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Autore: nafasa    30/04/2008    0 recensioni
sotto una pioggerellina fine fine e umida una figura incappucciata sta appoggiata al muro, in attesa. forse dovrbbe lasciar perdere e andarsene... ma non puo. è di parola. perchè è li? chi glielo fa fare? da dove è cominciato tutto? non poteva starsene a casa?
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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sotto una pioggerellina fine fine e umida una figura incappucciata sta appoggiata al muro, in attesa. forse dovrbbe lasciar perdere e andarsene... ma non puo. è di parola. perchè è li? chi glielo fa fare? da dove è cominciato tutto? non poteva starsene a casa? no. solo no. sa di non dover pensare in grande, sa di non dover divagare. nel suo piccolo è il migliore e questo basta. se comincia a pensare a quello che significa tutto questo e a quello che ce dietro è la vera volta che impazzisce. tanti sono finiti cosi. i migliori. non li bastava essere i migliori, volevano di piu. volevano rendere l'altro piu simile a loro, volevano capire perche proprio lui. e li impazzivano. tentò di scacciare quesi pensieri e di concentrarsi sull'umido che gli penetrva nelle ossa, una sensazione spiacevole, ma almeno nn lo faceva pensare. ci riuscì per qualche minuto, poi la sua mente divagò. perchè era ancora lì? in fondo sapeva di non volerlo fare. era l'ultima cosa al mondo che avrebbe voluto in quel momento, starsene lì sotto la pioggia cn quella prospettiva davanti. una frase li rimbombava nella mente "l'amicizia non esiste e non è mai esistita, è tutta questione di interessi". va bene. respira. profondamente. in fondo cos'era? una cosa da fare, come tante altre cose da fare. niente moralismo, niente sensi di colpa. ormai era lì. poteva sempre andarsene e lasciare tutto. ma dove andare? no, non poteva, stava impazzendo, stava buttando via tutto come quelli prima di lui. per cose simili. fuggire avrebbe significato vivere di nascosto, come un codardo. ma non era quello che stava gia facendo? ogni suo respiro lo faceva nell'ombra, viveva sgusciando, senza farsi vdere da un'anima che non fosse fidata. la sua identità era nascosta a chiunque. il suo nome non lo sapeva piu nessuno ormai, o quasi... era solo. con se stesso. e questa eterna compagnia lo stava logorando. poteva andarsene di lì e andare davanti a chi lo aveva fatto finire così e spararsi. niente vite innocenti buttate, solo la sua, che era tutto meno che innocente. sarebbe stato un gesto uasi eroico, da eroe di un romanzo. un ghigno storto gli tremò per un attimo sul volto. no. avrebbe fatto il suo lavoro, finche ne fosse stato capace. la morte potva attendere. non si sarebbe fatto soggiogare da un'incertezza, un dubbio cosi futile, su una persona che in fondo, se l'amicizia non esisteva, per lui non era nessuno.
sentì dei passi. non poteva essere che lui. a quell'ora, per quelle vie, non passava nessun altro. chiuse gli occhi tese i muscoli. cercò di calcolare la distanza dai lunghi passi frettolosi. la posizione dell'obbiettivo. un obbiettvo, un oggetto. pochi metri, poteva ancora far finta di niente, no non poteva, o forse si, no, si, no, si no, si,
"NO!" uno scatto e si trovò abbracciato al suo migliore amico, amico dei tempi che furono, di gare in bicicletta e tiro di fionda. l'amico sbarrò gli occhi, emise un gemito, solo un piccolo gemito, e cadde. il sicario si rimise il pugnale sotto la giacca, con un gesto veloce, silenzioso, abituale. ma poi rupe l'abitudine. i suoi passi felpati non sparirono nella notte, ma andarono vicino al volto della vittima. si accucciò. era ancora vivo. merda. gli okki lo fissavano increduli. le lebbra morenti sussurrarono una sola, terribile parola, l'unica parola che avrebbe potuto qualcosa nel cuore del suo carnefice
"Tomka...?"
gli okki erano stati calmi e freddi, voleva solo vederlo in faccia, un'ultima volta, ormai era fatta, ma no!! lui aveva dovuto parlare!
"nooooo!!! non dirlo!!! non devi dire quel nome!!! non lo conosco!!! mi vedi?? sono un assassino!!! non sono TomkaaaAa!!" e urlando si gettò sul corpo moribondo, trafiggendolo altre due, tre, dieci volte, come impazzito, in una furia di sangue lame e momenti perduti. una luce si accese, setì le sirene della polizia, e stava ancora trafiggendo quel corpo morto. si girò. la sirena blu e rossa era davanti a lui. era impazzito. non ce l'aveva fatta. non aveva neanche salvato lui. ma non avrebbe dato alla polizia questa soddisfazione, dopo tanti anni, oh no! non lo avrebbero avuto! prese il coltello e lo girò. la lama gli punse un attimo la gola prima di tagliarla. era finita. non lo avevano preso. morì col ghigno sulla faccia.
  
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