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Autore: blindingx    23/11/2013    2 recensioni
E ti diranno che la vita è una follia
Dovrai bruciare ogni singola fotografia
Le case poi restano solo stanze vuote
Le persone si dividono
Destinazioni ignote
{song fic post 9x03; le riflessioni di Castiel}
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nota: Ehilà, salve a tutti! Ebbene, sono viva e sono tornata con questa os, una song-fic post il doloroso episodio 9x03.
La canzone è "Davanti agli occhi" di Nesli, scelta che può sembrare un po' strana... che dire? Non sono amante di quel genere musicale, ma il testo di questa canzone in particolare mi ha subito colpita (sembra che gridi CASTIEL giuro).
Non vi resta che leggere e se volete (spero che vorrete è.é) lasciare una recensione v.v
Bene, ricordo che i personaggi non mi appartengono, ma appartangono agli autori di Supernatural ecc.
Scrivo 'ste cose per il gusto di farmi del male. Bene.
Enjoy the feels! Grazie a @xsherlocked per avermi fatto da Beta, comunque :3










 

Tu, solo tu, sempre tu- davanti agli occhi





Ti diranno che dovrai provare ancora
fuori anche il cielo cambia
e un altro mese vola

 

Via. Non sapeva nemmeno dove, ma doveva andare via perché, in quella casa, non poteva restare.

«Non puoi restare»

La vista gli si era annebbiata quando percepì quanto fosse serio il tono di quella voce amica.

Si sentì più vulnerabile che mai. Debole, piccolo, insulso, umiliato.

Non riusciva nemmeno a deglutire. Chi gli stava di fronte non parlava più, lo schiacciava con lo sguardo.

E allora sentiva i battiti demolirgli la cassa toracica e cavolo, faceva male.

La gambe e le braccia erano pesanti. Neanche riuscì a muoversi.

Gli occhi bruciavano, la gola soffocava.

Sentiva i piedi come macigni- ed era ironico, perché le sue ali erano molto più grandi e mai ne aveva sentito il peso- da trascinare in quel covo che già sapeva di casa. Mentre usciva Dean gli disse qualcosa. Non riusciva a ricordarlo. L'unica cosa che teneva a mente era l'ombra sfumata di quello che una volta era il suo protetto che lo metteva alla porta. Ricordava bene il bruciore però.

Aveva iniziato a vagare. Sentita quello stupido istinto di sopravvivenza anche se la vita gli scivolava viscida dalle mani callose e umane. La Terra girava e girava e lui era indietro a tutti.

 

 

Diranno che hai sbagliato a fare quel che hai fatto
e che sei diventato ogni giorno più matto
Diranno complimenti quando ci riuscirai
quando sarai lontano quando non li rivedrai

 


In quel viaggiare senza meta i suoi pensieri erano i suoi unici compagni. Non lo lasciavano.

Era una cosa degli umani probabilmente, si trovò a pensare. Perché da quando aveva perso la sua Grazia tutto i suoi ricordi giocavano nella mente. Tornavano a galla all'improvviso e quando succedeva doveva fermarsi, sedersi. Si teneva la testa tra le mani chiedendosi come si placassero, perché non lo lasciassero in pace. Si meravigliava di quante cose avessero il potere di accendere la scintilla di ricordi: una parola, un'immagine, un suono. Era un essere millenario, aveva visto l'umanità crescere e sbagliare di continuo.

Eppure i ricordi più importanti- quelli assillanti- partivano da un momento preciso. Dal momento preciso in cui iniziò a esistere fino ad allora nulla che gli importasse era accaduto. Poi gli ordinarono di salvare l'uomo giusto che era prigioniero degli inferi. Con la sua armata angelica scese tra le fiamme e le urla delle anime in pena. Afferrò quell'anima, la strinse nella sua essenza e miracolo fu compiuto. Dean Winchester era salvo.

Sicuramente quell'uomo aveva qualcosa di speciale e lo sapeva, ma non avrebbe mai potuto pensare a quanto avrebbe cambiato la sua esistenza, nel modo in cui l'avrebbe fatta girare attorno alla sua vita.

Grazie all'uomo giusto conobbe il dubbio e la ribellione. Si avvicinò di più all'umanità che suo Padre stesso aveva comandato di proteggere e amare- amare addirittura più loro che lui.

Conobbe la ribellione e la vanità.

La vanità e l'arroganza.

L'arroganza e la follia.

Cadde, cessò di esistere e fu portato indietro più di una volta.

Un semplice angelo, un soldato del Cielo, aveva cambiato gli equilibri dell'Universo arrivando ad autoproclamarsi addirittura Dio, scatenando la sciagura leviatana sulla Terra.

Ma cercò redenzione e la ottenne nel Purgatorio.

Quando Dean si salvò, attraversando la luce azzurra, sentì la purezza farsi largo tra la sua Grazia e la carne che la ospitava.

Accadde, poi, Naomi.

Il desiderio di riparare ai suoi errori, ancora una volta quello slancio disperato, quel sacrificarsi a tutti i costi lo rese cieco davanti alle macchinazioni dello Scriba, colui bandì gli angeli sulla terra.

Colui che lo aveva reso mortale strappandogli la sua Grazia.

Dopo tutto quello che aveva passato, a conti fatti, a Castiel non era rimasto altro che nulla.

E nessuno.



Diranno mi dispiace io non centro, non volevo
è andata come è andata
chissà ci rivedremo, chissà ci rivedremo

Ricordava di avere compagni fidati.

Prima che l'Apocalisse iniziasse aveva Uriel e prima ancora aveva Anna. Lo ricordava.

Aveva Balthazar con cui aveva sempre combattuto e che pugnalò alle spalle.

Quando lo ricordava un sorriso si faceva largo sulle labbra e lui lo odiava perché in fondo voleva solo piangere e urlare, ma era così difficile. Fare l'umano era terribilmente difficile.

Se solo avesse potuto non ricordare... E invece no, le spalle del suo amico che venivano trafitte dalla sua lama tornavano ad oscurargli la vista ed era come se sentisse lui il metallo stracciargli la pelle.

E c'erano anche Hester e Rachel che per tempo gli erano state fedeli.

Samandriel, anche. Era uno degli angeli, uno dei pochi, capace di trasmettere una sorta di affetto.

Un calore che traspirava attraverso la sua gloria luminosa.

Era ironico, perché ancora una volta era stato lui ad uccidere un suo compagno.

Vero, Naomi lo controllava. Ma questo non lo faceva sentire meglio.

Lo teneva tra le braccia e l'aveva visto negli occhi. Sentì il suo calore sfumare nell'aria fredda.

Si era domandato dove andassero gli angeli quando cessavano di esistere, se mai avrebbe avuto la possibilità di rivere tutti i suoi compagni di data.

Chiederselo, però, non aveva più senso ormai. Non per lui.

Era umano.

 

 

 

tu

solo tu

sempre tu

davanti agli occhi

 

 

 

Ti diranno non mi piaci non sei il mio tipo
e te ne andrai col cuore infranto mezzo stordito

e ti diranno amore resta non andar via
e ti diranno ti diranno un' altra bugia

 

 

 

 


La sua famiglia, i suoi fratelli, ora lo cercavano. Ne reclamavano la testa.

Ma mentre camminava in uno dei quartieri poveri della città realizzò che la sua famiglia non era poi quella. Lui la sua se l'era scelta. Aveva combattuto per lei. La sua famiglia erano gli esseri umani che l'avevano preso per mano e poi scaraventato in quel buco dove l'aria era pungente e triste. Gli stava bene però.

La sua famiglia erano i Winchester con il loro pessimo umorismo e i loro difetti, con le loro menzogne e il loro continuo salvarsi a vicenda. I Winchester non erano dei santi. Ma per quel motivo Castiel provava affetto per loro. Erano una sintesi in carne ed ossa dell'umanità. Eccoli lì i pensieri che lo facevano fermare.

Avevano condiviso tanto insieme eppure era da solo, proprio nel momento in cui aveva bisogno di loro.

Aveva rinunciato a tutti per quei due ragazzi, da quando aveva afferrato l'essenza bruciata di Dean.

Sopratutto per Dean aveva fatto tanto.

Faceva male.

Era sempre stato sicuro che il suo protetto- come lo aveva sempre considerato- avrebbe fatto di tutto per lui. O almeno che nel momento difficile ci sarebbe stato per lui, perché Castiel era sincero quando diceva che i problemi dei Winchester venivano prima di tutto, quando era sempre felice di sanguinare per loro.

In quel frangente della sua esistenza in cui aveva imparato a stare a stretto con gli essere umani si era creato quella piccola aspettativa. Probabilmente si sbagliava, perché dopo tutto quello i Winchester non c'erano.

Dean gli aveva detto che maledetto o no, pazzo o no, avrebbe preferito averlo con lui.

Il pensiero che il suo amico gli avesse mentito gli spezzò il fiato.



Ti diranno questo è tuo ti spetta di diritto
Ora che sei cresciuto e che la vita ti ha sconfitto
Ti diranno guarda indietro, non resta niente
Lo farà attraverso un vetro incandescente
Chissà ci rivedremo...

 

 

 

C'era un lato positivo però. Quello stare da solo e ferito gli faceva vedere le cose in modo diverso, come se ora riuscisse a vedere meglio quello che gli stava intorno, come se fosse entrato meglio in quel disegno umano fatto di sofferenze e stenti e nient'altro. Era ciò che aveva visto in quei mesi.

Forse era la solitudine, chi poteva saperlo.

Avrebbe imparato altro. Molto altro, e ne era consapevole.

Aveva provato la fame, la sete. Aveva provato il desiderio carnale e l'aveva anche soddisfatto.

Ma non aveva risolto nulla, essere umani non era solo quello.

Essere umani non significava solo comportarsi da tali, ma era tutto più complicato.

Si trattava di sentirsi umani.

Si trattava di fare i conti con ogni azione compiuta, pensata, sperata.

Si trattava di sentire il peso di essere soli e di opprimere il bisogno di un sostegno.

Non tutti avevano una spalla su cui piangere eppure essere infelici non era difficile.

Dio avrebbe dovuto provvedere ogni umano di una spalla su cui piangere.

Una vera.

Castiel era sicuro di averla e fin quando era un temuto angelo neanche ne aveva bisogno, ma in quel momento così scuro e ignoto la voleva. E non ne voleva neanche una qualsiasi.

Voleva la sua spalla.

Quella che si era voltata e se n'era andata.

 

E ti diranno che la vita è una follia
Dovrai bruciare ogni singola fotografia
Le case poi restano solo stanze vuote
Le persone si dividono
Destinazioni ignote

 

Se ne era reso conto Castiel che le separazioni facevano parte dell'essere umani.

Gli uomini si univano e separavano in continuazione. Sembrava una sorta di maledizione quel continuo

intrecciarsi di vite e volti e storie. Quelle linee impazzite vagavano e si incontravano in un punto di colpo oppure lentamente e rallentavano, rallentavano... e non importa per quanto coincidessero in quel punto insieme, per quanto fossero linea unica, finivano sempre per dividersi.

Aveva visto milioni di umani morire ma era stato nulla poiché non era mai stato punto unico con qualcuno, finché non conobbe Dean Winchester e la sua banda.

Col cacciatore era stato punto unico, di questo ne era convinto.

Ed era convinto che la stessa cosa valeva per Dean, tuttavia era lì ed era solo perché Dean lo aveva lasciato con l'aria nelle mani e un grande senso di angoscia nel petto.

Dean avrebbe continuato a intrecciare la sua vita con altri milioni di persone. Amici, parenti e sconosciuti.

Quello che faceva ancora più male era la consapevolezza di Castiel nell'ammettere che per quanto gli riguardava l'unico punto importante nella sua esistenza era stato quello intrecciato insieme a Dean.

Quello che faceva male era sapere che nonostante tutto, davanti a i suoi occhi, c'era sempre Dean.

C'erano la sua risata, le sue spalle, i suoi capelli.

Le ferite, le lacrime.

Era solo, inerme come un bambino, affamato e senza un posto dove stare.

Ma nulla da fare.

Lui, solo lui, sempre lui.

C'era sempre Dean nella testa.

Era sempre lui che restava davanti agli occhi di Castiel.

 

E ti diranno che vent'anni passano in fretta
tu non capirai e non gli darai retta
Cosa diranno non importa, non conta più
Perché alla fine ciò che resta

sei solo tu

 

 

   
 
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