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Autore: cheersxnavy    20/11/2013    0 recensioni
"Non ti lascio, non ti lascio da sola"
"Perchè diavolo t'importa di me, adesso?"
"Perchè.. non lo so perchè. Ma m'importa."
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Il sole batteva forte in camera di Sara per essere una fredda giornata d'autunno. Ma quella giornata era abbastanza atipica per essere una mattinata normale. 
Sara era già sveglia da un pezzo ed era con la testa buttata sui libri.
Aveva un test quella mattina, molto difficile.
I suoi studi proseguivano abbastanza bene per essere una ragazza che detestava la politica. Si era iscritta alla facoltà di scenze politiche per accontentare i suoi genitori e rispettare quella che era la tradizione della sua famiglia. 
Già da cinque generazioni la famiglia di suo padre era in politica. Il suo trisauro fu il primo a diventare sindaco di New York e da lui tutti i suoi discendenti erano arrivati alla stessa carica, compreso suo padre.
E, purtroppo per lei, era l'unica figlia che poteva portare avanti la tanto amata tradizione.
Olivia, la sua domestica, consigliera e seconda mamma, entrò in camera per svegliarla e, con grande sorpresa, la vide già completamente pronta.
- Cosa ci fa in piedi? - chiese perplessa
- Non riuscivo a dormire, ero troppo in ansia per quest'esame-
- Perchè? - 
Chiese ancora più sorpresa.
In realtà Sara non solo non avrebbe voluto fare scienze politiche, ma la detestava proprio. Infatti non dava mai molta importanza ad alcun esame, ci metteva il minimo indispensabile e otteneva comunque dei buoni risultati.
Vuoi perchè intelligente o vuoi perchè era figlia del sindaco della grande mela.
Fatto sta che lei non era mai in ansia per un esame.
- Bè.. è un esame, è normale -
- Non per lei -
- Devo prendere un buon voto.. cosi potrò essere esonerata da un altro insegnamento. E avrò più tempo libero per me e le mie... passioni - disse con un sorriso stampato in faccia.
- Ha senso - ammise Olivia sorridendole.
Sara amava disegnare. Lo faceva da quando era piccola e in maniera autodidatta era riuscita a migliorare e , soprattutto, a servirsi di questo talento per sviluppare quella che era la sua grande passione: la moda. 

Il test le risultò molto semplice. Consegnò il modulo ed uscì nel cortile del suo immenso college.
Le piaceva molto studiare alla NYU ma avrebbe decisamente preferito seguire un corso di arte o di moda in quell'università.
- Un altro bel voto rubato principessa? -
Disse Joe avvicinandosi a lei.
Sara lo guardò male e roteò gli occhi.
- Buongiorno anche a te, Witter -
Joseph Witter era uno studente di scienze politiche al secondo anno, proprio come Sara. L'unica differenza tra i due era che Joe non proveniva da una famiglia di New York, ne tanto meno da una famiglia coinvolta nella politica o comunque di alto livello sociale. 
No, Joe veniva dal New Jersey, suo padre era un poliziotto e sua madre una casalinga occupata a crescere i suoi tre fratelli minori.
Joseph Witter insomma non era decisamente uno senza problemi, tutt'altro.
Lavorava in un pub a Brooklyn e condivideva un appartamento lì vicino con il suo migliore amico Max.
Joe odiava Sara e tutti i suoi "simili".
Voleva entrare in politica e fare qualcosa di utile per la società: aiutarla.
Sara, dal canto suo, non aveva nulla contro di lui.
Detestava semplicemente il modo in cui la giudicava e provocava senza aver mai davvero provato a conoscerla.
- Stasera vieni al pub? - 
le chiese Joe camminandole accanto
- Vorrei evitare di vederti in realtà, ma vengo per vedere Harmony - gli riferì con un sorriso finto stampato chiaramente sul suo volto.

Harmony Fields, era la ormai migliore amica di Sara.
Si erano conosciute due anni prima ad un corso d'arte.
Sara era al suo ultimo anno al liceo ma frequentava nel pomeriggio un corso d'arte alla NYU.
Lì conobbe Harmony, un animo libero e rivoluzionario.
Era al suo primo anno ed era molto spaesata non conoscendo New York.
Lei e Sara legarono subito e per Sara non fu difficile affezionarsi e fidarsi subito di lei.
In tutta la sua vita aveva avuto molte conoscenze ma mai nessun vero amico.
Tutti la sfruttavano per il suo cognome, ma Harmony non era cosi. Harmony era diversa.
Era solare, era sincera, onesta.
Era una pacifista, ambientalista e vegetariana amante dell'arte moderna e delle opere teatrali.
- Com'è andata la tua giornata? - le chiese Sara
- Abbastanza bene. Ho mandato un mio dipinto a quella galleria d'arte a Manhattan che abbiamo visitato la settimana scorsa, la ricordi? -
- Certo - disse Sara sospirando simpaticamente.
- Siamo state li dentro quanto? due ore? -
aggiunse prendendola in giro.
Harmony sorrise semplicemente.
Anche se un sorriso di Harmony non era mai solo semplice.
Era luminoso, radiante, infettivo, bello, vero.
Insomma era tutto meno che semplice.
- In ogni caso se dovesse piacere potrebbero esporrerlo -
- Incrocio le dita per te - le disse l'amica, sincera.
- Ciao bellezze! - urlò Max sedendosi accanto alle due e stampando un bacio sulla guancia ad entrambe.
Max, il coinquilino e migliore amico di Joe, era completamente diverso da lui.
Era più tranquillo, meno egocentrico e decisamente molto più simpatico nei confronti di Sara.
Max studiava architettura, era cosi che lui e Harmony si erano conosciuti l'anno prima.
Ed era per quello che ormai i quattro s'incontravano sempre in quel pub alle dieci di ogni sera a bere una birra.
Max ed Harmony erano in una relazione al quanto complicata. Stavano e non stavano insieme. 
Oggi amici, domani amanti e poi di nuovo amici.
Quella sera, erano amici.
- Joe mi ha detto che avete fatto un test stamattina. Com'è andata? - chiese a Sara sorridendole.
Il sorriso di Max era qualcosa d'indescrivibile.
Max era più che perfetto.
Capelli castani, occhi azzurri come l'oceano, zigomi e mascella ben scolpita e un sorriso da togliere il fiato.
Non c'era una ragazza che non si voltava a guardarlo quando passava. Non c'era una ragazza che non avesse una cotta segreta per lui.
- Spero bene! Se prendo il massimo posso evitare un esame e dedicarmi a qualcos'altro - rispose
- Joe ha detto che era semplice tutto sommato, quindi magari ti è andata bene come speri -
Sara annui e diede un sorso alla sua birra.
Joe si avvicinò ai tre.
- Max quella biondina infondo mi ha chiesto di te, che faccio?- disse guardando verso la biondina e sorridendole educatamente.
Max si voltò a guardarla.
Istintivamente invece Sara guardò Harmony.
Ma quella bella mora seduta accanto a lei resisteva al repellente desiderio di alzarsi e urlare al mondo che Max era solo ed esclusivamente suo preferendo starsene li in disparte sperando forse in qualche grazia divina che quella biondina dall'altra parte del locale fosse almeno brutta.
- Non m'interessa Joe, prenditela se vuoi. Sembra carina -
Cosi come si stampò un sorriso sul volto di Harmony, anche Joe lo fece e gli diede il cinque.
- Squallido - commentò Sara scuotendo la testa.
- Gelosa principessa? -
- Di lei? No, grazie -
- Di me - disse Joe guardandola.
Il suo sguardo era quello che Max definiva "lo sguardo alla Joe". Ammiccante, provocatorio, magnetico.
Sara rispose con una frastornante ed esagerata risata sarcastica per poi concludere con un secco e sincero "no".

Da li a poco ci sarebbero stato le elezioni per il sindaco di New York. Il padre di S    ara si trovava in buone condizioni per ottenere il secondo mandato, tutta via erano molte le difficoltà che doveva affrontare e pressava parecchio sua moglie e sua figlia per il raggiungimento del suo obbiettivo.
A Sara non importava granchè, però. 
Anzi, lei detestava prendere parte a certe scenate. Le trovava ridicole, inutili e molto false.
Tutto sommato non poteva obiettare e prendeva parte ad ogni evento legato alle elezioni lettorali del padre.
Quella mattina fu chiamata a parlare ad una conferenza stampa. Rispose a molte domande dei giornalisti elogiando doti e obbiettivi del padre.
- Pensa di candidarsi in un prossimo futuro come sindaco di New York? - le chiese uno dei tanti "avvoltoi".
- Vorrei seguire le orme della mia famiglia e spero di poter avere qualche buono proposito in futuro da poter essere considerata adatta a questo ruolo importante - 
Lei avrebbe risposto con un semplice no, in realtà.
Al termine della conferenza stampa Sara raggiunse Harmony e Max, presenti tra la folla.
- Ciao prima donna - disse Harmony prendendola in giro.
Sara sospirò con un sorriso rilassato, felice di aver finito quella orrenda pagliacciata.
- Sono distrutta ed ho fame! -
- Vieni a pranzo con noi - propose Max
- Oggi mi sembrate più coppia che amici quindi non mi va di fare il terzo in comodo - disse notando che i due si tenevano teneramente la mano.
- Ma no! Ci sarà anche Joe! -
- Ottimo motivo in più e anche più valido di quello di prima per rifiutare! - disse Sara roteando gli occhi
- Ci vediamo stasera, dai! - aggiunse
- Come preferisci - disse Harmony un pò delusa
Sara le stampò un bacio sulla guancia risollevandole un pò il morale. Era molto stanca e non aveva alcuna voglia o forza di sopportare e contrabbattere "l'imbecille" di Joseph.

Joe odiava terribilmente aspettare. Soprattutto se si trattava di Max e dei suoi epici ritardi agli appuntamenti.
Joe si lamentava sempre con lui per questo, accusandolo di avergli fatto sprecare 1/3 della sua vita ad aspettarlo.
Anche quel giorno Max fece tardi e la sua unica scusante era aver perso tempo a salutare Harmony.
- Ti perdono solo perchè è gnocca. Probabilmente la ragazza migliore che tu abbia mai scelto! Anche se non capisco perchè non ufficializzate il vostro rapporto.. insomma, cosa siete? Amici, amanti.. scopa-amici? -
Max rise imbarazzato.
Aveva sempre odiato parlare di sè e dei suoi sentimenti.
- Non lo so. Cioè vorrei stare con lei, ma.. è complicato -
- Cosa sarebbe complicato? -
- L'anno prossimo lei si laurea e vuole andare a Parigi.. a viverci e a studiarci. Io non prenderò la mia laurea prima di altri due anni.. e in ogni caso detesto i francesi -
Joe sospirò.
- Max, non pensare al futuro. Pensa al tuo presente. Tanto se andrà via soffrirete comunque per la distanza, tanto vale godersi al meglio il tempo che vi resta, no? -
Max lo guardò restando in silenzio.
Fu sorpreso della serietà dell'amico e soprattutto di quanto, alla fine dei conti, avesse ragione.
- Ci penserò su -

A causa della sua ritardata passeggiata con Max, Joe arrivò in ritardo a lezione.
Quando entrò in aula fortunatamente il professore non era ancora arrivato, ma i posti erano quasi tutti occupati.
Notò un posto libero in penultima fila cosi si affrettò per prenderlo. Notò, con suo disappunto, che il posto accanto era occupato dalla bellissima e ricca Sara.
Si sedette ugualmente con una faccia scocciata.
Sara si voltò e lo guardò sospirando a sua volta.
- Era l'unico posto libero - precisò Joe aprendo il suo quaderno degli appunti 
- Non ho detto niente, Witter -
- La tua faccia dice tante cose -
- La tua dice che sei un imbecille eppure quando ti vedo non ti propongo una visita da uno specialista -
gli rispose con tono tagliente
Joe la guardò e rise appena, divertito tutto sommato.
Sara continuò ad occupare il suo tempo allo stesso modo.
Disegnava sul suo block notes il vestito che avrebbe indossato alla festa in onore di suo padre.
Era concentrata a tal punto che non si accorse che Joe sbirciava il suo lavoro.
Joe non era a conoscenza della sua passione per la  moda. In realtà lo sapevano solo Harmony e Olivia.
- Tu disegni? - chiese con tono sarcastico.
Non voleva essere cattivo o maleducato.
Era semplicemente, molto soropreso.
Sara però ne colse solo la parte umoristica e in nota abbastanza negativa.
Chiuse il suo blocco di disegno, ferita tra l'altro nell'essere stata beccata. Il disegno per lei era qualcosa di totalmente personale. Era come se Joe l'avesse beccata nuda.
Lo guardò imbarazzata ed arrabbiata.
Arrabbiata probabilmente solo perchè si trattava di Joe.
- Lo trovi impossibile? Non sono una semplice viziata figlia di papà, Joe! - disse alzandosi ed uscendo dall'aula.
Era già poco vogliosa di seguire la lezione.
La presenza di un Joe sempre pungente nei suoi confronti non l'aiutava affatto.

Tre quarti d'ora dopo, Joe uscì dall'aula stufato.
Aveva fatto una corsa per non fare tardi a lezione e alla fine il professore non si era neanche presentato.
Si recò alla caffetteria per prendere qualcosa da mangiare.
Vi trovò una Sara molto rilassata, intenta a leggere un libro e a mangiare una mela.
La fissò per alcuni secondi, quasi incantato dalla sua bellezza. Perchè Sara lo era. Era bella davvero. 
E Joe lo sapeva bene. Il problema era che detestava le persone ricche e soprattutto detestava suo padre e le sue decisioni politiche pessime e decisamente sleali.
- Sparcks? - chiese leggendo l'autore del libro che l'aveva assorta nei suoi pensieri tanto da non farle accorgere della sua presenza.
Sara alzò semplicemente lo sguardò e sospirò notando che si trattava, come sempre, di Joe.
- Che vuoi ancora? -
chiese continuando a leggere
- Il professore non è venuto, sarà assente anche la prossima settimana -
- Ok, grazie -
- Ah sai ringraziare -
- Ho il dono della gentilezza rispetto a te, sorpreso? -
Chiuse il libro e lo guardò sorridendo.
Joe mostrò il suo classico sorriso.
Persino Sara lo trovava irresistibile quando sorrideva cosi.
- Gentile tu? Non credo -
- Sicuramente non sono odiosa come te - 
Si alzò e raccolse le sue cose
- E' maleducazione andar via nel bel mezzo di una conversazione, sai? -
Sara lo guardò al limite della sopportazione.
Aveva litigato con suo padre quella mattina, era nel suo periodo rosso del mese e la semplice presenza di Joe la disturbava al punto da dover esplodere.
- Senti non so se sei cosi perchè da piccolo hai preso una botta o perchè tua madre ha avuto la sfiga di avere un figlio come te, ma non ho iniziato io una guerra contro di te. Sei tu che dal primo giorno non fai altro che criticarmi e prendermi di mira perchè il mio cognome è Anderson! Non ti ho fatto niente di male, non mi conosci affatto e non hai alcun diritto di fare cosi. Quindi, scusami, se la tua presenza mi disturba! Fottiti Witter! - disse voltandosi e andando via a passo deciso.
Il suono dei tacchi risuonava nella caffetteria dove era calato il silenzio. 
Tutti gli occhi erano puntati su un Joe totalmente sorpreso dalla reazione, per lui esagerata, di Sara.

  
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