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Autore: MartinaAnna    21/11/2013    1 recensioni
Hai scelto di esistere nel momento in cui non ti sei fermata. Lo so che dirtelo così sembra quasi riduttivo. Ma è la dura verità. Hai scelto la cattiva strada quando ti sei trovata tra vivere o morire, scappare o rimanere, nuotare o naufragare. E ora ti spaventa salire in macchina con lui e andare, chissà dove, chissà perché. Se solo ti girassi e mi vedessi. Se solo in questo momento, qui, nel bel mezzo della festa, ti girassi e mi vedessi.
Ehi, scherzavo.
Non volevo mi guardassi sul serio. Cioè, non proprio. O forse sì?
Ecco, mi fai quest’effetto, Amy. Quando ci sei tu, comincio a non capirci più niente.
[Storia che partecipa al contest "I titoli di Faber"]
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hai scelto di esistere nel momento in cui non ti sei fermata. Lo so che dirtelo così sembra quasi riduttivo. Ma è la dura verità. Hai scelto la cattiva strada quando ti sei trovata tra vivere o morire, scappare o rimanere, nuotare o naufragare. E ora ti spaventa salire in macchina con lui e andare, chissà dove, chissà perché. Se solo ti girassi e mi vedessi. Se solo in questo momento, qui, nel bel mezzo della festa, ti girassi e mi vedessi.
Ehi, scherzavo.
Non volevo mi guardassi sul serio. Cioè, non proprio. O forse sì?
Ecco, mi fai quest’effetto, Amy. Quando ci sei tu, comincio a non capirci più niente.
Tilt.
Mi chiedo perché, cos’hai di speciale, cosa c’è in te che attira così tanta gente. Il tuo modo di vestire è semplice, anzi, quasi banale. Tu e le felpe fate l’amore da tempi immemori, secondo me. Sei la prima ad indossare indumenti di lana e l’ultima a toglierli, sei freddolosa. Molto. Te la ricordi l’altra sera al mare? Quando piangevi e io sapevo dove trovarti. Quando mi hai raccontato la tua storia e io ti ho stretto forte e tu mi hai detto sorridendo che profumavo di lana. Che poi, scusami, ma che odore ha la lana? Quanto ti piace, comunque. Mi hai detto che ti ricorda l’amore mai avuto. Quello mai provato.
E ora che fai? Ti avvicini a me? Perché? Se per tre giorni mi hai ignorato, ora che vuoi? Deridermi?
Nah, te lo leggo negli occhi.
- Ciao, Adam- mi mormori. Il tuo tipo ti aspetta impaziente alla porta. Non mi piace. Non mi piace affatto.
- Non ti bucare, stasera, Amy. Te lo chiedo per pietà- ti sussurro. Ho paura che Godzilla mi senta. Cioè, il tuo amico.
La cattiva strada. Perché hai scelto quella? Perché ti odi tanto, cos’hai contro i tuoi occhi, il tuo sorriso?
Ed eccolo che affiora dalle labbra e che per qualche arcana ragione fa sorridere anche me. Quando ti s’incurvano le labbra, sembri la persona più bella del mondo. Lo sei sempre, in realtà. Ma quando ridi porti speranza, novità. Porti bene, bellezza, forza. Porti quello che sei e che Godzilla, spettante alla porta, non capirà mai.
E’ un attimo, un microsecondo.
- Amy, vieni via con me-.
Continui a sorridere. Prendo coraggio.
- Amy, insieme. Andiamo via. Ti salverò, ci salveremo. Ritroveremo i tuoi genitori, non possono essere lontani. Siete arrivati da queste parti da poco, saranno nei dintorni. Li troveremo. Li troveremo e parlerai con loro del tuo problema, della…-.
- Adam- mi dici, posando una mano sul mio petto. – Non puoi salvarmi-.
Il mio stomaco è svuotato poco per volta da un cucchiaino gelido.
- Nessuno può- continui. – Non guardarmi così. Lo sapevi. Sapevi fin dall’inizio che non si poteva fare. Che i nostri erano destini troppo diversi. Adam. Tu sei un angelo. Un angelo che qui sconta la sua punizione ma che ben presto tornerà a casa. Io sono un diavolo. Un demone. Una ragazza senza casa, senza discernimento-.
- Tu sei… sei la ragazza più forte che conosca- ti dico, guardandoti negli occhi. E tu sai, in qualche modo, che sono fiero di te. Godzilla ci ha rinunciato, ha abbordato una preda più facile ed è partito sgommando. 
- Sei un ragazzo buono, Adam. E i ragazzi buoni non fanno per me. Ti voglio bene, ma non abbastanza da darti ciò che cerchi-.
La cattiva strada.
La cattiva strada.
- Amy! Io voglio stare con te…-.
-Adam, io non so amare. E non voglio imparare ora- concludi. Il tuo tono, quasi perentorio. E nella mia testa solo il ritornello proprio di quella canzone che al mare avevamo ascoltato e di cui ti eri innamorata.
Sorridi, ti giri e torni al centro della festa. Che ora, dopo di me, è diventata la tua. Ti guardo mentre sali sul palco e riesci ad essere più attraente con felpa e jeans di una cubista quasi totalmente nuda. Ti ammiro ancora, poi corro fuori dal locale.
Mi getto in strada, vicino ad un angolo, e per un’ora rigetto fuori pure l’anima. Sento le forze venire meno e guardo avanti. Una strada, deserta, larga, buia, sparuti arbusti ai lati. Comincio a camminare anche se non so dove porti, e camminando il tuo pensiero diventa meno doloroso.
Un abbaglio, un rumore assordante.
Sarà quella la mia cattiva strada?
  
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