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Autore: slytherin ele    23/11/2013    2 recensioni
Primo giorno di Primavera: Merlin si alza felice e contento, più che sicuro che nulla potrà andare storto in quella giornata. Arthur non è entusiasta quanto lui quel giorno...
Che succederà?
Storia partecipante al contest "Pacchetti e stagioni" di nemi23.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gaius, Merlino, Principe Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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Nickname: slytherin ele

Stagione e pacchetto: Primavera, 14

Titolo: Don’t ruin my spring!

Genere: Comico

Rating: Giallo

Avvertimenti: Missing moment

Eventuali note dell'autore: Questa è la prima storia che scrivo sul fandom “Merlin”… La potremmo considerare una missing moment (non troppo “missing”! XD Nel senso che potevate farne volentieri a meno… >.<). Si ambienta all’incirca nella terza stagione, quando Arthur non è ancora re.  Non scervellatevi inutilmente la principessa nominata: l’ho inventata!

Scritta per strappare un sorriso, niente di più! Spero piaccia.

 

Don’t ruin my spring!

 

La primavera era da sempre stata la stagione che preferiva: la rinascita dei fiori con il loro profumo, le foglie verdi e vivaci, la temperatura tiepida che rendeva le giornate meno faticose.

Da piccolo, nel villaggio di Ealdor , giocava per ore con gli altri bambini nei prati, nei boschi. Non doveva preoccuparsi di nulla: era gioioso, spensierato, felice. Al castello di Camelot, la storia era tutta un’altra, ad ogni momento del giorno e della notte, doveva essere pronto ad intervenire per salvare la vita del principe scansafatiche, anche detto Arthur o solo per aiutarlo in una delle sue numerose mansioni da servo dell’erede.

Merlin sorrise, guardando fuori dalla finestra. Quel giorno, non importava a quale arduo compito sarebbe stato sottoposto il suo corpo, a quale prova di pazienza la sua mente, era contento. La primavera era iniziata e riusciva a dargli un senso di serenità, proprio come quando era bambino.

Aprì la finestra, lasciando che il tiepido venticello entrasse nella sua angusta camera e espirò , affacciandosi per una attimo.

“Merlin, Merlin!” sentì Gaius chiamare ad alta voce. Lo sentì irrompere nella stanza, spalancando la porta. Si voltò con un sorriso stampato in volto, che sparì subito dopo; dietro il guaritore si ergeva in tutta la sua stupidità Sua Altezza L’Asino. Sbuffò, pesantemente.

“Mah… Bene, Merlin! Sono contento di vederti appoggiato a un davanzale, mentre ti fai i tuoi comodi! Invece di essere nelle mie stanze per occuparti dei tuoi compiti!” Arthur sembrava più infastidito del solito quella mattina, ma Merlin non se ne curò più di tanto.

Fece spallucce, incrociando gli occhi azzurri del principe con il solito sguardo di sfida e disse: “Mi sono incantato per qualche secondo… Tutto qui!” Aprì le braccia in segno di resa. “Vi avverto, Principe! Qualunque cosa farete o mi farete fare quest’oggi non cambierà il mio stato d’animo. La primavera è giunta, è sono felice!” Gli rivolse un sorriso a trentadue denti, che non dovette piacere molto all’erede Pendragon, che ghignò ferino e sadico.

“Lo vedremo, Merlin. Io non la gradisco molto, preferisco l’estate, posso allenarmi liberamente e ci sono i tornei!” Disse, sbattendo una mano su un tavolo, come a volersi fare le sue ragioni anche in quella circostanza.

“Si tratta solamente di un opinione, non penso che Merlin volesse… Farvi arrabbiare, Arthur.”

Il principe ringhiò, frustrato, quel giorno si era svegliato di cattivo umore e vedere il servo così su di giri, lo mandava ai gangheri. Sapeva che non era colpa sua, se si era svegliato con la luna storta, ma doveva trovare un modo per farsela passare e non c’era, almeno nella sua mente, modo migliore di torturare Merlin.

Sorrise all’indirizzo del medico. “Merlin vieni con me, ho una sorpresa!”

Merlin gli indirizzò un’occhiata dubbiosa, poi sospirò. “Ve l’ho detto, qualunque cosa farete, non cambierà il fatto che sono felice!”

La gola si chiuse, quando fuori dal castello, si ritrovò davanti una gogna e una folla gremita con frutta e verdura marcia in mano, prontissima al tiro al bersaglio.

“Tu dici?” lo schernì il principe, facendo segno alle guardie di aprire lo strumento di tortura. Poi gli fece segno di accomodarsi, sorridendo beffardo. Merlin non protestò, non volendo che la punizione si prolungasse. Lasciò che le guardie mettessero il lucchetto e guardò fisso davanti a sé, immaginandosi i prati verdi della sua terra natale. Era quasi immerso nel suo mondo fantasioso e magico, quando il primo pomodoro, lo beccò dritto sul naso. Fu in quell’istant che la sua mente cominciò a escogitare una vendetta.

 

 

“Basta Gaius! Questo è troppo!” disse il mago, rientrando nell’alloggio che convideva con il guaritore. Era completamente ricoperta di pezzi di frutta e verdura marci. Gaius si dovette trattenere dal ridere.

“Se non gli avessi detto che ero felice, non l’avrebbe fatto… Quell’Asino, si diverte a veder soffrire la gente… Ecco!” esclamò furibondo.

Gaius lo raggiunse, cercando di evitare che si appoggiasse ai mobili, sporcandoli tutti.

“Che dovrei fare, eh?!”

“Nulla, lascia correre, Merlin…” disse, scuotendo la testa, già pronto alla catastrofe imminente.

“Sai, ci ho pensato…” disse il Mago. Gaius strizzò gli occhi, sconsolato. “Tra qualche giorno, arriverà al palazzo la principessa Meda, la promessa sposa di Arthur… Sarebbe molto indecoroso, se facesse una figura meschina davanti a una tale nobildonna, non credi?” Sorrise, maligno, incrociando le braccia.

“Lascia stare o verrai punito ancora…” provò a dissuaderlo Gaius.

Merlin fece una smorfia, rifugiandosi nella sua camera; forse il suo maestro aveva ragione. Nutriva dei seri dubbi, sin dal principio su quell’idea.

Cercò di non pensarci più, archiviandola nei meandri della sua mente, mentre si lavava e si cambiava i vestiti ma ,durante la notte, il pensiero fisso di lui che lanciava un incantesimo contro Arthur facendolo finire con la faccia nel piatto o con i pantaloni calato oppure facendolo ruzzolare giù per le scale non lo abbandonò neanche per un momento.

Il mattino, quando si svegliò si accorse che la stanza era tutta sottosopra, si mise a ridere: doveva aver lanciato incantesimi a destra e a manca, durante il sonno.

Si alzò e mentre metteva a posto l’intera camera, prese la sua decisione.

 

 

Fu così che tre giorni dopo, nel bel mezzo del pranzo regale, con un centinaio di ospiti, Uther Pendragon assistette alla strabiliante performance del figlio, tutto intento a mangiare la sua zuppa di legumi freschi come un cane della più bassa lega.

Dal suo nascondiglio, Merlin se la rideva, mentre i suoi occhi passavano dal darato al blu.

Non sono stato poi così cattivo. Si disse. L’ho fatto sembrare più intelligente di quello che è in realtà. La prossima volta lo farò ragliare!

Se ne andò soddisfatto, saltellando e canticchiando allegramente. Nessuno poteva rovinargli il primo giorno di primavera e rimanere illeso.

 

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