovunque, sale per le narici, gli brucia le vie respiratorie e gli invade i polmoni.

Matteo continua a fissargli le labbra e vorrebbe quasi lasciarsi andare per una volta, una soltanto.

Ma se c'è un difetto che è sempre stato consapevole di avere è l'eccessiva razionalità e il suo cervello continua a fargli passare nella testa tutto quello che baciare Andrea comporterebbe. Sicuramente, pensa, se lo bacia non può poi fare finta che non sia successo nulla e far tornare le cose come prima, non può tornare ad ignorarlo. Gli altri ragazzi capirebbero che c'è qualcosa di strano tra loro. Andrea potrebbe avere gesti affettuosi nei suoi confronti davanti a tutti e allora inizierebbero a prenderli in giro, a fare battute di cattivo gusto, a non volersi spogliare più con lui negli spogliatoi. Diventerebbe il "frocio" della classe, della squadra di calcio, del paese.

Matteo spalanca gli occhi quando si rende conto che Andrea si sta avvicinanco lentamente e pericolosamente e fa uno scatto indietro perchè proprio no, non può e si sente malissimo mentre afferra velocemente le scarpe lasciate ai piedi del letto e corre giù per le scale.

Deve ricorrere a tutta la sua buona volontà per non vomitare o scoppiare a piangere, sente mille aghi conficcati nel petto.

Quando arriva al piano di sotto ha il fiatone nonostante giochi a calcio e corre tutti i giorni per ore.

Incontra lo sguardo della madre di Andrea che è in cucina a preparare la cena. È sempre stata una donna dolce e lo guarda come se avesse capito tutto, come se riuscisse a leggergli dentro ogni pensiero, sembra dispiaciuta ma comprende che non è una situazione semplice. Sua madre non l'ha mai guardato così.

Matteo sente il cuore stringersi mentre si appoggia con la schiena al muro per infilarsi le scarpe, prende il cappotto e con un piccolo segno di saluto scappa chiudendosi la portone alle spalle.

Entra in casa e si chiude in camera girando la chiave nella serratura perchè non vuole vedere nessuno nè sentire nessuno. Si sente rotto e sbagliato, tutto quello che è, tutto quello che fa è sbagliato. Prende l'erba che ha nascosto sotto il materasso e si prepara una canna perchè deve assolutamente scaricare la tensione. Apre la finestra nonostante il freddo e la accende, fa un tiro e si siede con la schiena contro al muro e le ginocchia al petto. Ne fa un altro e inizia a piangere perchè si sente una merda. Non fa altro che ferire Andrea, la persona che ama di più al mondo anche se non in quel senso e in realtà non sa nemmeno in che senso. Sa solo che anche questa volta è scappato e probabilmente continuerà a scappare.

 

Andrea è rimasto immobile sul suo letto per tutto il tempo, non sente nulla. Non sente la sua gatta che miagola per entrare in camera contro la porta che Matteo ha sbattuto. Non sente la neve che continua a cadere indifferente ai suoi problemi. Non sente che il protagonista del film che trasmettono in tv si sta dichiarando con una canzone melensa. Andrea ha sentito solo il suo cuore fare un piccolo e timido "crack", è imploso e poi il vuoto. Il vuoto dentro, fuori, sotto i piedi, tra le costole, negli occhi.

Stringe la collanina che Matteo gli ha regalato nella mano conficcandosela nel palmo, vuole farsi male, vuole sentire qualcosa, qualsiasi cosa, ma non sente nulla. Capisce che la barchetta del ciondolo non è la nave che lo trarrà in salvo, ma quella che lo farà affogare in mezzo ad un mare in tempesta.

 

Quando vai via da me porta via quello che sei.
Sai che peso ha su di me la tua pelle se poi non c'è?
Tanto, non mi importa quanto cielo dovrò strappare
per coprire e accarezzare quel sorriso
che neanche il mare sa di avere.

 

 

Ciao :)

Questa è la prima OS originale che scrivo e spero tanto che vi piaccia.

Il titolo è preso da una storia di Baricco, che però devo ammettere non ho ancora letto, nonostante sia nella mia lista di libri. Solo che quando ho letto quella frase mia ha colpita.

Questa OS è ispirata a due ragazzi che conosco che hanno un rapporto un po' strano e quindi la mia fantasia ha preso il volo e io più o meno immagino ci sia una cosa simile tra loro.

Il testo alla fine è una canzone dei Negramaro, "Neanche il mare", che vi consiglio di ascoltare perchè la trovo davvero bellissima. Ve la linko -> http://www.youtube.com/watch?v=YcVQB6QIA3E

Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate con una recensione e per qualsiasi cosa mi trovate anche su twitter -> @sunnymargot :)

Un bacio, Sonia xx

  
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