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Autore: Rota    22/11/2013    3 recensioni
Piedi freddi. L'ansia che lo sorprende è stuzzicata da un disagio più fisico quando si ritrova a stringere un lenzuolo spostato, che lascia scoperta la parte inferiore del proprio corpo.
Quando apre le palpebre, si accorge che la finestra è stata lasciata aperta, perché i raggi della luna accompagnino i sogni, scacciando l'assolutezza di ombre piene di denti e fauci – come se vedere l'interezza della paura basti a impedire allo stomaco di attorcigliarsi.
Si stende sulla schiena sentendo il fresco del materasso; sospira leggermente.

[SECONDA classificata a "Sulle labbra contest" indetto sul forum di EFP da Mad_Fool_Hatter]
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Berthold Huber, Reiner Braun
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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*Autore: Rota
*Titolo: Every breath we drew was Hallelujah
*Fandom: Shingeki no Kyojin
*Personaggi: Reiner Braun, Bertholt Hubert
*Generi: Sentimentale, Fluff
*Avvertimenti: What if...?, Spoiler!, One shot, Missing Moment, Shonen ai
*Rating: Giallo
*Credits: Personaggi appartenenti a Isayama Hajime, lyrics da “Hallelujah” di Rufus Wainwright
*Note: Parto dalla concezione del loro rapporto che nasce dalla lettura degli ultimi capitoli usciti del manga – quindi si prenda in considerazione la natura del loro legame proprio da questi.
Si sa grazie alla dichiarazioni di Jean come Bertholt di norma abbia il sonno agitato. Ho sfruttato questo particolare per la mia fanfic, così come anche le poche vignette riguardando la vita nell'accademia militare che l'autore ci ha donato, a proposito di quel particolare periodo, per stabilire come lui e Reiner dormissero praticamente nello stesso letto. Questi sono i miei punti di partenza.
Per il resto, buona lettura :D


 
Seconda classificata al "Sulle labbra contest" indetto sul forum di EFP da Mad_Fool_Hatter






Piedi freddi. L'ansia che lo sorprende è stuzzicata da un disagio più fisico quando si ritrova a stringere un lenzuolo spostato, che lascia scoperta la parte inferiore del proprio corpo.
Quando apre le palpebre, si accorge che la finestra è stata lasciata aperta, perché i raggi della luna accompagnino i sogni, scacciando l'assolutezza di ombre piene di denti e fauci – come se vedere l'interezza della paura basti a impedire allo stomaco di attorcigliarsi.
Si stende sulla schiena sentendo il fresco del materasso; sospira leggermente.
Un secondo sospiro, non suo, lo trascina via da un dormiveglia trattenuto dalle palpebre pesanti. Sente qualcosa muoversi, volta ancora il viso e il suo sguardo incontra la figura del compagno addormentato. Bertholt ha il fianco piegato in modo innaturale, le braccia aperte e le gambe l'una sopra l'altra.
Muove le labbra, tremando, e l'espressione si fa ancora più preoccupata nel curvarsi delle sopracciglia, in una fronte già piena di rughe. Questo, assieme alle palpebre tremolanti, convince Reiner che sta sognando. I sogni di Bertholt non sono mai felici, lo sa.
Reiner lascia la propria ansia in una volta, sporgendosi verso il compagno come se non ci sia altra occupazione per lui che provvedere al male che stringe l'animo dell'altro.
Reiner si avvicina, arrivandogli a far ombra – privando il suo viso della luce lunare.

Sta trattenendo il fiato quando, piegato verso di lui, infine arriva a toccargli la bocca, dapprima aperta e poi più chiusa, quando il contatto non è più una carezza leggera.
Quello che il ragazzo ha raccolto è un sospiro che si ferma proprio sopra la lingua e la accarezza piano, spingendolo a muoversi con altrettanta delicatezza.
Bertholt ha fatto un nome che Reiner ha riconosciuto – la rabbia dell'impotenza diventata un grumo nel suo cuore ha provocato malessere: la corazza che lo protegge non è così forte da salvare altro. Bertholt, schiudendo le labbra, ha lasciato quasi cadere qualcosa. Reiner ha solo deciso di raccoglierlo.
Spinge le labbra contro il suo volto e il naso contro la sua guancia, si sente affondare nella pelle morbida e un poco tirata e torna a respirare solo per sentire il suo odore. È bagnato di sudore e più caldo del normale, ma sotto quello strato d'ansia riconosce il suo profumo e lo percepisce chiaramente; è a propria volta rassicurato da questo, e il senso di familiarità che quel particolare gli dona lo mette più a suo agio. Arriva persino a aprire gli occhi, per osservare l'espressione di lui: non è cambiata, ma sembra quasi in attesa, senza la paura che possa accadergli qualcosa di peggio. Come se, con quel gesto, Reiner avesse posto un limite al possibile dolore provato.
A lungo si è chiesto, senza capirlo, come Bertholt riuscisse ad assumere tutte quelle espressioni diverse solo nel sonno, come riuscisse a esprimersi senza parola, e come potessero i suoi sogni essere tanto crudeli da perseguitarlo ogni notte.
Ben prima di arrivare lì, l'altro aveva sviluppato la mania di dormire accanto a lui – il ragazzo moro gli aveva rassicurato che niente, a parte la sua viva presenza, lo avrebbe portato a dormire tranquillo. Reiner lo aveva capito e mai si era allontanato.
Il biondo schiude le labbra e si muove appena, posiziona meglio le gambe lungo il materasso e riesce a far strisciare le mani fino a prendere quelle di lui, intrecciando le dita con quelle molli dell'altro, sopra il cuscino.
L'orrore ha un peso, specialmente per chi rimane abbastanza sensibile da soffrire – e con la stessa sensibilità si bacia e si accoglie il bacio.
Il respiro si fa più regolare e le labbra si muovono un poco, schiudendosi su quelle dell'altro. Bertholt, ancora incosciente, rimane fermo lì dove è stato intrappolato, e sembra non rispondere in altro modo al nuovo calore che sente. Però ha il respiro sottile e le rughe sulla sua fronte hanno cominciato a scemare, pian piano, pur nell'espressione mantenuta contratta.
Reiner tocca la sua bocca con la punta della lingua, forse un po' inconsapevole anche lui, perché preso dal suo movente non si è reso conto di aver appena rubato il primo bacio al proprio migliore amico e unico vero compagno – di aver donato la stessa importanza a lui, come le tanti notti insonni a sentire i suoi singhiozzi contro la schiena e i lunghi momenti in cui nascondeva il viso nel suo abbraccio. Ma se è la parte irrazionale di Bertholt a vincere le sue resistenze, è la parte irrazionale di Reiner a porvi rimedio, nel modo più naturale e diretto possibile: un contatto morbido che infonde serenità, il primo segno di pace che si può scambiare, l'amore più semplice e innocente che unisce davvero due anime. Profondo nel significato come ciò che unisce i due ragazzi.
Reiner deve separare le labbra dall'altro per respirare davvero, e il gesto produce un suono appena umido, prodotto da due paia di labbra che si staccano e si uniscono subito, come se non ci sia interruzione. Si muove ancora lentamente, temendo anche di rubargli il sonno assieme alla paura, ma è quando sente l'altro rispondere al suo movimento che tutto cambia, e le sue guance diventano calde come quelle di lui. Si avvicina, sente la risposta, si stringe contro e raccoglie tutto: calore, sapore, odore. Essenza pura.
La stessa piacevolezza con cui ha voluto combattere il disagio di Bertholt gli toglie di dosso ogni pensiero e lo aiuta a focalizzarsi sul suo respiro irregolare ma delicato, proprio contro la guancia, e l'espressione che si è condensata in lineamenti distesi. Bertholt geme, e lui osa fare lo stesso.

Lo lascia – Bertholt ha le labbra schiuse e nessun tedio sulle sopracciglia. Prova a allontanarsi e non lo trattengono né le dita di lui né alcun mugugno della sua voce: è solo debolezza che lo spinge a rannicchiarsi contro il petto del ragazzo, per sentire il battito calmo del cuore.
I nervi rilassati lo riconducono in fretta al sonno abbandonato. Nella dormiveglia, poi, sente una mano aggrapparsi al fianco.


 

There was a time you let me know
What's real and going on below
But now you never show it to me, do you?
And remember when I moved in you?
The holy dark was moving too
And every breath we drew was Hallelujah


 

 

   
 
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