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Autore: Nanek    22/11/2013    8 recensioni
«“Zazo! Vieni qui idiota!” te lo ricordi? Ti ricordi la prima volta che mi hai chiamato così? Io sì. Eravamo in piscina, e io ti avevo preso la cuffia… ci siamo messi a correre come due scemi e il bagnino continuava a fischiare come un dannato perché “è pericoloso correre!” , te lo ricordi? Io sì.
Mi ricordo che indossavi un costume lilla, a fascia e la tua pelle era bianca, nonostante avessi preso un po’ di sole, a confronto con la mia, color cioccolato, come la definivi tu; poi avevi i capelli raccolti in una cipolla o palla come vuoi definirla, sulla testa, eri buffa con quell’affare sai? Mi facevi ridere.
Non voglio fare il nostalgico ora, devo dirti una cosa bella: ho conosciuto una ragazza, sai?»
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Remember me
 
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Lui si siede sempre vicino a lei su quella collina, sotto quella quercia, non importa se è inverno o estate, lui ogni domenica pomeriggio, verso le cinque, si presenta qui da lei, si siede e parla.
Gli piace stare vicino a lei, gli piace guardare quel magnifico paesaggio davanti ai suoi occhi: una valle enorme, verde, dove si vedono sbucare qua e là le case di quel che è la vita di campagna a Bradford; riconosce il piazzale principale, visto che quel campanile, sembra farsi notare con la sua maestosa altezza e il suono delle sue campane.
Ama sedersi vicino a lei e aspettare il tramonto, che da quella collina, è lo spettacolo più affascinante di ogni giorno; non aspetta altro dalla settimana, la domenica pomeriggio è un giorno speciale per lui, è il giorno in cui lui, per poche ore, può stare vicino a lei e sentirsi libero da ogni cosa.
La sua carriera lo ha notevolmente allontanato da quel posto, dove è cresciuto e dove ha incontrato lei, la sua amica di sempre, ma lui, fa di tutto per arrivare lì, per non perdersi neanche una domenica pomeriggio, anche se questo risulta impossibile, visto che il tour è sempre  lontano da casa.
Quando arriva qui, si presenta sempre con un fiore giallo; quando invece manca alla sua promessa di andare a trovarla, si presenta con mazzi di fiori di dimensioni estreme: vuole farsi perdonare, vuole che lei lo perdoni sempre, non la sta abbandonando, lui pensa a lei sempre, in ogni istante; pensa a lei quando canta, pensa a lei quando troppe domeniche è in giro per il mondo a firmare autografi e non al suo fianco.

Questa domenica, è una domenica di luglio, fa caldo, ma nonostante questo, lui è qui, da lei.
In mano tiene il suo mazzo di fiori, ha scelto il biancospino, un fiore bianco e delicato; di solito le porta mazzi di rose come piacciono a lei, o girasoli, visto che la mettono sempre di buon umore, o iris, un fiore che li affascina entrambi; ma oggi, la delicatezza di quel fiore lo ha conquistato e senza indugiare, si è fatto preparare un mazzo abbastanza grande, senza biglietto, senza carta, a lei piace così, semplice e libero.
La quercia è sempre uguale, le foglie verdi immobili, non è il solito vento estivo a muoverle, è tutto silenzioso intorno a lui, non c’è nulla e nessuno, tranne lei, qui, sotto questa quercia, come ogni domenica, pronta ad aspettarlo.
Quando si trova a un passo da lei, sorride, sollevandosi gli occhiali da sole e appoggiandoli sopra la testa, sui suoi capelli scuri e mostrandole la perfezione del suo sorriso.
«Spero ti piacciano questi» le dice, mentre le porge i fiori «Scusami se non sono venuto, ma avevo un’intervista» si giustifica, come fa ogni domenica, sempre con una scusa diversa, sempre cercando di non ferirla a causa del suo lavoro.
La guarda negli occhi e lei gli sorride, come fa sempre: sorride e lui si sente sollevato, si sente meglio, come se lei lo avesse perdonato di nuovo.
Si siede vicino a lei e comincia a contemplare la valle che si apre davanti ai suoi occhi; Bradford non è cambiata di una virgola, il campanile è sempre lì e le sue campane sono sempre stonate allo stesso modo.
«È sempre una noia qui, vero?» le chiede, come se non conoscesse già la risposta, questo posto è la noia fatta a persona, non c’è niente da fare, niente da scoprire, è monotono, è insensato, è la vita che lui ha vissuto per anni, per poi lasciarla definitivamente dopo aver partecipato a X Factor.
I suoi occhi marroni si spostano verso di lei e sorridendo, le mette davanti agli occhi la mano.
«Hai visto? Ho fatto un nuovo tatuaggio! Una rondine, come piace a te, che te ne pare?» e lei continua a sorridergli.
Lui allontana la mano, la mette dietro la testa insieme all’altra e si appoggia al tronco della quercia.

Rimane in silenzio per una decina di minuti, ma poi, quando i suoi sospiri si fanno più intensi, decide di cominciare il discorso.
«Sai che nessuno riesce a trovarmi un soprannome? Mi chiamano tutti Malik o Zayn... nessuno è pieno di originalità come te» continua a parlarle e lei sorride.
E da qui, lui comincia a raccontare.
«Zazo! Vieni qui idiota!” te lo ricordi? Ti ricordi la prima volta che mi hai chiamato così? Io sì. Eravamo in piscina, e io ti avevo preso la cuffia… ci siamo messi a correre come due scemi e il bagnino continuava a fischiare come un dannato perché “è pericoloso correre!” , te lo ricordi? Io sì. Mi ricordo che indossavi un costume lilla, a fascia e la tua pelle era bianca, nonostante avessi preso un po’ di sole, a confronto con la mia, color cioccolato, come la definivi tu; poi avevi i capelli raccolti in una cipolla o palla come vuoi definirla, sulla testa, eri buffa con quell’affare sai? Mi facevi ridere.
Poi correvi con quel tuo strano modo di mettere i piedi... ho sempre avuto paura che un giorno inciampassi e ti facessi male davvero, cara mia, per questo mi ero fermato, quella volta. Mi ero fermato e ti avevo lasciato fare, mi hai fatto male sai? Tu e le tue maledette unghie... mi avevi fatto male quella volta, era solo una cuffia sai? E anche se non andavi in acqua a fare la sirenetta, ma te ne stavi con me, visto che sai che io odio l’acqua, non sarebbe stato male, io mi stavo annoiando e tu non te n’eri neanche resa conto. Cattiva.
Alla fine ti sei fatta perdonare, quella cena cinese ce l’ho ancora sullo stomaco, era buona davvero, forse un po’ troppo pesante, ma l’ho apprezzata sai? Davvero.
Ma quello che mi ricordo di quel giorno, è quel nome... Zazo. Mi spieghi come ti è venuto fuori? So che questa domanda te l’ho già fatta mille volte, ma spiegamelo insomma! Zazo... suona bene, a me piace, ma nessuno mi chiama così, nessuno ti ha mai sentito chiamarmi così, per questo a nessuno viene in mente una cosa simile, ma... mi piace questa cosa, mi piace che solo tu mi chiami così, non so perché ma... mi piace» le sorride, la guarda felice.
«Non voglio fare il nostalgico ora, devo dirti una cosa bella: ho conosciuto una ragazza, sai? Si chiama Perrie. È bella, ha i capelli biondi e gli occhi azzurri, bianca latte, come te, è abbastanza alta… fa la cantante anche lei, è simpatica sai? Mi fa stare bene, le voglio tanto bene, credo di amarla, credo sia importante per me.
L’ho conosciuta a X Factor, non quando partecipavo io, logicamente, eravamo lì come ospiti, noi, i One Direction.
Abbiamo un cane insieme sai? È un ammasso di pelo marrone chiaro, è simpatico il piccolo Hatchi, ho sempre voluto avere un cane, ma questo lo sai meglio di me» prende fiato e si accerta che lei lo stia seguendo, per poi riprendere.
«Sai che l’altro giorno… abbiamo parlato di te? Più che altro... i ragazzi sono dei ficcanaso, e hanno trovato una mia vecchia foto con te, quando siamo andati a Londra insieme per la prima volta con la scuola, ti ricordi? Che gita favolosa, tu quell’anno ti eri trovata un fidanzato, passavi tutto il tempo a baciartelo sotto i miei occhi, che amica che eri sai? Trattare a pesci in faccia il tuo migliore amico, che stava cercando di superare la rottura con una ragazza e vedeva te con quello lì, che ti palpeggiava per bene sotto London Eye, pessima amica mia, pessima, ma ti voglio bene lo stesso» entrambi sorridono.
«Comunque dicevo, i ragazzi hanno trovato una tua foto; Harry si è buttato subito su un commentino dei suoi “Che bella gnocca Zayn!” il solito Harry, che secondo me ti sarebbe stato antipatico per questo suo essere così vivace e diretto; poi Liam, il dolce e sensibile Liam, ha continuato “è la tua amica? quella di cui mi avevi parlato una volta?” e io mi sono limitato ad annuire; poi Louis ha preso la foto e osservandola attentamente, ha concluso con un “Sembra simpatica” ed io non ho potuto far altro che dargli ragione; infine, il biondino, colui che secondo me, sarebbe potuto diventare un tuo ipotetico fidanzato, sai? Biondo, occhi azzurri, irlandese, dolce, sensibile, sarebbe stato il tuo tipo, sai? E comunque lui, sedendosi vicino a me, mi ha chiesto di raccontare qualcosa su di te.
Gli ho raccontato tutte le nostre avventure, i nostri guai e come la nostra amicizia fosse così perfetta.
Poi Niall ha sgranato gli occhi e ha chiesto “Ma perché parli di lei al passato? Usi: andavamo, parlavamo... che fate ora? Non vi parlate più?”  e qui, ho mentito, rispondendo solo un “Lei è andata via.”  Nascondendo il fatto che ogni domenica io venga qui, a parlare con te» Zayn ha perso quel sorriso, si gratta la nuca e sospira a fondo.
«Ma la verità è che, mi fa troppo male parlare della verità, mi fa male raccontare il vero motivo per cui io parlo al passato di te, amica mia.
Te ne sei andata, è vero, ma non come lo intendono loro, non sei partita per chissà quale paese sconosciuto in cerca di fortuna, tu... te ne sei andata per sempre»

Si asciuga la lacrima che gli ha appena solcato il viso, poi riprende.
«Ma te la ricordi quella sera? Era una sera come tutte le altre. Non c’era nulla di diverso, o di strano, era tutto così perfetto, così normale.
Eravamo andati a festeggiare il mio trionfo a X Factor, era il 7 aprile 2010, superata la mia prima selezione, eravamo entrambi al settimo cielo, eravamo entrambi felici per quello che mi stava accadendo; solito pub, vicino al campanile, quel vecchio campanile che si vede bene dalla nostra collina, due birre per festeggiare e poi, tu, che mi prendevi la mano e mi dicevi “Andiamo a fare una passeggiata, urliamo al mondo che il grande Zazo diventerà famoso!” ti avevo sorriso, baciato la guancia e ti avevo fatto segno di uscire ad aspettarmi, mentre io pagavo il conto.
Una volta uscito, ti trovai appoggiata a quel palo della luce, mi incitavi a muovermi; io mi tirai fuori una sigaretta, la misi in bocca e l’accesi; il mio sguardo si era allontanato da te solo dieci secondi, il tempo di accenderla e mettere via il pacchetto con l’accendino; dieci secondi per poi perderti per sempre.
Dopo dieci secondi, quando il mio sguardo si e rivolto verso di te... quello che ho visto, mi ha fatto cadere la sigaretta dalla bocca.
Una macchina, ti aveva preso in pieno, una macchina con un ubriaco al volante, ti aveva preso in pieno, sia te che quel palo, correva talmente veloce, da lasciarci un solco.
Nelle mie orecchie rimbomba ancora quel botto, il rumore causato da quello scontro, i miei occhi ancora tremano, quando ripenso a quello che ho visto, le mie gambe ancora tremano, le mie mani ancora sentono il peso del tuo corpo.
Ricordo quello che ho fatto, ricordo le mie lacrime mentre chiamavo l’ambulanza, ricordo le mie braccia avvolte attorno a te, che ti scuotevano come se tu potessi davvero reagire a quegli strattoni; ricordo la mia voce, mentre ti chiamava e ti supplicava di non andartene, ricordo di averti bagnato il viso con le mie lacrime.
Ti supplicavo di non abbandonarmi, ti supplicavo di non arrenderti, ti supplicavo di restare con me.
Ma le promesse tu, non sei mai riuscita a mantenerle; te ne sei andata tra le mie braccia, mentre piangevo, mentre mi disperavo come non mai» un singhiozzo lo blocca, quel ricordo ancora così nitido nella mente.

«Ed ora eccomi qui, come ogni domenica, a parlarti, a parlare a questa fotografia che ti ritrae sorridente, in vita, che ti ritrae come voglio ricordarti io.
E io sono sempre qui, che ti parlo della mia vita, senza mai ricevere una risposta da te; e ogni volta, arrivo a piangere, perché arrivo sempre a chiederti le stesse cose: perché non sei rimasta? Perché mi hai abbandonato così? Perché non hai tentato? Perché mi hai fatto questo? Dopo quasi tre anni dal tuo addio, io non riesco a darmi pace, io non riesco a trovare una risposta, io sento la tua mancanza e il tempo non sembra voler darmi una mano a dimenticarmi di te, amica mia.
Tu eri la mia migliore amica, tu non stavi facendo nulla, tu mi stavi aspettando e io ho distolto lo sguardo per dieci maledetti secondi, non avevi fatto nulla, stavi solo aspettando il mio arrivo e questo ti ha portata via da me.
Mi manchi amica mia, mi manchi da morire, a volte ti sogno e tu sei ancora vicina a me, a volte mi sembra di sentire la tua voce che mi chiama “Zazo!” ma poi mi giro e tu non ci sei.
A volte mi chiedo che sarebbe successo, se avessimo finito di bere dieci secondi dopo, o prima, mi faccio tanti di quei castelli che neanche ti immagini, li faccio come se tu potessi tornare da me per davvero, quando questo è impossibile.
E tu sei cattiva, perché non mi dai mai la soddisfazione di captare un segno da parte tua»
Conclude Zayn, cercando si abbozzare un sorriso bagnato dalle lacrime; guarda l’orologio, il sole è ancora alto, ma è ora di andare, come ogni domenica è giunta l’ora di separarsi.
Si alza in piedi, per mettersi davanti a quella lapide bianca con appesa quella foto, che ritrae una ragazza dai lunghi capelli neri e lisci, dagli occhi chiari, leggermente coperti da una frangia, che sorride; si avvicina a quella foto, mette per bene i fiori che ha portato e poi bacia quella foto, dopo averla accarezzata.
Si alza in piedi e saluta la sua amica «Ci vediamo domenica prossima e scusami se piango ogni volta, ciao stellina» dice soffocando un singhiozzo e si gira di scatto, per scendere da quella collina velocemente, come se si vergognasse di piangere davanti a lei.

Appena si trova vicino al campanile, vicino a quel palo che ancora lascia trasparire i segni di quell’incidente che gli ha portavo via la sua amica, scorge una cosa che non ha mai notato.
Si avvicina a quel palo e solo in questo momento nota una scritta fatta con un pennarello indelebile e la calligrafia che non ha mai scordato, la calligrafia di lei:
“7 aprile 2010: Zayn Malik è passato a X Factor e io sono la sua migliore amica! Lui è il migliore! Ti voglio bene ZAZO mio =) ”
E in questo momento, uno strano vento estivo gli sfiora il viso, Zayn sorride, si lascia accarezzare da quella brezza, un profumo lo avvolge, quel profumo di vaniglia che tanto gli è familiare; sente qualcuno chiamarlo, una voce che conosce fin troppo bene, una voce che non sente da troppo tempo, ma che ricorda, che continua a rimbombare nella sua testa ogni volta che si trova a Bradford, la voce di una ragazza dal sorriso dolce e gli occhi vispi, la voce di una ragazza troppo giovane per aver già perso la vita.
Sente quella voce, quella voce che lo incita a essere forte, quella voce che cerca di dargli la forza di continuare e di andare avanti, quella voce che gli manca da morire e che in questo momento, gli sta dicendo di non dimenticarsi mai di lei, di non cancellarla dai suoi ricordi, perché lei vive nei suoi pensieri, lei vive in quelle strade dove la loro amicizia è nata e cresciuta insieme a loro, non deve dimenticarsi di lei, perché lei è parte di lui, lo implora di non essere dimenticata.
Zayn si gira, verso la collina, verso la grande quercia, mentre il vento continua a scompigliare i suoi capelli scuri; e come se stesse sognando, vede una ragazza, con i suoi soliti jeans stretti e la maglia rossa, i capelli lunghi che il vento si diverte a far volare, il suo viso non riesce a vederlo chiaramente, troppo lontano per notare i suoi occhi, ma gli sembra di scorgere il suo sorriso; la ragazza alza la mano, come in cenno di saluto e quando il vento smette di giocare con i suoi capelli, lei scompare, come per incanto.
Quella visione è durata solo pochi secondi, forse uno o due, ma è bastata a fargli battere il cuore.
Zayn sorride, con gli occhi un po’ lucidi e bisbiglia alcune parole, rivolte a quella collina…
«Ti ricorderò per sempre»
 
 
Note di Nanek
HI! O Hey! :D
Questa OS è vecchia, lo so, ma devo essere sincera: mi mancava da morire questa OS su Zayn e dopo averci lavorato di nuovo, ho deciso di riproporla qui in EFP.
Lo so è triste, lo so fa piangere, non vi dico come mi sono sentita io a rileggerla, forse sono troppo sensibile e pure le cose che scrivo io stessa mi fanno strani effetti.
Ma cmq, eccola qui di nuovo, con un banner che mi piace davvero tanto e che non mi ha portato via troppe ore di lavoro :D
Il nostro Zazo, nome che la sottoscritta ha inventato molto tempo fa, è un amico d’oro in questa OS e credo anche nella realtà: io Zayn me lo vedo così, un vero amico, l’amico maschio che mi manca <3 quasi quasi lo adotto :D
E dopo aver fatto la scema anche per questa volta, vi saluto e vi ringrazio di essere arrivate fino a qui <3 se avete voglia di lasciarmi qualche recensione, io sono più che felice di leggerle e rispondervi <3
Grazie ancora di tutto, anche per aver solo letto <3
Nanek
  
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