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Autore: SaryuuJackson99    22/11/2013    3 recensioni
Non ho mai studiato l'Infinito, ma mia sorella mi ha fatto notare quanto sia strana la letteratura di Leopardi. Per fortuna c'è Fred...
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Apollo, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In camera mia ci sono sempre stati i libri. Quelli di scuola, che nessuno vorrebbe mai toccare. E quelli che non riguardano la storia, come i libri fantasy ecc.
Io di solito leggo i libri di scuola per studiare. Mi piace farlo, per prendere buoni voti e per non rimanere ignorante. Gli ignoranti sono sempre manipolati, per cui…
Ma oggi non avevo voglia di studiare. Non mi piace studiare la letteratura, soprattutto nella parte poetica. È così noiosa. Va bene, ci sta che un tempo (e anche oggi) la letteratura descriveva quelle che erano la società e le caratteristiche culturali di un dato popolo…ma non se si tratta di lui. Non Leopardi.
Sì, parla del popolo di quel periodo, sì, è un grande poeta; ma NO. Non è mai felice. Non gli va mai bene niente! Sempre la depressione, sempre la morte, sempre la tristezza. E il paesaggio comparato agli stati d’animo dell’uomo?No. Mi rifiuto. Odio le poesie…
 
-Come va con lo studio?- mi giro per vedere chi è che parla. Ma non è mio padre. E nemmeno mia madre. Mio padre…beh, non l’ho mai conosciuto. E mia madre…lasciamo stare. Non voglio parlare dei litigi che ho con lei. Il tipo ha una giacca rossa e una maglietta arancione. I capelli sono biondi e gli occhi sono azzurri. Deve avere diciotto anni. Ha un sorriso abbagliante. No, nel vero senso della parola. Per poco non mi acceca. Ma chi è? Che ne sa di quello che faccio?
 
-Senti, non so chi sei, per cui vai fuori e lasciami. Non è il momento.- -Ti posso aiutare. Sono bravo con le poesie.- -Senti, non m’interessa. Mi stai solo disturbando, e se domani prenderò un voto basso…!- -Fidati! Sono bravo.-  -E va bene.- -Ma chi è che fa tutto questo rumore?- -Mia madre con l’aspirapolvere.- -Vieni. Ti porto in un luogo più silenzioso.-
 
Andare in biblioteca non era esattamente quello che mi piaceva di più. Avevo tutti i libri del mondo in casa, che bisogno c’era di entrare lì per studiare? –Qui c’è sempre silenzio- mi disse il tipo.
-A proposito, non so ancora il tu nome.- Il ragazzo sembrò pensarci un po’ su, poi mi disse –Fred. Mi chiamo Fred.- -Bene… Fred- risposi io. –Come fai a dirmi che qui studierò meglio?- -Io. Lo dico io, per cui sarà così.- Non ci credo fino in fondo, ma se lo dice lui… 
 
                                                                ***
 
-Tu che… cosa fai nella vita?- Non potevo trovare domanda più stupida, ma interessava quel tipo. Non perché mi sembrasse simpatico; era strano stare con lui. Era come se… come se non fosse umano. –Un dio. Sono un dio.-
Me lo disse senza preoccupazioni. Poi si tappò la bocca, come se avesse rivelato un segreto. –Un… un dio?- chiesi, con una faccia ridicola. Fred (sempre che si chiami davvero Fred) rimase zitto per un momento, poi continuò a parlare. –Sì. Un dio. Un dio del teatro e dell’arte, per la precisione. Nel senso che… che dipingo, scrivo poesie… insomma, quelle cose per cui la gente ti definisce “un dio”. Tutto qui.- sorrise in modo beffardo, come se la sua faccia mi potesse convincere. –Non ti chiami Fred, vero?- Stette zitto, poi rispose. –Però, che cervello. Comunque no, non mi chiamo Fred. Mi chiamo Apollo.- -Come il dio dell’arte e del sole greco.- -Sì, ma è… un nome d’arte. Non voglio dire a nessuno il mio vero nome.- -Va bene; come vuoi tu, Apollo.-.
Riprendemmo a studiare quella poesia, e restammo in biblioteca fino alle tre. Per ben due ore mi sono dovuta subire le sue poesie, i suoi haiku (come mai continuava a spararne, non lo so nemmeno io) e le sue filastrocche. Poi iniziò a recitare Omero (avrei preferito sentire l’Inferno di Dante) e infine si cimentò nell’inventare un poema sugli adolescenti che non vogliono mai studiare. Una noia mortale. In compenso, riuscii a studiare quella dannatissima poesia.
 
                                                    ***
-Tu al primo banco, ripeti l’Infinito di Leopardi.-
Mi alzo in piedi, sperando che quel tipo, Apollo, avesse ragione dicendomi “andrai alla grande, sarai la migliore della classe!” Poi ripeto la poesia, senza pensarci troppo:
 
« Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare. »
 
 
-Te la sei cavata bene- mi dice la prof. Mi siedo e guardo alla finestra, ripensando a quel tipo del giorno prima, ad Apollo.
 
“Sono un dio. Il dio dell’arte e delle poesie, per la precisione…”
Avevo capito tutto. A ripetere quella poesia ero stata io, ma chi mi aveva messo in testa la poesia non erano state quelle ore in biblioteca, e nemmeno il silenzio. Chi mi aveva messo in testa quella poesia era la stessa persona che me l’aveva ripetuta in mente mentre io la dicevo alla prof.
 
Quella persona era Apollo, il dio delle arti e del Sole.
  
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