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Autore: firephoenix    24/11/2013    6 recensioni
[TsubakixBlack*star]
One shot dedicata e regalata al mio migliore amico ikarus che oggi compie gli anni ;)
Sempre più vecchio e sempre più baka ;)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Black Star, Tsubaki | Coppie: Black*Star/Tsubaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tsubaki si era svegliata quella mattina con un grande sorriso a 32 denti stampato sul viso; quel tipo di sorriso che i bambini fanno davanti ai regali di Natale, che i diciottenni riservano alla loro prima macchina o che i genitori dei suddetti diciottenni fanno dopo aver scoperto che la suddetta macchina da loro regalata non è ancora finita dal carrozziere. Tuttavia, essendo aprile, non essendoci alcuna auto e, cosa di non trascurabile rilevanza, alcun malcapitato figlio maggiorenne (o meglio, qualcuno di malcapitato c'era, ma grazie a Shinigami non era suo figlio) il sorriso sulle labbra della mora si spense non appena, non ricordando nessun sogno felice o nessun altro apparente motivo plausibile per sorridere in modo così evidente, decise di assumere un'espressione facciale più tranquilla.
L'orologio digitale sul comodino segnava le 10:04. Era domenica mattina perciò Tsubaki decise di prendersela con comodo e, una volta alzata, andò in cucina a preparare la colazione per Black*star, il quale sicuramente, viste le precedenti statistiche, sarebbe stato a letto almeno altre 2 ore.
Sorridendo di un mattutino buon umore, la mora entrò in cucina chiudendosi infreddolita la vestaglia blu che Maka le aveva regalato l'anno prima per il suo compleanno, e quasi le venne un infarto quando vide l'apocalittico casino nella stanza. Un foglio svolazzò dal ripiano cottura mosso dall'aria primaverile che entrava dalla finestra spalancata. Improvvisamente sveglia, temendo chissà cosa, la mora afferrò il pezzo di carta bianco prima che toccasse le piastrelle del pavimento e l'incomprensibile maniacale scrittura del suo partner le fece inarcare il sopracciglio destro di qualche centimetro:
TSUBAKI! SONO ANDATO A GIOCARE A BASKET CON SOUL E KID! NON TROVAVO LE CHIAVI E SONO USCITO DALLA FINESTRA! AHAHA NEMMENO UNA PORTA CHIUSA PUÒ FARE NIENTE CONTRO IL SOTTOSCRITTO! YAHOOOOO!
BLACK*STAR

La ragazza sospirò rassegnata chiudendo la finestra e guardando il casino di cibarie intorno a sé: era evidente come il suo meister avesse tentato invano di farsi la colazione da solo. Sospirò nuovamente ed iniziò a mettere un po' di ordine tra il cibo avanzato, quello bruciato e persino quello di dubbia provenienza finché, quasi nascosta dietro ad una tazza rovesciata, trovò una camelia. Che pensiero gentile... Pensò sorridendo. Era buffo come Black*star, per quanto a volte estremamente banale, non finisse mai di stupirla. Felice, si portò i petali al naso inspirando, pur sapendo l'inutilità di quel gesto di fronte all'assenza di fragranza, e lo stomaco le si strinse.
Una camelia...
Tsubaki sapeva cos'era un dejavu, tuttavia non le era mai capitato di sperimentarlo in prima persona. Ricordava di aver annusato una camelia... Lo aveva forse sognato? È per quello che mi sono svegliata sorridendo? Sempre più perplessa, la ragazza depose dolcemente il fiore al centro del tavolo e andò a sedersi sul divano in salotto, senza avere più voglia di fare colazione. Irrequieta si strinse le ginocchia al petto e provò a ragionare: aveva avuto sempre un'ottima memoria, quasi invidiabile, dopotutto convivere con uno come Black*star aveva i suoi pregi, ma soprattutto i suoi difetti. Dovendo pensare quasi sempre lei a tutto, aveva fatto una certa pratica nel tenersi a mente le cose e questa faccenda del non ricordarsi la causa di quell'inspiegabile felicità mattutina le faceva venire i brividi. Come poteva qualcosa che faceva sentire così bene svanire in un momento?
La sera prima aveva fatto una maratona di serie tv con Liz, Patty e Maka, poi era tornata a casa, aveva dato la buona notte a Black*star (rincasato da una serata-forse-è-meglio-non-sapere-a-fare-cosa con gli altri ragazzi) ed era andata a letto. Perciò, escluso tutto questo che non presentava nulla di anormale (a parte forse il rutto di Patty che aveva coperto l'attesissima dichiarazione d'amore dei protagonisti del telefilm suscitando la disperazione della sorella maggiore) non rimaneva che pensare che l'inspiegabile felicità fosse dovuta a qualcosa che aveva sognato e che, disgrazia, non ricordava.
La ragazza sospirò affranta e lo sguardo le cadde sull'album da disegno che teneva sul tavolino in salotto e che ogni tanto usava, pur non ritenendosi molto brava a disegnare. Le pareva di aver sentito qualcosa alla tv poco tempo fa, tra lo sfrenato zapping del suo partner, che parlasse del disegno come metodo efficace per liberare la mente. Che funzioni?
Senza pensarci, Tsubaki lo prese, afferrò una matita lì vicino e aprì l'album sulle sue gambe. Trenta secondi dopo si diede della stupida sorridendo esasperata. Dopotutto è un sogno... che importanza avrà mai? Eppure le sarebbe piaciuto così tanto sapere perchè si fosse svegliata sorridendo!

 

Black*star si appese al canestro con un urlo e la palla arancione rimbalzò sul bordo cadendo in mano a Kid.
«Lo sai vero che non sei tu che devi entrare nel canestro?» fece Soul avvicinandosi da metà campo con le mani nelle tasche dei pantaloni e un perfido ghigno sul viso.
«Per chi mi hai preso? Un dio sa sempre tutto!» sbraitò l'azzurro che ormai stava piegando irreversibilmente il cerchio del canestro a furia di starci appeso.
«Liz mi ucciderà quando scoprirà che sono venuto qua bidonando la sua idea dello shopping di primo mattino... ma quei vestiti e quelle scarpe sono così... così...» una smorfia di disgusto emerse sulla faccia di Kid mentre palleggiava compostamente sul posto.
«Grazie a Shinigami, Maka non è interessata a queste cose o mi sparerei giuro» Soul scattò e rubando la palla dalle mani di Kid, che pronunciò un “ehi!” indispettito, tirò verso il canestro sulla testa a Black*star il quale, colpito in pieno, finalmente si staccò dal cerchio ramato.
«Stamattina l'ho trovata addormentata sul divano con un libro in mano. Chissà fino a che ora è stata in piedi a leggere quella baka»
«Dai che ormai lo sanno tutti che non ti dispiace per niente la tua partner» rise Kid tirando a Soul il pallone appena raccolto da sotto il canestro. L'albino arrossì lievemente e passò la palla a Black*star.
«Che cavolo dici! Lo sanno tutti che quello innamorato della propria partner qui è Star!»
Black*star ancora rintronato per la pallonata in testa, trovandosi improvvisamente con un pallone in mano, due paia di occhi fissati su di lui e non avendo seguito minimamente il discorso dei suoi amici, proruppe con un vago e intelligentissimo:
«Eh?»
Soul e Kid scoppiarono a ridere.
«È proprio cotto!» fece il secondo sorridendo seguito a ruota dal primo.
«Cotto? Chi io? Ahahah, ma figurati!» rise fin troppo sguaiatamente il chiamato in causa «Allora vogliamo giocare si o no?» disse poi iniziando a roteare la palla da basket sull'indice della mano destra stuzzicando la simmetrica sensibilità di Kid.

 

Tsubaki fissò il foglio davanti a sé con la faccia preoccupata. Persa nei suoi pensieri la mora aveva iniziato a passare la matita sulla carta, tracciando qualche schizzo e qualche cornicetta senza pretesa qua e là. Solo dopo aver riempito quasi tutto il foglio si accorse, con sommo stupore, che il centro della pagina era occupato da una grande stella nera. Lo stomaco le si strinse nuovamente e la testa le girò leggermente. L'immagine sfuocata della stella tatuata sulla spalla di Black*star a pochi centimetri dai suoi occhi e delle sue dita che l'accarezzavano dolcemente le passò davanti agli occhi come se lo stesse facendo adesso. Le mani di Tsubaki tremarono e l'album cadde a terra.
Che cavolo aveva sognato quella notte? Iniziò a pensare che forse era meglio non saperlo.

 

Black*star camminava sui tetti di Death City senza maglietta, accaldato dalla partita e dal sole delle 11.30 che sbavava bollente nel cielo azzurro. In lontananza poteva già vedere la casa che condivideva con Tsubaki da quando erano diventati shokunin e buki. Il pensiero gli volò inesorabilmente a quando Soul gli aveva detto di essere cotto. Tsk pensò sdegnato Star. Gli dei non si innamorano.
Quella mattina era stato svegliato da Blair che, pagata a pesci per fare la messaggera, era andata a dirgli con tanto di fusa che Soul e Kid lo aspettavano al campetto per una partita. Black*star si era alzato ed era andato ad avvisare Tsubaki, tuttavia trovandola ancora a dormire placidamente aveva deciso di non disturbarla. L'aveva osservata a lungo, senza un particolare motivo... guardarla nel letto con le lunghe ciglia scure che le sfioravano le guance, i lucidi capelli neri scompigliati ad arte sul cuscino e le labbra rosate socchiuse in un piccolo sorriso la faceva sembrare ancora più indifesa e bella che mai. Quando la ragazza si era mossa nel sonno, risvegliandolo dai suoi pensieri, l'azzurro era andato in cucina e, dopo aver fatto un'incasinata colazione ed aver rubato una camelia dal balcone dei vicini, le aveva lasciato un biglietto ed era uscito dalla finestra senza essersi nemmeno sforzato più di tanto di cercare le chiavi della porta (in bella vista sul tavolino vicino all'entrata).
Adesso, mentre camminava sul tetto difronte a casa sua, Black*star non poteva far altro che chiedersi perchè quei pensieri tormentassero così tanto la sua mente solitamente libera di ogni preoccupazione.

 

I capelli di Tsubaki entrarono con facilità e precisione nell'elastico e ricaddero legati in una coda alta sulla schiena della ragazza. Si era vestita sapendo che presto Black*star sarebbe rincasato e che avrebbe dovuto preparargli il pranzo... probabilmente lei non sarebbe riuscita a mangiare. Aveva la netta sensazione di aver sognato qualcosa di vietato ai minori quella notte e le veniva quasi da piangere per la vergogna se ci pensava.
«Yahooooooooooooo! Tsubaki! Il tuo dio è a casa!» Black*star entrò con un salto dalla finestra della cucina che la ragazza aveva riaperto in previsione del suo arrivo. La Camelia lo accolse con un sorriso, le sue guance erano arrossate come quella mattina e l'azzurro si incantò un attimo a guardarle. La mora, notando lo sguardo fisso su di lei, si fece ancora più colorita e andò nel panico.
«Co-come è andata coi... coi ragazzi?» deglutì a fatica cercando di uscire da quell'imbarazzante situazione.
«Super bene ovviamente! Ho una fame da Kishin!» l'azzurro si stiracchiò gonfiando i muscoli mentre si lasciava cadere su una sedia. Tsubaki quasi singhiozzò dallo stupore ricordando il suo indice scorrere sulla linea degli addominali del suo partner. O meglio, ricordando quando aveva sognato di farlo. Rabbrividì. Stava impazzendo. Stava completamente uscendo di testa.
«Io... io...» respiro profondo «mi chiedevo cosa volessi da mangiare» sputò fuori tutto d'un fiato per paura di incepparsi.
«Quello ce vuoi tu, dolcezza» sorrise ampiamente Black*star intrecciando le mani dietro la nuca.
«O-ok... certo. La pasta va bene?» chiese Tsubaki allungandosi per prendere il barattolo di spaghetti dal ripiano alto.
«Aspetta, fai questi, sono più buoni» la ragazza non fece in tempo a chiedergli cosa intendesse con “questi”, che l'azzurro si era già mosso velocemente davanti a lei e, per afferrare la scatola di maccheroni che desiderava, l'aveva involontariamente schiacciata contro il frigo. Tsubaki boccheggiò trovandosi appiccicata al suo partner che si stava allungando per afferrare la pasta.
Il freddo sulla sua schiena era in netto contrasto col calore del petto di Black*star schiacciato contro il suo.
Aveva sognato anche quello? Completamente nel panico, appena il ragazzo si fu allontanato da lei, Tsubaki guardò per terra per non mostrare il rossore del suo viso. Mai scelta fu più sbagliata. Lo sguardo le cadde infatti sulla piastrella della cucina che il suo shokunin aveva sbeccato un anno prima facendovi precipitare sopra un piatto.
Il freddo del pavimento sulla sua schiena era in netto contrasto col calore del petto di Black*star schiacciato contro il suo... la camelia lasciata cadere era sulla piastrella accanto alla sua testa, quella sbeccata.
Il sogno stava cominciando pian piano a prendere forma nella sua mente.
Il suo indice scorse sui suoi addominali leggero, esitante... la stella tatuata sulla sua spalla era visibile al chiarore della luna...
«Basta!» Tsubaki non si accorse di averlo gridato ad alta voce. Le mani le tremavano. Forse non aveva senso. Forse era sciocco pensarlo eppure per la mora aver sognato di... bé di... di... giacere con Black*star le sembrava quasi ingiusto. Ingiusto nei suoi confronti che sapeva non fosse reale e si illudeva e ingiusto nei confronti del suo meister che le sembrava aver portato a letto contro la sua volontà.
«Ma ho appena iniziato a pesarli!» fece l'azzurro indicando il piatto sulla bilancia su cui aveva cominciato a mettere i maccheroni.
«Non... non è per quello... io...» Tsubaki si prese la testa tra le mani e uscì dalla cucina. Black*star la seguì senza esitare.
«Ehi! Che hai? Puoi dirmi tutto sai, non c'è nulla che un dio non possa sopportare»
«Non è nulla davvero! Non c'è bisogno... non... solo, non preoccuparti, ok?» la mora si girò verso l'azzurro cercando di sorridere in modo credibile.
«Non sembri del tutto a posto» Black*star non aveva certo un grande tatto, ma Tsubaki non poté fare a meno di pensare a quanto il suo partner fosse premuroso nei suoi confronti.
«Sto bene, solo sono stanca»
«Ma se stamattina dormivi come un morto»
Tsubaki impallidì. Lui l'aveva vista dormire? E se avesse parlato nel sonno?
«Cioè non che tu fossi morta, ma lo sembravi...»
E se si fosse mossa in modo ambiguo?
«...in senso buono ovviamente»
Lui sapeva? No, come avrebbe fatto? Dalle labbra della mora uscì una risata isterica.
«Anche perchè i cadaveri non sorridono. Tu sorridevi...»
Shinigami! Lo sapeva! Ma non può essere... aveva solo sorriso... E se poi avesse fatto altro?
«Sei molto bella quando sorridi anche se è più bello quando lo fai da sveglia ovvio...»
E adesso perchè le aveva fatto un complimento? Dove voleva andare a parare?
«Quando sorridi sei degna di un dio come me! Ahahahah!»
E adesso rideva, perchè rideva? Tsubaki cominciò a sudare freddo, gli occhi le guizzavano da una parte all'altra sul viso dell'azzurro per capire se sapesse qualcosa di più.
«Non sei d'accordo? Io sono un dio e quando passo le bocche delle persone si aprono in grandi sorrisi! Eheheh! Stavi sognando me, ammettilo!»
Era paranoia pura quella sul viso della ragazza. Avrebbe voluto gridare, scappare, nascondersi per sempre. Ma lui sapeva, lui sembrava sapere quasi più di lei! E allora cosa fare? Un brivido le percorse la spina dorsale. Perchè non stava zitto? Sarebbe stato più semplice, se solo fosse stato zitto!
«E se mi avessi sognato non ti biasimerei! Anche io se non fossi me stesso mi sogn...»
Tsubaki afferrò la faccia di Black*star e premette con forza la bocca sulla sua. Zittendolo.
Nella stanza cadde un profondo e pesante silenzio.
Black*star aveva gli occhi spalancati. Tutto nella sua vita da “big” si sarebbe aspettato, meno che quello. Tsubaki invece era immobile, gli occhi così tanto chiusi da farle quasi male. Lo aveva fatto. Lo aveva zittito. Lo aveva zittito come avrebbe voluto fare tante altre volte in cui le era mancato il coraggio. Che cosa relativa, il coraggio: un meccanismo innescato da un sogno per metà e da sciocche paranoie.
Nessuno dei due osava muovere un singolo muscolo; finché la mora non inspirò accorgendosi di essere in apnea e Black*star ritrovò il testosterone rimasto momentaneamente impietrito.
«Tsubaki...» proferì parlando sulla bocca di lei. Tanto bastò per farla sciogliere e tremare tra le sue braccia. La ragazza si staccò da lui lentamente, separando prima le labbra dalla sua bocca e poi le mani dal suo volto. Non riuscì a guardarlo negli occhi.
Ecco: uno stupido gesto e tutta la loro vita da shokunin e buki sarebbe finita. Era una sciocca.
«Mi dispiace... non avrei dovuto... io...»
«Cazzate!» proruppe il ragazzo e, prima che Tsubaki potesse anche solo rendersi conto di ciò che aveva detto, le posò una mano sulla nuca e la tirò a sé, baciandola con impeto. La mora, con le lacrime agli occhi e un dolce pizzichio di felicità nello stomaco, gli circondò il collo con le braccia e socchiuse la bocca lasciando che lui le mordicchiasse il labbro inferiore quasi inconsciamente.
Improvvisamente spalancò gli occhi:

Era notte, si trovava in cucina, cercava qualcosa, qualcuno... Black*star. C'era una camelia su una sedia il cui rosso spiccava in mezzo al surreale e confuso grigiore della stanza. La annusò e un dolce e gradevole profumo le stuzzicò le narici. All'improvviso un grande rumore proveniente dall'alto la spaventò. La camelia le scivolò di mano e atterrò senza fare rumore sulla piastrella sbeccata della cucina. Guardò in alto e il soffittò crollò sopra di lei insieme alla causa del crollo: Black*star. I detriti del muro e del tetto sparirono, ma il ragazzo atterrò su di lei. Un istante dopo erano sdraiati a terra. Il freddo del pavimento sulla sua schiena era in netto contrasto col calore del petto di Black*star schiacciato contro il suo. La camelia lasciata cadere sulla piastrella accanto alla sua testa, quella sbeccata, sembrava guardarli con curiosità. L'azzurro aveva la canottiera strappata in più punti. L'indice della mora scorse sui suoi addominali lasciati scoperti, leggero ed esitante, per accertarsi che non vi fossero ferite o contusioni... la stella tatuata sulla sua spalla era visibile al chiarore della luna che trapelava dal buco del tetto, Tsubaki sfiorò anch'essa.
Non guardare quella stella, guarda loro” con queste parole sussurrate Black*star rotolò sul fianco e si stese accanto a lei permettendole di guardare le innumerabili stelle visibili dal buco nel tetto. Erano bellissime.
Per quanto il cielo possa essere maestoso e infinitamente grande, non avrebbe meno della metà del suo fascino senza le stelle” disse l'azzurro.
La mora voltò la testa verso il ragazzo, sorprendendolo a fissarla. Le prese la mano.
Tu sei le stelle del mio cielo infinito”

Tsubaki trasalì e staccò la bocca dalle labbra dello shokunin con uno schiocco. Non aveva sognato di andare a letto con Black*star! Iniziò a ridere. Non aveva sognato nulla di scandaloso! E aveva baciato il suo partner spinta da un motivo inesistente! Rise ancora più forte. Non era mai stata così felice di essersi sbagliata su qualcosa in vita sua!
Black*star, dalla sua parte, osservava la sua buki ridere apparentemente senza motivo, in modo così spontaneo da risultare quasi contagioso, come se fosse merito suo; e avrebbe potuto giurare che avrebbe rinunciato a tutto, persino a baciarla, per sentirla ridere così ancora.
Afferrandola per la vita l'attirò nuovamente a sé, premendo con passione le labbra sulle sue.
Ci avrebbe rinunciato, si... un altro giorno magari.

 

 

 


Salve salvinooooo

Premettendo che non sono in grado di scrivere decentemente in terza persona e che solitamente scrivo solo SoMa... spero che vi sia piaciuta! :)
Fatemi sapere mi raccomando ;) e grazie comunque per aver letto!
XOXO
firephoenix

Ps: ancora tanti auguri ikarus! Spero che il regalo ti sia piaciuto! :)

Disegnino senza pretese :)

 

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