24/11/2013
2 recensioniGENERALE DI BRIGATA
Il tenente colonnello Maes Hughes aveva una vita come tante. La mattina lo svegliava Glacier, la donna con cui era sposato da anni ma che ancora amava con tutto se stesso. Ogni mattina faceva colazione assieme a lei e a loro figlia, la piccola Elicia, che presto avrebbe iniziato le elementari.
Era sempre difficile per lui staccarsi dalla sua adorata famigliola per andare al lavoro, ma sua moglie lo incoraggiava ogni giorno ad uscire, dicendo che avrebbe aspettato il suo ritorno. Era il loro piccolo rituale mattutino: il fiero padre e marito abbracciava Elicia, dava un bacio alla moglie, faceva come per andarsene, poi all’ultimo si voltava indietro, fingendo una faccia triste, come per dire, “Non voglio lasciarvi!”. Glacier gli sorrideva.
“Buona giornata, caro! Lavora sodo, mi raccomando!”.
A quel punto Hughes si rianimava e, con un sorriso spavaldo, diceva: “Qualunque cosa per la mia adorata mogliettina!”.
Quando erano ancora sposati da poco, la mogliettina in questione arrossiva a quelle parole, ma ormai vi era abituata e rispondeva con un altro sorriso.
“Ci vediamo più tardi!”.
La donna e la bambina rimanevano sulla soglia mentre Hughes entrava in macchina, e tornavano in casa solo quando la macchina spariva in fondo alla strada.
Anche se si lamentava continuamente per il fatto di dover essere separato dalla famiglia, neanche il lavoro era male. Da poco aveva una ragazza nuova al servizio, Sheska, a cui poteva tranquillamente passare tutto il lavoro che avrebbe dovuto far lui, così poteva passare il tempo a far niente o ad irritare il suo caro amico Roy Mustang. No, non era proprio niente male al lavoro. E poi, anche se nessuno l’avrebbe mai ammesso, era tacitamente amato da tutti i suoi colleghi. C’era un non so che di speciale nel suo modo di fare esuberante, e anche la sua ossessione con la sua famiglia, in fondo in fondo, pur essendo irritante era anche dolce. E anche nel cuore di Roy c’era un minuscolo angolino che un po’ sorrideva ogni volta che si sentiva ripetere quanto non fosse adorabile sua figlia o sua moglie o tutte e due.
Una vita, una famiglia, un lavoro. Una vita felice, una famiglia che amava, un lavoro assieme alle persone a cui più era legato, agli amici di una vita.
Una vita perfetta in tutto e per tutto, stroncata senza preavviso.
Quella bara, così sobria, così nera, così pesante, non gli si addiceva proprio. Quella morte, così improvvisa, così violenta, così solitaria, nemmeno.
Quell’incommensurabile tristezza aleggiante nell’aria gli sarebbe stata insopportabile.
In morte era diventato l’esatto opposto di ciò che era stato in vita. Un uomo amato da tutti, morto assassinato. Un uomo che aveva passato la vita e portare il sorriso alle labbra della gente ora ne causava il più atroce dolore. Un uomo che mai avrebbe lasciato nulla portare tristezza alla propria famiglia ne causava le lacrime e la disperazione. L’uomo che aveva promesso di guardare sempre le spalle di Mustang, con la morte gli era passato davanti. Perché alla fine l’aveva superato, l’amico Roy. Gli avevano aggiunto due gradi per essere caduto in servizio, dopotutto. Ma che prezzo aveva dovuto pagare per questo? E a cosa potevano servirgli ora? Se li sarebbero anche potuti tenere, i loro gradi. A lui, ormai, non avrebbero più fatto differenza.