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Autore: Bab1974    22/11/2013    1 recensioni
Elettra a quattro anni vende la propria anima a un Demone, per salvare la vita del fratello Paolo.
Cerca poi di trovare una maniera per non piacergli più.
Prima classificata a parimerito al contest di darllenwr ' La ragazza e ...la maledizione'.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Maledizione!
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Titolo  La maledizione di Elettra
Genere Drammatico, Fantasy
Rating Giallo
Note Incompleta



La mia anima per Paolo


Elettra aveva compiuto ventuno anni e aspettava l'arrivo del demone al quale aveva venduto l'anima per salvare la vita del suo fratellino. Lo attendeva con ansia, sperando che lui cambiasse idea e la lasciasse libera: in fondo era certa di non essere una donna appetibile, forse aveva esagerato perché al momento giusto Lui non la volesse più. Intanto pensava a come era arrivata a quel punto.


Aveva quattro anni quando nacque suo fratello Paolo, il maschio tanto desiderato. Già all'epoca, nonostante la tenera età, poteva sentire la tensione che si era creata in famiglia all'arrivo della creatura. Alla scoperta che il piccolo soffriva di una grave malattia, che gli lasciava poca possibilità di vita, la famiglia intera era caduta nella più cupa disperazione. Al compimento del decimo mese del neonato i medici avevano dato pochi giorni di vita e il permesso di portarlo a casa per farlo morire. Non si preoccupavano della piccola, che si allontanò di casa, senza che nessuno se ne accorgesse.
Si ritrovò in una foresta molto bella e, raggiunta una fonte, si chinò a bere. Aveva anche molta fame e raccolse qualsiasi cosa trovata a portata delle sue manine. Non sapeva che qualcuno la stava osservando curioso del perché, una bambina così piccola, si trovasse lì da sola.
Alla fine decise di rivolgerle la parola, per capire cosa stava succedendo, senza però farsi vedere, per timore di spaventarla.
"Bambina, che cosa ti sta succedendo?" chiese. Elettra non si spaventò di sentire una voce senza corpo. In quel momento la sua vita era brutta e non desiderava altro che migliorarla e non riusciva a provare altra emozione.
Con la sua voce, infantile e matura allo stesso tempo, spiegò quello che era successo.
"Il mio fratellino sta morendo e i miei sono tristi." disse alla voce.
La creatura apparve allora alla vista della bimba. Era un folletto, non altissimo e con le orecchie a punta.
"Posso aiutarti se vuoi, conosco un demone che ha dei poteri molto forti, e sono certo che sarebbe in grado di salvare il tuo fratellino." l'assicurò il folletto.
"Davvero?" chiese la bambina interessata.
"Però ti avverto, lui chiede dei prezzi molto alti per le sue prestazioni." l'avvisò "Potrebbe chiederti in cambio la tua vita, la tua libertà o comunque qualcosa di oneroso."
Elettra abbassò gli occhi, ci pensò un attimo, poi si rivolse di nuovo all'esserino.
"Chiedere non mi costa nulla." disse con filosofia "Poi se non mi piace quello che mi chiede posso sempre tornarmene indietro. O no?"
Il folletto annuì e sorrise.
"Fai davvero dei discorsi assennati e complessi per l'età che hai." sentenziò "D'accordo, se pensi che possa esserti utile, ti accompagno da lui. A proposito, il mio nome è Splank, tu come ti chiami?"
"Elettra Bianchini, ma puoi chiamarmi Ele, come fanno tutti." rispose.
"Ok, Ele, partiamo!" disse Splank, alzando il pugno al cielo "Andiamo all'avventura."
"Uh, è tanto lontano questo posto?" si preoccupò la bambina.
"No, in realtà è dietro l'angolo, ma ho sempre voluto dirlo." si esaltò, mentre Ele lo guardava incredula. Doveva ammettere che però era molto simpatico.


Lo seguì, fino a un enorme albero cavo. Al suo interno, illuminato da piccoli fuochi fatui, c'era un altare, sporco di sangue.
"Lui vuole sacrifici umani?" chiese in ansia.
"Non più, attirano guai. Di solito qualche animaletto, ma in questo caso serve solo una piccola goccia di sangue per chiamarlo." la rassicurò Splank "In effetti non si muove in caso contrario ma dovrò farti solo un taglietto."
Ele porse il ditino tremante, il folletto prese il suo coltello e si avvicinarono all'altare. Appena su di esso incise la pelle in maniera decisa, facendo fuoriuscire una quantità minima di sangue. Ele strinse gli occhi e resistette al dolore.
"Grande Drakov, il tuo umile servo Splank e l'umile umana Elettra chiedono umilmente il tuo intervento." pronunciò dinanzi all'altare, con voce altisonante e 'umile'.
"Hai detto umile tre volte." mormorò Ele.
"Shht, non parlare se vuoi che venga a noi." disse Splank, punto sul vivo.
"Chi disturba il mio lungo sonno!" esclamò una voce irritata, modificata dalla provenienza dubbia. Sembrava uscisse direttamente dal tronco.
Splank sobbalzò. Era la prima volta che il suo Signore rispondeva così rapidamente, forse il sangue della piccola era di prima qualità.
"Mio Sire, il tuo umile servo ti ha portato una piccola umana che avrebbe bisogno del tuo aiuto." enunciò il folletto.
Una figura incappucciata apparve dal nulla. Studiò bene la bambina, girandole attorno, poi inchinandosi. Elettra tremava dalla paura, almeno all'inizio, poi una sorta di coraggio le entrò nel petto. Dopo che la Cosa le ebbe girato attorno per l'ennesima volta e inchinata di nuovo per esaminarla come se fosse una bestia da soma, decise d'intervenire.
"Signore, si può sapere cosa state cercando di vedere?" chiese scocciata.
La figura smise di muoversi e si bloccò di fronte a lei.
"Sei davvero maleducata, nessuno ti ha insegnato come ci si comporta con gli estranei?" chiese.
"Mi hanno insegnato a pensare male di chi mi guarda così." sbottò la bambina.
"Un bel caratterino, da prendere con le molle." commentò Drakov "Mi piace domare i caratteri forti. Sarai tu la sposa che sto attendendo da secoli. Se accetti, ti marchierò con il mio simbolo e, appena avrei compiuto ventuno anni, ti verrò a prendere. Non mi hai ancora detto qual è il tuo desiderio? Avanti, dimmelo, il marchio che ti metterò è pesante, ma può realizzare qualsiasi cosa."
Elettra lo guardò, cercando di vederne i lineamenti sotto il cappuccio, ma non vi riuscì.
"Vuoi vedere il mio volto prima di decidere?" chiese il demone.
La bimba annuì e Drakov l'accontentò. Ele allargò gli occhi a vedere il volto grigio, le corna arrotolate sulla testa, i canini che uscivano dalla bocca irritata e gli occhi quasi bianchi. Inghiottì parecchie volte prima di riuscire a parlare, tanto era secca la sua bocca.
"Se salvi la vita al mio fratellino, farò tutto quello che vuoi." balbettò Ele.
"Il tuo desiderio è davvero molto generoso, fammi leggere la tua mente." disse Drakov, allungando la mano verso il capo della bambina "Fai questo per rendere contenti i tuoi genitori. Solo un consiglio: non insistere troppo sul fatto che hai salvato la vita al tuo fratellino, donandoti a me, se non vuoi che ti rinchiudano in un istituto per malati mentali. E non ti preoccupare per il marchio, sarà invisibile per quasi tutto il tempo, ritornerà per qualche ora solo a ogni tuo compleanno, per essere poi indelebile dai ventuno anni in poi, simbolo che mi appartieni. Se accetterai, tuo fratello avrà una salute di ferro per tutta la vita e solo la vecchiaia, fra molti decenni, lo porterà via."
Drakov aveva finito la sua arringa e attese un attimo che la bimba riflettesse.
"Ora decidi." disse "Sì o no. Ti avverto che non potrai più tornare sui tuoi passi, quando sarà giunto il tempo sarai mia, sempre che non cambi idea io stesso e non decida altrimenti, ma ne dubito. Il giorno seguente quello del tuo compleanno ti verrò a prendere e ti porterò con me. Allora, cosa rispondi?"
"Sì, accetto." disse Elettra decisa, convinta che non sarebbe stato peggio che vivere con i suoi genitori che la ignoravano.
"Bene, torna dalla tua famiglia, ora il tuo fratellino sta bene." disse a Ele, poi si rivolse a Splank, prendendolo da parte "Portala al limitare della foresta, falla bere dalla fonte fatata, per curare il piccolo taglio e riaccompagnala dalla sua famiglia. Tu sarai la sua guardia del corpo in questi anni, ti darò un aspetto umano. Una coppia senza figli si sta per trasferire accanto a loro: tu diventerai il loro erede e le starai accanto come amico. Lei non lo deve sapere, è ancora piccola e rischierebbe di rovinare tutto."
Splank non si sarebbe mai aspettato di entrare nel mondo negli umani. Non lo aveva mai desiderato, ma capì che non poteva fare diversamente.


Uscita dalla foresta, Elettra sentì delle voci che la chiamavano. Percepì chiaramente che appartenevano ai suoi famigliari, il padre Attilio, il nonno Paolo (da cui il nascituro aveva preso il nome) la nonna Griselda (per fortuna non era stata chiamata come lei). Mancava la madre, Giulia, di certo ancora al capezzale del piccolo.
Appena fu in vista, notò l'ira nei loro occhi. Erano molto arrabbiati con lei per essere sparita in quella maniera. Con loro le forze di polizia. Questo le risparmiò di essere picchiata subito.
"A casa facciamo i conti." sibilò al suo orecchio il padre "Ci hai fatto perdere un sacco di tempo, quando dovremmo essere a casa ad assistere alla morte di quel disgraziato di tuo fratello."
"Uff, e pensare che ho venduto l'anima a un demone, per salvargli la vita." sbuffò la piccola.
Le gambe di Attilio per poco non cedettero e cominciò a preoccuparsi: la sua testa fu riempita di immagini crudeli. S'immaginava che la bambina fosse stata seviziata da qualche essere senza scrupoli al quale aveva raccontato quello che era accaduto e che le aveva fatto credere di essere in grado di salvare Paolo. Sembrava non avere un graffio ma era meglio controllare.
La portò di corsa all'ambulanza che era pronta per ogni evenienza e raccontò quello che la bambina aveva rivelato. Le fecero esami approfonditi, dai quali non era risultato avesse subito violenza. Attilio sospirò sollevato, poi chiese ai sanitari che cosa poteva fare.
"Beh, comunque dobbiamo portarla in ospedale per accertamenti e potremmo farla vedere da uno psicologo." disse il medico "Vorrano parlare anche con i famigliari, per sapere se la bambina avrebbe motivi per dimostrare disturbi della mente."
Il silenzio imbarazzato dell'uomo fece capire che c'era qualcosa dietro, ma non voleva essere lui a indagare.
Il suono del cellulare interruppe il momento: era la moglie a chiamarlo.
"Attilio, amore mio, non ci crederai." urlò la donna "Paolo sta bene, si è ripreso." poi scoppiò a piangere. Si riprese un attimo, mentre l'uomo fissava il telefonino stupito. "Piuttosto, avete trovato quella piccola peste?" chiese infine.
"Ehm, sì. Sta bene per fortuna." disse con voce cauta.
Giulia notò subito il tono strano e si preoccupò.
"Non mi stai nascondendo qualcosa, vero?" chiese "Non potrei sopportare che si fosse fatta male." In realtà si sentiva in colpa.
"No, no, sta davvero benissimo, a parte il fatto che appena prima che tu mi chiamassi, ha detto di aver venduto l'anima a un demone per salvare Paolo." raccontò alla moglie. Non ricevette risposta, doveva essere rimasta sconvolta.
"Mi stai prendendo in giro." Giulia non era molto contenta.
"Hanno intenzione di farla vedere da uno psicologo. Forse è solo una coincidenza o forse ha intuito qualcosa che neppure i medici hanno capito. Non so che dire. Sono talmente stupito e contento che non so che dire." ammise "Mio figlio non morirà e la mia bambolotta è ancora viva. Non posso chiedere altro dalla vita."
Elettra capì che nessuno le avrebbe creduto, tanto valeva tenersi tutto dentro. All'improvviso ricordò le parole di Drakov: non doveva raccontare quelle cose in giro, se non voleva essere presa per pazza.
Col tempo non era più neppure certa di quello che stava accadendo.
La sua vita migliorò un po', anche se tutti le preferivano il fratellino. In realtà poteva capirli, pure lei lo adorava. Si fece un nuovo amico, Arturo Giosuri, appena trasferitosi con la famiglia. Lei non sapeva che si trattava di Splank e quest'ultimo, nonostante si dispiacesse di tenerglielo nascosto, non poteva rivelarglielo.
  
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