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Autore: GamesOfWriting99    24/11/2013    0 recensioni
Come per magia i suoi capelli diventarono del rosso più intenso che abbia mai visto, rimasi a bocca aperta e nel vedere la mia faccia, lui scoppiò in una risata. La sua prima risata. Sembrava anche strano vederlo ridere, era sempre così serio.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Quando ero bambina mamma, papà e io avevamo una bellissima casa vicino al mare. Era una casa molto grande, con una bellissima veranda. Amavo in estate sedermi li, con i miei genitori ad ammirare le stelle. Ogni tanto passava anche qualche stella cadente, ogni volta che ne vedevo una chiudevo gli occhi, arricciavo il naso e incrociavo le dite di tutti e due le mani. Non vedevo l’ora di crescere, così i miei piedi non sarebbero più penzolati dalla sedia. 
I miei giorni preferiti erano: quando Hagrid ci veniva a trovare. Avevamo una sedia speciale per lui, dato che non dimenticheremo mai, io compresa, quell’episodio in cui Hagrid si sedette in una sedia normale ( che io per la mia statura ricordo enorme) e cadde a terra; con il resto della sedia sotto il sedere. Fu un momento di grande imbarazzo per Hagrid, non voleva causare guai ma lui non poteva farci niente, e di questo era visibilmente dispiaciuto. Voleva andarsene subito, ma la mamma e il papà lo trattennero, perché era molto piacevole avere la sua compagnia e così studiarono una soluzione. Da quel giorno in poi tenevamo una sedia gigante nel ripostiglio del sottoscala, solo per lui. Adoravo così tanto Hagrid perché per quanto burbero poteva sembrare, non lo era affatto. Tutte le volte che ci veniva a trovare mi faceva sedere sulle sue spalle e poi mi portava al mare. Giocava per ore con me, una volta mi sono persino addormentata seduta sulle sue spalle, e con la fronte appoggiata alla sua testa. Mi raccontava un sacco di storie, che mi piacevano da impazzire e che ascoltavo con vivo interesse.
<< sai>> mi disse una volta << gli zii dello zio Harry non volevano mandarlo a Hogwarts>>
<< perché?>> chiesi con la voce stridula che mi ritrovavo a cinque anni, se ci ripenso la mia voce era proprio insopportabile.
<< perché erano la peggior specie di babbani, sai di quelli cattivi. Non tutte le persone sono buone, Victorie. Comunque, non volevano farsi trovare e si sono nascosti in una casa combinata male in mezzo al mare. Quando l’ho saputo ci sono andato subito. Ho fatto il viaggio nel mare con una piccola barca, e quando sono arrivato ero tutto bagnato.>>
<< pure la barba?>> domandai con un risolino
<< Soprattutto la barba, era piena d’acqua, mi ero portato un ombrello ma non serviva a niente>>
Scoppiai in una risatina. Non so l’esatto motivo per cui mi faceva tanto ridere. Mi faceva ridere e basta.
<< continua! Continua!>> strillavo appena vedevo che non parlava, forse aspettava che smettessi di ridere, così avrei potuto prestargli attenzione. Quando ridevo una mezz’ora buona se ne andava, prima che la smettessi.
<< Ok. Allora dov’ero rimasto? Ah si! Poi quando sono arrivato la ho dato la lettera allo zio Harry e gli avevo pure fatto una torta, anche se avevo sbagliato e mi ci ero seduto sopra, me ne sono accorto solo quando sono arrivato in quella casa. Poi ho visto il cugino di Harry mangiarsi la torta, ci voleva una bella punizione! E ci ho fatto crescere una coda da maiale, tanto era già bello grassoccio per conto suo>>
Ridevo, ridevo a più non posso, quando proprio non c’è la facevo più mi tenevo la pancia con tutte e due le mani, ad un certo punto mi faceva male.
<< è finita?>> gli chiesi con una nota di delusione.
<< si poi ho preso Harry, l’ho portato a Hogwarts e basta.>>
<< un'altra storia me la racconti?!>> chiesi in uno strillo acuto che quasi ti spaccava i timpani. Ero brava nel canto come lo era signora grassa, se non ero peggio.
<< no, magari domani. È tardi, sono le 21:30. Devo proprio andare. Scusa Vicky>> 
Mi chiamava sempre con questo abbreviativo. Quando finiva di raccontarmi storie scontenta, incrociavo le braccia e mettevo il broncio; dopo un po’ però mi passava.
Hagrid veniva sempre a farmi compagnia anche quando cambiammo casa. Ci trasferimmo in una casa vicino alla tana. Solo qualche metro divideva le due “ tane”. Così ho dovuto lasciare Villa Conchiglia e il mio bellissimo mare, nel quale adoravo passare intere giornate estive.
Il trasferimento ebbe del negativo ma anche del positivo. Ad esempio alle feste eravamo molto più numerosi, e di conseguenza più rumorosi. Ma io adoravo le feste.
Il giorno del mio sesto compleanno c’erano tutti: Hagrid, i Potter, i Weasley, Nonno Arthur e Nonna Molly, i miei nonni materni che erano venuti dalla Francia per me. Poi c’erano tutti i miei cugini. Eravamo all’incirca 50 persone. Il tavolo era pieno di regali e tra tutta quella folla che mi faceva gli auguri ho natato un bambino, non era una faccia nuova ma non ci avevo mai parlato, personalmente lo trovavo un po’… diverso. Non poteva avere più di otto anni, era alto una testa più di me, aveva dei bellissimi occhi verdi. Ma, nell’insieme la cosa che immediatamente mi saltò all’occhio erano i suoi bellissimi capelli blu. Non parlava con nessuno, e sembrava stare per i fatti suoi. Per un attimo il suo sguardo si era posato su di me, mi sentì subito in disagio. Era come se scrutasse ogni tuo minimo gesto. Un tipo che preferiva osservare le cose e comprenderle da lontano, piuttosto che mettersi in mostra, agire. I nostri sguardi si incrociarono per un istante, e fu come vedere i miei occhi nei suoi. Poi così come si erano incrociati, tutto si dissolse. Lo vidi voltare le spalle e cominciare a camminare, lo seguì. Non mi importava più della festa, dei regali, mi importava solo di lui, per quanto ridicolo poteva sembrare. Gli camminai dietro finche non raggiuse la panchina che si trovava dietro la casa, nel nostro grande giardino. Lui si sedette e il suo sguardo era perso nel vuoto, come in attesa di qualcosa che non succederà mai. Non potevo seguirlo per sempre, trassi un profondo respiro e mi avvicinai.
<< c…ciao>> dissi esitante, come per paura di disturbarlo nel momento di solitudine e di quiete che si era creato nella sua testa.
<< ciao>>
<< sai, anche se fai parte della mia famiglia non ti ho mai veramente conosciuto. Io sono Victorie Weasley>> dissi con quella mia vocina, da cui trapelava una nota d’incertezza.
<< che ci fai li in piedi? Siediti… è casa tua mica mia>>
Rimasi sorpresa da quel gesto cortese che forse, ci si poteva aspettare da un uomo e non da un bambino. Ma per i miei occhi, quel bambino era già un uomo. Sembrava essere cresciuto troppo in fretta. << comunque io sono Teddy Lupin. Teddy Remus Lupin>>.
Entrambi seduti ci scrutavamo con curiosità, ma anche con incertezza. Ci fu un momento di imbarazzante silenzio.
<< piacere di conoscerti. Tu sai disegnare?>> chiesi, un po’ più sicura
<< no e tu?>> sembra aver assunto un tono più amichevole
<< solo un po’>>
<< però so cambiare il colore dei capelli>> mi disse orgoglioso
<< Davvero? Fai vedere>>
<< dimmi qualsiasi colore>>
<< mmm… rosso?>> chiedo
Lui chiuse gli occhi, arricciò il naso e in un sussurro disse “rosso”. Come per magia i suoi capelli diventarono del rosso più intenso che abbia mai visto, rimasi a bocca aperta e nel vedere la mia faccia, lui scoppiò in una risata. La sua prima risata. Sembrava anche strano vederlo ridere, era sempre così serio. Passammo tutto il pomeriggio così, io dicevo un colore e lui si tingeva i capelli.
<< possono cambiarsi anche da soli, sai>> mi disse dopo qualche ora che eravamo ancora li seduti
<< davvero? Quando sono rossi che significa?>>
<< che mi vergogno>>
<< quando sono verdi?>>
<< che spero in qualcosa>>
<< e nero?>> 
<< che sono triste>>
<< e quando sono azzurri?>>
<< che mi sento libero>>
Sono successe molte cose in questi anni. Adesso io sto sempre con Ted. Da quel giorno abbiamo sempre giocato insieme e oggi, con mia grande sorpresa lui è diventato il mio ragazzo; e neanche riesco a crederci. Questa è la mia storia. Questa è la nostra storia. Mia e di Ted. È per quanto giovani possiamo essere, io amo quel ragazzo, e lui ama me. Ci completiamo a vicenda e siamo uniti più che mai. Così come il cielo e la terra, il fuoco e l’acqua e ogni cosa della natura che sta in armonia. Perché senza una non esisterebbe l’altra, e io senza di Teddy non sarei qui, a parlare di questo. Papà è ancora geloso, ma ci sta facendo l’abitudine. Nonostante non siamo più dei bambini, giochiamo ancora, alla guerra delle palle di neve. Perché lui ha innescato in me qualcosa di bello e irreversibile, che nonostante tutto durerà, sempre.
  
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