Anime & Manga > Kuroko no Basket
Ricorda la storia  |      
Autore: Elsa Maria    20/11/2013    1 recensioni
“Ehi Shin-chan, quando compi gli anni?”
“Te lo devo ridire? Già lo sai.”
“Non ricordo bene, voglio esserne certo.”
“Il 7 luglio.”
“Ricordavo il 13. Io il 21 novembre.”
“Ma… Potevi dirmelo prima.”
“Che differenza fa prima o dopo, l’importante è avertelo detto.”
“Beh, la differenza sostanziale è che il 21 novembre è oggi!”
“Non importa. Per l’anno prossimo mi farai un regalo che valga anche per quest’anno; d’accordo?”
Avrebbe voluto tanto che quella promessa
-----
Per il compleanno di Takao *^* Happy Birthday!
[1° classificata al contest 'Buon Compleanno Anime e Manga' indetto da bakakitsune, che ringrazio!]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Shintarou Midorima, Shuutoku, Takao Kazunari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nick autore: Elsa Maria
Titolo: Happy birthday, nanodayo.
Fandom: Kuroko no basuke
Personaggi: Takao Kazunari, Midorima Shintaro, Shutoku, nuovo personaggio
Genere: Malinconico, Sentimentale, Romantico
Raiting: verde
Note/Avvertimenti: /
Pacchetti: Novembre – Arancione.
N.d.A.: Cosa poter dire su questa storia? Beh, non molto, oltre che credo di aver rispettato le regole e l’uso dei pacchetti –soprattutto spero di non aver sforato nell’OOC-. Ho dovuto mettere per forza dei nuovi personaggi, altrimenti la mia idea non avrebbe potuto prendere forma, ma, d’altronde, alla trama generale, almeno a mio parere, non sono poi così rilevanti. Certo, senza questi non ci sarebbe stata storia, ma per arrivare alla meta che mi ero prefissa credo che sono stati necessari. Ci sono due note nella storia che ho spiegato poi alla fine e altre cose (come la parola genkan o nanodayo) ho ritenuto non c’era bisogno di spiegarle, perché il loro significato si capisce nel contesto (a parte nanodayo che è proprio caratteristico di Midorima). Spero che almeno un po’ questa storia ti piaccia, non pretendo di vincere, ma almeno entrare nel podio sarebbe bello. Grazie e buona lettura!
Here we Go!
 
 

 Happy birthday, nanodayo

 

“Ehi Shin-chan, quando compi gli anni?”
“Te lo devo ridire? Già lo sai.”
“Non ricordo bene, voglio esserne certo.”
“Il 7 luglio.”
“Ricordavo il 13. Io il 21 novembre.”
“Ma… Potevi dirmelo prima.”
“Che differenza fa prima o dopo, l’importante è avertelo detto.”
“Beh, la differenza sostanziale è che il 21 novembre è oggi!”
“Non importa. Per l’anno prossimo mi farai un regalo che valga anche per quest’anno; d’accordo?”


 

Avrebbe voluto tanto che quella promessa

si fosse mantenuta.
 

Il trillo assordante della sveglia si impossessò del silenzio che padroneggiava nella stanza. Da sotto la coperta di piume azzurra, si mosse una mano che si protese verso l’oggetto elettronico, premendo poi il pulsante per spegnerlo. Rimase immobile nel letto. Non voleva andare a scuola. Non in quel giorno. Non in quell’istituto.
Chiuse gli occhi per poi riaprirli subito e guardare l’ora convincendosi ad alzarsi, non potendosi permettere dei ritardi. Come ogni mattina si stiracchiò le spalle e andò in bagno per farsi una doccia veloce, utile per risvegliarsi; dopo essersi asciugato velocemente i capelli, tornò in camera e prese nell’armadio la sua uniforme composta da una camicia bianca, giacca e pantaloni blu e la cravatta azzurra. Prendendo la stampella a cui era appesa intravide la sua vecchia divisa scolastica, quella del liceo che aveva frequentato l’anno prima… Doveva metterla via, gli dava fastidio rivederla ogni volta. Indossò il completo e scese le scale di quella che era la sua nuova casa ormai da tre mesi.
“Buongiorno.” Disse entrando in cucina, dove la madre stava pulendo i fornelli.
“Buongiorno Kazunari!” Rispose al saluto con un tono allegro. Aprì il frigorifero e portò davanti al ragazzo, che si era seduto a tavola, un contenitore.
“Apri pure.” Lo incitò mentre si dirigeva nell’atrio che si trovava immediatamente fuori la cucina. Il corvino fece come detto e vide una fetta di torta alle fragole con panna sulla quale era stato scritto: ‘Happy Birthday!’
“Tanti auguri di buon compleanno.” Gli augurò la madre con un tono dolce, poggiando sul tavolo il regalo.
“Grazie.” Sorrise il ragazzo prendendo la scatola. La scosse un po’ per poi aprirla, curioso di cosa ci fosse dentro.
Alzò il coperchio, scoprendo così un paio di scarpe da basket.
“Ti piacciono?” Gli domandò la donna.
“Mizuno, Wave hero BB2…” Mormorò la marca e il nome del modello della scarpa prendendone una per ammirarla. Bianca dalle rifiniture nere.
“Mi sono ricordata che una volta avevi parlato di queste scarpe e così ho deciso di regalartele.” Spiegò. “Sbrigati a mangiare o farai tardi.” Aggiunse battendo la nocca dell’indice sul display del microonde che indicava l’ora.
Il festeggiato mangiò con due bocconi il dolce, poi recuperò lo zaino nel genkan,  indossando anche le scarpe nuove. Le ammirò di nuovo. Gli calzavano bene… Ora avevano anche le stesse scarpe. Uscì di casa e montò sulla bici, poggiata al muretto bianco di casa sua.
 

“Ormai ti trasferisci, cosa ci fai con un rear car?
Lascialo qui il carretto, non ti servirà più.”



Gli aveva detto il padre.
Non serviva più. Non c’era più nessuno da trasportare. Fece la discesa senza usare i freni, per poi svoltare a destra introducendosi in una stradina nascosta. Per la prima settimana aveva fatto difficoltà a ricordarsi il percorso insegnatogli dalla sorella, ma una volta, per errore, imboccò la strada che stava percorrendo scoprendo così che gli faceva risparmiare un bel po’ di minuti in confronto alla strada principale. Arrivò a scuola, giusto in tempo per l’appello. Sedette al suo posto che era la quarta fila, accanto la finestra. Il professore di letteratura iniziò a spiegare un nuovo argomento che però Takao non seguì, perché si mise a guardare fuori dalla finestra perdendosi nei suoi stessi pensieri.
Non si era ancora abituato alla sua nuova vita; tutto era così diverso e sconosciuto che l’idea di doversi ancora ambientare lo spaventava. Certo, si era fatto degli amici, si sentiva parte della squadra di basket della scuola, continuava a essere il Takao che tutti conoscevano… Ma il problema era quello che cercava in tutti i modi di tenersi dentro per evitare inutili domande o preoccupazioni.
-“Se solo non fosse accaduto…”- Pensò sospirando, poggiando il mento sul palmo della mano.
Perché si era dovuto trasferire?
Rilasciò l’ennesimo sospiro di noia, iniziando a scarabocchiare sul quaderno. Aveva traslocato a settembre, subito dopo la fine dell’estate. Il periodo per cambiare istituto non era dei migliori, ma la questione trasferimento, dovuta al lavoro del padre, era pervenuta all’ultimo momento e doveva essere risolta il prima possibile. Aveva lasciato ogni cosa, tranne quei ricordi che gelosamente conservava nella memoria, persino i più dolorosi tra questi non avrebbe mai voluto di dimenticare… Neanche il giorno della partenza, quando tutta la squadra lo avevano salutato eccetto Midorima, con il quale non si era più sentito. Lui ci aveva provato in tutti i modi: chiamate, e-mail, messaggi… Ma il tiratore puntualmente non rispondeva, oppure, era accaduto rare volte, che gli scriveva: “Sto bene e spero lo stia anche tu. Scusami, ma adesso ho da fare. Non scrivermi.” Questo comportamento distaccato lo atterriva maggiormente perché non riusciva a capire per quale strano motivo il ragazzo non volesse rispondergli.
“Takao, leggi il passo successivo.” Lo chiamò il professore. Il corvino si alzò e, avvicinato il libro a sé, iniziò a leggere.
Si sentiva perso, incompleto di una parte di sé.
Shin-chan, Shin-chan, Shin-chan... Contava quante volte non lo diceva più.
Sorridi, sorridi, sorridi… Non ricordava come si facesse sinceramente.
Passaggi,passaggi, passaggi… Voleva farne di decenti.
Conclusa la lettura si risedette. Lo sguardo tornò all’esterno, su una foglia che si staccava da un albero. Così si sentiva: come una foglia che era stata divisa dalla sua ‘casa’, trasportata dal vento. Non si sarebbe mai abituato a quell’ambiente così monotono e ‘normale’.
“Ehi, Takao.” Lo chiamò il compagno che gli sedeva dietro, sottovoce. “Per te.” Gli passò un foglio accartocciato. Il ragazzo lo prese senza farsi vedere e lesse: “Tanti auguri, Takao-kun! Dopo non scappare in terrazza che ti dobbiamo dare un regalo. –firmato- Momo & Akemi”
-“Un regalo, eh?”- Sorrise ed annuì, facendo in modo che le due lo vedessero. Da quando era entrato nella squadra di basket diventando titolare –due settimane dopo il suo arrivo- la sua popolarità era cresciuta, soprattutto fra le ragazze. Più di una volta un gruppo lo invitava a pranzare con loro, oppure gli preparavano il pranzo… Una volta una ragazza si era persino confessata.
“Ho rifiutato, a me interessa un’altra persona.” Aveva risposto agli amici che gli avevano chiesto com’era andata.
 
Un’altra persona… Doveva dimenticarla.
 
Sospirò, sorreggendosi la testa con la mano.
-“Voglio giocare a basket…”- La sua unica consolazione.
Suonata la campanella che indicava la pausa pranzo rimase in classe ad aspettare le ragazze che gli avevano inviato il messaggio, ma arrivarono solo quando mancavano 10 minuti alla fine dell’intervallo. Gli porsero una custodia con una coccarda verde che Takao prese facendo un largo sorriso e ringraziandole.
“Non sapevamo che cosa farti…” Disse una.
“… Però, quando abbiamo visto questi, credevamo ti sarebbero potuti piacere.” Concluse l’altra.
Il festeggiato aprì la custodia e ne tirò fuori un paio d’occhiali da vista –probabilmente finti- dalla montatura nera.
“Non ci credo…” Ridacchiò accorgendosi che era praticamente identici a quelli di Midorima. “Come sto?” Chiese mettendoseli e facendo l’occhiolino.
Le due scoppiarono a ridere. La bionda tinta –che era Momo- esordì dicendo: “Assomigli a quel giocatore della tua vecchia scuola!”
“E’ vero! Come si chiamava…. Ah! Midorima Shindairo(*)!” Concordò Akemi con l’amica.
“Si chiama Shintaro, non Shindairo.” Rise Takao, immaginandosi una possibile reazione del ragazzo se avesse potuto sentirla.
-“Che l’universo abbia intenzione di trasformarmi in lui?”- Si chiese il corvino levandosi gli occhiali e prendendo il cellulare dalla tasca, perché aveva iniziato a vibrare.
“Scusatemi un attimo che devo rispondere.” Disse mostrando l’apparecchio che lampeggiava. Le ragazze lo fecero passare e lui uscì dalla classe, chiudendo la porta dietro di sé.
“Pronto?” Chiese sospirando e poggiandosi con i gomiti al davanzale della finestra del corridoio.
“Ehi, Takao. Auguri!” La voce squillante, ma con un qualcosa di spaventoso, dell’interlocutore rrivò forte e chiara –forse anche troppo- alle orecchie di Takao.
“Grazie Miyaji.” Lo ringraziò ridendo.
“Come te la passi?”
“Tutto bene, come sempre.” Gli rispose con un tono poco convincente. “Da voi, invece?”
“Si va avanti. Quest’ultimo anno ci sta uccidendo tra studio e basket, ma non possiamo di certo lasciare la squadra in mano a quel maniaco dell’oroscopo. Però, a parte la stanchezza, continuiamo a vincere, questo è l’importante.”
“Ah! Almeno voi… Qui sono delle vere schiappe.”
“Fatti forza! Tanto a breve ci incontreremo.”
“Davvero? Allora è perfetto!” Esclamò contento. Chissà cosa intendesse per ‘incontrarci’, forse volevano venirlo a trovare? “Comunque…” Takao abbassò il timbro della voce, quasi pentito per la domanda che stava per porre: “Come sta ‘il maniaco’?”
“Beh, che cosa può fare? Gioca e beve quella poltiglia con il Mochi (**). Devo dire che non lo vedo più parlare molto, ma d’altronde non è mai stato tanto loquace… Parlava solo con te.” Sospirò il ragazzo.
“Nah, sicuramente sarà colpa dell’oroscopo, come sempre.” Ridacchiò contemporaneamente al suono della campanella, segno della fine della pausa.
“Ehi Miyaji, devo andare, ci sentiamo, okay? Salutami tutti.”
“Okay. Tanto ci vediamo, quindi li saluterai tu stesso!” Ed attaccò. Il corvino rimise l’apparecchio in tasca e rientrò in classe, mangiando l’ultimo boccone del pranzo e sorbendosi le due amiche che si lamentarono perché le aveva fatte aspettare troppo ed ora non potevano più parlare, e smisero solo con l’arrivo della professoressa.
-“Salutarli io stesso…?”- Gli aveva detto l’amico… Quando? Perché?
Anche se desiderava poterli rivedere, non voleva che accadesse, altrimenti non si sarebbe mai staccato dalla nostalgia. Sarebbe stato frustrante.
Inoltre, ci sarebbe stato Midorima.
Era meglio non pensarci.
 
Finalmente concluse le lezioni, si diresse agli spogliatoi del club di basket.
“Salve ragazzi!” Salutò con un sorriso, entrando nella stanza. Tutti i titolari lì presenti lo assalirono in un attimo esclamando: “Tanti auguri, Takao!” che era anche stato scritto su uno striscione, preparato dai ragazzi con l’intento di far sentire maggiormente parte della squadra il corvino.
“Grazie…” Mormorò completamente sorpreso il festeggiato, che lasciò cadere la borsa a terra per lo stupore. “Non ce ne era bisogno.” Riuscì ad aggiungere.
“Eddai! Non è niente di che! Anzi, il meglio deve ancora arrivare!” Disse Fujikawa, l’ala piccola, dandogli una pacca sulla spalla.
“In che senso?”
“Prima ci riscaldiamo e poi ti spiegheremo.” Sorrise maliziosamente il ragazzo.
“Sappi che abbiamo faticato per ottenere questa cosa.” Aggiunse il capitano Amano, ripiegando lo striscione con l’aiuto di Ryosuke, il tiratore. Takao li guardò di traverso, curioso di sapere cosa avessero organizzato i suoi compagni di squadra. Prese la borsa dalla quale tirò fuori il cambio. Iniziò a spogliarsi, lanciando delle occhiate agli amici che si erano dimostrati molto più comprensivi di come li considerava fino a poco prima. Probabilmente si era lasciato trasportare dai pregiudizi e aveva etichettato tutti come incapaci vigliacchi, che tenevano sempre la testa bassa e fuggivano con la coda fra le gambe davanti le situazioni difficili; però, con quel loro gesto, erano riusciti a ridargli un po’ di buon senso, facendo scomparire quell’idea iniziale completamente sconclusionata. Riposata l’uniforme nella borsa degli allenamenti, che a sua volta ripose nel suo armadietto, con gli altri andò in palestra, dove le matricole del primo anno li stavano aspettando.
Nel corso degli allenamenti Amano disse a tutti –eccetto i titolari- che per quel giorno avevano finito, perché la palestra doveva ospitare un’amichevole molto importante.
“Dovresti metterti la divisa.” Disse Naoya, l’ala grande, a Takao che si stava guardando intorno come disperso.
“Non sapevo ci fosse un’amichevole.”
“Beh, è questa la sorpresa che ti abbiamo organizzato, che ne dici di andare ad accogliere i nostri ospiti? Mi hanno appena avvisato del loro arrivo.” Disse Amano ricontrollando il cellulare per essere certo di ciò che affermava.
“Ma chi…?”
“Va ad accoglierli e lo scoprirai.”
Takao, arrendendosi all’evidenza di non capire cosa stesse accadendo, per prima cosa indossò velocemente la tenuta della squadra e poi corse verso l’ingresso della scuola, dove un gruppo di persone aspettavano al cancello.
Le divise arancioni…
-“Non è possibile!”- Corse verso di loro.
“Oh, guardate… Takao!” Esclamò un ragazzo dai capelli biondi, agitando la mano. “Abbiamo portato un ananas? Potrei centrarlo senza problemi con questa traiettoria.”
“No, l’ho dimenticato.” Rispose un ragazzo che gli era accanto, con i capelli corti e neri.
“Quello è il vostro ex-playmaker? Mi sembra scarsetto.” Scherzò il nuovo ingaggio della squadra.
“Non sottovalutare Takao, è da ingenui farlo.” Lo criticò un altro componente del gruppo, alto e imponente, dai capelli neri spettinati.
“Ha sempre la stessa faccia…” Aggiunse l’ultimo, sistemandosi gli occhiali dalla montatura semplice.
“Voi… Che ci fate qui?!” Disse completamente spiazzato.
“Per l’amichevole, non ti avevano avvisato?” Gli chiese Miyaji. “Poi te l’avevo detto che ci saremmo rivisti.”
“Non pensavo…”
“Ed invece eccoci qui, pronti per sfidarvi.” Aggiunse Kimura. “Voi siete pronti?”
 “Certo! Pronti a sfidarvi e a vincere.”
“Ahah, starà scherzando spero?” Si intromise il nuovo playmaker alla rimpatriata.
“Tu  chi saresti, scusa?” Lo guardò storto il corvino.
“Io? Miroku Tsugasawa, il playmaker dello Shutoku.” Si indicò, con un volto spavaldo. Il nuovo playmaker…? Poco più alto di lui, più muscoloso… Avrebbe detto che fosse un’ala piccola più che un playmaker.
“Piacere, Takao Kazunari.” I due si strinsero la mano.
“Ci fai da guida?” Gli domandò poi Otsubo.
“Certo. Vi porto in palestra.” Sorrise. “Anche se non è grande come istituto io mi sono perso la prima volta.”
“Ti sei fatto riconoscere dal primo giorno.” Commentò Midorima.
“Lo sai come sono fatto, Midorima.” Ridacchiò. Per un istante tutti guardarono Takao sorpresi; da quando Midorima non era più Shin-chan? Sentire quel nomignolo urlato a destra e manca per tutto un anno era diventata routine che si era spezzata appena il ragazzo, per l’appunto, si era trasferito, ma tutti erano certi che l’avrebbero risentito una volta che si fossero rincontrati, soprattutto il proprietario di quel soprannome.
-“Mi dispiace, Midorima…”- pensò il corvino. Non poteva dirlo, dopo non sarebbe riuscito a smettere di volerlo pronunciare.
Il playmaker portò il team in palestra, verso gli spogliatoi.
“Potete cambiarvi qui.” Disse aprendo la porta e facendo passare i vecchi compagni. “Vi aspetto in campo.” Affermò, tenendo aperta la porta anche per Midorima che fu l’ultimo ad entrare.
“Belle scarpe.” Gli sussurrò il tiratore di sfuggita. Takao guardò verso le scarpe e sbuffò, lasciando la porta che si chiuse automaticamente. Non solo si comportava con non chalanche come se il giorno prima si fossero visti a scuola, ma faceva anche l’ironico; non era di certo colpa sua se la madre gli aveva regalato il suo stesso modello. Innervosito raggiunse la squadra che era già pronta a giocare e non ci volle molto anche all’arrivo dello Shutoku. Le matricole erano sugli spalti a confabulare, mentre i coach delle rispettive squadre si lanciavano delle occhiate poco amichevoli, il che fece pensare che l’organizzazione di quella partita era avvenuta grazie alle suppliche dei giocatori. Si allinearono al centro del campo, con davanti il proprio giocatore da marcare.
-“E’ uno scherzo, spero…”- Pensò il corvino quando l’allenatore gli aveva detto di bloccare Midorima. Il ragazzo che gli era di fronte lo guardava privo d’espressione.
“Hai visto…-mormorò Takao- Adesso che ti ho contro potrò vendicarmi di quando mi hai battuto alle medie.”
Il tiratore a quelle parole sospirò e si tirò sulla radice del naso gli occhiali.
I giocatori si sistemarono per iniziare la partita; al fischio la palla fu lanciata in alto e sia Otsubo che Amano saltarono ed il pallone fu lanciato a Miyaji che velocemente si avvicinò di pochi passi a Midorima il quale, già pronto, attendeva per fare uno dei suoi incredibili tiri. Il playmaker era pronto ad intercettare la palla, ma questa fu passata a Miroku. Aveva un’espressione felice e agguerrita, la quale gli dava l’idea che lo stesse sfidando; quanto gli dava suoi nervi. Il playmaker in possesso palla, approfittando del calo d’attenzione di Takao, lanciò questa a Midorima che, elevatosi sulle punte, tirò a canestro aggiudicando allo Shutoku tre punti.
Nessuno della Kinka era riuscito a bloccare gli altri titolari… Quasi si sarebbe potuto dire che quella partita era finita prima di cominciare.
Nell’attimo dopo la palla era nelle mani della squadra di casa. Fujikawa la passò a Takao che a sua volta la tirò a Ryosuke che fece un tiro da tre, ma fallì aggiudicando nuovamente il possesso palla allo Shutoku, grazie al rimbalzo preso da Otsubo. Il capitano degli ospiti fece qualche palleggio, ma, bloccato da Amano, passò la palla al playmaker, il quale la voleva passare, di nuovo, a Midorima. Takao, però, riuscì ad intercedere abilmente la palla, passandola così a Ryosuke che questa volta fece canestro. L’anno precedente lo Shutoku aveva affrontato questa squadra, ma, grazie proprio a quell’amara sconfitta, i giocatori erano cresciuti, acquisendo maggiore abilità; anche se questa era ancora insufficiente per affrontare il Re dell’Est, era comunque efficace per evitare una grande disparità di punteggio.
Infatti la partita continuò così: a volte lo Shutoku, a volte il Kinka, il punteggio di entrambe le squadre saliva. Quello che, però, stava salendo non era unicamente il punteggio, ma anche la rabbia di Takao che ad ogni passaggio effettuato da Tsugasawa al tiratore era sul punto di perdere le staffe… Non riusciva a vedere qualcun altro passare la palla a Midorima, sentiva che quello fosse ancora il suo ruolo.
-“Calmati Takao…”- ripeteva a se stesso, seduto in panchina, muovendo la gamba nervosamente.
“Tutto apposto, Takao?” Gli chiese Naoya, strizzando la bottiglia di plastica per poi bere avidamente.
“Sì, sì, tutto apposto.” Sorrise, ritrovando un po’ di calma. Arrabbiarsi era troppo, non era più il playmaker dello Shutoku e quel ragazzo stava facendo il suo ruolo più che bene, per cui doveva darsi una calmata… Quasi non si riconosceva. Lanciò un’occhiata alla panchina degli avversari e poté vedere Miroku sbattere contro il lucky item di Midorima –un vaso cinese- e poi gridargli contro, con il consenso dei senpai. Il tiratore si limitava a subire le lamentele del ragazzo, quando di solito a lui gli rispondeva sempre… Diamine, poteva essere così geloso?
-“Geloso, eh?”- pensò poi accorgendosi che la parola migliore per definire i suoi sentimenti era proprio: gelosia.
Senza cambiare i piani del primo quarto, la partita ricominciò, però accadde che il divario tra i due punteggi iniziò a salire; anche se il corvino faceva di tutto per rubare la palla, la stanchezza della squadra era aumentata, con la conclusione del secondo e terzo quarto nel quale era stato solo lo Shutoku a fare canestri. A peggiorare la situazione, poi, fu anche il fatto che il nuovo playmaker gli continuava a lanciare delle occhiate quasi gli volesse dire: “Hai visto? Sono migliore io, non sei poi così speciale come credi.” Ed era proprio questo che non riusciva più a sopportare! Ma giurò a se stesso che nell’ultimo quarto gliel’avrebbe fatta vedere.
Dando il tutto per tutto Takao riuscì a smuovere la squadra, che improvvisamente sembrò si fosse ripresa segnando più canestri rispetto il primo tempo. All’ultimo minuto il punteggio era a 120 per lo Shutoku e 60 per il Kinka.
Amano passò la palla a Takao.
 

Lo so che stai ridendo di me,
non mi serve guardarti in volto.
 

Pensava rivolto a Tsugasawa. Era ovvio che volesse rubargli la palla per passarla a Midorima, voleva continuare a mostrargli ciò che lui non poteva più fare anche nell’ultimo momento.
Rabbia.
Rimorso.
Gelosia.
Passò alla sinistra di Midorima, gli lanciò un’occhiata. Il tiratore si mise in posizione per tirare a canestro contemporaneamente a Miroku che era di fronte al corvino, pronto per sottrargli la palla.
 

Allora hai insegnato anche
a lui il nostro attacco combinato?

 
Strinse i denti, torse il busto, compiendo il passaggio, che doveva arrivare a Fujikawa, a… Midorima.  Purtroppo Takao si accorse tardi dell’errore commesso e, appena la palla arrivò nelle mani del tiratore, lo Shutoku aveva segnato un tiro da tre punti. Il corvino tenne fisso lo sguardo su Midorima intravedendo sulle sue labbra un sorriso soddisfatto. Sentì il fischio, segno della fine della partita.
Che aveva fatto? Perché aveva passato la palla a…?
“Takao…” Gli si avvicinò Fujikawa, poggiandogli una mano sulla spalla. “… Si può sapere che diamine ti è passato per quella tua mente vuota?!” Strinse la presa.
“Ahi, ahi… Scusa, Fujikawa-san.” Piagnucolò.
“Takao, va bene che oggi è il tuo compleanno, ma non credi di aver fatto una grandissima stronzata?” Lo guardò con uno sguardo truce il tiratore del Kinka.
“Ma… Ma Kei-chan, tu che sei tanto tranquillo mi tratti così?!”
 

Kei-chan…
Sono patetico.

 
“Kei-chan? Ma che cavolo di soprannome mi hai dato?” Sbottò Ryosuke nel sentire il suo nome abbreviato affiancato al suffisso amichevole usato con le ragazze.
“Beh sei un tiratore, no? Diciamo che è tradizione.” Ridacchiò. “Chiedilo a Midorima qual’era il suo soprannome.” Stuzzicò il giocatore che, disinteressato, andò verso il centro campo per i saluti finali. Allineati i titolari dissero in coro: “Grazie della partita!”
“Ehi Takao, noi adesso ci cambiamo. Ci vediamo fuori, okay?” Gli disse Kimura.
“D’accordo.” Annuì, avvicinandosi alla sua squadra.
“Senti, Midorima, perché prima ti sei messo in posizione di tiro senza avere la palla? Ci è andata bene che Takao ti abbia fatto  un passaggio.” Esclamò Miroku, sbuffando al solo pensiero del comportamento insensato del tiratore. Midorima non rispose, si limitò ad accennare un sorriso. Takao, che si era voltato a guardare la scena, rimase completamente spiazzato; il tiratore aveva previsto tutto… Si era messo in posizione perché certo del fatto che gli avrebbe passato la palla…
“Midorima!” Lo chiamò avvicinandosi a passo svelto. “Noi due dobbiamo parlare.” Affermò prendendogli il polso.
 
Lo portò sul retro della palestra e, uno di fronte all’altro, tenevano il più alto lo sguardo, interrogativo, sul più basso, mentre questo fissava il suolo nell’intento di riordinare le idee.
“Che vuoi dirmi?” Chiese Midorima, cercando di capire perché si trovavano lì fuori.
“Perché ti sei messo in posizione di tiro se quello lì non sapeva passarti la palla?!” Sbottò.
“Volevo testare se sapessi eseguire dei passaggi decenti, tutto qui.”
“Cosa avrei fatto per tutta la partita?”
“Non so… Chiedilo a te stesso; di certo quello che ho visto in campo non era il Takao che conoscevo.” Sbuffò, sistemandosi gli occhiali.
“Ed indovina di chi è la causa?”
“Non sono di certo io ad influenzarti.”
“Invece sì, visto che non c’è nessuno a cui poter fare dei passaggi decenti!”
“Non c’è Kei-chan?” Sbottò innervosito, per poi deglutire, segno inconfutabile di aver detto una cosa che non doveva dire; di fatti Takao, sentendo quel nome, si pietrificò un attimo… Che c’entrava Ryosuke?
-“Guarda te se se l’è presa…”-
“Senti un po’… Ma non è che te la sei presa perché ho chiamato Ryosuke Kei-chan, vero?”
“Per nulla, nanodayo!”
“Ah, davvero…? Allora può darsi che ti infastidisce il fatto che non ti chiami più… Shin-chan?” Fece un passo in avanti, spostando la testa per poter controllare l’espressione del tiratore che aveva abbassato la testa.
“Assolutamente, anzi, mi sono sentito sollevato nel sapere che finalmente mi chiami come dovresti.” Sbuffò nuovamente. “Comunque dovevi chiedermi solo della partita?”
“In verità, non solo…” Fece un respiro profondo; probabilmente quella sarebbe stata l’unica occasione che avrebbe avuto per chiarire. “Perché hai continuato a rifiutare le mie chiamate?” Gli domandò, aggiungendo poi mormorando: “Perché non sei venuto a salutarmi?” Midorima nel sentire quelle parole esitò un attimo, ma poi sospirando, si decise finalmente a spiegare il perché del suo comportamento, anche se non era affatto facile.
“Takao… Diamine. Mi dispiace, ma non mi andava di salutarti… A dire il vero mi spaventava quasi l’idea di non avere più un compagno assillante come te, per cui non volevo dirti: ‘Ciao’ con leggerezza, non mi andava bene l’idea che ti saresti trasferito e in più l’oroscopo aveva predetto che un arrivederci, quel giorno, sarebbe stato sinonimo di addio.”  Spiegò il tiratore coprendosi il volto con una mano completamente imbarazzato.
“Potevi almeno rispondere hai messaggi.”
“Sono una persona nostalgica, d’accordo. Non rompere.” Sbottò, cercando di chiudere la discussione.
“Non l’avrei mai detto, Shin-chan.” Rise per poi accorgersi di quanto spontaneamente gli fosse uscito il nomignolo.
“Senti, Takao… Eravamo rimasti d’accordo che quest’anno ti avrei fatto un regalo che valeva anche per quello dell’anno scorso, giusto?”
“Sì.” Rispose sorpreso e felice nel sentire che il ragazzo si ricordava della promessa.
“Non sapevo cosa farti, per cui ho deciso…” Prese un nastro rosso dalla tasca che iniziò a legarsi al dito indice. “… Di esaudire una tua qualunque richiesta… Che, ovviamente, posso realizzare; persino -deglutì- smettere di seguire Oha-Asa.” Disse, stringendo i denti, sperando che il ragazzo non gli facesse una tale richiesta. Takao si mise a pensare e ritenne più idoneo chiedere l’unico regalo che nessun’altro, oltre Midorima, avrebbe potuto fargli.
“Ciò che voglio è…” Sciolse il nastro del quale prese l’estremità, facendolo poi passare dietro il collo di Midorima che si piegò leggermente in avanti, mentre lui si alzò sulle punte dei piedi. “…Un bacio serio da Shin-chan.” E tenne un’espressione sicura, anche se imbarazzato. Midorima avvampò, divenendo rosso fino alla punta delle orecchie. Un bacio? Sicuramente il corvino scherzava, eppure… Quello sguardo così certo esprimeva il contrario.
“Sicuro..?”
“Sì.”
Midorima sospirò. Gli mise le mani sulle guance alzandogli delicatamente il volto per poi far entrare in contatto le sue labbra, di solito inespressive, con quelle dell’altro, sempre allegre. Takao si aggrappò a lui, cingendogli il collo con le braccia, lasciando così che il nastro cadesse a terra. Quell’attimo che il ragazzo aveva sognato si stava realizzando. Forse non era proprio accaduto come se lo immaginava, però poté sentire il sapore di Midorima e questo gli bastava; anche se il compagno poi non gli avrebbe parlato per la vergogna, gli interessava ben poco, si sarebbe accontentato di quell’istante che gli sembrò infinito. Quell’unico momento in cui solo loro due esistevano.
“Ti amo…” Sussurrò Takao sulle labbra dell’altro, appena il contatto si interruppe. La voce era tremante, perché cosciente che pronunciando quella frase non sarebbe più potuto tornare indietro. Si immaginava quanto Midorima l’avrebbe disprezzato dopo quel bacio, dopo quella frase… Ma gli andava bene così. Senza rimorsi. Inaspettatamente, però, il tiratore lo strinse a sé.
“Hai sprecato un regalo, idiota.” Gli sussurrò.
“Eh?” A quell’affermazione Takao arrossì.
“Niente.” Disse velocemente l’altro, rimangiandoci la frase spontanea prima pronunciata, lasciandolo andare. “Forse ci conviene rientrare.” Si girò, incrociando le braccia al petto e sistemandosi gli occhiali.
“Direi di sì. È meglio evitare che tutti inizino a pensare male.” Ridacchiò Takao aggiungendo: “Anche se non avrebbero torto.”
“Tsk, sarebbe solo sconveniente.” Borbottò. Il corvino lo sorpassò, intrecciando le dita dietro la nuca.
“Mi fa piacere sentire che mi ami.”
“Che diamine dici…?”
“Beh, hai detto che ‘sarebbe solo sconveniente’, ma non hai negato il fatto che stiamo facendo qualcosa che fa pensare male.” Portò la testa all’indietro, facendogli vedere il sorriso che si era allargato maggiormente.
“Sta zitto, nanodayo!”
“D’accordo, nanodayo.”
Midorima si limitò a sbuffare, per troncare velocemente il ‘botta e risposta’.
Tornarono in palestra dove Miroku, pronto per andarsene, stava aspettando impaziente Midorima.
“Si può sapere che avete fatto voi due?” Sbottò il playmaker vedendoli entrare.
“Tante cose…” Raggirò la domanda il corvino.
Tante cose cosa?”
“Non credo ti dovrebbe interessare; ma, comunque, tante cose... Forse anche sconce.” Gli fece la linguaccia, beccandosi un cazzotto in testa da Midorima.
“Non dire cose equivoche.”
“Sei crudele, Shin-chan.” Sospirò sconsolato.
“Shin-chan…?” Gli fece eco Miroku che poi scoppiò a ridere. “Ma che nomignolo è? Posso chiamarti anch’io così, Midorima?”
“No!” Tuonò il tiratore che stizzito si voltò, camminando verso gli spogliatoi. Takao seguì il ragazzo.
“Sei proprio geloso di questo nome, eh?” Gli sussurrò, scherzoso.
“Diciamo che è un soprannome speciale.” Rispose, con un tono tanto basso da far sembrare la frase un pensiero fra sé e sé. Il playmaker, che l’aveva sentito, sorrise contento.
 

Alla fine c’è stato bisogno
del trasferimento per far
accadere tutto questo.

 
Anche se adesso erano lontani, non si sarebbero persi di vista o per lo meno Takao non l’avrebbe permesso per niente al mondo –chi altro poteva chiamare Shin-chan se non il tiratore?-; ed un giorno sarebbe tornato a fare dei passaggi a Midorima, quelli che solo lui poteva fare al ragazzo.
Alla fine, quel compleanno che tanto si era prospettato noioso e monotono, si era concluso per il meglio.
 

“Quindi tu chiamavi Midorima con il -chan?”
“Esatto.”
“Ed adesso, essendo anch’io un tiratore, mi chiamerai con il –chan?”
“No Ryosuke, il tuo nome suona male, non mi piace.” –“Mi basta chiamare Midorima con il –chan, ci tiene tanto che rimanga una cosa fra noi due.”-
“Ah, davvero? Grazie!”
 
_E fu grazie a Midorima che Ryosuke Keita si salvò dall’avere un nomignolo estremamente imbarazzante._
 

 
 
 
 
 

(*) Shindairo: la sillaba –ta (shinTAro) che in giapponese è 太 differenzia di un trattino dalla sillaba –dai (es. DAIki) che in giapponese è 大 .

(**) Mochi: dolce tipico a base di riso tritato e pestato.
 
 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: Elsa Maria