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Autore: Seekerofdreams_    21/11/2013    25 recensioni
The maid (in italiano La domestica) è la storia di una ragazza universitaria che si riempie di marshmallow e caramelle piangendosi addosso davanti ad un pc guardando serie tv e ascoltando musica. Un giorno deciderà di cambiare tutto, ma sarà il giorno giusto per alzarsi dal letto e iniziare a vivere? La risposta la troverà in un paio di occhi azzurri. Tra figuracce, nuove amicizie, tradimenti e segreti vi narrerò la storia d'amore di Niall e Serena.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mondo ama Londra, questo è risaputo.

Se non sei inglese almeno una volta nella vita ti verrà in mente di visitare questa città da sogno,

con la sua ruota panoramica famosa nel mondo, le piazze, i parchi, la regina Elisabetta, il Big Ban e tutte quelle cose che fanno di Londra una meta ambita da giovani e non, ed io, come la maggior parte dei ragazzi della mia età mi sono lasciata trascinare dalla bellezza della città, trasferndomi qui tre anni fa, uscita da un liceo alla periferia di Firenze, per intraprendere la carriera di art director nel campo pubblicitario.

Avete presente le persone che scelgono immagini, colori, frasi per le pubblicità?

Ecco, studio per diventare questo, un sogno che porto avanti da bambina e dopo diversi sacrifici ci sto riuscendo, manca ormai un solo semestre di corsi e gli ultimi esami prima di laurearmi ed entrare nel mondo del lavoro. Ok, questi sono i motivi che ho detto ai miei genitori per convincerli a mandarmi in una nuova nazione, ma diciamoci la verità Londra è anche meta di attori straordinari, cantanti e personaggi famosi, se hai una passione sproporzionata per un personaggio dello spettacolo, fidati, prima o poi passerà da queste parti! Perché vi sto dicendo questo?

Semplice anche io come milioni di persone nel mondo amo, in modo decisamente fuori dalle righe,

quei disastri di ragazzi che portano il nome di One Direction.

Ecco, a questo punto qualcuna di voi penserà “Aaaah, la solita storia, lei va a Londra e li incontra!” beh... Non proprio ma quasi!

Se ci pensate bene, ci sono ragazze che vanno a Londra e veramente riescono ad incontrarli e non significa che loro sono più belle o più fortunate di noi, assolutamente, c’è un unica differenza con quelle persone, combattono per i propri sogni e non stanno sedute dietro un computer a piangersi addosso perché non li incontreranno mai!

Con questo non voglio dire che dovete armarvi e partire verso casa loro eh!

Perché per realizzare i propri sogni bisogna essere preparati, avere le informazioni giuste, l’età giusta e i soldi, (Eh si! Quelli servono sempre!) però invece di mandare maledizioni alle persone che sono riuscite ad incontrarli o a riempirsi di cioccolato perchè non accadrà mai a voi, fate un salvadanaio, mettete un euro ogni tanto e iniziate a mettere le basi per realizzare quel sogno, ma la cosa principale è credeteci, credeteci sempre!

Se credete in voi e nel sogno che avete nulla vi potrà ostacolare, nè la distanza, nè le persone che

vi intralciano!

Perché vi sto dicendo questo? Perché fino a ieri ho fatto il contrario di tutto questo, mangiavo quantità industriali di marshmallow, caramelle e gelato seduta davanti ad un computer a ripetermi “Non li incontrerò mai!”, ma oggi ho deciso di prendere in mano la situazione.

Infilo le mie inseparabili Vans blu, la giacca a vento prendo la borsa ed esco dalla mia stanza nascondendo nella mano un foglio con un indirizzo sopra.

“Dove vai?” mi chiede Jess, la mia coinquilina.

“Vado a fare un giro in centro!” dico afferrando le chiavi dell’appartamento dal mobiletto all’entrata.

“Vai in metro?” chiede ancora.

“Si, l’auto è ancora dal meccanico!” sbuffo.

Lei fa un cenno d’assenso e io mi chiudo la porta alle spalle, chiamo l’ascensore e mi infilo dentro prima di schiacciare il tasto del piano terra. Sistemo la sciarpa intorno al collo guardandomi allo specchio e liscio i miei capelli, sorrido al mio riflesso nonostante mi senta stupida a farlo.

Sistemo meglio sul naso i miei grandi occhiali neri, che nascondono o meglio proteggono,

come amo precisare, i miei occhi verdi.

Li ho sempre amati, perchè sono particolari, non è quel verde comune, hanno qualche sfumatura marroncina e a volte mi sembra persino che diventino grigi.Le porte dell’ascensore mi riportano alla vita reale, esco scontrandomi con il signore del terzo piano, sorrido salutandolo e scendendo i cinque gradini che mi separano dall’aria aperta.

Cammino spensierata per le vie colme di turisti e cittadini e mi avvio verso la stazione della metro, mi fermo a fare il biglietto, controllo gli orari di arrivo e mettendo le mani in tasca aspetto impaziente l’arrivo del mezzo. Frugo nella borsa ed estraggo il pezzo di carta, sorrido leggendo mentalmente quello che ho appuntato.

 

Iven Street, 124A, giardino immenso, porte e finestre scure”

 

Vi state chiedendo cosa sono queste cose?

Bè, in realtà è tutto quello che ho trovato digitando su Google: “Niall Horan indirizzo Londra”.

Dopo mesi, anzi anni passati a non muovermi dalla mia stanza ho deciso di andare a cercare l’uomo dei miei sogni. Biondo, occhi azzurri, musicista, cosa si vuole di più dalla vita?

Sospiro mentre le porte della metro si aprono riversando sulla banchina tutti i pendolari diretti negli uffici dopo la pausa pranzo, gruppi di amici che si ritrovano in giro e cinesi da tutte le parti a fare fotografie su fotografie, sorrido sedendomi accanto alla porta da cui dovrò poi uscire, sfilo l’i-phone dalla tasca e scorro la home di twitter,sbircio il profilo dei ragazzi, so che sono a Londra per ultimare il nuovo album, ma di solito me ne resto a casa, so che adesso mi chiederete? Che diavolo ci fai a casa se sei a Londra?

Avete ragione voi, ma l’ho capito tardi, mi sono lasciata trasportare dai giudizi degli altri,

i giudizi delle persone che mi prendono in giro dicendo che sono troppo grande per ascoltarli, troppo grande per seguirli, ho sempre avuto paura del giudizio degli altri, sembra facile dire “Non fregartene!”, ma metterlo in pratica è molto più complicato!

Però arriva un giorno in cui decidi che il mondo non può decidere per te, capisci che la gente non può scegliere cosa ti rende felice e si, i One Direction mi rendono felice!

Nel buio della mia stanza, di sera, prima di addormentarmi, loro sono con me, sono con me quando mi sveglio, quando vado a lezione a piedi, quando sono in metro, quando sono triste o quando ho voglia di ridere, sono con me ovunque nelle cuffiette, nelle foto nascoste dentro il comodino,

nelle immagini del cellulare, in ogni cosa quotidiana che me li ricorda. La metro si ferma e io mi alzo lasciando il posto ad una signora anziana, scendo sistemando il collo della giacca per bene, inizia a fare freddo. Digito velocemente sul telefono l’indirizzo e seguo le indicazioni sulla cartina, rischio di perdermi per ben tre volte, ho il senso dell’orientamento sotto le scarpe praticamente!Quando ero in Italia il mio migliore amico mi prendeva in giro perché non riuscivo mai ad individuare il nord, beh... Non che le cose siano cambiate più di tanto!

Sbuffo girando in lungo e in largo fino ad imboccare la via giusta, sorrido fermandomi davanti a un

negozietto di alimentari ed entro per prendere qualcosa da mangiare, giro per gli scaffali e poi faccio fare un panino rigorosamente alla mortadella. Pago sorridendo alla ragazza dietro la cassa ed esco fuori, cammino guardandomi un po' attorno e mi siedo su una delle panchine del parchetto davanti al numero civico 120B, ormai ci sono quasi, addento il pane e lentamente finisco tutto il panino. Mi alzo facendo cadere le briciole a terra e subito vedo qualche uccellino avvicinarsi, sorrido allontanandomi e buttando la carta via, sono ormai le tre e mezza, chissà se sarà a casa!

Cammino lungo il sentiero del parco, 121, 122, 123, 124...A!

Trovata! Le informazioni prese su internet coincidono, sento un mormorio tra i cespugli e mi giro spaventata, delle ragazze spuntano fuori armate di macchine fotografiche. Rimango a fissarle dal lato opposto della strada, le vedo bussare alla porta e io sbuffando mi siedo sotto l’albero.

Vedo Niall aprire la porta, come sempre sorride ed è gentilissimo con tutte, ma si intuisce che è leggermente infastidito, ecco qui, come si fa a non farsi influenzare dall’altra gente? Quelle ragazze adesso hanno rovinato la mia giornata. Io non volevo infastidirlo, volevo solo aspettare che uscisse ed abbracciare la ragione della mia vita. Di certo non avrei suonato a casa sua! Pff!

Infilo le cuffiette e faccio partire qualche canzone dal telefono, controllo Facebook e Twitter, buttando ogni tanto un’occhiata alle finestre serrate, chissà se è solo a casa. Mi lascio cullare dalla musica fino a chiudere gli occhi e addormentarmi lì.

Vengo svegliata dal rumore di un auto in corsa, spalanco gli occhi spaventata non riconoscendo il posto in cui mi trovo, cerco l’Iphone e mi accorgo che si è spento, provo a riaccenderlo, ma la batteria è a terra.

Tolgo le cuffie ormai morte dalle orecchie e mi alzo guardandomi attorno, perfetto sono senza telefono, non so che ore sono ma di sicuro è buio, non ho idea di come tornare indietro per tornare a casa, cerco di non farmi prendere dall’ansia e comincio a camminare avanti ed indietro cercando una soluzione, mi sento talmente idiota, all’improvviso la porta del 124A si apre riversando sul vialetto un biondino preoccupato.

Mi giro di spalle per non farmi vedere, ma ormai è troppo tardi, dannazione che idiota che sono!

“Ehi, è tutto ok? Stai bene?” chiede dolcemente.

Chiudo gli occhi e prendo un bel respiro prima di girarmi, guardo il suo viso preoccupato e mi maledico mentalmente, non era proprio così che volevo conoscerlo.

“Io, mi sono persa!” sputo fuori mordendomi un labbro.

Lui cerca di non scoppiare a ridermi in faccia e lo ringrazio mentalmente per il suo tentativo di nascondere la risata.

“Non puoi chiamare nessuno?”

“Io.. ecco... ho la batteria a terra!” dico sventolando il cellulare.

“Non è la tua giornata fortunata, eh?”

In realtà si, considerando che sto parlando con te, vorrei rispondere ma non è il caso.

“Già!” dico solo scrollando le spalle.

“Ti presto il mio telefono!” dice premuroso.

Si gira ripercorrendo il vialetto verso casa, si ferma sulla porta e mi guarda.

“Non penso che il filo del telefono fisso arrivi fin lì!” sorride.

Per fortuna è buio e non può vedere il rossore sulle mie guance, affretto il passo e lo raggiungo.

“Prima le signore” dice lasciandomi passare.

“Grazie!” dico mettendo piede in casa Horan.

Mi guardo attorno, amo questa casa dalla prima volta che l'ho vista in una twitcam di Niall, il nero fa da padrone come il grigio, lasciando alla casa un tepore e un senso di calore che poche cose sanno darti.

“Il telefono è da quella parte!” dice indicando un mobile accanto al divano.

Mi avvicino titubante, chi diavolo chiamo ora?

La mia coinquilina è fuori discussione, non ha nemmeno la macchina, l’unico di cui mi ricordo il numero è un mio compagno di corso che non mi verrà a prendere mai, sospiro.

“Sai che numero devo chiamare per un taxi?” chiedo seria.

“I taxi? Aspetta dovrei avere un biglietto!” dice avvicinandosi e cercando il numero, dopo un pò mi porge un cartoncino con il numero di telefono, lo digito velocemente e aspetto, il telefono squilla a vuoto, riprovo una seconda volta, guardo il telefono maledicendo la compagnia dei taxi e mi giro abbozzando un sorriso verso Niall che sorride.

“Twitter dice che oggi c’è sciopero!” dice mostrandomi un tweet.

“Sciopero?” alzo leggermente il tono di voce.

Sono rimasta seduta per tre anni dietro un computer proprio oggi mi dovevo alzare?

“In che parte della città devi andare?” chiede gentilmente.

“Ehm, dall’altro lato!” Mi sfioro il mento pensierosa.

“Si può sapere cosa ci facevi qui?”

Lo guardo sconvolta, poi sospiro e scuoto la testa.

“Secondo te? Non ci vuole tanto per indovinare!” dico alzando le sopracciglia.

“Oh, non potevi venire a suonare prima?” chiede sorridendo.

“Non volevo disturbarti, volevo solo vederti, in realtà ora ti sto disturbando più del lecito e mi sento una stupida! Quindi be', tornerò a piedi!” dico forzando un sorriso e avviandomi verso la porta.

“Ma no aspetta, secondo te ti faccio girare a quest’ora da sola? Non sai nemmeno la strada!” dice sorridendo.

“Già ti ho disturbato troppo, mi arrangerò, veramente!” ribatto.

Vado per aprire la porta ma un tuono fa tremare i vetri delle finestre seguito da uno squarcio di luce,

mi blocco automaticamente davanti all’entrata e cerco di resistere dall’andare a fiondarmi tra le sue braccia.

C’è qualcuno lassù che oggi mi vuole male, sto facendo disastri su disastri, mancava il temporale, io e la mia fottuta paura per i tuoni.

“P-puoi restare qui se vuoi, domani prendi la metro!” dice tranquillo.

Ci metto cinque minuti per realizzare il senso della frase e mi volto verso di lui.

“No, non posso, ti ho già disturbato troppo!” dico seria.

“Prima di essere un cantante sono un essere umano, non ti lascerò andare da sola per le vie di Londra, mentre piove a quest’ora!” afferma deciso.

“Allora dormo sul divano!” dico.

“Dormi sul divano!” dice lui sorridendo.

Tolgo la giacca e la sciarpa e lui mi fa cenno di appenderle accanto alla porta.

Butto un’occhiata ai miei vestiti, non sembro una stracciona dai!

“Visto che resti a casa mia, posso sapere almeno il tuo nome?” chiede ridendo.

Oh. A che numero di figuracce sono?

“Serena, mi chiamo Serena!” rispondo.

“Bene, allora Serena, che telefono hai?” mi chiede.

“Un iphone!” dico prendendolo dalla tasca.

“Ti prendo il caricabatterie, tu puoi sederti o fare quel che vuoi!” sorride.

Annuisco e mi guardo intorno, c’è un pò di confusione ovunque, la cucina è sottosopra, torno in salotto e osservo i ripiani dove sono posizionati i premi, le candele sul tavolino basso e il grande divano nero, il tappeto bianco e immacolato, forse dovrei togliermi le scarpe!

“Ecco qui!” dice tornando in salotto e indicandomi dove poter mettere in carica il cellulare.

“Grazie mille, sul serio!” dico sincera.

“Figurati!” Sorride ancora.

“Hai bisogno di qualcosa per dormire?” chiede prima di andare a prendere un cuscino e una coperta.

“No, tranquillo e grazie ancora!” dico sistemando il divano.

“Se devi fare qualcosa, tipo guardare la tv o altro mi faccio piccola piccola e puoi far finta che io non ci sia!” dico facendolo ridere.

“No, vado a vedere un pò di tv in camera, non preoccuparti, se hai bisogno il bagno è infondo al corridoio, buonanotte!” dice sorridendo e sparendo dalla mia vista.

Sospiro sfilando il maglioncino e restando in canotta, per fortuna i riscaldamenti in questa casa sono al massimo, cammino lentamente verso il bagno, mi guardo intorno e sorrido.

Dopo essermi lavata le mani esco e mi avvolgo nella coperta, posiziono il cuscino e ci affondo il viso, ma non riesco a prendere sonno, sarà che ho dormito nel pomeriggio, o sarà che sono a casa di Niall Horan?

Un altro tuono mi fa tremare, nascondo il viso nelle coperte pregando che passi presto.

Continuo a fissare il soffitto fino a quando sento dei passi nel corridoio, Niall accende la luce e io mi muovo di scatto.

“Scusa, devo prendere una bottiglia d’acqua!” dice mortificato.

“Oh, non preoccuparti!” dico guardandolo mentre apre il frigo.

Non ti abbassare per prendere la bottiglia, non lo fare. Merda.

Fisso per qualche secondo il suo fondo schiena fasciato nei pantaloni grigi della tuta e respiro forte,

e chi dorme stanotte?

“Vado, scusa ancora!” dice spegnendo la luce.

Fisso il soffitto ad occhi spalancati prima di chiamarlo.

“Niall?”

“Si?” dice tornando indietro.

“Ti-ti posso abbracciare?” chiedo d’un fiato.

Lui accende la luce e sorride, annuendo.

Mi sfilo le coperte di dosso e mi alzo, lo raggiungo e lo abbraccio, lui ricambia subito, fa male sapere che è abituato ad abbracciare fan, mentre io ci sto mettendo tutto dentro, ma me lo farò bastare.

“Buonanotte” dico staccandomi e tornando sul divano.

“’Notte” dice lui tornando in camera sua.

Mi giro di lato fissando la luce della piccola candela e così mi rilasso e mi addormento.

 

 

Apro gli occhi che è ormai mattina, la casa è avvolta nel silenzio, evidentemente Niall non si è ancora svegliato, mi stiracchio un po' e decido di alzarmi.

Mi trascino verso il bagno e dopo aver svuotato la vescica mi dò una rinfrescata.

Torno in salotto e infilo il maglioncino, piego le coperte e le impilo l’una sull’altra insieme al cuscino.

Il mio i-phone è ormai carico. Sono le nove e mezza, non so a che ora si sveglia Niall di solito così mi metto a sistemare la casa, lavo i piatti incastrati nel lavello, ripulisco i ripiani e metto in ordine le stoviglie. Passo la scopa a terra e mi dirigo in salotto e dopo aver recuperato qualche cartaccia mi sposto verso il bagno, cerco i prodotti giusti e senza far rumore do una ripulita a tutto, passo la scopa anche qui e una volta finito butto tutto nella pattumiera. Lavo le mani e apro il frigo e sbircio per preparare la colazione, prendo le uova e il latte e preparo l’impasto per i pancakes, non trovo lo sciroppo ma mi accontenterò di marmellata e Nutella. Inizio a cuocere e subito il profumo invade la stanza, uno ad uno li sistemo nel piatto. Spengo il fuoco e vado ad aprire la finestra per far circolare l’aria fresca. Mi affaccio fuori sulla veranda, l’aria è ancora umida, ma il sole riscalda abbastanza,

spero che almeno le metro oggi viaggino. Chiudo la porta-finestra e sento tossicchiare dietro di me,

mi volto spaventata vedendo Niall già vestito fissarmi.

“Buongiorno!” dico sorridendo.

“E’ Natale?” sorride.

“Mmmh, no, manca ancora un po'!” dico tornando in cucina.

“Casa pulita, pancakes caldi, no è Natale fidati!” ride sedendosi al tavolo.

“Era il minimo che potessi fare dopo ieri sera!” dico sincera.

“Se vuoi puoi perderti anche domani sera!” ride portando alla bocca un bel pezzo del dolce.

Rido lavando la padella e i mestoli, li faccio scolare e poi asciugo le mani.

“Beh, io credo che adesso mi metterò in cammino verso la metro!” abbozzo un sorriso.

“Oh, già vai via?” Sembra... dispiaciuto?

“Si, oggi pomeriggio ho lezione all’Università!” dico.

“Cosa studi?” chiede mentre infilo la giacca.

“Comunicazione pubblicitaria!” dico sorridendo.

“Dev’essere bello!” Afferma lui continuando a mangiare.

“Decisamente, adoro tutto quello che riguarda la pubblicità!” affermo sicura di me.

“Si vede da come ne parli!” sorride anche lui.

Prendo la borsa mentre lui si alza per accompagnarmi alla porta.

“Grazie ancora di tu..”

Mi blocco sentendo suonare il campanello, guardo Niall sorpreso avvicinarsi alla porta per controllare fuori. Il campanello suona ancora un paio di volte, Niall apre la porta.

“Mamma? Papà? Greg? Denise? Theo?” dice sconvolto.

“Ciao amore!” dice sua madre.

“Perché sono felice di vedere solo mio nipote?” ribatte Niall.

Trattengo una piccola risata facendo però ricadere l’attenzione su di me.

Gli occhi di sua madre mi squadrano al completo e la sua bocca si apre in una O di sorpresa.

“Tu sei...?” chiede mentre gli altri mi guardano in attesa di risposta.

Ehm, in questo momento anche io sono felice di vedere solo il piccolo Theo!

Cerco aiuto nello sguardo di Niall che se ne esce con l’unica cosa che non avrei mai immaginato.

“La domestica!” sputa fuori.

“Chi?” dico io alzando la voce.

“La domestica, stava andando via, ha finito di mettere in ordine!” dice Niall.

Cerco di non far trapelare le mie emozioni davanti a tutti ma se mai mi ritroverò sola con Niall Horan lo ammazzerò.

“Non ci avevi detto di avere qualcuno a farti le pulizie!” dice Greg sedendosi sul divano.

“Oh beh, è da poco!” dico io trafiggendo poi Niall con lo sguardo.

“Allora ci vediamo domani cara!” dice suo padre.

“S-si, ci vediamo domani!” dico titubante.

“Alle 9 eh! Puntuale” ridacchia Niall.

Promemoria: “Uccidere Niall Horan moooolto lentamente”.

“Alle nove, sarò puntuale come sempre!” sorrido.

“Come mai fai questo lavoro? Non sei giovane?” mi chiede Denise.

“Oh beh, ero in cerca di un lavoretto...”

“Lo fa per pagarsi gli studi!” Mi anticipa Niall.

“Esattamente!” confermo sorridendo.

“Oh che brava ragazza!” dice Maura.

“Eh!” dico forzando un sorriso.

“Ora devo proprio andare, farò tardi a lezione!” dico.

“Certo, vai pure!” dice Niall.

Saluto con la mano tutti, faccio una piccola carezza a Theo e Niall mi accompagna fuori.

Aspetto di oltrepassare la porta di casa e mi giro come una furia. Il suo corpo è totalmente davanti al mio, lo guardo sorpresa.

“Fai finta che è tutto ok, conoscendo mia madre sarà dietro la tenda a vedere se sei veramente la mia domestica!” dice a bassa voce.

“Ma io non sono la tua domestica infatti!” dico.

“Ma lei sa che lo sei, quindi.. Hai trovato un lavoro!” sorride.

“Eh? No!” dico negando con la testa.

“Per favore?” dice spalancando gli occhioni blu.

“Ehi non usare queste tecniche subdole con me!” dico seria.

“Non faresti questo per me? Infondo ieri per vedermi hai rischiato grosso!” dice sorridendo.

“Non ricordarmelo ti prego!” dico arrendendomi.

“Grazie, veramente!” dice lui aprendosi in un sorriso.

“Ora vado, a domani allora!” dico avviandomi lungo il vialetto.

"A domani!" dice lui salutandomi sulla porta.

Ripercorro all’indietro la strada fatta ieri, passo davanti al negozio di alimentari, lo supero, ma decido di tornare indietro. Prendo un pacco di marshmallow e dopo aver pagato mi dirigo alla stazione della metro. Scendo le scale, mischiandomi con le altre persone, passando vedo un avviso di ieri che avverte dello sciopero, perché non leggo mai niente? Sbuffo ancora una volta e mentre aspetto, apro la busta e inizio a mangiare.

   
 
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