Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |      
Autore: xehjharry    20/11/2013    0 recensioni
Harry Styles e Sam Reed sono due studenti dell'Hight School of London ma non si conoscono.
Harry è molto famoso per la sua eccellenza nell'ammaliare e conquistare qualsiasi ragazza.
Sam invece ha un altro tipo di eccellenza: quella scolastica. È colei che ha la media dei voti più alta dell'istituto ma questo non la rende popolare, anzi, è praticamente invisibile – questo è il termine con cui la definirà Harry –, fatta eccezione per suo padre John, per la sua migliore amica Elly e per Mark, un ragazzo amante degli insetti con una stratosferica cotta per Sam ma che questa continua a rifiutare, quel ragazzo la disgusta profondamente.
Il caso li farà incontrare per pochi minuti mettendoli uno di fronte all'altra: Sam conosce di persona il famigerato Harry Styles. Harry Styles scoprirà finalmente dell'esistenza di Sam Reed.
Sarà un fiasco? Scoppierà la scintilla? O ci sarà un colpo di fulmine?
Per scoprirlo non potete far altro che leggere la storia.
---
Spero di avervi incuriositi almeno un po' e che leggiate la storia. In qualsiasi caso grazie mille per aver anche solo letto l'introduzione!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



 

La timidezza, fonte inesauribile di disgrazie nella vita pratica, è la causa diretta, anzi unica, di ogni ricchezza interiore.
- Emil Cioran. -

 

Mio padre che correva per casa in preda al panico.
Mio padre che inciampava nei cavi che legavano il vecchio e sudicio frigorifero allo scrostato fornellino da campeggio, che lui osava chiamare fornello, per rubare un po' di gas da questo.
Mio padre che sbraitava parole, di cui non sapevo neanche l'esistenza, al cielo.
Mio padre che si piazzava sotto la piccola finestrella che si trovava in cucina/salotto/sala da pranzo, in cerca di un po' di sole che gli permettesse di abbinare al meglio la cravatta all'abito serioso, come mi piaceva definirlo, che indossava per il lavoro.
Mio padre che sceglieva sempre quella più schifosa.
Mio padre che mi chiedeva come sembrava.
Io che gli rispondevo sempre con la stessa frase: “Come un trentasettenne sul lastrico che non sa più che pesci prendere per portare avanti tutta la baracca”.
Mio padre che mi scimmiottava ripetendo insieme a me quelle parole che ormai aveva imparato a memoria.
Mio padre che mi pregava di aiutarlo ad assumere un aspetto quanto meno decente.
Io che accettavo, non prima però di essere sicura di avere un mio tornaconto come: qualche soldo in più in tasca, scegliere io la cena, spostare nel week-end di un ora il coprifuoco.
Mio padre che dopo avermi ribadito di essere la sua rovina scappava, inciampando di nuovo nei cavi, schioccandomi un bacio sulla fronte e dicendo di volermi bene.
Infine, prima di chiudere la porta, mi avvertiva che per cena c'era il solito vomitevole piatto surgelato e che mancavano solo dieci minuti all'inizio della giornata scolastica.
Quindi: io che mi vestivo in fretta e furia con i primi abiti che mi capitavano sottomano.
Io che inciampavo per indossare i jeans.
Io che pettinavo, o meglio cercavo di pettinare, quella massa informe che costituiva i miei capelli.
Io che afferravo lo skateboard dalla ma camera, se così si poteva definire una stanza 3x3 con un letto e una scrivania, ovvio.
Io che chiudevo con forza la cigolante porta dell'appartamento che odiavo con tutta me stessa.
Io che sfrecciavo per le strade di Londra con la speranza che Joe, il bidello pazzo del mio istituto, non avesse ancora chiuso i cancelli.
Io che riuscivo ad entrare alla prima ora per il rotto della cuffia.
Questa era la solita scenetta mattutina che prendeva luogo in casa Reed. Questa era la scenetta che anche quella mattina prese luogo.
- Un secondo più tardi e avresti ululato in aramaico le peggiori bestemmie di questo mondo! - affermò decisa e divertita Elly, una ragazza dai capelli neri come la pece e gli occhi di un azzurro disarmante; nonché, la mia migliore amica.
E, forse, anche la mia unica amica.
- Un secondo più tardi e non sarei riuscita neanche ad emettere una vocale: mi sarei schiantata contro il cancello! - poggiai le mani sulle ginocchia e, come se quella posizione aiutasse a farmi riprendere fiato, espirai ed ispirai lentamente.
Chiuse con forza il mio armadietto, producendo così un rumore secco che si riprodusse per tutto il corridoio vuoto, e prese a spingermi verso la casse che avevamo alla prima ora - Forza che la signorina Flich ha iniziato la lezione già da cinque minuti e io mi beccherò un'altra strigliata per colpa tua! -
- Nessuno ti dice di aspettarmi! - bofonchiai mentre sbadigliavo.
- In realtà lo faccio per sedermi accanto ad Austin*, sai ho detto a tutti in classe di non azzardarsi ad occupare il posto vicino a lui, così essendo l'ultima ad entrare quel banco sarà sicuramente mio e sembrerà del tutto spontaneo. - sorrise raggiante al suo piano mentre io scuotevo la testa rassegnata da tanta stupidità – Non azzardarti a sederti vicino a lui! - mi minacciò puntandomi l'indice contro prima di varcare la soglia della classe adibita per le lezioni di letteratura.
Salutai cordialmente la professoressa giovanissima impegnata ancora a fare l'appello e sgattaiolai in fondo alla classe, con la speranza di passare il più inosservata possibile.
Se c'era una cosa che non sopportavo era stare al centro dell'attenzione.
Cioè, i miei nervi non lo sopportavano.
L'idea che tutti mi fissavano mi faceva diventare più goffa di quanto non lo fossi normalmente e questo mi faceva fare più figure di merda di quante ne facessi normalmente. Senza parlare poi del viso che diventava dello stesso colore dei mie capelli: rosso, solo molto più acceso.
Ero la persona più timida dell'istituto, avevo “vinto” anche una specie di titolo a scuola come, appunto, “persona più timida del High School of London”. Il che era un vero schifo: un po' per la poca fantasia che poteva vantare il mio istituto nello scegliere i nomi, un po' perché questo “premio” era stato motivo di ancora più timidezza e un po' perché essere timidi faceva veramente schifo.
Non riuscivo a parlare con persone che non conoscevo, dalla mia bocca uscivano solo versi che mi facevano apparire un troglodita. Se parlavo era perché avevo preso confidenza e quando acquistavo questa con una persona significava che mi ci ero affezionata veramente tanto e, poi, successivamente, si rivelavano degli stronzi che non meritavano la mia fiducia.
Non era raro che gli unici con cui riuscissi a parlare liberamente erano Elly e John, mio padre. Ah e con Mark, ma con lui ci parlavo solo per rifiutarlo quando mi chiedeva di uscire perché, ovviamente, solo lo sfigato più sfigato della scuola nutriva interesse per me. In realtà era anche l'unico che mi avesse mai notato, ci avrei scommesso.
Scacciai questi pensieri dalla mia mente e osservai Elly sorridermi soddisfatta: il suo piano aveva funzionato, era riuscita a sedere accanto al ragazzo che le piaceva.
Ricambiai il sorriso, che non so per quale ragione parve più una smorfia, e mi concentrai sulla lezione.
Se c'era una cosa che avevo imparato era che se volevo far soldi dovevo diventare qualcuno e per diventare qualcuno dovevo diplomarmi e poi laurearmi con voti dignitosi, altrimenti avrei finito per condurre una vita come John e, per quanto gli volessi bene, non era assolutamente nelle mie intenzioni.


---

Quando l'ultima campanella che segnava la fine delle lezioni mattutine suonò centinaia di studenti si riversarono fuori della classi diretti verso la mensa, pronti a mangiare qualche discreto pasto che offriva la scuola. Si perché gli alimenti da noi era abbastanza buoni ma, infondo, se non offriva la mia scuola del buon cibo quale altra scuola avrebbe dovuto offrirlo? Le tasse per frequentarla erano così alte che oltre a mangiare bene ci saremmo dovuti sedere su sedie d'oro! Ovviamente io mi mantenevo con una borsa di studio che vincevo ogni anno, John riusciva a stento a pagare le bollette della luce figuriamoci se avesse dovuto pagare anche la mia educazione, per questo era di vitale importanza per me avere una media eccellente.
Mi diressi a passi svelti al solito posto dove mi incontravo con Elly, accanto all'entrata dell'edificio, cosicché avrei potuto mettere qualcosa sotto i denti: la mia pancia brontolava in un modo a dir poco imbarazzante.
Non appena scorsi i suoi lunghi capelli neri mi accinsi a raggiungerla ma quando sentii delle urla provenire dal cortile mi bloccai di colpo e mi voltai verso di esso.
- Sam, Sam. - cominciò ad urlare Elly.
Serrai gli occhi mentre il mio viso già diventava scarlatto. Non osai girarmi, sentivo gli occhi degli altri studenti perforarmi il corpo e per evitare il contatto diretto con i loro sguardi mi diressi in cortile nonostante me ne fregassi altamente di quello che stava accadendo.
Fuori trovai più persone di quanto mi aspettavo quindi dovetti mettermi in coda e alzarmi un po' sulle punte per scorgere qualcosa, fingendomi curiosa. Cinque persone si trovavano al centro del cerchio formato dagli studenti alquanto divertiti: quattro ragazzi e una ragazza. Un Mark Williams furioso e imbarazzato era seduto sull'asfalto, a gambe aperte e con lo sguardo rivolto ad un Harry Styles sogghignate e soddisfatto. Dietro quest'ultimo si stagliavano statuari Zayn Malik, che sorrideva compiaciuto, e Niall Horan, che invece sembrava non saper decidere tra l'essere divertito oppure scocciato. Un espressione decisa era però dipinta su volto di Honey Williams che era chiaramente disgustata e si trovava proprio nel mezzo tra Harry e il suo fratellastro.
Tesi le orecchie per ascoltare quello che Mark, ora spaventato, stava balbettando – L-l-l-lasciami in pace. P-p-perché te la prendi c-c-con me? I-io non ti ho f-fatto n-n-niente! -
- Vivi, ecco cos'hai fatto! - rispose prontamente Harry mentre il ghigno si allargava sul suo viso. Si avvicinò così tanto al ragazzo steso a terra che questo, per poterlo guardare, dovette inclinare all'insù la testa di molto, ebbi paura che il suo collo si sarebbe spezzato da un momento all'altro.
- Lascialo in pace! - urlò Honey avvicinandosi a sua volta ai due.
Harry si girò verso di lei non perdendo il sorriso, un po' sinistro vista la situazione – Solo se esci con me, Williams! -
La ragazza prese a scuotere la testa sempre più disgustata – Neanche per sogno! -
- Sparisci Honey! - sbraitò Mark in un impeto di rabbia mentre balzava in piedi.
Tutti parvero sbalorditi, giustamente! Mark avrebbe dovuto aizzarsi contro Harry, non contro la sua sorellastra che lo stava difendendo.
- Con piacere, non voglio rimetterci la faccia per un poveraccio come te! - rispose allora Honey creandosi un varco tra le persone per poter uscire di scena.
- Beh – riprese Harry dopo aver squadrato il sedere di Honey fino a quando questa si mischiò tra la folla – A questo punto credo di poter... -
Non riuscì a terminare la frase perché una voce rauca tuonò severa – Cosa sta succedendo qui? -
Mentre Harry lasciava le spalle di Mark, tutti iniziammo a disperderci sgattaiolando in tutte le direzione. Elly però si fermò proprio dietro il portone e sporse un po' il capo per origliare ciò che il preside stava dicendo ai ragazzi coinvolti nella faccenda.
Sbuffai e dopo averle afferrato un braccio la trascinai in mensa dove, finalmente, sgranocchiai qualcosa.
Il chiacchiericcio nella sala era più alto del solito ed era palese che tutti stavano commentando la scena vista pochi minuti prima, anche la mia amica cercava di arrivare a capo della situazione.
- Secondo te l'ha sfidato? - mi chiese mentre incrociava le braccia sul tavolo – Intendo Mark, ha sfidato Harry secondo te? -
Scrollai le spalle e dopo aver inghiottito un paio di maccheroni al formaggio mi accinsi ad aggiungere – Secondo me non c'è un vero motivo, Harry voleva divertirsi e ha preso Mark come capo espiatorio. -
Lei scosse il capo sicura – Impossibile, Harry non è così subdolo. Deve esserci qualche ragione! -
- Ma per favore, l'hai visto il ghigno che aveva? Voleva metterlo in imbarazzo per il semplice motivo di svagarsi un po'! - lasciai cadere svogliatamente la forchetta nel piatto e lo allontanai. Stranamente non mi andava più di mangiare; e non sapevo se la cosa più preoccupante era questa oppure il fatto che nella mia scuola prendere in giro un ragazzo solo perché ci si annoia era normale e per di più anche divertente.
Quello Styles era proprio un coglione, veramente carino certo, ma comunque un gran coglione!
- Sam per favore, sto cercando una scusante per Har... - si bloccò a metà di quella che mi sembrava una ramanzina – Mark stravede per te! -
Alzai un sopracciglio confusa – Dov'è? Non dirmi che sta venendo qui! - mi guardai un po' attorno ma non vidi nessuno avvicinarsi.
Se fosse venuto mi avrebbe chiesto di uscire e io, visto che con le buone maniere non capiva, avrei dovuto essere dura ma dopo quello che gli era successo proprio non mi andava di sparargli in faccia altre cattiverie. Per questo motivo trassi un bel sospiro quando mi accorsi che non c'era proprio nell'enorme stanza.
- Potresti uscire con lui e sapere perché Styles si è comportato così! - batté le mani entusiasta e mi mostrò un sorriso enorme.
Decisi che non le avrei proprio risposto quindi ripresi a mangiare i miei maccheroni ormai freddi, giusto perché non avevo niente da fare.
- Comunque, ho una notizia bomba! - si riprese lei dalla delusione che le avevo appena dato e iniziò a saltare sulla sedia. Quella ragazza era un vulcano di energia, tutto il contrario di me che invece sembravo costantemente stanca.
- Hai scoperto il colore preferito di Austin? - domandai sarcastica e ripresi a parlare prima che lei potesse dire qualcosa – Oppure qualche altra cosa assurda su di lui che si rivelerà totalmente inutile per avvicinarlo a te? - lo ammettevo, certe volte ero proprio stronza.
Lei parve offesa – Il colore preferito di Austin già lo so, è il blu! - non riuscii a trattenermi dallo scoppiare a riderle in faccia, lei si indignò ma poi ritorno alla sua solita esuberanza – Sabato la nostra scuola darà un ballo! - e questa volta dovetti mantenerla buona sulla sedia per impedirle di inscenare un balletto davanti a tutti gli alunni.
- Un altro? E qual'è la scusa che Allison ha usato questa volta? - domandai disinteressata.
Dall'inizio di quell'anno scolastico, il terzo per me e Elly, ogni mese la nostra suola dava un ballo: una volta per beneficenza, un'altra per farci conoscere dalle persone, un'altra per stringere rapporti con gli altri istituti e altre motivazioni insensate inventate da Allison Stone, meglio risaputa come la troia della scuola, per conoscere e poi in seguito portarsi a letto tutti i ragazzi della città. Ovviamente era anche un modo per farsi incoronare regina, per commentare i vestiti delle altre ragazze e per prendere per il culo quelle senza accompagnatore. Era proprio per quest'ultimo motivo che non ci andavo mai: nessuno, ovviamente, mi invitava.
Elly mi diceva che era normale che neppure uno mi chiedeva di parteciparvi se non permettevo a nessuno di conoscermi ma a me stava bene così, non sentivo ancora la necessità di qualcuno accanto e quindi, di conseguenza, combattere la mia timidezza.
- Lo sai che non ci verrò! -
A quelle parole il sorriso le morì sulle labbra. Odiavo avere il ruolo di colei che distrugge sempre i suoi sogni ma mi era toccato quello e non potevo farci niente.
- E dai SamSam, ti pregoooo! - incrociò le mani a mo' di preghiera e sporse il labbro inferiore in fuori.
La fissai per un momento e poi ripresi a scuotere la testa.
Mi alzai per buttare il resto del mio pranzo e entrai nel corridoio che mi avrebbe condotto al mio armadietto per fare il cambio libri.
Elly mi corse in contro per niente scoraggiata – Se il problema è l'accompagnatore.. -
- Sam, posso parlarti? - la interruppe una voce speranzosa proveniente dalle nostre spalle.
Chiusi gli occhi intimandomi di restare calma e mi girai a guardarlo. Un Mark ancora scosso mi fissava in un modo che mi faceva accapponare la pelle.
Il suo problema non era neanche la bruttezza: aveva i capelli biondi e ricci ma per niente affascinanti come quelli si Harry Styles, anzi, erano davvero orrendi e in più anche sudici.
Chi sa da quanto non se li lava! Mi ritrovai a pensare mentre li squadravo disgustata. Avrei rimesso la pasta appena mangiata, lo sapevo.
Decisi di fermarmi dal guardarlo interamente.
Okay, la bruttezza centrava un po' ma il problema maggiore era il carattere: era una palla al piedi, senza carattere, senza alcun interesse se non per gli insetti (cosa che mi faceva rivoltare) e...non mi piaceva per niente, punto!
- Cosa vuoi? - cercai di risultare quanto il più gentile possibile ma era chiaro che mi costava un enorme sforzo.
- Mi chiedevo se..ecco se... se ti va di venire al ballo con me! - sussurrò tra un balbettio e l'altro stringendo al petto dei libri.
- Hai anche un accompagnatore! - cinguettò Elly felice ma feci finta di non ascoltare.
Mi imposi di non sbuffare – Senti, non so più come dirtelo.. -
Mi interruppe, a quanto pareva era un arte per quel ragazzo interrompere le persone – Ti prego, sto male per quello che è successo prima e tu sei l'unica che può aiutarmi. - concluse mostrandomi i suoi denti giallognoli.
Quel ragazzo mi rivoltava, in tutti i sensi e improvvisamente fui contenta di quello che Styles gli aveva fatto – Stammi bene a sentire Mark: - gli puntai l'indice contro il petto stando però attenta a non toccarlo – Con te non ci uscirei neanche se ti capitasse la peggiore delle disgrazie! Neanche se un camion con al volante un ubriacone ti investisse e resteresti paralizzato dal collo in giù! - mi voltai pronta ad andarne ma poi ripresi a parlargli – E non andare in giro a dire che sono una stronza perché mi ci costringi a esserlo: ti ho detto in tutti i modi di non voler uscire con te ma a quanto pare tu non hai recepito il messaggio! -
Sentii qualcuno passarmi accanto intonando una risata – Mio Dio Mark, hai davvero creduto che una ragazza volesse uscire con te? - disse Harry tra le risate.
- Anche tu sei stato rifiutato, da Honey! - controbatte il biondo in collera.
Il moro invece non riusciva a riprendersi dalle risate – Ma io posso avere
chiunque... – enfatizzò questa parola - ...voglia, tu invece non riesci a ricevere un si perfino da lei! -
Alzai lo sguardo su di lui offesa e incrociai i suoi occhi verdi. Tutta la scuola sapeva di che colore fossero gli occhi di Harry Styles e avevo sentito molte ragazze affermare quanto fossero insoliti e belli ma non avrei mai creduto che avessero ragione, credevo esagerassero come per ogni cosa.
- Scusa non volevo...nel senso..non era un offesa...alla tua bruttezza! - cercò di rimediare lui ma quando sgranai gli occhi veramente offesa quella volta lui capì di non esserci riuscito – Non voglio dire che sei brutta...ce ne sono di peggiori in questa scuola! - sbuffò esasperato – Cioè...tu..sei carina ma ecco...sei invisibile quindi... -
Ad ogni parola una morsa mi stringeva sempre più forte lo stomaco, sapevo di non essere il massimo e anche di essere invisibile ma sentirselo dire da un estraneo era tutt'altra cosa!
Elly, che scuoteva il capo ad occhi sbarrati da quando Harry aveva iniziato ad arrampicarsi sui muri, gli posò una mano sulla spalla e gli sussurrò – Ti do un consiglio: chiudi la bocca! -
Lui annuì velocemente – Sicuro! Anzi, me ne vado proprio! - affermò prima di chiedermi scusa di nuovo e mischiarsi alla folla.
Mi sentivo il volto andare a fuoco perciò andai in bagno a rinfrescarmi un po' la faccia e poi andai a lezione senza dire neanche una parola.

---

- Cazzo Elly, ti ho detto di no! - sbottai irritata, a voce un po' troppo alta, all'ennesimo tentativo della mia amica di convincermi ad andare al ballo.
Non volevo essere scortese con lei, sapevo che lo faceva solo per farmi uscire dal mio guscio e farmi trascorrere una serata diversa ma ormai erano cinque giorni che le dicevo chiaramente di non volerci partecipare eppure lei sembrava non capire, oppure
non voleva capire. Ero esasperata: non sapevo come farle capire che quello non era il genere di luogo che mi piaceva frequentare e, chiamatemi anche egoista, non riuscivo a fare uno sforzo anche solo per una sera.
- Se il problema è l'accompagnatore... - ed ecco che riprendeva lo solita solfa.
Sbuffai e chiusi a malincuore il libro che stavo cercando di leggere. La mia speranza e il mio piano era che una volta venuto il giorno del ballo senza riuscire a convincermi, lei perdeva la sua di speranza e mi lasciava in pace. Solo in quel momento però mi resi conto di aver trascurato un particolare: Elly non mollava fin quando non aveva ottenuto ciò che voleva.
- No...io...io...non è solo quello, va bene? - decisi di ammettere la verità con la speranza che si sarebbe finalmente arresa – Io non ho vestiti appropriati a questo genere di cose e pretendere che mio padre mi compri un vestito, quando non ha i soldi neanche per pagare le bollette, è da egoisti! - ecco, l'avevo detto. Era sempre difficile per me ammettere la mia condizione, non perché me ne vergognassi ma semplicemente perché non volevo espormi troppo. Neanche con la mia migliore amica!
- No, non lo è! - sbottò animandosi – Lo fosse se sperperassi i pochi soldi che avete in modo assolutamente inutile e invece non chiedi mai niente, ti accontenti di quello che hai, cerchi di non far pesare a tuo padre la vostra povertà perché sai che altrimenti ci resterebbe male e in più ti spacchi la schiena sui libri per mantenerti gli studi... per non parlare poi di quando la domenica vai a lavorare in quel sudicio bar con turni estenuanti. Per tutto quello che fai ti meriti quel fottuto vestito, tu più di chiunque altro! -
- Sono tre giorni che mi lavo con l'acqua fredda, crediamo che tra poco ci staccheranno anche quella ma mio padre non sa dove prendere i soldi per pagare le bollette e in più siamo indietro anche con quelle dell'elettricità. Non posso permettermelo Elly! - parlai con il tono più pacato e distaccato che riuscissi a fare cercando di dissuaderla dal continuare ad urlare i miei affari ai quattro venti e quindi ad attirare l'attenzione.
- Vorrà dire che te ne presterò io uno! - si indicò poggiando la mano sul petto.
Mi dovetti trattenere dal sorridere, le volevo così bene e il fatto che mi avesse proposto di indossare un suo vestito la diceva lunga su quanto lei ne volesse a me: i sui abiti erano sacri, sopratutto quelli da sera.
- Fine della discussione. - tuonai malcelando i miei pensieri e dopo aver afferrato la borsa attraversai il cortile e mi diressi in mensa. In realtà non avevo fame ma volevo una scusa per non poter guardare la mia amica negli occhi, trattarla in quel modo mi uccideva.
Quando mi fui seduta ad un tavolo libero lei mi aveva già raggiunto, seppur senza emettere una parola la sentivo alle mie spalle. Si accomodo di fronte a me e cominciò a fissarmi mentre io mangiavo una mela, il mio frutto preferito.
Dopo un po' sbuffai e la invitai con un gesto della mano a dirmi cosa le frullasse in testa.
- Ti rendi conto che hai sedici anni e che non sei mai andata ad un ballo? E che non sei mai neanche uscita con un ragazzo? - aveva appena cambiato il piano “ Cerchiamo di convincerla con dolcezza.” in “ Convinciamola ferendo il suo orgoglio.”. Peccato che non funzionava neanche il secondo.
- E quindi questo mi dovrebbe spingere ad accettare l'invito di Mark? Preferisco restare zitella per tutta la vita piuttosto che uscire con lui! - diedi un morso violento al frutto che avevo tra le mani, come se l'artefice di tutti i miei problemi fosse lui.
- Hai ragione – tuonò una voce dalla mia destra – meglio morire soli che accettare l'invito di Mark Williams! -
Sgranai gli occhi e con le mani bloccate a mezz'aria mi voltai molto lentamente verso la persona che aveva parlato. Costatai che era vera e il boccone che stavo inghiottendo si fermo a metà gola, mandarlo giù sembrava la cosa più difficile della terra.
- Con me invece è tutt'altra storia perciò non hai scuse per rifiutare il mio invito: viene con me al ballo di questa sera! - mi sorrise ammiccante.
Gli occhi mi uscirono letteralmente fuori dalle orbite e perfino Elly era sbalordita. Ma cos'era successo quella settimana? Prima Harry Styles che mi parlava e poi Zayn Malik che mi chiedeva addirittura di andare con lui al ballo.

 


 

*Non potevo non inserire una delle persone che amo di più! lol
Hi people.
Sfortunatamente per vuoi siete intaccati nella mia storia. Se siete arrivati fin qui vi ringrazio tantissimo e se poi ci siete arrivate senza neanche vomitare...beh, tanto meglio no?! Se invece avete rigurgitato anche l'anima sappiate che mi spiace tantissimo e che non era mia intenzione. Se fa così schifo vi prego di non tenermelo nascosto così che io possa fare qualcosa e se è proprio insalvabile vuol dire che la cancellerò. In realtà spero vivamente che vi piaccia.
Anyway, grazie di nuovo per aver letto, spero davvero tanto che mi sia piaciuto e vi chiedo anche di lasciarmi una piccola recensione magari dove mi dite cosa ne pensate dei personaggi, così ci conosciamo anche. Accetto anche le critiche eh!
Detto questo, vi saluto e alla prossima, spero!
Baci.
Lolei.
Vi lascio con il nostro caro Harry Styles:
*Banner creato da youmakemeloveyou

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: xehjharry