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Autore: Teddy_bear    23/11/2013    6 recensioni
Nick Wilde era un ragazzo di ventisei anni di successo. Bella macchina, bella villa e bei vestiti. Non si faceva proprio mancare nulla. La sua famiglia era una delle più grandi in affari ed il destino di Nick era proprio quello di seguire le orme dei genitori, partendo dal fatto che loro gli dicevano chi sposare, ed a lui andava bene così. Era il classico tipo di persona che pensava che i soldi ed il lavoro venivano prima di tutto.
Nick Wilde sapeva addirittura parlare otto lingue: la sua, ovvero l'inglese, lo spagnolo, il francese, il tedesco, l'italiano, il rumeno e qualcosa di cinese.
Elena Todd, invece, era una ragazza di diciannove anni con dei valori nella vita. Non le importavano le cose materiali. I sentimenti prima di tutto.
Elena Todd non sapeva parlare nemmeno la propria lingua. Non perchè non volesse, ma perchè non poteva.
Nick Wilde feriva con le parole per i suoi scrupoli.
Elena Todd non aveva neanche il piacere di dire una parola carina.
Nick Wilde poteva parlare. Elena Todd soffriva di mutismo progressivo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Nove di mattina.
Quel quindici dicembre, alle nove di mattina, mentre la pioggia picchiava fievole sulle finestre di casa Todd, un cellulare prese a vibrare alla ricezione di un messaggio.
Elena si svegliò, piano piano, sentendo quello strano ronzio provenire dal suo comodino.
Ed appena lesse, sul suo Blackberry, il mittente, un sorriso appena accennato comparve sulle sue guance pallide.

"Hey, io ho l'ansia da ieri sera. Perciò, biondina, trovami un qualcosa da fare per togliermela."

Elena strabbuzzò gli occhi e scosse la testa, pensando che Nick Wilde era una causa persa.


"Che bello ricevere certi tipi di risvegli, sai? Buongiorno anche a te x."

Fece la sarcastica, ed inviò il messggio con un sorriso vittorioso, che le invadeva le guance, ed esaltava gli zigomi alti.

"Fa poco la spiritosa, Elena, cosa hai intenzione di farmi fare per imparare ad amare queste cosidette 'piccole cose'?! Oh, già, dimenticavo. Buongiorno."

Elena sbuffò, con fare seccato, e sentì il nervoso impossessarsi di lei.
Come poteva esser tanto acida, una persona?

"A quando risale, l'ultima volta, che hai preso una cioccolata calda in un bar?"

Elena Todd amava la cioccolata calda.
Quella densa, bollente, che ti scotta il palato e ti pizzica la lingua.
Era una delle cosa più semplici del mondo, ma che diventavano speciali, se si ha la compagnia giusta.
Ed Elena Todd, quella compagnia, l'aveva appena incontrata.
Ma non era la persona giusta con cui passare il tempo, Nick Wilde. Anzi, era proprio la persona sbagliata.
Ma è risaputo: la gente è attratta da tutto ciò che è sbagliato. E, forse, Nick Wilde sarebbe stato il giusto sbaglio di Elena Todd.

"Penso che risalga, più o meno, a qualche mese fa. Con Christine, mi aveva obbligato ad accompagnarla in giro per negozi, è stato terribile: te lo garantisco!"

Elena ridacchiò silenziosamente, e si affrettò a comporre una risposta decente.

"Perfetto. Allora alzati subito da dove sei seduto, o che ne so, e muoviti. Perchè, oggi, ti farò ricordare com'è buono, e piacevole, il sapore della cioccolata calda ;)."

Elena premette il tasto invio in una maniera insicura, mordendosi il labbro. Si sentì inferiore pensando a Nick Wilde, ed alla sua grande importanza, in tutto il Regno Unito.
Poteva mai esser alla sua altezza? Poteva mai esser, per lui, abbastanza?

"Va bene, signorina. La vengo a prendere a casa sua?"

Roteò gli occhi, lei. Pensando già alla sua ironica risposta.

"Non ti si addice il ruolo del gentiluomo, Nick. Continua a fare il politico, che è meglio ;). Come preferisci, comunque. Se vuoi ci possiamo incontrare direttamente nella piazzetta di fronte al municipio :)."

"Oh, qualcuno qui sta provocando. Sono un vero gentiluomo io, Elena. Ok, vediamoci lì che va benissimo! "

Elena sorrise, alla lettura del messaggio, e se Nick, in quel momento, avesse visto quel sorriso, avrebbe capito che quelle labbra non erano state fatte per parlare, ma bensì per sorridere.

"Va bene, tra mezz'ora lì. Cerca di esser puntuale, o non vorrai forse far aspettare tanto una donna? "

"Prendi pure in giro, Elena. A dopo! "

Lei sorrise di nuovo, digitando frettolosamente la risposta.

"A dopo :). "

E, così, Elena si alzò goffamente dal letto, stiracchiandosi e sbadigliando.
Si diresse in cucina, dove sua madre, già alle nove ed un quarto di mattina, era abbastanza indaffarata.
"Oh, El, buongiorno. Un po' di caffè?" alluse Judith, indicano la caffettiera.
Elena scosse piano la testa, prendendo un pezzo, mal ridotto, di carta ed una semplicissima biro.
"Stamani vado fuori a fare colazione." sorrise spontaneamente, la ragazza.
"Come preferisci, tesoro. Vai con Jen?" le domandò, quindi, la madre.
"No no, con un ragazzo." arrossì mostrando il foglietto, a sua madre, sentendosi in imbarazzo. Sul pezzo di carta, infatti, si poteva notare il modo insicuro in cui erano scritte le lettere.
"Oh, ma che cosa dolce! Mi nascondi qualcosa? Oh mio Dio, non dirmelo. Ti sei fidanzata? E' Dylan, vero? Lo sapevo che era pazzo di te!" esclamò Judith, euforicamente, stringendo la figlia in un caloroso abbraccio.
Dylan McPhee. Scozzese, biondo, occhi colore del cielo.
Conobbe Elena tramite Jennifer, si scambiarono i numeri di telefono, ma poi tutto finì lì.
Forse per colpa di lei, forse per colpa di lui.
Ma non fu nè amicizia, nè tanto meno amore.
"No, mamma. Grazie al cielo non è lui." si affrettò a scrivere, scuotendo la testa.
"Allora chi?" chiese, confusa, la donna.
"Mamma, fidati di me." le mostrò le parole sorridendo, dandole un bacio sulla guancia.
E Judith sbuffò, arrendendosi.
"Basta che non sia un criminale, ok?" le domandò, alla figlia, in maniera retorica.
Elena roteò gli occhi, per la seconda volta, quella mattina. Si portò una mano alla fronte, con fare rassegnato, scuotendo successivamente la testa, sospirando.
"Ok, ci siamo intese. Vestiti e vai, su." le disse scherzosamente Judith, guardando sua figlia esser davvero felice.
Chissà, magari ne valeva la pena.
E guardando il sorriso di Elena, quella mattina, sì. Ne valeva davvero la pena.

Nick Wilde si stava agghindando allo specchio, proprio come farebbe una ragazza al primo appuntamento. Si sentiva nervoso, e fuori posto, senza neanche un vero motivo.
"Ma come siamo belli." disse Christine, baciandolo.
"Devo uscire." alzò le spalle in risposta, lui.
"Affari?" gli chiese la sua ragazza.
"No, Tina, no. Mi vedo con Elena Todd. Hai presente? La muta." spiegò, senza mentirle, Nick.
Nick Wilde mentiva spesso, ma non a tutte le persone.
Mentiva, perchè gli faceva comodo. Mentiva, perchè non gli restava altro da fare.
Ma, quando si trattava di Elena Todd, non riusciva a dire nemmeno una menzogna.
"E per qual motivo, di grazia?" domandò, bruscamente, lei.
"Popolarità, soldi, fama... Quale preferisci?" le rispose.
"Ok, ho capito. Mi fido di te."
Faceva male, Christine Edwards, a fidarsi.
Anche se, in realtà, ciò che faceva più male erano i sentimenti, contrastati, di Nick WIlde.
Come può l'amore, quello vero, far così addolorare qualcuno?
Come può l'amore, quello vero, esser la sofferenza stessa?
Ma soprattutto come può, questo, definirsi amore?
"Ora devo andare. Ciao Tina." la salutò lui con un bacio.
"Ciao Nick, non fare tardi."
Era notevolmente più fredda, quella mattina, alle nove e venti, Christine Edwards.
C'era più freddo dentro di lei, che all'esterno con la pioggia.

Elena era arrivata, nella piazzetta di fronte al municipio, cinque minuti prima.
Non era puntuale e neppure in ritardo. Era, bensì, in anticipo.
Si misura quanto si tiene realmente ad una persona in base all'ora, in cui ci si presenta, quando ci si deve incontrare con la persona stessa.
Se ci si presenta in ritardo, a parte gli inconvenienti, la maggior parte delle volte è perchè non si è realmente interessati.
Se ci si presenta puntalmente, si è nella via di mezzo tra l'interesse e l'innamoramento.
Ma, se ci si presenta in anticipo, questa persona deve contare davvero molto. E, probabilmente, si è sulla via infinita per l'innamorarsi di lei.
Ma come poteva, Elena Todd, tenere così tanto ad un ragazzo che non conosceva nemmeno così apertamente?
Come poteva importarle così tanto di qualcuno che, fino a poco tempo prima, non poteva sopportare?

Nick, d'altro canto, arrivò puntualmente.
Sorrise inconsapevolmente, quando vide un'inconfondibile chioma bionda guardarsi attorno.
Osservò i lineamenti della ragazza e provò una grande dolcezza.
Sei così bella Elena, pensò.
Scosse la testa leggermente, scacciando via quell'inutile pensiero, dovuto forse alla bellezza elegante mattiniera della ragazza, e si avviò verso quest'ultima.
"Eccomi qui, son arrivato." le disse.
Elena si girò verso di lui, facendo un sorriso ironico, e si portò il dito indice sul suo orologio da polso, picchiettando poi piano su di esso, come dire: 'sei in ritardo.'.
Perdonami Elena, ma ero troppo occupato a contemplarti, pensò lui.
"Emh, scusa. Ma che ti aspettavi? Sono un uomo d'affari." alzò le spalle, noncurante, Nick.
Elena alzò gli occhi al cielo, sorridendo lievemente. Poi, con un cenno del capo, fece intendere al ragazzo se potevano dirigersi verso il bar.
"Oh, sì, giusto. La cioccolata. Andiamo." disse il moro, incamminandosi.
Durante il tragitto alcuni fiocchi di neve, mescolati ad alcune gocce d'acqua, caddero dal cielo mentre, tra loro due, regnava il silenzio. Fu Nick, infatti, a romperlo.
"Perchè hai scelto proprio una cioccolata calda? Insomma, non fraintendermi, ma non pensavo che tu ti riferissi a questo." disse.
Elena si affrettò a prendere il taccuino, nel suo cappotto, e la biro. E scrisse, come sempre.
"Per il semplice motivo che una cioccolata calda, in compagnia, è la cosa più semplice da fare in inverno. Come d'estate il gelato." sorrise Elena, mostrandogli le sue parole.
"Oh beh, in effetti, non fa una piega." acconsentì Nick, ridacchiando.
"Già." scrisse semplicemente, lei.
Nick rimase un attimo in silenzio, osservando il profilo di lei. Notò le guance arrossate a causa del freddo, così come la punta del naso ed i lobi delle orecchie. Poi notò, dettagliatamente, gli occhi; così azzurri da fare male. Ed i capelli, così morbidi all'apparenza, che le mani più ruvide potevano persino sentire sollievo al tocco.
Egli non capiva il perchè si soffermasse così tanto su questi dettagli, non capiva il perchè si soffermasse così tanto su queste piccole cose.
Piccole cose. Possibile che girava tutto attorno a loro?
Possibile che, da quel quindici dicembre, il mondo di Nick Wilde girò attorno Elena Todd?
Possibile che, da quel giorno, Elena Todd diventò il mondo di Nick Wilde?
D'un tratto lui si fermò, notando la porta d'ingresso del bar. La bionda gli sorrise, come per incoraggiarlo.
Poi avvenne di colpo: una domanda, diretta ad Elena. Quella domanda.
"Ti fa soffrire molto, vero?" chiese il moro, sentendo il tepore del locale invadergli le fibre del suo corpo.
Elena, invece, aggrondò le sopracciglia ed inclinò la testa, leggermente di lato, come un cucciolo.
"Intendo il fatto di non poter parlare... Ti fa soffrire, giusto?" chiese ancora lui, accomodandosi, insieme alla ragazza, in uno dei tavolini.
Elena mosse la mano, di poco, verso un segno approssimativo. Come per dire: 'così e così.'.
"Spiegati meglio." disse Nick, ordinando intanto le due cioccolate calde.
Elena, quindi, prendendo il suo solito taccuino e la penna, scrisse.
"Beh, ci sono abituata. Non mi hanno privata di una cosa che sapevo già fare; son già nata così. Penso sia bellissimo poter parlare ed avere una propria voce, ma io cosa ci posso fare se non ho questo dono? Nulla. Non è colpa mia, se la natura ha voluto così. Posso però comunque esprimermi in qualche modo, perciò, il resto non importa." scrisse velocemente, mostrando quelle frasi con un sorriso brillante.
"Io invece credo che tu abbia la parola." disse Nick.
"Madre Natura, però, te l'ha messa solo negli occhi." aggiunse poi.
Lei lo guardò stupita, aprendo di poco la bocca, in un'espressione sorpresa.
"Sei dolce." gli scrisse, infatti.
"Lo penso davvero. I tuoi occhi dicono molto di più di quanto non riesca a dire una persona con la propria voce." affermò il moro, con fare sicuro.
Elena sorrise, abbassando il capo, ed arrossì.

Tempo.
Le persone hanno, generalmente, bisogno di questo.
Quel quindici dicembre, alle dieci e venti di mattina, Nick Wilde ed Elena Todd capirono di aver bisogno di tempo.
Tempo per arrivare ed incontrarsi, tempo per avviarsi insieme verso un nuovo cammino e tempo per conoscersi meglio.
Nick Wilde non sapeva che avrebbe aspettato, tutto il tempo del mondo, Elena Todd.
Elena Todd non sapeva che avrebbe aspettato, tutto il tempo del mondo, Nick Wilde.
Ma si sa, per innamorarsi, non serve poi attendere così a lungo.

Spazio autrice:
sono tornata :) perdonatemi il ritardo ç-ç.
Ecco a voi, dunque, il nuovo capitolo di "Silence Words." gente :D.
Nick ed Elena si stanno dando una mossa, secondo voi? :)
Beh, ditemi cosa ne pensate! Ma, soprattutto, come vi sembra procedere la storia.
Passiamo ai ringraziamenti;
IO VI ADORO. GRAZIE MILLE, SIETE UNICHE. NON SAPREI COSA FARE SENZA DI VOI!
Ecco fatto xD.
Davvero grazie, grazie, grazie, grazie, grazie *-*.
Dolcissime sempre voi :3. Tenere!
Vi andrebbe di darmi un parerino (piccolo piccolo) tramite una recensione? :) ne sarei felicissima.
E se vi va, e non avete nulla da fare o che ne so, passate dall'altra mia fanfiction "Fear of our love." che sarei proprio curiosa di sapere cosa ne dite ;).
Beh, ho finito... Sì, ok, ho finito decisamente xD...
Bacioni a tutte voi x.












 
   
 
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