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Autore: Tomi Dark angel    24/11/2013    5 recensioni
Lupo Cattivo... Lupo Cattivo nacque quel giorno, quando Rose si accasciò morta ai piedi di un mostro e, un istante dopo, riaprì gli occhi come qualcosa che non doveva esistere, qualcosa che secoli di leggende ricordano come un incubo abortito da Madre Natura stessa. E il Dottore era proprio lì, nelle vicinanze... troppo vicino alla ferocia di quella bestia. Rose avrebbe potuto non riconoscerlo... oppure...
DoctorxRose
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autrice:
La storia riprende i fatti accaduti nell’episodio della seconda stagione “L’Impero del Lupo”.
Dedicata come al solito alla meravigliosa Kimi o Aishiteiru e alle sue magnifiche amiche che non mancano mai di infondermi quel po’ di fiducia che mi manca per scrivere qualcosa di nuovo. Grazie di cuore.
 
Corri. Corri, Dottore e tieni per mano la tua piccola umana. Non lasciarla andare, mai, poiché chi fiuta il vostro odore, chi ringhia alla notte e percorre con zampe di bestia i vostri passi è nient’altro che ombra tra le ombre, un nero incubo d’infanzia e tempi dimenticati.
La regina Vittoria è tutto ciò che resta del vostro piccolo, ignaro gruppo di prede spaurite. Morto è il proprietario della casa. Morte sono le guardie della sovrana austera che dinanzi a morte certa non china capo e sguardo. Morte. Nient’altro che morte.
-Dottore!- urla Rose Tyler, la bionda ragazza che di incubi ne ha vissuti troppi, la ragazza che li respira, li affronta e li sovrasta solo se tu sei al suo fianco. Stavolta non è così. Stavolta, Rose, la tua Rose, ha paura, glielo leggi negli occhi grandi di cerbiatto messo all’angolo dal lupo cattivo. Lupo. Che bella parola, che terribile significato se la si affianca all’essere mannaro.
Giungete in fondo al corridoio, la porta dinanzi a voi è chiusa. Ci vuole troppo tempo per forzare la serratura col Cacciavite Sonico e farla saltare in aria con l’unico colpo rimasto nell’arma di Sua Maestà non impedirebbe poi al lupo di entrare. È finita, la bestia vi sarà addosso.
Il tuo primo pensiero, antica preda di tempi trascorsi, è per Lei. Giovane, ancora umana, indifesa. La guardi negli occhi, leggi il terrore di passare oltre, di affrontare un incubo che con zampe di velluto calca la terra ove voi tutti poggiate piedi di gazzella sempre in corsa, sempre in fuga dal suo predatore. Oh, piccola Rose. Hai paura? La conosci, adesso? Puoi fiutarla, respirare il marcio odore che lentamente ostruisce i polmoni e quasi ti impedisce il respiro?
No. La risposta è no.
Non avverti la paura, non più. Guardi negli occhi il Dottore, respiri aria pulita semplicemente sfiorandogli la mano ed è allora che il coraggio s’innalza, belva maestosa che schiaccia con zampe di cemento ogni timore di creatura spaurita. Non c’è paura, se guardi quegli occhi. Lui è lì, avverti il suo sguardo preoccupato e sei grata all’intero universo per averglielo presentato, per averle accostato una purezza genuina che respira vita, che trasmette al prossimo quale gioia essa rappresenti. E d’improvviso, capisci che della regina non ti interessa più niente. Può morire insieme all’intero universo e neanche guarderesti. Il tuo unico scopo, la tua unica speranza di sopravvivenza è proteggere lui. Ti ha donato tante cose, il Dottore.
Ti ha donato il respiro, quando l’aria veniva a mancare.
Ti ha donato serenità, quando il dolore diventava accecante.
Ti ha restituito la vista, quando non vedevi più la vita e il senso che essa incarnava.
Ora vedi di nuovo. Ora vivi di nuovo. Ed è abbastanza, sei felice così.
Tic tac.
Sono rintocchi d’orologio, questi?
Tic tac.
Corri, Rose! Intervieni, salva quegli occhi, quelle mani, quelle labbra. Sii libera di scegliere.
Tic tac.
Rintocchi di una vita, ultimi battiti di una storia scritta su copioni di stelle. Le ha visitate, le stelle, le hai viste da vicino e ancora le senti sconosciute. Eppure, allo stesso tempo, sapevano di casa. Il Dottore sapeva di casa.
-Aprila.- dici, prendendogli il viso tra le mani. Lo guardi negli occhi, ti specchi nell’abisso di quanto hai di più caro. Ti sembra di volare, dinanzi a quel viso di giovane Signore del Tempo. È ali di farfalla, rugiada sulla pelle, carezza d’angelo sul volto. Le stelle, quelle vere, sono tutte lì dentro. E tu le conosci tutte, perché di nascosto hai saputo guardarle, carpirne la luce, quasi toccarle con dita di sogno. È quella la tua vita, è quello il tuo amore. Ed è giusta la via che hai scelto di seguire.
Tic tac.
-Rose, che stai facendo?-
Un ringhio. La bestia compare in fondo al corridoio, si erige in tutta la sua considerevole statura. E improvvisamente, non fa più paura.
Tic tac.
Rose scatta, il lupo ringhia e slancia le sue zampe d’incubo verso il cerbiatto che poco a poco muta, si trasforma, cresce in vesti di cervo elegante, coraggioso di una forza titanica ove zoccoli d’acciaio calcano un terreno tenero, vulnerabile.
-ROOOSEEE!!!-
L’urlo ferito del Dottore la raggiunge, incrementa la sua corsa mentre un sorriso dipinge di serenità le tue labbra mentre corri incontro alla morte. Lui vivrà, saprà respirare per tutti e due. Ha due cuori, uno è il tuo e gli appartiene.
Vola, piccola farfalla sbocciata in possente aquila.
Corri, piccolo cerbiatto spaurito tramutatosi in cervo possente.
Vivi, ragazza. Vivi e combatti.
Lo schianto arriva con zampe d’acciaio assassino che penetrano la carne, uno slancio di bestia che ti spezza in due, sbalzandoti via, contro il muro, come una bambola senza fili né cure prestate. Crolli a terra con ancora nelle orecchie il grido del Dottore, il suo richiamo disperato che insiste ad invocarti anche mentre volti leggermente il capo sporco di sangue e con un debole cenno insanguinato lo supplichi di andare, di proseguire mentre il lupo si occupa di te. Il Dottore cerca di correrti incontro, ma la bestia si avventa su di te, ti azzanna il collo come tenera preda in fin di vita e, sollevandoti senza premura, balza via mentre i tuoi occhi poco a poco perdono luce e la spina dorsale si spezza di schiocco secco, seplocrale di marionetta inanimata. Eppure, anche nell’oscurità dell’oblio, non smetti di sorridere pensando che sì, la tua vita è stata una grande, grandissima avventura. E lo devi soltanto a lui.
Tic tac.
§§§§
Il Dottore sbarra gli occhi, non riesce a respirare. Stringe forte il pugno all’altezza del petto, al suo centro esatto, perché sono entrambi i cuori a bruciare, a ribellarsi, a scavare una voragine come mai prima d’ora è accaduto.
Soffre da morire, il Dottore, non ragiona più. Gli pare di rivederla mentre corre incontro alla morte, serena e col sorriso sulle labbra come morbido bocciolo di rosa. Rose, la sua Rose. A terra, spezzata, col sangue che cola di feroce sofferenza sulla pelle candida di porcellana frantumata. Aveva gli occhi sbarrati, non  capiva. Eppure, prostrata ai piedi della bestia, ha guardato lui e non la morte. Guardava il Dottore e pareva soddisfatta di una macabra accettazione.
Dio, se esisti… è giustizia, questa?
Così giovane, così bella e innocente di un candore niveo. Il Dottore l’ha guardata senza osservare, l’ha sfiorata senza capire di aver toccato un piccolo tesoro. Perché adesso che Rose non c’è più, adesso che si è donata all’oblio per lui… il Dottore capisce.
Rose è pioggia in un deserto.
Rose è vista per un cieco.
Rose è arcobaleno, sole, rugiada di vita dove essa può mancare.
-Dobbiamo sprangare la porta, Dottore!- urla la regina, ma lui non ascolta più.
Si accascia al suolo, piega un ginocchio e vi appoggia il gomito per nascondersi gli occhi con una grande mano premuta sul viso. E finalmente, il Dottore piange. Singhiozza, sfoga di violenza il dolore, l’abbandono, l’improvvisa solitudine che torna a gravare, preme come piombo sulle spalle anziane di Signore del Tempo e le ingobbisce.
Rose.
C’era qualcosa di più, qualcosa che tra loro respirava, viveva, pareva tangibile di speranza appena nata. L’amava. L’ama. E lei adesso non c’è più. Non l’ha protetta come doveva, non ha saputo dirle la verità e chiederle di restare senza più dover patire l’ombra che un giorno o l’altro lui l’avrebbe lasciata da sola. Non era vita, non è vita.
-DOTTORE!!!-
La porta esplode, la regina viene sbalzata all’indietro mentre una massa di pelo color nocciola si scaglia nella stanza. Ha zanne sporche di sangue, muso arricciato ove ancora s’intravede il risultato di un ultimo, macabro pasto. La sua Rose… la sua Rose è…
Il Dottore trema, vorrebbe crollare. Forse lo farà, forse è giusto lasciarsi andare. Chiude gli occhi, rovescia la testa all’indietro e finalmente sorride. È stanco, ma vuole rivederla. Potrà abbracciarla, sentire il suo profumo e dirle quanto sia buono. Non l’ha mai ammesso ad alta voce. Avrebbe dovuto farlo.
-Sono qui.- mormora allora, ascoltando con beatitudine il ringhio della bestia e i suoi mefitici passi verso la preda. Sarà come con Rose: lo spezzerà in due, lo ferirà, gli romperà l’osso del collo. È giusto, e farà male. Ma dall’altra parte, c’è lei.
La regina grida, la bestia balza, il Dottore apre gli occhi per guardare in faccia un assassino, il fato che gli ha strappato la sua unica ragione di vita dalle braccia.
E allora, all’ennesimo rintocco d’orologio, dove luna argentata e cielo di zaffiro stellato si sfiorano, l’impossibile accade.
Una creatura immensa, maestosa col suo manto d’oro pallido e il corpo scolpito di bestia ed essere umano intrecciati in magnifica armonia, sfonda la finestra. I vetri si sparpagliano, feriscono una guancia del dottore e la carne d’acciaio della bestia infuriata.
Tutta la potenza repressa degli universi si sprigiona quando le creature si scontrano, titani di epoche ferine, figli d’una notte ove un’unica luna partorirà soltanto un figlio. Due bestie immense, zanne e artigli di puro argento luminoso di polvere di stelle. Si scontrano, rotolano al suolo, ringhiano così forte da prostrare la Terra stessa e i tempi vissuti ove i potenti giganti ancora respirano la stessa aria dei loro figli mannari. È uno scontro titanico, uno schianto tra regno animale e l’uomo rimescolati in un solo concentrato di ferocia bestiale.
Il Dottore guarda, capisce che il lupo appena arrivato è una femmina: è più massiccia, più aggraziata, con un sottile muso affusolato, il pelo lungo e mosso di filamenti dorati, gli artigli d’ebano lucente. Dinanzi alla pietosa figura del ben magro lupo mannaro maschio, col suo manto scuro che sa di fango e pietoso anfratto oscuro, quella creatura pare figlia del sole e della terra sbocciata nel suo fiore più maestoso.
Un angolazione sbagliata, un veloce calcolo di umanità mantenuta e la bellissima bestia si china all’ultimo istante mentre il maschio tenta di artigliarle la giugulare. Lei si risolleva, fa scattare le fauci poderose e di scatto, le richiude sull’intero collo del suo stesso simile. Stringe la presa mentre quello soffoca, avverte lo scricchiolio minaccioso delle vertebre cervicali che una dopo l’altra si frantumano. Infine, l’ultimo suono, l’ultimo schianto del collo che si spezza definitivamente. Con zanne ancora insanguinate, la creatura lascia la presa e il corpo senza vita del suo avversario scivola ai suoi piedi.
Il Dottore ne ha visti e vissuti tanti di scontri, ma lì, davanti ai suoi occhi, si conclude infine l’epicità di una vittoria gloriosa dove una splendida bestia dorata s’innalza maestosa, rinasce come l’alba che giorno dopo giorno trova la forza di risorgere.
Il Dottore guarda, osserva studia. Con occhi timorosi, la bestia lo fissa, ed è uno sguardo così umano, così caritatevole, che nessun incubo potrà rivendicarne diritti di appartenenza. Quegli occhi nocciola screziati di scintille dorate, come sfregare di fulgida lama che lentamente prende forma, illumina di schiarita un nuovo giorno dove magnifiche bestie s’innalzano titaniche sui cadaveri dei loro stessi predecessori.
Il Dottore sorride, torna ad accasciarsi con sguardo soddisfatto. –Sai…- mormora. -… è quasi un sollievo sapere che finirà con te. Non so da dove tu venga, ma… sei magnifica. È un onore. Ma lo è anche per te!-
Ride, il Dottore. Ride perché, ad ogni passo che accosta la creatura al suo corpo esanime, lui si sente più vicino a Rose, più vicino a quella pace che nessun viaggio nel tempo potrà più restituirgli. Tutto ciò che cerca è quel viso, quei capelli di morbidi fili dorati, quella pelle di porcellana viva di sogni e calore umani.
La bestia si avvicina, fiuta il suo odore. Il Dottore chiude gli occhi, attende… ma lo schianto non arriva.
Una zampa si tende, sfiora di carezza non più bestiale il suo viso. È un calore strano, ricoperto di morbida pelliccia dorata e artigli affilati ma lucenti di un bagliore gentile e non più letale.
Lentamente, il Dottore riapre gli occhi e il lupo è lì, inginocchiato dinanzi a lui, più alto di qualsiasi essere umano, più massiccio ed elegante di qualsiasi pantera predatrice. È la natura stessa che anima quegli occhi, che li lascia respirare, fremere, brillare. È vita, è l’intero regno animale. Ma c’è qualcos’altro, e il Dottore lo vede solo adesso: quegli occhi… lui li conosce.
Li ha visti brillare di risate.
Li ha visti incupirsi di lacrime.
Li ha visti riflettere il bagliore stesso del sole, restituirlo al mondo attraverso topazi incastonati d’iridi luminescenti.
Li ha già visti. Li conosce. Li sogna. Non sa se sia il tocco morbido di dita quasi umane sulla pelle o lo sguardo caritatevole che la creatura gli rivolge, ma le labbra del Dottore si schiudono, respirano affannosamente mentre un’unica parola, un’ultima speranza rianimano di nuova forza il suo spirito lacerato: -Rose?-
E il lupo allora annuisce, fa scivolare la zampa dietro la sua testa e spinge le loro fronti in un tocco così diverso, eppure così simile.
Umano d’aspetto ma alieno di nascita.
Bestia d’apparenza ma umana di sangue e spirito indomito.
È l’umanità ad accomunarli, quel piccolo gioco di similitudine che accomuna i loro sguardi. Eppure, Rose trema, i suoi occhi s’incupiscono di timore mentre la zampa scivola via e lei tenta di fuggire. Il Dottore le afferra il polso, morbido di un manto setoso fatto di sogno e luce iridescente.
-Aspetta.- mormora lui, e allora tutte le paurose sensazioni che l’hanno tormentato dall’istante in cui un gracile corpo di ragazza si è spezzato dinanzi ai suoi occhi tornano a farsi vive, lo aggrediscono, ma non scalfiscono il suo morbido sorriso innamorato.
Inclina il volto, chiude gli occhi e sfiora con le labbra quelle ancora insanguinate del lupo. Non gli importa che sia un animale, non gli importa che sia reduce da uno scontro titanico tra mostri d’altro mondo. È Rose, è la sua Rose.
Il sole sorge, la luna china il capo e s’inginocchia. Nasce un nuovo giorno, un domani radioso, il fiorente sbocciare di luce dorata che bagna gentile il manto della bestia e poco a poco lo ridipinge, lo rielabora, sfiora di nuove fattezze un corpo minuto di donna rinata, viva, che respira e riscopre il valore di un cuore pulsante. Le mani del Dottore si riscoprono ad accarezzare non più morbido manto di bestia, ma pelle vellutata che profuma di fiori di campo e umanità ritrovata.
Il muso si ritrae, le labbra si ammorbidiscono e allora il Dottore sorride e timidamente riapre gli occhi mentre Rose si ritrae. È un corpo di donna in sboccio, quello che ha davanti: nuda e bellissima, candida nella sua innocenza di lunghi capelli dorati che coprono i seni e di mani appoggiate sul pavimento, davanti all’inguine, in una posizione ancora parzialmente animalesca mescolata a una scintilla di puerilità.
-Rose…- Il Dottore le sfiora la guancia con due dita, con l’altra mano le tocca il collo e lentamente, lascia che il palmo scorra lungo la giugulare, sulla clavicola, per fermarsi laddove il cuore batte di nuovo.
È viva, è lì, è la sua Rose. E ancora una volta, il Dottore si sente rigenerato, rinato da ceneri di profondo dolore che sotto mani di giovane umana si è ritratto, ha denudato le calde emozioni benigne che sanno ancora di casa, di benessere. Il Dottore scopre l’amore, lo inala e improvvisamente, egli stesso è amore. Tutto grazie a lei.
-Sei bellissima.- mormora. Lei chiude gli occhi mentre le grandi mani del Dottore si chiudono a coppa sulle sue guance e le incorniciano il viso in un tocco angelico. Si sente bene, si sente protetta. È un lupo, un Lupo Cattivo, ma il tocco del Dottore le propone tutto, fuorché anormale mostruosità.
Saprà il lupo risvegliarsi in nome di un amore mai dimenticato.
Saprà il lupo affiancare il suo compagno, schierarsi con lui e difenderlo nei secoli a venire.
Saprà il lupo guardare al sole senza scottarsi e affrontare la madre luna senza temerla.
-Sei stata meravigliosa… lo sei sempre stata. Rose Tyler.- dice il Dottore. –Credo… sì, credo di aver conosciuto il sole, alla fine. E non perché il Tardis mi ha condotto in sua prossimità o ci ha gravitato attorno tante e tante volte. Allora il sole vero non l’avevo ancora visto. Ma è guardandoti negli occhi, riscoprendo il tuo sorriso che… che finalmente mi beo alla luce di un sole vero: il più bello che abbia mai visto. Il sole è questo.-
Il Dottore sorride, affonda una mano nei capelli, poi corruccia le sopracciglia e guarda piccato un punto indefinito oltre la sua spalla. –E questa da dove mi è uscita?-
E Rose ride, ride come non ha mai fatto in vita sua. Le lacrime sgorgano, si mescolano alla gioia di un viso che si sente bello agli occhi di chi ama, e questo basta più dell’infinito, più dell’eternità. Lo bacia di nuovo, e questa volta è un bacio vero, di lingue intrecciate e sospiri rilasciati dove le mani del Dottore risvegliano la pelle di velluto di Rose, la accarezzano sulla schiena, la stringono finché i loro corpi non si toccano l’uno con l’altro, premendo i seni di lei contro il petto di lui. Profuma di buono, la sua Rose, ed averla vicino è come respirare aria pulita e terra umida di rugiada dopo un lungo periodo di pioggia.
C’è chi ancora mormora, sulla strana presenza di un uomo dal lungo cappotto e della sua compagna svergognata in quell’era che vide la regina aggredita da un immensa bestia della notte. C’è chi testimonia di averli visti quella mattina stessa assopiti in un abbraccio che verrà ricordato nei secoli come la più splendida e innocente delle opere d’arte. Chi vide, ricorda la piccola ragazza svestita, rannicchiata in grembo a un uomo che la stringeva a sé con il grosso cappotto lungo, ma anche abbastanza largo da coprire entrambi. Lei poggiava il capo sul suo petto, lui il mento sul suo capo. E sorridevano, angeli caduti in terra straniera, morbidi di un amore sconfinato che puro si leggeva sui loro volti rasserenati.
Quel giorno lo ricordano, quell’abbraccio vive ancora. Da qualche parte nell’universo, una grossa cabina blu esplora, cura con pazienza gravi anomalie temporali e con gentilezza, gravita attorno ai soli più lucenti che, ignari, continuano a splendere. Non sanno essi che il sole più bruciante di tutti è racchiuso in una stretta di mano, in un bacio, in uno sfiorarsi di corpi che si riscoprono, che rinascono a nuova speranza attraverso la luce e le avventure che la vita riserva.
Il Dottore, lo conoscono tutti. In molti lo raffigurano, lo fotografano, e nelle ere, non compare mai da solo. Al suo fianco si schiera un immenso lupo lucente, con gentili occhi umani e morbide fattezze di donna innamorata.
È una stella, ciò che viaggia con loro. È speranza, è vita… è amore. E chi sa crederci, può guardare il cielo e respirare ciò che il Dottore e la sua giovane compagna da ere immemori insegnano: i respiri, la vita, i battiti cardiaci, sono nient’altro che sbocciare di fiori al cospetto di un unico padre sole che, accanto alla madre luna, compone nuovi tempi, nuovi giorni, nuovi sguardi di creature innamorate, figlie degli astri, che forniranno all’universo l’essenza dell’amore vero intriso di luminosa polvere di stelle.
 
Angolo dell’autrice:
Ho scritto questa… cosa, per festeggiare il cinquantesimo, splendido anniversario del nostro amato Dottore. Guardando lo Speciale, non ho potuto fare a meno di provare un po’ di nostalgia verso la cara Rose Tyler che, in mia opinione, era forse una delle migliori compagne del nostro Dottore. Abbiate pietà di questa robaccia, dovevo essere ubriaca quando l’ho scritta… ma, se vi andrebbe di lasciare una qualsiasi recensione, che sia positiva o negativa, sarei onorata. Grazie a coloro che leggono, ma specialmente a chi recensisce.
A presto!!!

Tomi Dark Angel
  
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