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Autore: imlostin_dreams    22/11/2013    3 recensioni
Quando il passato è troppo difficile da dimenticare, quando un amore è stato troppo grande da cancellare, cosa succede? Si perdona, o si va avanti?
Tratto dalla OS.
"...Ci eravamo incontrati lì per caso, in quella fredda giornata di gennaio, mentre io mi stringevo nella mia sciarpa preferita per darmi forza e calore.
Veramente non avrei mai pensato di rincontrarlo, almeno non in quella via, che lui odiava ed evitava come la peste. E infatti era lì che andavo sempre, per fare in modo di non rivederlo più..."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                                                                                ARRIVEDERCI.




E poi lui mi guardò come se fossi stata un alieno.
Ci eravamo incontrati lì per caso, in quella fredda giornata di gennaio, mentre io mi stringevo nella mia sciarpa preferita per darmi forza e calore.
Veramente non avrei mai pensato di rincontrarlo, almeno non in quella via, che lui odiava ed evitava come la peste. E infatti era lì che andavo sempre, per fare in modo di non rivederlo più.
Ed è per questo che rimasi stupita, quando andai a sbattergli contro. Lo sapeva, no?, come ero sbadata. Così insicura da non guardare nemmeno le persone mentre camminavo.
«Attenta!» gridò, prima di accorgersi che la persona che stava per chiamare “cretina”, o “bambina” (i suoi modi di fare erano veramente fini) ero io.
E poi lui mi guardò come se fossi stata un alieno.
«Elena...» disse, sbarrando i suoi meravigliosi occhi nocciola.
Sì, per me erano meravigliosi, anche se il “nocciola” non era poi un colore così bello, in realtà.
«Matteo...» risposi io, con un filo di voce. Veramente non pensavo di averlo mai rivisto.
Dopo essersi ricomposto, si schiarì la voce e disse:«Come stai?»
Davvero mi stava rivolgendo quella domanda? Davvero si stava interessando a me?
«Bene, grazie. Ora devo andare» cercai di liquidarlo in tutta fretta, per quanto codarda e paurosa fossi.
«No.»
Mi arrivarono come uno schiaffo in faccia, quelle due lettere.
Era quello il suo modo di fare, che io avevo tanto amato: si imponeva certe volte, è vero, ma aveva un grandissimo cuore.
«Perché no?» balbettai. Me ne volevo andare subito. Non avevo voglia di soffrire di nuovo, a causa sua. O meglio, mia.
Tutta colpa mia.
«Perché è da tanto tempo che non ti vedo, e volevo chiederti di prendere un cappuccino insieme, se vuoi.»
Mi disse, con l'espressione più angelica e rilassata che avesse mai avuto. Con me non era mai stato così. Mai.
Osservai il suo viso: era cresciuto, e tanto.
Non aveva più i tratti di un ragazzino, ma quello di un adolescente, quasi uomo.
«Allora?» mi incitò, indicando il cielo: stava per cominciare a piovere.
«Andiamo» dissi, senza nemmeno pensarci.
Avevamo così tanto da chiarire...


Il bar era vuoto, infatti ci accolsero molto calorosamente.
Oh, era il nostro bar.
Chissà, forse l'avevamo fatto involontariamente, in fondo era nostra abitudine andarci.
«Sempre il solito?» ci chiese il barista, con un sorriso.
Possibile che si ricordasse di noi dopo tutto quel tempo?
«Sì, grazie» rispose Matteo per entrambi.
Mi diressi verso il tavolino del nostro primo appuntamento, quasi senza accorgermene.
«Hai sempre vissuto di ricordi, eh? Ti aggrappi a loro come se fossero la tua salvezza, tralasciando il tuo presente» mi disse Matteo malinconicamente, dopo avermi raggiunta.
Quasi mi scappò una lacrima. Aveva appena raccontato un pezzo di me.
«E tu invece mi conosci meglio di me stessa, non è così? Hai sempre avuto la soluzione a tutti i miei complessi.»
«Io, a differenza tua, l'ho fatto perché mi piaceva aiutarti» disse, quasi sussurrando, guardandomi dritto negli occhi.
Distolsi lo sguardo, ero sull'orlo della crisi isterica.
Il mio cuore non avrebbe retto a lungo.
«In che senso?» chiesi, quasi a me stessa, però lui l'afferrò lo stesso, perché mi guardò scetticamente.
Ma lui mi conosceva bene, e quindi, ciò che disse dopo, lo disse solo perché sapeva che mi avrebbe fatto male.
E lui in quella giornata voleva farmi molto male.
«Nel senso che sei stata una stronza. Che mi hai preso in giro tutto il tempo. Che non hai fatto altro che usarmi. Che sono stato un cretino ad innamorarmi di te.»
Sono certa che in quel momento si sentì il mio cuore andare in frantumi. Non riuscii ad evitare che una lacrima uscisse.
«Io non ti ho mai preso in giro, e lo sai...» mi interruppi quando arrivò il ragazzo del bar a portarci i cappuccini. Stava per chiedere qualcosa, me lo sentivo, ma dopo aver visto la mia faccia si dileguò.
«... io ti ho amato veramente. In uno strano modo, è vero, ma ti ho amato. Ora non puoi venire qui ad incolparmi di cosa ho fatto due anni fa, lo so benissimo, e ne ho pagato le conseguenze.»
«Non ti credo» disse lui, stringendo così forte la tazza che temetti sarebbe scoppiata.
«Sei libero di non farlo. Ma io devo dirti che sono stata una merda per mesi, che ho pianto ore e giorni, che non riuscivo a perdonare me stessa per una cosa del genere... Mentre tu pensavi che stessi a pomiciare con un altro ragazzo, io ero in casa a piangere per te. Per noi. Per le cazzate che ho combinato.»
Lui rimase interdetto e sconvolto. Me ne accorsi dal fatto che impallidì improvvisamente.
«Io non pensavo...» cercò di dire, invano.
«Non pensavi un cazzo, Matteo! Eri convinto che io ti trattassi così male solo perché mi ero innamorata di un altro ragazzo. Ammettilo.»
Tutto il mio corpo tremò. Non dal freddo, ma dal dolore. Mi feci coraggio e presi un sorso della bevanda fumante, che mi diede un po' di energie.
«Lo ammetto» disse infine.
Ecco, l'aveva detto. Ricacciai indietro le lacrime, prendendo un respiro profondo.
«Matteo. Io voglio che tu sappia che ti ho amato, e tanto. Voglio che tu sappia che se ti ho trattato male è perché avevo paura di rimanere delusa dalla nostra storia. Cavolo, avevamo 15 anni! Che ne sapevamo d'amore? Nulla. E io, con tutti quei libri che mi leggevo mi aspettavo chissà cosa. Mi dispiace, te l'ho già detto.»
Lui scosse la testa. Non era d'accordo. «No, Elena, no... Dillo che non ti piacevo veramente, dillo che non ti è mai piaciuto niente di me!»
«Ma allora sei cretino?» sbottai, poi però mi ricomposi, dopo essermi accorta di aver alzato troppo la voce.
«Senti, se mi hai invitata qui per discutere, o per farmi stare male ancora, beh, allora è meglio che me ne vada. Non voglio assolutamente soffrire ancora per questa storia, non dopo due anni.»
Feci per andarmene, ma lui mi trattenne.
«Aspetta un secondo, Elena! Io ti ho invitata per rinfacciarti tutto, è vero, è questo il primo pensiero che mi è passato di mente quando ti ho vista.»
Tremai di nuovo, rischiando di scoppiare a piangere.
«... Volevo farti soffrire tanto quanto tu avevi fatto soffrire me. E mi dispiace averlo pensato, anche solo per un secondo.»
«Ti rendi conto che sono passati due anni, tu intanto hai cambiato quartiere e anche la scuola, e ORA tu vieni qui dandomi della stronza per tutto quello che è successo tra noi! E' impossibile! Ti ho detto che ci sono stata una merda. Ti ho chiesto scusa. Ti ho detto che ti ho amato. Ora cosa vuoi da me?»
«Dimmi che mi ami.»
Rimasi spiazzata, anche perché i suoi occhi mi avevano inchiodata ai suoi quando lo disse.
Non sapevo cosa dire. E non sapevo nemmeno come stavo io, in realtà. Lo amavo, sì o no?
«No» risposi seccamente. “No”, era veramente quella la risposta. Io non potevo amarlo dopo aver passato l'Inferno. Non dopo tutte quelle lacrime.
Però, era rimasta quell'elettricità tra noi; io ero ancora legata a lui, questo era poco ma sicuro, ma non sentivo il cuore battere a mille quando mi parlava, oppure il respiro accelerato quando mi sfiorava. Era rimasto solo un ricordo sbiadito, di ciò che una volta viveva di cuore e sangue puro.
«No?» ripeté lui, deglutendo.
«Perché non sarebbe la verità. Ora, però, devo veramente andare. Ciao, Matteo.»
Mi alzai e lasciai un euro sul bancone del bar, e scappai subito fuori.
Stava piovendo, e io sarei tornata a casa completamente zuppa.
«L'ombrello... un oggetto che odi ancora, a quanto pare» disse una voce, quella di Matteo, dietro di me. Si avvicinò e coprì anche me con il suo ombrello blu scuro.
Sbuffai, perché aveva ragione.
«Questo è il tuo resto» mi disse, allungando una mano contenente delle monetine. Le presi, sfiorando il suo palmo, e lui rabbrividì.
«Hai le dita gelate» disse, «sei innamorata di qualcuno?» scherzò, sorridendomi.
Io, per tutta risposta, gli dissi qualcosa che era tutto tranne che felice. «Come fai a fare finta di niente? Dopo che abbiamo discusso mezz'ora sul nostro passato? Ora perché fai pure la parte del migliore amico felice della sua compagna, che finalmente ha trovato un fidanzato? Perché lo fai, eh? Forse vuoi ricominciare da capo? Beh, ti anticipo. La mia risposta è no.»
Conclusi andando via, felice, per la prima volta, della pioggia. La pioggia rispecchiava il mio stato d'animo. Udii un tuono, forse proveniva dal mio cuore.
Perché era tornato?
Perché doveva farmi di nuovo così male?
«Questo non può essere un addio, ti prego...» biascicò Matteo, quando mi raggiunse.
«Senti un po', ma tu mi ami ancora?» gli chiesi senza alcuna delicatezza e lanciandogli uno sguardo truce.
«Sì, non ho mai smesso di farlo, nonostante tutto» mi rispose, guardandomi dritto negli occhi.
Lo sapevo, me lo sentivo. Ma non potevo farlo soffrire di nuovo. Dovevo chiarire la situazione. E in fretta.
«Matteo... ci siamo amati, è vero, ma ci siamo fatti tanto male a vicenda. Arrivederci.»
Non riuscivo a dirgli addio, proprio no. Mi allontanai di nuovo, dovevo ripararmi in un posto e piangere in santa pace.
«Aspetta! Non è un addio, Elena! Hai detto arrivederci!» mi rincorse, e quando mi girai, stava mostrando uno dei suoi sorrisi migliori.
Io gli rivolsi uno triste. «Sì, è un arrivederci. Perché certe emozioni non si possono dimenticare. Perché certe persone non te le strappi dal cuore così, quando ne hai voglia. E soprattutto perché non voglio, non riesco a dire addio alla persona che ho amato più di tutte.»
Lui si avvicinò a me, lasciò l'ombrello e poggiò la fronte alla mia, prendendomi il viso tra le mani.
«Io aspetterò tutta la vita, se vorrai. Sempre se sarà un arrivederci.»
«No, Matteo. Vivi la tua vita, innamorati di un'altra persona. Siamo giovani. Di me resterà solo il ricordo, nella tua mente.»
«Promettimi che non scapperai, che potrò vederti sempre.»
«Promesso. Ma ora, arrivederci.»

 

 

 

***NOTE DELL'AUTRICE***
Ciao a tutti.
Questa os è il frutto di un pomeriggio abbastanza noioso e che ha avuto come sottofondo il rumore delle pioggia.
Spero vi piaccia.
Per favore, lasciate tante recensioni :)
Grazie mille, con affetto,
imlostin_dreams.

 

  
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