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Autore: HappyCloud    22/11/2013    3 recensioni
[Mike/Charlie]
Spoiler 1x04, "Pizza Box".
È il giorno della famosa cena con salsa della bisnonna della bisnonna della bisnonna di Charlie, ma per Briggs e Mike è tempo di un po' di azione sotto copertura. Tra cadaveri e piatti da lavare, è solo una giornata come le altre a Graceland. O forse no.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Castello di vetro.

Graceland è deserta.
Mike si trascina con fatica fino all’interno, chiude la porta alle sue spalle e lascia che i suoi occhi si abituino lentamente all’oscurità che regna nell’ingresso. Si ripete mentalmente che ora è casa sua, ma in realtà sa che non riuscirà mai ad accettare l’idea. Quella non è casa sua e le sei persone che vi abitano non sono una famiglia. Ci sono troppi segreti racchiusi nelle quattro mura delle stanze di ciascuno di loro e lui non ne è esule. La ragione stessa per cui si trova lì è sufficiente a non farlo sentire a suo agio. È un ratto, una talpa, uno schifosissimo traditore. Ricorda il primo giorno in California e quanto si sentisse diverso: la sua prima assegnazione, il primo vero incarico di responsabilità dopo l’addestramento. Le bugie sono il tuo lavoro. Le parole di Briggs gli rimbombano in testa in tutta la loro contorta ironia. Lui ha ingannato tutti: era sotto copertura ancora prima di arrivare a Graceland.
Avanza piano sul pavimento dell’ingresso, strascica i passi fino al soggiorno. Le luci sono spente, il divano è libero – Charlie ha finito di fare la guardia alla sua salsa –, riesce a camminare senza il rischio di inciampare, grazie ai flebili raggi di luna che passano attraverso la vetrata del salotto. L’oceano fuori è tranquillo, si avverte soltanto il rumore di  deboli onde che si infrangono contro la battigia e bagnano la sabbia della riva.
Mike respira forte e ciondola fino alla cucina, sforzandosi di non far trasparire quanto vuoto si senta in quel momento. Sa che Briggs potrebbe essere ancora sveglio. Non sono tornati insieme, è stato trattenuto per fare rapporto sull’operazione appena terminata e lui ha usato il pretesto dell’appuntamento con Abby per filarsela più velocemente possibile. Si appoggia al bancone davanti ai fornelli con entrambe le mani chiuse a pugno e inspira ed espira a intervalli regolari.
Intorno a lui, la cucina è un disastro. Come previsto, piatti e posate sono sparsi un po’ dappertutto, in attesa di essere lavati. È il suo turno, il suo weekend di pulizie. Soltanto qualche ora fa ha fatto notare ai suoi coinquilini che le grandi cene vengono sempre programmate quando tocca a lui sistemare tutto. Ora è immensamente grato di aver qualcosa da fare, qualcosa che lo distragga dal pensare, rimuginare su quanto è accaduto nel pomeriggio. Ed è contento di poterlo fare in solitudine, senza in sottofondo i battibecchi scherzosi tra Johnny e Jakes o le chiacchiere tra donne di Charlie e Paige. Sono tutti a dormire, dopo la cena in famiglia che purtroppo lui e Briggs hanno mancato. Contando quello, sono tre i pasti di fila che salta, ma Mike ora non sente il minimo accenno di appetito. Ha lo stomaco chiuso.
Si è quasi deciso a cominciare a ripulire, quando sente dei passi alle sue spalle. Non ha bisogno di voltarsi per capire di chi si tratti.
- Vuoi una mano con quelli?
La voce di Briggs lo raggiunge da dietro il bancone e allude alla pila di piatti e posate che gli altri hanno lasciato sulla cucina.
- No. Penso di voler restare da solo.
Non gli importa se ci impiegherà ore a ripulire quel caos, ora qualsiasi cosa è utile per distrarsi e dare alla propria giornata una parvenza di tranquillità.
- Ho visto che ti hanno lasciato un piatto.
- Pensavo che non rimanessero degli avanzi…
Charlie è stata categorica quella mattina, ma ora Mike si rende conto che forse è stato uno dei suoi tanti tentativi di tenere uniti gli inquilini della casa, di dar loro almeno l’illusione di essere una famiglia, con usi, abitudini, tradizioni proprie. Sa che le piace essere un punto di riferimento a Graceland, giocare a fare la mamma di quel gruppo sconclusionato di agenti dalle infinite vite parallele.
- A Charlie piaci. – Paul si avvicina e gli dà una pacca sulla spalla, prima di andarsene.
- Ehi, Briggs, – lo trattiene Mike. – Perché non lo mangi tu? Non ho fame.
- No, amico, riscaldalo domani.
Briggs sa che il nuovo arrivato ne ha un disperato bisogno. È soltanto uno stupido piatto di pasta col sugo, ma è la cosa più vicina alla normalità che Warren potrà avere nell’intera giornata.
- No, – insiste però l’altro. – Hai perso la serata della salsa anche tu.
- Già, – si arrende. – Ma è solo salsa, Mike.
E Mike rimane solo, a contemplare il caos che ha davanti e dentro di sé, mentre dei singhiozzi gli scuotono il petto.
Quel che resta della salsa di Charlie scivola lentamente dalla pentola al lavandino. Stringe la spugna e strofina più forte, il rosso del pomodoro che gli schizza sulle mani e non gli permette di smettere di pensare. La scia rossa sembra impiegare un eternità prima di scendere nello scarico, imbratta le pareti del lavello, il bancone della cucina, appanna la lucidità che lui vorrebbe tanto non avere questa sera… Mike si ferma di colpo a fissare le sue mani, sporche di quel sugo denso che gli ricorda troppo il sangue che qualche ora prima ha visto sgorgare dalla testa di Eddie, riverso sull’asfalto. È conscio di aver rischiato a sua volta di morire. Quando Eddie gli ha puntato contro l’arma, ha pensato che fosse finita. In quegli interminabili secondi, nella sua mente si sono accavallati ricordi, speranze, sogni… si è visto direttore del Bureau, ad un appuntamento al ristorante insieme ad Abby, attorno ad un falò improvvisato sulla spiaggia insieme ai suoi coinquilini che lo prendevano in giro per la faccenda degli orsi di peluche. Poi Eddie ha cominciato a piangere silenziosamente, nonostante l’occhio sfregiato dal fuoco di una fiamma amica. Mike l’ha visto impugnare la pistola e infilarsela in bocca, l’ha visto esplodere un colpo che lo ha ucciso all’istante. Ha urlato un no! strozzato che gli è rimasto in gola, consapevole di non aver alcuna chance di fermarlo: fedele a Bello fino alla morte.
La morte di Eddie è colpa loro. Sua, di Briggs, di Charlie, dell’intera FBI. L’hanno incastrato. L’hanno illuso che ci fosse una scappatoia per lui, lunga dalla California all’Arizona, gli hanno dato in mano il biglietto di un bus e gli hanno offerto un’occasione per scappare, pur sapendo che da tipi come Bello non si può fuggire. Quelli come lui ti scovano in capo al mondo, quelli come lui ti piantano piombo fuso nelle pupille sulla base del sospetto di un tradimento.
- Oh, mio Dio…
Non c’è tempo per le emozioni per un agente federale sottocopertura. Non c’è spazio per elaborare uno shock. Mike è disgustato da se stesso mentre pronuncia quelle tre parole che hanno il solo scopo di far capire a Paul in collegamento audio che non è lui la vittima del proiettile esploso. È soltanto Eddie. Un criminale da due soldi, l’agnello sacrificale per giungere un passo più vicino a Bello e al suo impero criminale. Un male necessario, morto suicida con disonore per una colpa di cui non era nemmeno responsabile.
Continua a sfregare, strofinare, si accanisce su ogni macchia di sugo che si è incrostata sulla cucina, come se bastasse quello ad eliminare le tracce del sangue di Eddie da dentro di sé.
 
La spiaggia di notte è bella e inquietante. La sabbia tra le dita dei piedi, il rumore assordante delle onde, la rassicurante presenza della luna riflessa nel mare lo fanno sentire attore e al contempo solo spettatore di qualcosa di molto più grande di lui. Come il gioco in cui è finito, incastrato tra bugie, omicidi, coperture, solo con i propri segreti.
Si siede davanti all’oceano e ripensa a come ha fatto a finire lì, in California, a Graceland, circondato da persone che non lo conosceranno mai davvero, a cui sta mentendo dal primo giorno e che magari stanno facendo la stessa cosa con lui. Nonostante tutto, ama il suo lavoro, anche se è difficile da troppi punti di vista. Il rischio fa parte del mestiere e non sempre è sufficiente conoscere il manuale a memoria. Non sempre è sufficiente saper maneggiare una pistola con la stessa facilità e abilità con cui lo sa fare lui. È preparato a tutto, ma in fondo non è preparato a nulla.
Stende le braccia dietro di sé, puntellandosi sulle mani immerse nella sabbia. È umida e compatta, ma sente comunque qualche granello infilarsi sotto le unghie. Rimane in quella posizione anche quando, dopo un tempo eterno, gli arti cominciano a informicolarsi; forse l’unico modo per smettere di continuare a rivivere l’orrore di quella sera è procurarsi altro dolore su cui concentrarsi.
E poi, all’improvviso, un’ombra sfuggente a pochi metri da lui lo fa voltare di scatto. Un sagoma femminile, minuta e familiare si ferma davanti a lui.
- Calma, Levi, sono solo io.
Charlie gli si siede accanto, incrociando le gambe al petto e circondandole con entrambe le braccia. Indossa una felpa col cappuccio e un paio di pantaloncini e Mike vede chiaramente l’effetto che la brezza notturna ha sulle sue gambe nude: il freddo le ha increspato la pelle scoperta.
- Non riuscivo a dormire…  – si giustifica, senza bisogno che lui le chieda niente. – Con la scusa che mi sono presa dei giorni di malattia, e grazie al Vicodin, ho dormito troppo e ora sono sveglia. E poi volevo controllare che avessi mangiato la salsa della bisnonna della bisnonna della mia bisnonna.
- I conti ancora non tornano, – ribadisce lui, con un sorriso appena accennato.
- Oh, sta’ zitto. – Gli dà una spallata, ma non riesce a trattenere una risata. Poi si fa subito seria. – Stai bene?
Mike si chiede come lei possa sapere, ma si risponde che probabilmente a quell’ora lo sa già tutta l’FBI. La guarda per svariati secondi e poi non riesce a non essere sincero. Certe volte Charlie gli rende così facili le cose: parlare con lei è come parlare ad una vecchia amica, una che ti conosce talmente bene da non doverle spiegare nulla.
- No.
Mike abbassa lo sguardo e si chiede se anche Johnny, Jakes o soprattutto Charlie e Briggs si sentirebbero così. E, mentre se lo domanda, già conosce la risposta: no. O almeno lo saprebbero nascondere meglio. Non può fare a meno di sentirsi una crepa in quel castello di vetro perfetto e delicato che è Graceland. Un castello di bugie, ma pur sempre una fortezza. E non riesce ad impedirsi di vedere se stesso come l’anello debole.
- Forse, un giorno, al centesimo omicidio che si consumerà di fronte ai miei occhi, sarò diventato abbastanza cinico da non stare così male…
Charlie rimane in silenzio, incrocia le gambe e guarda fisso davanti a sé, all’oceano che rumoreggia pacifico, incurante della loro presenza.
- A certe così non ti abitui mai. Impari soltanto a mascherare quello che provi davanti agli altri… come facciamo tutti, Mike. Siamo agenti federali, non robot senz’anima.
Nessuno dei due fiata per qualche minuto, perché ci sarebbero così tante cose da dire, ma nessuna sembra quella giusta. Alla fine Mike prende un respiro profondo e si alza in piedi.
- Vuoi stare da solo? – gli chiede Charlie.
Lui dà un’alzata di spalle e annuisce.
- Penso di sì.
- E io avrei voluto che tu e Briggs ci foste a cena, a mangiare la salsa che io ho cucinato per tre giorni. Evidentemente non sempre otteniamo ciò che vogliamo.
Lo afferra per la tasca dei pantaloni  e lo trascina di nuovo accanto a sé, seduto sulla sabbia, ignorando i suoi lamenti. Si aggrappa ad un suo braccio e appoggia la testa sulla sua spalla.
- Non ti lascio solo. E guai a te se salti la salsa un’altra volta!
Mike sorride della cocciutaggine di Charlie e si gode quell’istante di illusoria tranquillità, perché non può davvero prometterle che non mancherà anche la prossima salsa night e lei lo sa bene. Ma per quell’attimo gli sembra che siano solo loro due, una coppia normale, con una vita normale su una qualunque spiaggia nel cuore della notte.
E in quell’attimo, forse solo per un secondo, si sente bene. A casa.



  Per la serie “Ogni tanto risorgono”, here I am. Giusto una fanfiction breve che avevo promesso e che mi sono decisa a finire.  
Il titolo deriva da “Castle of glass” dei Linkin Park.
Grazie a Nessuccia per aver betato. Si shippa Marlie fino alla fine!
S.
   
 
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