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Autore: Ruby_Angel    20/11/2013    1 recensioni
Due famiglie. Due giovani. Romeo e Giulietta di Shakespeare? Anno 1567? No. Attualità. Ma la storia è molto simile.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Loro e noi non possiamo coesistere. Fuoco e acqua. Notte e giorno. Luna e Sole. Purosangue e Sangue Sporco. Opposti in tutto. Fino a quando non siamo nati noi, i loro figli, che pensavano di aver educato al meglio, secondo le “tradizioni”. Ma non è così da quel giorno in cui mi innamorai di lui. Lui, dai biondi capelli, gli occhi di un color indescrivibile, ma il cuore freddo come il ghiaccio. “ Lui ha le sue idee, non può guardare me”. Erano questi i miei pensieri. Ovvio: non corrispondo alle caratteristiche della sua donna ideale. Forse potrei anche esserlo ma c’è un unico punto a mio sfavore che ne vale mille: il mio sangue. Per questo, per molti anni, l’ho guardato per come appariva e non per chi era. Lui ha fatto tanto il duro con me e i miei amici. E questo mi fa male. Mi faceva male. Perché sapevo che in realtà, in fondo al suo cuore, un briciolo di speranza c’era. Se solo avesse capito prima, come ho fatto io, che quello che ci avevano insegnato era una bufala, che non possono imporci con chi fare amicizia, con chi parlare, di chi innamorarci. Però voleva uscire da quella gabbia in cui l’avevano costretto, volava lottare perché capiva che non era giusto. E per abbattere quelle sbarre ha liberato la mente e aperto gli occhi. E si è innamorato di me. Me. In un giorno di tempesta, nel mio luogo preferito: la biblioteca.
Ero intenta a leggere con il solo sottofondo della pioggia sulle finestre quando, ad un tratto, sentii qualcuno che iniziò ad urlare: “ Dove cavolo è? È mezz’ora che lo cerco! Per la barba di Merlino!” Corsi a vedere chi fosse anche se la sua voce era inconfondibile. “ Sssshhh, non serve che urli!” sussurrai mentre prendevo il libro che cercava. “ Ecco, è questo” “ Non mi serve il tuo aiuto, sudicia Mezzosangue! L’avrei trovato da solo” “ Si, certo! Come no! E comunque…ti pare questo il modo di trattare una persona che vuole darti una mano?” Mi voltai e tornai verso il mio libro facendo finta di nulla. Ma dopo pochi passi dovetti fermarmi. “ Fermati Hermione!” Hermione. Mi aveva chiamato con il mio nome. Rimasi girata. Non volevo guardarlo perché la mia faccia era diventata più rossa della mela di Biancaneve. “ Volevo…ecco, insomma…Grazie, non lo avrei  mai trovato senza il tuo aiuto” Grazie. Lui che dice “grazie”? Doveva essere sotto incantesimo. Lui non poteva conoscere la parola “grazie”. “Sicuro di star bene?” mi girai e lo guardai negli occhi per vedere se fingeva. “ Tu che dici grazie? Comunque non c’è di che. Conosco a memoria dove sono tutti i libri.” “ Si, è solo che…Non sono affari tuoi! Lascia stare!” “ Ecco il vero te! Torno a leggere visto che mi hai interrotto nel punto più bello.” Ci voltammo e tornammo alle nostre faccende. Non riuscii a terminare il libro perché il ricordo dei suoi occhi era impresso nella mia mente. In quei profondi occhi avevo visto, stranamente, la sincerità  di ciò che mi aveva detto. Lui mi aveva ringraziato sul serio.
Il giorno seguente, alla stessa ora, l’ora in cui nessuno stava in biblioteca ero seduta nel mio solito tavolo affianco la finestra. Riuscivo a scorgere i giocatori di Quidditch grazie alla giornata di sole. Ad un tratto la sedia davanti alla mia si spostò e qualcuno ci si sedette. Alzai leggermente gli occhi e lui era li, con le braccia incrociate, che mi guardava. “ Cosa ti serve?” domandai incredula per il fatto che si fosse seduto di fronte a me. “ Niente. Cioè, dopo le parole che mi sono preso ieri, volevo chiederti se potessi prendermi un libro.” “ Non hai detto che ti arrangi? Che non vuoi mai una mano?” “ L’ho cercato e non l’ho trovato. E’ un libro di letteratura babbana, e in quel reparto non sono molto bravo…” Lui che leggeva letteratura babbana? Come era possibile? “ Da quando ti interessi di letteratura babbana? Comunque seguirmi, è giù di qua.” Ci avviammo verso il reparto della biblioteca e quando arrivammo gli chiesi il titolo del libro. “Romeo e Giulietta” mi rispose. La mia opera di Shakespeare  preferita. Presi il libro e glielo porsi. Lui lo prese e, per sbaglio, tocco anche la mia mano. La sua era fredda, congelata. Ma poco a poco cominciò a scaldarsi come se il mio calore ,attraverso il contatto delle nostre dita, entrasse dentro di lui e gli scaldasse l’anima. Alzai gli occhi e incrociai il suo sguardo. Era strano. Nei sui occhi non leggevo disprezzo, odio o disgusto. Leggevo invece apprezzamento, amore, desiderio. Ma io ero certa che non poteva provare quelle emozioni. Eravamo vicinissimi, un libro di distanza. Lo osservai attentamente:i biondi capelli fini come fili d’oro, gli occhi pieni di sensazioni contrastanti, la bocca desiderosa di dire cose proibite. I suoi occhi si spostarono dai miei verso il basso, alla mia bocca e poi al mio corpo. Tornarono a fissarmi nuovamente e quella luce di desiderio si ampliò. Lui mi desiderava. Non era mai successo che qualcuno mi desiderasse in quel modo. Lui, l’ultima persona al mondo di cui potessi essere desiderio, era l’unica persona che non avrebbe dovuto provare queste cose. L’aria tra noi si stava facendo carica di sensazioni contrastanti. Eppure c’eravamo solo io e lui. Sapevo che questo non era giusto. Era totalmente sbagliato. Mi ripresi e sussurrando uno “scusa” me ne andai.
La giornata cominciò male: durante la lezione del professor Piton non mi riuscì neanche una pozione e ci assegnò tantissimi compiti, la lezione della professoressa McGranitt non andò molto meglio e il tutto perché avevo un pensiero costante nella mia testa: i suoi occhi pieni di qualcosa che non aveva mai provato. Alla fine dell’ultima ora mi diressi verso la mia stanza, per prender il mio libro preferito e andare a rilassarmi in biblioteca. Entrando in camera, da quanto distratta ero, sbattei contro il mobile e caddi a terra, spargendo libri e pergamene per tutto il pavimento. Arrabbiata e sbuffando iniziai a raccogliere e riordinare le pergamene quando ne trovai una che non mi apparteneva. La aprii e in una calligrafia elegante c’era scritto: “Ti aspetto in biblioteca”. Non era scritto quando e dove, di preciso, nella biblioteca. Ma mi resi conto di saperlo. Misi i libri al loro posto e mi diressi in biblioteca, verso la sezione di letteratura babbana. Lui era lì ad aspettarmi. Mi avvicinai in silenzio e non doveva essersi accorto del mio arrivo perché era voltato e non si mosse. Ma mi sbagliavo. “ Se la mano mia profanasse la santità della vostra, ed è un dolce peccato, le mie labbra, come due pellegrini rossi di vergogna, sarebbero qui pronte ad attenuare con un bacio la ruvidezza di questo contatto.” Ci misi due secondi a capire di cosa si trattava. Atto I, scena V, Romeo e Giulietta. Aveva preso il libro solo la sera prima e si era imparato a memoria la scena che più adoravo. “ Buon pellegrino, per dimostrare la tua cortese devozione fai troppo torto alla tua mano. Le mani dei pellegrini possono toccare le mani delle sante e il vero bacio del fedele è quello della palma contro la palma.” Si voltò di scatto. “ Ma le sante non hanno labbra! E i fedeli neppure?” “Si, pellegrino, hanno labbra per pregare.” Si avvicinò. “Ma allora, cara santa, lascia che anche le labbra facciano quello che fanno le mani. Le mie labbra continueranno a pregare finché la fede non si muti in disperazione.” “ Le sante non si muovono anche se esaudiscono i voti di chi le prega.” Si avvicinò ancora, tanto che bastava allungare di poco il braccio e ci saremmo toccati. “ Allora non ti muovere mentre mi esaudisci. Dalle tue stesse labbra io sono assolto dal peccato delle mie.” Mi baciò, proprio come Romeo fece con Giulietta. Ma il suo bacio fu più lungo e con più passione. Nella mia testa scoppiarono fuochi d’artificio e il tempo sembrò fermarsi. Si staccò e i suoi occhi erano lucidi. “ Ma allora resta sulle mie labbra il peccato di cui sei stato assolto.” Lo stavo tentando. Avevo bisogno delle sue labbra sulle mie. Lo volevo. “ O com’è dolce riparare a ciò. Rendimi il mio peccato.” E mi baciò di nuovo stringendomi, questa volta, in un abbraccio. Nuovamente nella mia testa vidi colori di ogni genere. Possibile che quel ragazzo che avevo odiato per tanto tempo, fosse riuscito a farmi provare queste emozioni? Ci guardammo negli occhi e quando mi sorrise, sentii le gambe cedere sotto di me. Questo suo sorriso era un sorriso vero, non uno di quelli che faceva ai suoi amici dopo avermi presa in giro. Ancora sotto shock, non mi accorsi che aveva preso la mia mano e che mi stava portando fuori della biblioteca. Ero troppo spaventata, estasiata e curiosa per chiedergli dove mi stesse portando. Ma lo capii quando iniziammo a scendere delle scale. Mi stava portando nella sua Sala Comune, e da li al suo dormitorio. Fortunatamente e stranamente non c’era nessuno. Mi portò in camera sua. Mi fece sedere sul suo letto a baldacchino e fui sommersa dalla morbidezza delle coperte di seta verde. Si avvicinò nuovamente per baciarmi ma lo fermai. Sebbene tutto questo mi piacesse, dovevo chiedere spiegazioni. Perché tutto ciò? Perché da un giorno all’altro mi amava? Si sedette a fianco a me, mi prese la mano e iniziò a spiegarmi. “ Ho capito una cosa: i miei genitori non possono costringermi a fare tutto ciò che vogliono. Il mese scorso mi hanno fatto vedere la foto della mia futura moglie. Moglie, capisci? Un’altra Purosangue, orrenda a mio parere. Così ho deciso di staccare la spina, fare il doppiogiochista e uscire dai loro giochi. Ho aperto gli occhi e ho capito cosa mi sono perso in tutti questi anni. Ho iniziato a guardare il mondo con occhi diversi e ho visto te. Te. Ti rendi conto? Ti ho disprezzata per tutti questi anni senza vedere ciò che sei in realtà: un bellissima ragazza intelligente, dalla pelle di porcellana, gli occhi luminosi, coraggio da vendere, perché per rispondermi come facevi tu bisogna essere coraggiosi.” E mi sorrise. Un sorriso che mi fece arrossire e abbassare gli occhi sulla sua mano che accarezzava la mia. “ Ho capito anche un’altra cosa: che il mio modo per attirare l’attenzione era quello di prenderti in giro. Tu in realtà mi piaci da sempre Hermione. Da quel giorno sul treno al primo anno quando sei apparsa in cerca di qualcosa, ma viste le nostre facce non ti sei neppure degnata di entrare. Ma nessuno sa che sei stata nei miei sogni ogni notte, che fossi ammalato, felice, stanco, arrabbiato, tu eri lì che mi coccolavi. Ma man mano che sono cresciuto e mi sentivo ripetere sempre più spesso che dovevo disprezzare quelli come te, ho iniziato ad alzare di più le barriere. Ora però ho capito che è tutto sbagliato. Il succo del discorso è che…per Salazar! Hermione, io ti amo!” lacrime di dolore per quello che lui aveva passato, felicità per aver capito che era tutto uno sbaglio, stupore per quelle ultime due parole. Ti amo. Dette da lui sembravano irreali. Eppure il tocco della sua mano era vero, il suo sorriso era vero, i suoi occhi lucidi erano veri e anche le sue guance rosse. Appena ne ebbi la possibilità gli misi le mani tra i capelli e lo baciai in un modo che potevo immaginarmi solo nei sogni. Ci sdraiammo tra la seta e quando riprendemmo fiato, tra un respiro e l’altro dissi: “ Ti amo anch’io, Draco.”


Note dell'autrice:
Volevo solo dire che è la mia prima fan fiction e tutto è nato dalla canzone Girl on fire di Arshad che mi ha fatto ascoltare la mia migliore amica nonche mio dizionario portatile.
   
 
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