L’ultima notte
Buio.
Il buio
è oppressione, è mancanza, è una strada sbarrata, è
un vuoto che ti pesa sull’anima, è il regno della morte. Il buio
tende le dita sui vivi dopo il calare del sole, li bracca come prede, li raggiunge
stringendoli nella sua morsa, e allora fa sì che emergano tutte le
paure, le angosce, i rimpianti, i rimorsi, le colpe, i ricordi, le aspettative,
i sogni crudelmente infranti dalla luce del giorno. Il buio è una
prigione sorvegliata da fantasmi. Il buio è come me. Il buio sono io.
Ora
è notte. Ora è buio.
Sono qui
immobile, gli occhi aperti sulle ombre che mi soverchiano, sul buio che
è dentro e fuori di me. Ascolto il tempo scorrere lentamente, e ogni ora,
ogni minuto, ogni secondo è come un rombo, l’urlo di una storia di
sangue che corre verso la fine.
So cosa
aspettarmi. Stanotte è la notte dell’ultima battaglia. Stanotte
l’Oscuro Signore esigerà la vita del suo giovane nemico. Stanotte
si delineerà tutto, si conoscerà il colore del futuro, e
sarà firmato anche il mio destino.
Buio.
Prego
perché il buio mi porti con sé adesso, perché mi risparmi
la vista del domani. Ma non è ancora il momento, non ancora, lo so. Ora
è ancora tempo di pensare. Di ricordare. Di sperare nella luce di
un’alba nuova.
E penso
ad un ragazzo dagli occhi verdi da cui dipenderà l’esito della
lotta epica tra bene e male.
E ricordo
occhi della stessa intensità di verde e ciò che provocarono in me
così tanti anni fa e ciò che sempre hanno significato in questo
mio buio.
E spero
che il calore che è ancora racchiuso in quel verde trionfi finalmente
sulle tenebre fredde.
Ma il
pensiero più forte, più intenso, più fortemente imponente,
così com’è sempre stato, sei sempre e ancora tu.
Tu con i
tuoi occhi e i tuoi capelli e la tua pelle.
Tu che
eri l’unica ragione di tutto.
Tu che mi
hai dato ciò che non avevo mai avuto.
Tu che mi
sei stata strappata, prima nella vita, poi nella morte.
Tu che
non sapevi, tu che non potrai mai sapere, tu che non hai mai saputo di essere
per me quanto ci fosse di più bello in questo mondo oscuro.
Tu che
non temevi il buio, tu che hai saputo fenderlo con la tua luce.
Tu,
l’amore, sempre.
Mi
manchi, mia luce.
Ancora ti
cerco, ancora ti voglio, perché ancora ti amo.
Così
atrocemente. Così disperatamente. Così inutilmente.
Di te
c’è ormai solo l’inconsistenza di un flebile ricordo.
Eppure il
mio amore non si spegne. Anche se ho fatto di tutto per estinguerlo, lui no,
non vuole morire, continua a divampare. Inutile, disperato, atroce.
E quanto
vorrei rivederti, anche solo per un istante.
Severus…
Mi guardo
intorno, confuso, terrorizzato, innamorato. Ancora. Sempre.
E ti
vedo, angelo luminoso, bella come non mai. Vedo il sorriso sulle tue labbra che
sempre avrei voluto mie. Vedo gli occhi che sempre hanno infestato le mie notti
squarciando l’oscurità dei miei abissi di peccati empi e
redenzioni tardive. Vedo te, giglio, sogno, vita, amore.
Mi sei mancato, Sev.
Non hai
idea di quanto tu sia mancata a me…
Ora sei
qui, sei tu, sei reale, e mi sembra impossibile. Cerco la tua vicinanza, il tuo
contatto. Ti scosto i capelli dal viso, ti sfioro una guancia. La tua pelle,
così calda, morbida… Sorridi ancora, con quelle labbra, quelle
labbra che io…
Non ho molto tempo, amico mio.
No, no,
non puoi lasciarmi di nuovo… Resta con me…
Tu non
sai, non sai…
Sono venuta a ringraziarti.
Ti ringrazio per tutto ciò
che hai fatto per mio figlio. Ti ringrazio per aver finto di collaborare con il
Male. Ti ringrazio perché so che mi pensi ancora, so che avresti voluto
che le cose per me andassero diversamente… So che mi vuoi bene come
quando eravamo ragazzini, Severus.
No, mio
dolce giglio, tu non sai. Non sai quanto ti amo. Non hai mai saputo. Hai sempre
creduto che da parte mia ci fosse solo un’amicizia piena di
contraddizioni, di alti e bassi. E non hai mai capito che quando ti aggredivo
era solo perché sapevo di non poterti avere, perché sapevo che tu
amavi un altro. E non ti sei mai chiesta quanto io fossi rimasto folgorato
dalla tua luce esplosa all’improvviso nel mio buio.
Ma io
voglio farti capire, devo farti capire, prima che sia tardi, prima di perderti
di nuovo…
Ti
stringo a me, sento le tue braccia esili come un tempo circondarmi, sento il
profumo dei tuoi capelli, lo stesso di tanto tempo fa. Ti tengo stretta,
più stretta: non voglio che tu mi lasci ancora, voglio dirti ciò
che non ho mai saputo dirti…
“Ti
ho sempre amata, Lily.”
Tu
allontani il capo, sorridi, sapevi già. E guardandoti capisco che non
cambia niente. Non potrà più cambiare.
Stringi
le mie mani nelle tue, mi guardi con i tuoi occhi di smeraldo puro.
Non ha senso pensare al passato,
Severus.
Io sono questo, adesso. Passato.
Niente più.
Dovresti invece pensare al
presente. A ciò che sta accadendo e a ciò che accadrà a
breve. Questa guerra finirà, amico mio, e allora sarai libero: libero dai
tuoi fantasmi, libero dai tuoi ricordi, libero dal buio.
Lentamente
lasci andare le mie mani, sorridi ancora e mi volti le spalle.
Non posso
perderti di nuovo, giglio di luce. Non posso. Non voglio. Non sono nulla senza
di te. Non sarò più nulla se tu te ne vai ancora una volta.
“Io
posso essere libero solo con te.”
Tu ti
fermi. Mi guardi di nuovo. La luce che permea questa notte nera sembra
affievolirsi insieme alla tua dolce figura.
Presto saremo insieme. Proprio
come prima. Te lo prometto.
“Ma
quando? Quando?”
Grido
nell’oscurità sempre più fitta, cercando di aggrapparmi
agli ultimi bagliori di te, ma il tuo tempo è ormai scaduto. Devi
andare, il tuo posto non è più qui. Un ultimo riverbero di luce e
un ultimo sussurro.
Stanotte.
Poi torna
il buio.
Mi
ritrovo qui, al centro della stanza, ancora nell’attesa che la battaglia
scriva col sangue il suo esito, nell’attesa di conoscere il mio destino.
Sorrido
amaramente. Forse è stata solo un’illusione. Ma ora so.
So come
finirà.
So che
questa è la mia ultima notte, l’ultima notte di buio totale, prima
che il Principe Mezzosangue venga colpito dalla stessa mano che uccise te,
giglio, e che possa finalmente rivedere la tua luce.
Lo sento
già arrivare… L’essenza stessa del buio, quella che un tempo
mi ha attirato a sé; lui che è il male puro, l’uomo che non
è umano, e che ora viene a reclamarmi, a farmi pur crudelmente il dono
di poterti rivedere lì dove i vivi non hanno accesso.
Lo sento
arrivare e non ne ho più paura.
Stanotte
ti raggiungerò, mio dolce giglio.
“Stanotte.”