I cinque ragazzi stavano in piedi allineati: petto in fuori, armi in mano e tanta fierezza.
Non una parola ne un espressione fuori sciava dalle labbra e dai visi dei combattenti, mentre le urla di guerra diventavano man mano più forti.
La ragazza –incantatrice e guerriera- alzò la spada nera e sibilò formule antiche e sconosciute dando poi il segnale.
Sei contro mille.
Cinque ragazzi di circa sedici anni e una ragazza di tredici contro mille adulti.
Durò poco lo scontro.
Mille uomini giacevano in terra senza vita.
-Mi avete accompagnata e mi siete stati accanto, accanto a me la sfortuna gioisce. Siete consapevoli che avete tardato la vostra morte?- sussurrò distruggendo gelide e fasulle maschere costruite con l’ odio e il sangue.
-Io ne sono consapevole.- e sorrise. A parlare fu Zeta, nessuno amava quella ragazza quanto l’ amava lui.
-E, sinceramente, preferisco morire dopo aver aiutato te, piuttosto che dopo aver visto città morenti e distrutte.- e nel suo angelico sorriso si celava la preoccupazione per l’avvenire dei seguenti giorni.
Meno di un mese dopo, di sette persone che avevano assistito alla guerra nulla ne rimase più, se non il ricordo.