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Autore: cup of tea    24/11/2013    1 recensioni
Inghilterra, 1848. L’istruito e razionale Blaine Anderson viene assunto nella casa del riservato e di ampie vedute signor Hummel, come gestore della biblioteca della sua tenuta nella brughiera. La casa però, nasconde un segreto: ogni tanto si sentono delle urla di donna. Le signorine Rachel, Santana, Brittany e Mercedes saranno le sue colleghe e il Signor Hummel forse più di un semplice datore di lavoro.
Dal capitolo 4:
“Signor Hummel,” cominciò la ragazza, “lei ha davanti a sé un futuro colorato. Vedo del verde… e un'altra sfumatura, più scura e calma. Ma è lontana al momento. Un impedimento. Vedo un impedimento. Come un’ombra che incombe."
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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La tavola di cup of tea

Ciao a tutti! Volevo solo rubarvi qualche minuto prima della lettura per specificare alcune cosine, a parte i soliti “i personaggi non mi appartengono e non vengo pagata per scrivere di loro” – dovuti, è chiaro… 
Allora, questa è una Klaine (molto) liberamente ispirata al capolavoro di Charlotte Brontë, Jane Eyre, che ho appena finito di leggere e che consiglio a tutti quanti. È una storia intensa e cupa, di quelle che piacciono a me, ma allo stesso tempo così piena di speranza da farti innamorare della vita. Ecco, A Shadow Hanging Over ha l’ambizione di seguire un po’ questa linea. Sarà quindi una storia con tinte dark, ma i personaggi sono quelli che tutti noi amiamo (alcuni potrebbero risultare lievemente OOC per esigenze di trama, ma se posso darvi un indizio… non tutto è come sembra). Verranno anche sfiorati temi delicati - a questo si deve il rating arancione - come la religione, ma ovviamente non intendo urtare la sensibilità di nessuno e mi auguro che ogni affermazione o considerazione che i personaggi faranno nel corso della storia sia vista nell’ottica del contesto storico in cui è ambientata. In ogni caso, sono aperta a qualsiasi critica e disponibile a qualsiasi chiarimento. Potete lasciare i vostri commenti direttamente qui, oppure sulla mia pagina autore su fb, che trovate a QUESTO  indirizzo.
Cos’altro…? Ah, sì: nei limiti del possibile aggiornerò ogni domenica.
Ultima cosa e poi vi lascio, giuro! Vorrei ringraziare la mia wuthering heights (il cui nick non poteva essere più in sintonia con la storia ;) ), che come al solito si è sottoposta alla tortura della ricerca delle virgole di troppo o mancanti, che mi dà sempre spunti per trame nuove, che contribuisce al darne una forma, e che crede in loro più di quanto faccia io.
Ora non mi resta che augurarvi una buona lettura! Fatemi sapere cosa ne pensate!
Cup of tea






 
A SHADOW HANGING OVER

CAPITOLO 1

 

Un freddo vento agitava le fronde degli alberi intorno alla tenuta.

Posto grottesco, pensò, dopo essere stato lasciato dalla carrozza davanti a un cancello aperto dai decori inquietanti. Si voltò a salutare il cocchiere con un sorriso gentile e un gesto della mano; poi si avviò sul viale fangoso verso l’ingresso di quell’enorme villa barocca, valigia e ombrello alla mano.

Sentiva l’umidità entrargli nel cuoio delle scarpe a ogni passo che i suoi piedi congelati azzardavano in mezzo alla melma, e gemette al pensiero che avrebbe dovuto buttarle via. Fortuna che ne aveva un altro paio schiacciato in mezzo ai pochi altri effetti personali. Si fece coraggio e proseguì, fino ai gradini di pietra scura che portavano all’ingresso di Hummel Place; poi chiuse l’ombrello e bussò, provando un grande dolore alle dita irrigidite dal freddo. Con suo grande sollievo, ci volle poco prima che qualcuno arrivasse ad aprirgli. Non più di qualche secondo, a dir la verità, il minimo che gli servì per ascoltare stupito il rimbombo del batacchio di ottone contro la porta. Talmente poco, che era come se in quella casa non avessero aspettato altro che il suo arrivo.

Il legno cigolò sui cardini arrugginiti, rivelando la figura di una giovane e allegra ragazza.

“Lei è Blaine Anderson! Non è vero?! Il nuovo gestore della biblioteca del signor Hummel!” Lo accolse con entusiasmo e voce squillante. “Entri, prego, eravamo preoccupati che non ce la facesse ad arrivare per via della tempesta!” La giovane donna non poteva essere la padrona di casa, pensò Blaine, vista la povera veste grigia che indossava, protetta da un lungo grembiule bianco con tasche ampie sul davanti. Aveva capelli neri raccolti sulla nuca e racchiusi in una cuffia, e dei grandi occhi castani dolci e profondi. “Sono la signorina Rachel Berry, la governante.” Si presentò tendendogli una mano prima che Blaine potesse chiedere nulla.
Blaine chiuse la porta dietro di sé. “Salve, mi chiamo Blaine Anderson” si presentò poi, togliendo il cappello e facendo un lieve inchino con il capo. Con la mano che lui non aveva afferrato, la signorina Rachel gli diede un buffetto sul braccio. “Non sia così formale, Blaine, qui siamo come una famiglia!” Lo sorprese la ragazza. “Dia a me!” Continuò, prendendogli di mano il cappello e la valigia. “Santana, ti prego, puoi mettere su del tè? Il signor Anderson è infreddolito!” Gridò a qualcuno in una stanza accanto. “Mi dia anche il cappotto, coraggio.” Gli sorrise. Blaine se lo sfilò e glielo porse, e poi la seguì come aveva intuito dovesse fare dai gesti incoraggianti della ragazza.

Se l’atrio era buio e freddo come la pietra con cui erano costruite le pareti e l’ampia scalinata che dominava l’ambiente, la stanza in cui entrarono si rivelò essere un piccolo salotto riservato alla servitù. Era caldo e illuminato grazie al focolare acceso, ma anche per i sorrisi delle tre persone che vi erano all’interno: la signorina Rachel, che stava appendendo il cappotto e il cappello, poi una ragazza con lo sguardo furbo e i tratti ispanici appoggiata a un piccolo tavolino da parete, e infine una biondina dall’aria trasognata seduta su una poltroncina di velluto verde ortica.

“Brittany S. Pierce, cameriera personale del signor Hummel” Si presentò quest’ultima, agitando uno straccio come una di quelle lady che salutavano gli ufficiali con fazzoletti di seta.

“Brittany, per favore, posa quello straccio… andrà polvere da tutte le parti!” La rimproverò la signorina Rachel, mascherando appena un’esasperazione probabilmente sviluppata in molto tempo.

“Rilassati, Berry, questa casa non vede un granello di polvere dal 1843.” Berciò la ragazza dai tratti ispanici.

“Ovvero, da quando ho cominciato a dirigere io questa casa!” Ribatté la signorina Rachel.

La ragazza ispanica la ignorò, alzando gli occhi al cielo e lasciandosi i capelli raccolti in una alta coda di cavallo. Blaine notò che era l’unica a non portare una cuffia, oltre ad essere l’unica a portare un abito nero e di ottima qualità. “Miss Santana Lopez, la proprietaria di questa bella tenuta.”

“Oh, signorina Lopez, sono desolato. Non sapevo fosse una parente del signor Hummel.” Chinò lievemente il capo, in cenno di scuse e di rispetto. “Sono qui per servirla. Che modestia, acconsentire a passare del tempo con la servitù!”

Santana scoppiò a ridere sguaiatamente, lasciando Blaine perplesso e visibilmente imbarazzato.

“Non le dia retta, Blaine. A Santana piace scherzare. Si atteggia tanto a regina del castello, ma la realtà è che di regale ha solo quell’enorme ego che si ritrova.”

“Come il tuo naso!” Replicò l’altra.

Se avesse potuto tirarsi una bacchettata da solo come gliene tirava il suo insegnante quando faceva errori stupidi, lo avrebbe certamente fatto. Come poteva aver scambiato una cameriera per una lady? Sempre meglio che il contrario, ovviamente, ma come poteva sperare adesso di ottenere il rispetto che un uomo con la sua istruzione meritava? Il freddo doveva avergli congelato anche le facoltà mentali.

“Tu hai un’aura luminosa, Blaine Anderson.” Sentenziò la signorina Brittany, strappando Blaine dalle sue riflessioni e spiazzandolo forse addirittura di più di quanto fosse successo con lo scherzo della signorina Santana o con i battibecchi infantili tra lei e la governante.

Sono finito in una gabbia di matti. “Come scusa?” le chiese, cercando di essere il più gentile possibile, per non offendere quella ragazza dal viso tanto dolce e innocente.

“Io vedo l’aura delle persone, sai? È un dono che ho da quando sono nata. I miei dicevano che fosse un marchio del Diavolo, perciò sono finita quaggiù a fare la cameriera, invece di sposare qualche ricco gentiluomo. Il signor Hummel però non si è fatto tanti problemi ad assumermi. Lui è buono e non ha paura dei miei poteri.” La signorina Brittany annuiva mentre raccontava la sua incredibile e triste storia. Era tranquilla, sembrava che avesse accettato la sua condizione e il suo precedente maltrattamento ormai da molto tempo. Blaine si sentì d’un tratto più solidale e comprensivo – non fece nemmeno caso a quanto quel supposto potere della signorina fosse inverosimile. “E che aura hanno le altre?” Chiese, mostrandosi interessato e cercando una scusa per distrarsi dalle frecciate che le due ragazze si stavano ancora tirando. Fece appena caso alla signorina Santana, che stava lasciando il salotto sbattendo la porta. Forse sarebbe tornata con quel famoso tè, sperò Blaine. Sentiva ancora il freddo nelle sue ossa.
“Santana ha ovviamente un’aura rossa, forte e passionale. Quella di Rachel è gialla e ambiziosa. La tua è blu, dolce e gentile. Eppure è luminosa.” Blaine la guardò meravigliato, quando la signorina Rachel li raggiunse. “Brittany, cara, aiuta Santana con le tazze, io devo parlare un momento con il signor Anderson.” La signorina Brittany si alzò e trotterellò – Blaine suppose – verso la cucina.

Quando furono soli, la governante Berry lo invitò a sedersi sul divanetto di velluto dello stesso verde della poltrona su cui prima era seduta la signorina Brittany. Gli spiegò poi come le loro giornate ad Hummel Place fossero organizzate, accennò alla cuoca Mercedes Jones, che a detta sua preparava pranzi coi fiocchi, e raccontò brevemente cosa fosse successo al signor Artie Abrams, il precedente bibliotecario. “È stato un bruttissimo incidente.” Commentò con trasporto. “Cadde da una scala mentre spolverava dei volumi sullo scaffale più alto e si ruppe una gamba. I dottori non hanno saputo guarirlo, anzi, la gamba peggiorò drasticamente e lui perse la facoltà di camminare. Non c’è da sottolineare che dovette rinunciare al suo lavoro. Noi tutti ci sentiamo responsabili, perché sentimmo un grido ma non ci facemmo caso, così prima che lo trovassimo passarono molte ore.” Blaine la guardò con occhi sgranati. “Oh, ma certo lei non sa delle urla!” Disse Rachel, comprendendo il perché dello sguardo di Blaine. Poi spiegò, con voce bassa e guardandosi intorno guardinga: “Questa casa è infestata, signor Anderson. Si sentono grida, ogni tanto. Grida di donna. Nella notte, in pieno giorno, perfino mentre mangiamo.” Annuì, come per dare enfasi a quello che aveva appena detto. Blaine non credeva alle sue orecchie. Poteva accettare che in quella casa ci fosse una ragazza pazza che era convinta di vedere dei colori aleggiare intorno alle persone, ma non che si credesse ai fantasmi. Questo, un uomo colto come lui non poteva tollerarlo.

“Signorina Berry, è sicura di quello che sta dicendo?”

“Oh, sì. Noi supponiamo sia la defunta madre del signor Hummel, morta in questa casa quando lui era già grandicello. Suo padre non riuscì a sopportarne la grave perdita, e morì di dolore dopo poco. Chiaramente le urla che sentiamo sono quelle di lady Elizabeth Hummel, distrutta dall’angoscia di essere stata la causa della morte del suo adorato marito, lasciando il loro unico figlio orfano di entrambi i genitori. Il signor Hummel fu allevato da una vecchia zia fino a quando fu in grado di provvedere da solo a se stesso.”

“Ma se è come dice lei, gli spiriti dei coniugi Hummel ora non dovrebbero essere insieme, in un posto migliore? E quindi le urla che lei sente non dovrebbero essere prodotte da qualcosa che non sia un fantasma?”

“I suicidi non vanno esattamente in Paradiso, signor Anderson.” Rispose la signorina, allusiva.

“Ma il signor Hummel non si è suicidato…”

“Rinunciare a combattere per la vita è molto simile a suicidarsi, non trova? Mi dia retta, quelle urla sono di certo quelle di lady Elizabeth, incapace di lasciare questo mondo per i Cieli, perché addolorata dal destino di dannazione che ha riservato a suo marito.”

“Signorina B-“ iniziò Blaine, ma fu interrotto da lei. “Mi chiami Rachel, suvvia.” Gli disse la ragazza, accompagnando le parole con un risolino acuto. “Signorina Rachel -  ricominciò Blaine, schiarendosi la voce - onestamente non credo che sia lo spirito di Lady Hummel a produrre quei suoni, con tutto il rispetto.” La signorina Rachel scosse la testa con accondiscendenza, come se ogni qualche tempo dovesse raccontare quella storia e puntualmente dovesse convincere il suo interlocutore della veridicità di quello che stava dicendo, per il suo bene. “Si fidi di me. Si ricrederà non appena si sentiranno le urla.” Fece una piccola pausa, poi, come riflettendo a voce alta: “Ma perché siamo finiti a parlare di questo? Ah, sì, le stavo dicendo del signor Abrams! Quel poveretto urlò per diverso tempo, prima che qualcuno si accorgesse che quelle che si sentivano non erano le solite grida a cui siamo abituati…”

Blaine decise di lasciar cadere l’argomento, spostando l’attenzione su qualcos’altro di più interessante. “Dov’è il signor Hummel?” La signorina Rachel non fece in tempo a rispondergli, perché la signorina Santana entrò – irruppe – nella stanza con un vassoio con tazze da tè e teiera in equilibrio tra il braccio e il busto esile, seguita dalla signorina Brittany, che stava portando un grande vassoio colmo di pasticcini appena sfornati. Blaine sentì l’acquolina in bocca soltanto a guardarli. Non ricordava quando fosse stata l’ultima volta che ne aveva visti di così appetitosi. Probabilmente mai.

“Berry, smettila di fare la gatta morta con il nostro nuovo collega, lo spaventerai a morte!” la punzecchiò ancora la signorina Santana, ma la signorina Rachel questa volta non le diede corda. “Oh, ma a lui lei non interessa!” Intervenne la signorina Brittany. “La sua aurea mi dice che lei non sia esattamente il suo tipo.” Beccato. Forse aveva sottovalutato la faccenda dei poteri della signorina, o forse era semplicemente palese che non solo la Berry non fosse il suo tipo, ma anche tutte le altre donne della terra. Cercò di scacciare quel pensiero e finse una tosse improvvisa. “Smettetela di perdere tempo con queste osservazioni inutili, voi due! Il signor Anderson si ammalerà presto se non beve qualcosa di caldo!” Le rimbeccò la governante, ma anche se cercava di nasconderlo era in evidente imbarazzo per i commenti delle due cameriere. “Il signor Anderson!” la schernì la signorina Santana, ma fece come le aveva chiesto.

 
***
 
Il tè era delizioso. Il leggero aroma di bergamotto invase i suoi polmoni e il calore dell’acqua bollita lo rilassò completamente. E i pasticcini… oh, i pasticcini. Erano proprio squisiti come se li era immaginati, forse anche di più. Ora si sentiva pronto ad affrontare le stranezze di quelle tre donne con tutt’altro umore e con la grandissima pazienza di cui normalmente era dotato.

“Gentili signorine, vogliate perdonare l’impertinenza, ma dove si trova il signor Hummel? Mi sembra doveroso presentarmi.” Chiese a un certo punto.

“Il signor Hummel non c’è quasi mai.” Rispose svogliatamente la signorina Lopez, sprofondando tra i cuscini della poltroncina.

“Ha tanto da fare”, intervenne la signorina Rachel lanciando un’occhiataccia di rimprovero all’altra – non perché avesse detto chissà quale malignità sul loro padrone di casa, più che altro sembrava averlo fatto per abitudine. “Il signor Hummel è un attore!” Proseguì con occhi sognanti.

“Ora non ricominciare con la tiritera sulla tua carriera mancata!” La redarguì la signorina Santana. “Almeno io ho un sogno!” replicò lei. “Le donne non fanno teatro!” continuò l’altra. “Come sei indietro, Santana!” I loro battibecchi sembravano sempre non finire mai. Blaine pensò che avrebbe dovuto farci l’abitudine.

“Fanno sempre così, ma si vogliono bene.” Gli sussurrò la signorina Brittany in un orecchio. “Come nelle migliori famiglie, qui discutiamo, litighiamo, ci urliamo addosso, perfino. Ma ci saremo sempre le une per le altre. L’abbiamo già fatto e lo faremo ancora. Sempre.” Sorrise timidamente. “Il signor Hummel ha dato a tutte noi un posto dove sentirci libere di essere noi stesse, incurante delle nostre storie sgangherate, e noi gli saremo grate finché avremo vita, per questo.” In quel momento Blaine capì che la signorina Brittany era la persona dai sentimenti più puri che avesse mai conosciuto. Se le cose stavano effettivamente come diceva lei, allora avrebbe potuto cominciare anche a trovare le loro scaramucce divertenti. Nella sua vita aveva visto fin troppa disciplina e rigore, fin troppo odio e disprezzo. Anche la sua era una “storia sgangherata”. Un ambiente rilassato e dinamico come quello di Hummel Place sarebbe certamente presto diventata una piacevole e stimolante novità.

 
***
 
Data l’ora ormai tarda, la signorina Rachel promise a Blaine che gli avrebbe mostrato la biblioteca la mattina seguente. Ora avevano bisogno tutti di riposo, soprattutto lui, che era reduce da un lungo e freddo viaggio in carrozza, sopra strade dissestate e fangose per la pioggia tremendamente insistente.

La governante Berry lo accompagnò nella stanza che gli era stata riservata, appartenuta fino a poco tempo prima al signor Abrams. Si congedarono sulla porta – lui, ancora incapace di farlo informalmente, le fece un breve inchino con il capo, lei invece rise piano e appoggiò leggermente una mano sulla sua spalla. La guardò sparire nel buio del corridoio con solo una candela per illuminarne lo spazio. Ne aveva in mano una anche lui e, chiusosi la porta alle spalle, la spense con un soffio deciso e la appoggiò su un tavolino di legno scuro, per conservarla per la prossima volta che fosse stata necessaria.  

La stanza era illuminata da un caminetto acceso ma debole, e si affrettò a rinvigorirlo di modo che, per quando si fosse coricato, la stanza si fosse scaldata almeno un po’. Era piccola ed essenziale, con un grande letto che dominava gran parte dello spazio. Le lenzuola erano fresche e profumate, e la coperta di lana morbida e spessa sembrava l’ideale per un luogo tanto freddo. Scoprì anche con sollievo che qualcuna delle sue colleghe doveva averglielo preparato inserendo sotto il lenzuolo uno scaldino. L’unica finestra della camera era uguale a tutte le altre: ampia e a ogiva, decorata lungo tutti i contorni. La pioggia aveva ricominciato a scendere e Blaine chiuse la tenda per coprire almeno un po’ i bagliori dei lampi. Trovò ai piedi del letto la sua valigia e decise di disfarla velocemente, disponendo i pochi vestiti nell’ampio armadio a parete.. Infine, utilizzato il catino che gli avevano preparato con dell’acqua tiepida per lavarsi almeno mani e faccia, e infilatosi la veste da notte, si sdraiò sotto le coperte. Il letto era talmente morbido che sprofondò subito in un sonno profondo, cullato dal rumore della pioggia che batteva sui vetri e dallo scoppiettio della legna nel fuoco. Il pensiero di incontrare prima o poi il signor Hummel, che sembrava essere ammirato da tutta la servitù, fu l’ultimo che fece, prima di lasciarsi andare completamente al mondo dei sogni.




 
 

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La tavola di cup of tea – parte due

Vi lascio la lista completa dei personaggi di questa storia, vecchi e nuovi.
Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Santana Lopez, Brittany Pierce, Mercedes Jones, Sebastian Smythe, i defunti coniugi Hummel e una vecchia zia, qualche insegnante della Dalton, gli orrendi parenti Anderson.

Bene! Direi... a domenica prossima!


cup of tea 
   
 
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