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Autore: Chacha Tomma    23/11/2013    1 recensioni
Questa storia è situata nel mondo di Percy Jackson, infatti la protagonista è figlia di Ade, il dio degli inferi. Laila è una ragazza a cui la fortuna non gira proprio a suo favore e si troverà davanti incredibili situazioni!
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’unica cosa che ho imparato dalla vita è che se voglio qualcosa devo ottenerla da me, senza l’aiuto di nessuno. Sembra una frase stile Efesto. Io sono Laila, figlia di Ade, dio degli inferi. Ora penserete “oddio questa ci uccide tutti per mandarci a fare compagnia a suo padre”, non lo farò. Lo ammetto, Efesto mi sta molto simpatico. Sarà brutto quanto volete ma ha stile. Sono stata in vacanza nelle sue fucine per una settimana e mi sono divertita ad aiutarlo. Va bene va bene non ero in vacanza, era una punizione di mio padre per aver detto al ragazzo di mia madre che per me andava bene che la sposasse. Mio padre è sempre stato geloso ma mai molto bravo a scegliere le punizioni. Mia madre si è messa con quest’uomo per niente simpatico, gli ho detto di si solo per pietà. Perché mi sta antipatico? Perché è troppo bello, palestrato, fa sempre battutine squallide che fanno ridere mia madre e soprattutto: mi parla come se avessi due anni. “Guarda un po’ chi c’è, vedo che stai crescendo eh?” “Ehi ciao piccola, vuoi un po’ di caramelline?” e cose del genere. Per questo mi sta simpatico Efesto, lui è stato cacciato dalla sua famiglia e vive da solo. Io ho cacciato la mia famiglie (tranne il mio vero padre) e sono sola. Vi chiederete se ho amici. Non proprio. Se possono considerarsi amici delle persone che ti prendono in giro dal mattino alla sera. Però a parte questo ho una bella vita. Migliore di quella dei miei VERI amici. Essendo figlia di Ade ho un vantaggio, posso evocare qualche morto per farmi fare compagnia. Sono molto più simpatici di quanto voi possiate pensare. Sono strana come ragazza ma ne vado fiera:
-Odio lo shopping
-Non mi trucco mai eccessivamente
-Mi vesto con jeans e maglietta, sempre
-Non faccio risatine a ogni ragazzo che passa
-Odio il mare
-Odio uscire di giorno
-Se esco lo faccio solo di notte
Per mia disgrazia ho anch’io un cuore, infatti mi sono innamorata di un ragazzo. Per mia terribile disgrazia quel ragazzo è il più popolare della scuola. Per mia ancora più terribile disgrazia quel ragazzo è fidanzato. Potrei ucciderlo con uno schioccare di dita direte voi ma no, non posso. L’ho provato a chiedere a mio padre se potevo ma mi ha detto che non posso uccidere nessuno se non con una ragione valida. La mia ragione non lo era secondo lui. A volte vorrei essere nata normale ma poi ci ripenso e no, non sarebbe la stessa cosa. Senza i miei amici morti chi sarei io? Forse una popolare… O forse una sfigata ma ancora più sola di quello che sono ora. Meglio andare sul sicuro.
CAPITOLO 1
Era una giornata di scuola come tutte le altre e io camminavo verso la fermata del pullman con le cuffie alle orecchie, ascoltavo Roar di Katy Perry e pensavo al video. In quel momento mi sentii invadere da un senso di disgusto, le celebrità fanno video dove domano leoni e tigri per avere più successo e poi ci sono io, più piccola di loro, che affronto creature ancora più terrificanti. Decisi di cambiare canzone e misi Wrecking Ball di Miley Cyrus. Stranamente quella canzone mi piaceva. Mi ci rispecchiavo. E adoravo anche il video, non è volgare significa vulnerabilità. Appena entrata in pullman ebbi un brutto presentimento, vidi tutte le ragazze ammassate in un unico posto a fare risatine che mi ricordano più un cavallo che una ragazza. C’era Max, il ragazzo che mi piaceva. Cercai di evitare il suo sguardo e mi sedetti nel posto più vicino all’autista che c’era. Passarono varie canzoni e dopo un po’ mi resi conto che mi stava guardando. Nessuna delle ragazze ci aveva fatto caso, tutte convinte che avesse l’attenzione puntata verso di loro. In quel momento avrei preferito che fosse così, avevo le guance che andavano a fuoco. Feci una cosa molto intelligente, abbassai lo sguardo e notai che le mie converse sporche erano molto più interessanti del mondo esterno. Dovrei essere felice che mi abbia notato ma non è una bella cosa avere le guance che cuociono a fuoco lento quando c’è mezza scuola in pullman. Nessuno si sedeva mai vicino a me quindi non rischiavo di farlo notare, soprattutto se mi alzavo la mia sciarpa si seta rossa fino al naso. Quella sciarpa me l’aveva regalata mio nonno, l’unica persona che mi teneva ancorata ai miei parenti… ricordo ancora il giorno della sua morte…
“Era inverno e mia madre mi svegliò dal letto con un sussurro. Molto cautamente mi disse che il giorno non sarei andata a scuola, che dovevamo fare visita alla nonna…
-Anche al nonno vero?- Ero al settimo cielo, amavo fargli visita, mi dava sempre degli ottimi consigli.
-No… il nonno… si è addormentato… e non si sveglierà- Questa fu la sua risposta
-C…come n…n…non si sveglierà… p…possiamo…mettergli…u…una s…sveglia giusto?- Stavo piangendo, avevo capito cos’era successo, normalmente una madre avrebbe abbracciato una bambina di sette anni che piangeva ma invece si limitò a dire:
-Muoviti a prepararti
Arrivati a casa di mia nonna nessuno mi degnò di un saluto e io pensai che era perché erano tristi così mi avvicinai a mia cugina, che stava seduta nel divano a fissare il vuoto. Decisi di non parlarle ma mi sedetti vicino a lei. Quando mia zia la chiamò per dirle di uscire un attimo esitai, ma poi decisi di seguirle. Le trovai in giardino piangendo, abbracciate, mia zia mi fece cenno di andarmene”
Ripensando a quel momento non mi resi conto che qualcuno si era seduto vicino a me e mi stava guardando, non mi ero accorta nemmeno che avevo gli occhi lucidi.
-Ehi va tutto bene? Perché piangi?- Era Max
-I…io non s…sto piangendo…vattene- Avevo bisogno di riprendermi, non mi interessava se quella sarebbe stata la mia unica opportunità di parlare con lui. Ma non funzionò.
-Se vuoi puoi parlarmene, so mantenere i segreti…-sembrava così dolce, pensai che forse potevo parlargliene, finché non aggiunse l’ultima frase -…soprattutto se riguardano me- mi fece l’occhiolino. A quel punto non ci vidi più dalla rabbia.
-No grazie, e poi i miei pensieri non saranno mai indirizzati su uno come te. Fai schifo.- mi alzai e scesi alla prima fermata scegliendo di farmi la strada a piedi.
  
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