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Autore: Ryta Holmes    07/11/2004    13 recensioni
... e fu scottata! Quando fare una scelta può sconvolgere tutto il proprio futuro... ||Attenzione!!! Ho aggiunto una chicca nell'ultima parte della storia... così è più completa ^^||
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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One-shot

*voglio dedicare questa fanfic a Luna Malfoy, la regina delle one-shot per eccellenza, direi. Perché è la mia più grande amica, e senza di lei e le sue minacce molto probabilmente smetterei di scrivere. Perché le voglio tanto bene e per ultimo perché mi ha in qualche modo insegnato a come immaginare Draco Malfoy. Sei grande!^^*

 

 

Ando' per scottare...

L'espresso scarlatto per Hogwarts sferragliava rumorosamente lungo le rotaie. In uno dei numerosi scompartimenti destinati agli studenti della scuola di stregoneria, un gruppo di amici ingannava l'attesa prima di arrivare a scuola per un nuovo anno scolastico. 

"Non ne posso più di scacchi, Ron! E' la quinta volta che mi batti!" sentenziò Harry Potter, con voce seccata, mentre un cavallo avversario riduceva in pezzi il suo povero Re.

Ronald Weasley, il suo migliore amico, incrociò le braccia con aria vittoriosa. "Eh eh, che ci vuoi fare, è impossibile battere il maestro!"

"Faresti meglio a passare più tempo sui libri che su quella scacchiera, Ron! Non dimenticare che questo è il tuo sesto anno!" la voce autoritaria di Hermione Granger, riecheggiò da dietro le pagine di un pesante volume di Incantesimi, interrompendo ogni esclamazione di vittoria dell'amico dalla chioma sanguigna. Questi infatti, sbuffò indispettito e ripose malamente i pezzi degli scacchi in un sacchetto.

"E dai, Hermione, perché non smetti per un po' di studiare, non abbiamo nemmeno iniziato l'anno scolastico." propose Harry con fare conciliatore, prima che i due amici iniziassero a litigare per l'ennesima volta.

"Giusto!" aggiunse Ron, convinto. "Guarda Luna, potresti prendere la vita con più leggerezza, come fa lei!" spiegò indicando Luna Lovegood che sedeva assieme a loro nello scompartimento, intenta in una lettura approfondita di un articolo del Cavillo che rivelava la vera identità segreta di Albus Silente, cioè quella di discendente diretto nientemeno che del famoso Merlino.

Hermione rivolse un'occhiata disgustata al giornale che leggeva la biondina ma non disse niente. Luna invece, alzò gli occhi sporgenti verso Ron e lo guardò con quella sua aria svampita.

"Io non prendo la vita con leggerezza, Weasley." rispose senza però traccia di fastidio per quella battuta. "Se lo facessi non crederei a Voldemort e a quello che dice Harry." puntualizzò, mettendo a tacere il ragazzo.

Dopo quell'affermazione, finalmente calò il silenzio. Luna tornò al suo Cavillo, Hermione continuò imperterrita nella lettura di quel libro e Ron ed Harry decisero di fare una partita a Sparaschiocco.

Ginevra Weasley si trovava assieme ai suoi amici in quello scompartimento e fu veramente grata a tutti per quell'improvviso quanto desiderato silenzio.

Aveva un mal di testa terribile e una sensazione di nausea dovuta alle curve del treno e soprattutto a quello stato di malessere con cui si era svegliata. Sua madre aveva parlato di influenza e le aveva dato una pozione che però non avrebbe fatto effetto prima di ventiquattro ore.

E come se non bastasse, quella mattina sul binario 9 ¾, Draco Malfoy aveva avuto la felice idea di farle uno sgambetto dopo aver notato la sua disattenzione e l'aveva costretta ad una rovinosa caduta con tanto di carrello. E ovviamente, metà dei presenti erano scoppiati a ridere come tanti idioti e nessuno si era avvicinato per aiutarla.

Quanto odiava Draco Malfoy! Era già nervosa per quell'influenza proprio il giorno della partenza per Hogwarts, se ci si metteva anche lui era ovvio che adesso fosse furiosa.

Spostò la testa dal finestrino su cui poggiava e si toccò la fronte per controllare che non avesse febbre. Tutto ok, era solo un banale quanto fastidioso raffreddore, niente di più. Domani sarebbe stata in ottima forma e pronta per un nuovo anno scolastico. Ma per il momento...

"Ginny, come mai non sei con Dean?" la domanda di Hermione la colse alla sprovvista. Volse gli occhi di scatto verso l'amica e incrociò il suo sguardo color caffè incuriosito.

La ragazza tossicchiò un paio di volte. Era pronta a quelle domande e ormai la vecchia bambina timida non esisteva più. "Perché ci siamo lasciati." spiegò con voce piatta. 

Hermione la fissò preoccupata. "E' tutto ok?" chiese.

Ginny sorrise. "Sì, davvero, sto bene." rassicurò anche il fratello che intento a mangiare una Cioccorana, per poco non finì per strozzarsi.

"Come sarebbe a dire che vi siete lasciati?! Sono passati solo due mesi da quando vi siete messi assieme e non vi siete visti per niente!!!" esclamò poi Ron, dopo che fu in grado di respirare di nuovo.

"Appunto per questo! Non ci siamo mai visti in questo periodo, poi lui ha conosciuto una ragazza in vacanza e mi ha mandato una lettera dicendo che non potevamo più stare assieme." chiarì la rossa con calma. Aveva pensato di star male al solo pensiero, eppure mentre spiegava quello che era accaduto ai suoi amici e a suo fratello si rese conto che davvero non gliene importava niente.

Ron però, non sembrò prenderla tanto bene. "Ma come osa! Ti ha trattato malissimo!" esclamò furibondo, facendo per alzarsi.

"Lascia stare, Ron, non fare un passo!" lo fermò prontamente Hermione, tirandolo per il mantello della divisa.

Il ragazzo si voltò verso di lei rabbioso. "E perché dovrei, non avrebbe dovuto trattarla in quel-"

"Roooon!" lo richiamò Ginny interrompendolo. "Non c'è bisogno che vai a vendicarti! Primo non sono una bambina e secondo ci ho già pensato io!" concluse risentita. Odiava quando qualcuno la credeva una sciocca ragazzina.

Il ragazzo la fissò sorpreso, voleva delle spiegazioni. "Gli ha mandato una lettera di risposta con della polvere urticante." spiegò Luna da dietro il suo giornale.

Ron non disse più nulla, lasciò che Harry sorridesse divertito e tornò al suo posto e alla sua partita con l'amico.

"Quindi ora sei libera." esordì poco dopo, quando Ginny aveva sperato in un nuovo silenzio.

La sorella sospirò. "Sì, Ron, sono libera." non mancò di notare l'occhiata che il rosso mandò ad Harry, in quel momento troppo impegnato nel suo gioco per dare, fortunatamente, retta agli astrusi viaggi mentali dell'amico.

Cosa credeva, che si sarebbe fidanzata con Harry? Mai. Non che non volesse bene a quel ragazzo, ma col tempo la sua stupida cotta si era trasformata in un affetto molto più vicino al fraterno che all'amore.

E poi era convinta che nemmeno Harry avesse in testa al momento di pensare ad una ragazza. Erano passati poco più di due mesi da quando il suo padrino Sirius era morto, e poi aveva la sensazione che nascondesse un fardello molto più pesante di quello che voleva far credere. Senza contare che aveva ammesso lui stesso che non gli importava niente delle sciocche discussioni avute con Cho Chang. Perciò figurarsi se in quel momento potesse pensare alle ragazze!

Sospirò stancamente quando la solita voce metallica annunciò l'arrivo prossimo alla stazione di Hogsmeade. Erano arrivati. Desiderò ardentemente che fosse già domani e che potesse stare meglio, ma un lungo banchetto l'aspettava, così seguì i suoi amici nella carrozza spinta dai Thestral, che adesso riusciva a vedere, e si avviò verso il castello di Hogwarts.

<<>>

Nei giorni che seguirono, Ginny tornò quella di sempre. La sua salute migliorò completamente e così anche il suo umore.

I ritmi incalzanti della scuola erano iniziati immediatamente, gettando lei e i suoi compagni del quinto anno, nel caos più totale. Quell'anno avevano i G.U.F.O., era uno dei più duri, a detta soprattutto di suo fratello, e già immaginava che avrebbe passato la maggior parte dei mesi scolastici a studiare.

Durante quei primi giorni di scuola si sarebbero tenuti i colloqui per la scelta della carriera. Ginny sapeva già cosa farne della sua vita; sarebbe diventata un'Auror, avrebbe combattuto contro Voldemort e per l'Ordine della Fenice e avrebbe dimostrato a tutti di cosa era capace.

L'unico problema sarebbe stato andare contro tutta la sua numerosa famiglia e far capire loro che lei era libera di scegliere. Sua madre la voleva al Ministero, suo padre dovunque ma non tra gli Auror, i suoi fratelli le avevano categoricamente proibito di entrare a far parte dell'Ordine, tranne Fred e George, che con fare molto tranquillo le avevano consigliato di lasciar perdere gli Auror e di andare a lavorare nel loro negozio di scherzi.

Durante quei mesi aveva litigato più volte con la sua famiglia e soprattutto con Ron, con cui spesso evitava di avere a che fare. Era quello che la considerava più immatura e questo la faceva mandare in bestia. Come se non bastasse, anche Harry si era messo in mezzo e le aveva consigliato di lasciar perdere. Quanto ad Hermione, si era limitata a stare in silenzio, ma a lanciarle sguardi molto eloquenti e decisamente sullo stesso piano di quelli dei suoi due amici.

Quando poi Ginny ricevette la comunicazione del suo incontro con la McGranitt, si scatenò il putiferio. 

E fu lì, che iniziò tutto.

"Ovviamente sai già che l'argomento Auror è fuori questione." suo fratello Ron l'aveva incrociata nel corridoio del primo piano, a quell'ora del pomeriggio quasi deserto. In volto aveva uno sguardo nervoso e deciso allo stesso tempo e il tono di voce era stato a dir poco perentorio.

Doveva aver saputo del colloquio da Hermione. Grande amica, pensò Ginny, prima di prendere un grosso respiro e prepararsi al peggio.

"E ovviamente tu già sai che io non lo penso affatto!" ribatté decisa. Non gliel'avrebbe data vinta. La vita era la sua non di Ron o della sua famiglia! Se voleva rischiare di perderla combattendo contro Voldemort, sarebbero stati solo fatti suoi.

Ron si irrigidì. "Mamma ha detto che non puoi fare una scelta simile!" esclamò cercando di trattenere la voce. Bene, pensò, adesso si appiglia alla mamma!

Ginny incrociò le braccia infastidita. "Beh, mamma sa bene che quando uscirò da questa scuola sarò maggiorenne e potrò decidere per fatti miei! Nel frattempo io studio quello che voglio! Lei non è qui e non ci sarà quando parlerò con la McGranitt!" rispose ancora per le rime. 

"Che sta succedendo qui?" la voce di Harry interruppe la replica di Ron, ma questi non perse tempo a cercare un aiuto nel suo amico.

"Succede che Ginny domani ha il colloquio con la McGranitt e dice che le chiederà di diventare Auror!" spiegò il rosso, con uno sguardo eloquente.

"Non è domani, ma la settimana prossima e poi ti ho detto che nessuno di voi sarà presente, perciò deciderò da sola!" esclamò spazientita la ragazza. Sapeva che ora ci si sarebbe messo anche Harry.

Il ragazzo infatti, osservò pensieroso prima l'amico e poi lei, prima di dare la sua sentenza... la sua stupida sentenza. "Beh, non credo che nemmeno la McGranitt ti darà mai il permesso, sono sicuro ti sconsiglierà anche lei."

Questo era davvero abbastanza. "Si può sapere perché dovete decidere voi, per me?!" esplose indignata. Non poteva credere di non avere scelta, doveva per forza fare quello che volevano gli altri, sempre gli altri! E lei? La volontà di Ginevra Weasley dov'era? 

"Perché non è una scelta che puoi fare, Gin, sei solo una bambina!" replicò Ron, convinto. Agitò le braccia come per mostrarle l'evidenza dei fatti, mentre gli occhi brillavano di sicurezza. Questo fece ancora più male alla ragazza.

Io non sono una bambina!

"Sei una bambina e non te ne rendi nemmeno conto!"

Non sono una bambina!

"Sei troppo piccola per fare certe scelte di cui poi ti pentirai!"

"Smettila!!! Cosa ne sai tu, se sono troppo piccola o meno! Ho dato mai una dimostrazione di immaturità? Avanti, illuminami!" esclamò al colmo della rabbia, la ragazza. Aveva il viso stravolto dall'ira e gli occhi le saettavano pericolosamente.

"Certo che ne hai dato prova! Hai dimenticato cosa ti è successo nella Camera dei Segreti?" spiegò il fratello con aria seria.

"Ma è successo quattro anni fa." sibilò furiosa. La voce le tremava, ma non se ne curò. "Non credi che forse sarei cresciuta in questi ultimi anni?" concluse con tono sarcastico e una voce più alta di un'ottava. Sentiva una rabbia inimmaginabile crescerle dentro e sapeva che se sarebbe esplosa, avrebbe dato seriamente il peggio di sé e di certo avrebbe dimostrato a suo fratello quello che voleva assolutamente negare.

Ron non disse nulla. Ti ho fregato, pensò trionfante, ma quando la voce calma di Harry irruppe nel silenzio, si sentì perdere le forze.

"Beh, le storie che hai avuto, dimostrano una certa immaturità..."

Ginny si voltò furibonda verso il ragazzo. "Che intendi dire?!" chiese.

Harry non si scompose da quella brusca domanda. Ormai non si scomponeva più di niente da qualche mese, sembrava avesse perso la parte più vivace del suo carattere.

"Dean ci ha detto che ti ha lasciato perché ti comportavi come una bambina." rivelò con semplicità, gettando Ginny nello sconforto.

"Scommetto che anche Corner ti ha lasciato per lo stesso motivo!" aggiunse convinto Ron, agitando convulsamente la testa.

Ginny fissò prima Harry e poi suo fratello sbalordita. Ma si erano bevuto il cervello? A cosa si stavano appigliando, pur di convincerla a cambiare idea sul suo futuro?

Stava per esplodere, lo sentiva. Trattenne il respiro e una voglia matta di strozzare entrambi, cercando una risposta da dare loro oppure una soluzione che facesse capire il loro sbaglio senza l'utilizzo della violenza.

"Si dia il caso che i due idioti con cui sono stata non mi abbiano mai conosciuta affatto. Corner avrà trovato una scusa per giustificare il fatto che l'ho mollato e Dean doveva pur rimediare, per non rischiare di litigare con voi due!" spiegò loro cercando di non alzare troppo la voce, ma rischiando seriamente sulle ultime parole. 

Poi il colpo di genio. "E in ogni caso il mio nuovo ragazzo non la pensa così!" ecco, lo aveva detto. Senza pensarci due volte si era inventata una balla colossale pur di spuntarla da quella stupida discussione. Forse era vero, che sotto certi aspetti era ancora un po' immatura...

Ron aprì la bocca e la richiuse un paio di volte. Credeva di non aver capito bene. Fu Harry a prendere la parola.

"Hai un nuovo ragazzo?" chiese incuriosito.

Ormai il danno era fatto, perciò non le restava che continuare. "Sì, e..." il frusciare di un mantello catturò la sua attenzione. Uno studente, probabilmente maschio, data l'altezza e la corporatura, attraversò il corridoio alle spalle dei due ragazzi e svanì dietro l'angolo.

Ottimo, pensò Ginny, mentre rivolse un'occhiata sorridente verso suo fratello ed Harry.

"E...?" incalzò Ron, roteando la mano per spingerla a continuare.

"E ora me ne devo andare, il mio ragazzo è venuto a prendermi!" esclamò, quindi passò tra i due e iniziò a correre nella direzione in cui era sparito lo studente, poco prima.

Sentì che suo fratello ed Harry l'avevano seguita, curiosi di sapere chi fosse il suo ragazzo, perciò affrettò il passo e senza nemmeno vedere chi fosse il malcapitato, lo prese a braccetto.

"Tesoro, sono qui! Scusa il ritardo, ma adesso andiamo!" esclamò a voce alta, spingendolo lontano dagli occhi curiosi di Harry e Ron.

Avvertì un "Ma..." appena accennato, che interruppe immediatamente. "Stai al gioco adesso, e seguimi!" bisbigliò guardandosi intorno in cerca di una via di fuga.

Trascinò lo studente fin dietro un arazzo, nascondendosi finalmente dalla vista della sua invadente famiglia e solo allora tirò un sospiro di sollievo. Ora non restava che spiegare a quel povero ragazzo, che lo aveva usato per togliersi di torno due persone fastidiose.

Non fece in tempo ad alzare gli occhi e ad incrociare il suo sguardo disgustato, che una voce strascicata e un tono minaccioso per poco non le causarono un infarto.

"Si può sapere che diavolo stai facendo, stracciona?"

Ginny fece un lungo salto all'indietro con tanto di urletto spaventato, pose le mani in avanti e iniziò quindi a scuotere vigorosamente la testa.

"I-io? Niente! Ti ho scambiato per un'altra persona-scusa-ciao!" esclamò tutto d'un fiato, uscendo dall'arazzo e prendendo a correre come una matta nella direzione opposta a dove si trovava Draco Malfoy.

Si rifugiò senza indugio su una torre disabitata che da un po' di tempo era diventato il suo nascondiglio preferito. Ogni volta che aveva bisogno di stare da sola, di sbollire la rabbia o di piangere per qualcosa, apriva un passaggio segreto dietro una grande libreria dell'ultimo piano e saliva fin lassù, in quel posticino segreto abitato da alcuni quadri molto simpatici ed intelligenti con cui aveva fatto amicizia.

Erano ritratti di illustri filosofi e grandi maghi, che per chissà quale ragione, erano stati relegati in quella torre. E Ginny andava spesso a trovarli e a chiacchierare con loro.

Quel pomeriggio non parlò molto con loro, troppo presa com'era da quello che era accaduto. Si rincantucciò in un angolo, con le ginocchia al petto, e iniziò a riflettere.

Non era tanto il fatto di aver litigato con suo fratello e il suo amico ad averla sconvolta tanto, quanto quello di aver dato del 'tesoro' proprio a Draco Malfoy. E come se non bastasse aveva detto a Ron ed Harry che lui era il suo fidanzato. E se l'avessero riconosciuto? No, se non era successo a lei, figurarsi a suo fratello che non si rendeva conto nemmeno di ciò che accadeva sotto il suo naso!

Già, ma Harry? Lui forse sì, Harry non era uno stupido, anzi, spesso aveva notato che fosse un gran osservatore... forse li aveva visti assieme e adesso...

Scosse con vigore la testa. Non era possibile. Erano scappati via non appena lei lo aveva raggiunto e poi si erano nascosti dietro quell'arazzo... sì, doveva essere andata così... 

... ma perché diavolo aveva chiamato 'tesoro' Draco Malfoy?! Oddio, disgustoso!

Si chiuse nei suoi pensieri ancora per un po', prima di alzarsi in piedi e di salutare distrattamente i suoi amici. Era inutile nascondersi, si era auto-convinta che tutto fosse andato per il meglio e che d'ora in poi avrebbe soltanto dovuto inventare qualche balla sul suo nuovo fidanzato, niente di più.

Ma si rese conto ben presto di quanto sarebbe stato impossibile, quando una furia dai capelli ricci quasi non la investì con la sua irruenza.

"Ginny! Sono ore che ti cerchiamo, dov'eri finita?!" chiese sconvolta Hermione, mordendosi poi un labbro, con fare titubante, quasi avesse detto qualcosa di compromettente.

La rossa la guardò basita per qualche istante, prima di fingere un sorriso e di darsi un'aria disinvolta. "Ero con il mio ragazzo." spiegò candidamente.

Lo sguardo di Hermione si indurì. "Appunto." mormorò preoccupata.

Un secondo dopo la raggiunsero Harry e Ron. Suo fratello sembrava quello più sconvolto di tutti.

"Ma dico sei impazzita?!?!" urlò a gran voce.

Ginny inghiottì il vuoto. Temeva per quello che sarebbe accaduto, perché sapeva a cosa si stesse riferendo. Ma perché diavolo doveva fare quella scenata sotto gli occhi di tutti? Non poteva trascinarla in Sala Comune? No, meglio vicino alla Sala Grande, dove passavano tutti quanti!

Cercò comunque di rimanere impassibile. Chiuse gli occhi cercando le forze e quando li riaprì fu pronta ad affrontare il peggio. "A cosa ti riferisci?" chiese con calma.

"Che ci faceva Malfoy con te?" si intromise Harry, teso.

Fregata, pensò immediatamente. E ora, cosa fare? Dire tutta la verità o mantenere il gioco?

In quei minuscoli istanti di silenzio, Ginny cercò di razionalizzare la situazione. Se avesse dato una risposta negativa, ovviamente i suoi amici e suo fratello le avrebbero dato per l'ennesima volta della bambina, ma d'altra parte con una risposta positiva sarebbe stato praticamente impossibile continuare a fingere! Anche mentendo in continuazione Malfoy non avrebbe mai dato a vedere di stare con lei, perciò...

"Vuoi rispondere?!" incalzò impaziente Ron. "Stai davvero con Malfoy?!" cosa fare?

Aveva ancora lo sguardo basso e la mente nella confusione più totale, quando avvertì chiaramente un braccio che le cingeva con possessività le spalle. E poi una voce, la sua voce.

"Qualcosa in contrario, Weasley?"

Ginny vide solo le facce inorridite di Ron, Harry ed Hermione, quando riaprì gli occhi. Ovviamente anche lei non doveva avere un'espressione serena, visto che non si aspettava di certo che Draco Malfoy facesse una cosa simile.

Ron aprì e richiuse la bocca diverse volte, ma da essa non uscì alcun suono. 

"Che intenzioni hai, Malfoy? Lascia in pace Ginny!" esclamò invece Harry. La rossa notò il nervoso sul suo viso, ma soppesò maggiormente le sue parole... lasciarla in pace... cosa credevano, che lei fosse stata traviata e non avesse colpa in quella storia?

Trascurò il fatto che loro non avevano una storia e si concentrò sulla rabbia che provava. Ancora una volta, erano convinti che lei non potesse decidere da sola! Bene, e allora avrebbe continuato anche lei quella farsa!

Posò il braccio intorno alla vita di Malfoy e mostrò un'espressione decisa. "Lui non lascia in pace proprio nessuno, Harry! Lo abbiamo deciso insieme, quindi lasciateci in pace!"

Senza grandi complimenti trascinò il biondo Serpeverde verso il primo piano, cercando di porre una distanza di sicurezza da quelle persone che via via che il tempo passava, diventavano sempre più invadenti e fastidiose.

"Non riesco a crederci, Weasley! Le loro facce erano impagabili! Non credevo di poterle mai vedere così!" esclamò Malfoy ridendo, quando furono entrati un una classe vuota.

"Lasciamo perdere, Malfoy! Mi sorprende di più che tu, ti sia comportato in quel modo!" replicò, incrociando le braccia e guardandolo torva.

Draco si sedette su uno dei banchi e posò le braccia dietro la schiena. "Visto che urlavate così tanto, ho ascoltato la vostra conversazione, e allora ho capito che c'entravo anch'io e quello strano comportamento di questo pomeriggio..." spiegò con voce strascicata.

Ginny arrossì appena, ma si riprese immediatamente. "Già, ma non capisco perché tu abbia fatto finta di essere il mio ragazzo... sbaglio o ti disgustavano, gli Weasley?" concluse ironica.

"Stai scherzando, spero! Ho l'occasione di mettere seriamente in difficoltà San Potter e Lenticchia e tu, mi chiedi anche il perché?!" domandò stupito lui.

"Giusto, perché, domandartelo!" sentenziò pungente la ragazza.

"E poi tu sembri meno disgustosa di tutti gli altri." aggiunse vago Malfoy, mentre sfogliava annoiato un quaderno Babbano dimenticato da chissà quale studente.

Ginny voltò bruscamente lo sguardo verso di lui. Cos'era, un complimento? O un'offesa riuscita male?

Sospirò decidendo di lasciar perdere e si avvicinò a lui. "Comunque resta il fatto che ora mio fratello e i miei amici credono che noi stiamo insieme."

Draco alzò gli occhi grigi incrociando i suoi azzurri come il cielo d'estate e la fissò intensamente. "E perché non glielo facciamo credere ancora?" propose senza problemi.

"In che senso?" chiese Ginny confusa, inclinando leggermente il capo da un lato.

"A quanto ho capito, tu vuoi far valere le tue scelte e io voglio prendermi gioco di loro, perciò quale miglior occasione se non quella di farli rodere per qualcosa a cui tengono tanto?" spiegò con un ghigno stampato in volto.

"Hai idea di cosa accadrà quando la voce inizierà a circolare?" chiese Ginny impassibile, mentre la sua mente era ancora confusa.

"A me, sicuramente niente. Diranno che ho soffiato la ragazza ad Harry Potter e che lei è stata miseramente traviata, tutto qui. Quelli a cui andrà peggio saranno Potter e tuo fratello, credimi."

Ginny parve pensarci su. Non voleva ferire le persone a cui voleva bene, ma d'altra parte erano così asfissianti, che una lezione l'avrebbero meritata di certo! 

"D'accordo Malfoy, affare fatto. Staremo insieme per un mese e poi faremo finta di lasciarci di comune accordo, così io avrò la mia piccola vendetta e tu ti sarai divertito abbastanza!" gli porse la mano con fare deciso.

Il biondo la guardò esitante, ma Ginny la avvicinò ancora di più. "Iniziamo bene! Ti interesserà sapere che non ho malattie infettive e che mi lavo ogni giorno! Se dobbiamo essere fidanzati, dovrai pur avvicinarti a me, qualche volta!"

Il ragazzo ricambiò quel gesto sbuffando. "Ho capito, cercherò di ricordarmelo!"

Ginny sorrise trionfante e fece per voltarsi, ma la voce del mago la fermò. "Ah, vedi di fare attenzione, Ginevra." la richiamò marcando bene il suo nome di battesimo. "Se dovrai essere credibile, almeno non chiamarmi per cognome."

La superò e uscì dall'aula con un cenno della mano, lasciandola sola.

Solo allora, Ginny si accorse che stava trattenendo il fiato. Ancora non credeva alla situazione in cui si era cacciata senza volerlo.

<<>>

La prima settimana fu più dura di quanto immaginasse. Suo fratello Ron scattava ogni volta per litigare, Hermione la riprendeva ogni volta che la vedeva ed Harry semplicemente non le parlava più.

Era ovvio che reagissero in quel modo, dopotutto Malfoy era il loro nemico ad Hogwarts, era figlio di un Mangiamorte e non aveva mai esitato a creare loro problemi, fin da quando frequentavano il primo anno. E sapere che una persona a cui fossero legati da profondo affetto, fosse vicina ad un tipo simile, non facilitava certo le cose.

Ma Ginny, nonostante lo trovasse difficile, non si lamentava. Aveva ottenuto la sua vendetta, aveva dato loro una lezione esemplare, tanto che quando si era recata al colloquio con la McGranitt, nessuno di loro aveva fatto un'obiezione sulla carriera che volesse scegliere, e anche la professoressa di Trasfigurazione aveva acconsentito, dopo essersi fatta assicurare che la sua scelta fosse stata ben motivata.

Con Malfoy avevano concordato di far credere agli altri di vedersi regolarmente. Non c'era bisogno che lo facessero sul serio, l'importante che la voce girasse e Ginny ogni tanto sparisse spiegando di dover andare dal suo fidanzato.

La voce per la scuola si era sparsa senza ostacoli come un fiume in piena; si era insinuata ovunque, nei bagni, per le classi, in Sala Grande, per i corridoi. Tutti ormai parlavano della coppia del momento, e la pensavano proprio come aveva predetto Draco, cioè che lei aveva mollato Potter per il suo nemico.

Come se mai avesse avuto una storia con il ragazzo sopravvissuto.

Comunque abituarsi a quelle voci, fu forse la cosa più difficile. Dopo un primo momento si era stancata di venire adocchiata da tutti e sentire mormorii continui alle sue spalle, così sempre più spesso si andava a rifugiare nel suo posto segreto, dove chiacchierava con i personaggi dei ritratti.

Aveva loro spiegato tutta la faccenda, e anche se un mago alchimista le aveva dato perfettamente ragione, molti ne erano stati contrari e l'avevano ammonita.

"Sta attenta, piccola Weasley, ti si potrebbe ritorcere contro!" le aveva detto il quadro di un famoso filosofo.

Lei non aveva comunque dato ascolto, soprattutto dopo l'esito del colloquio con la McGranitt.

Un pomeriggio passeggiava senza meta per i corridoi di Hogwarts. Non aveva voglia di discutere con i suoi amici nella torre, e aveva detto ai suoi compagni di avere un appuntamento con Draco.

Già, Draco... era stato difficile le prime volte, ma per lo meno adesso non diceva più. "Devo vedermi con Malfoy." era imbarazzante quando l'interlocutore si rendeva conto che stava parlando del suo ragazzo.

Sospirò annoiata e forse un po' depressa. Dopotutto stare da sola non le piaceva molto e le sue amiche si erano un po' allontanate quando avevano saputo la notizia...

"Che ci fai in giro? Se ti vedessero da sola, penseranno che ci siamo lasciati." la voce strascicata dell'oggetto dei suoi pensieri, la riportò sulla terra. Davanti a lei, Draco Malfoy la guardava con un ghigno sul volto e le braccia incrociate.

"E tu allora?" chiese con voce piatta.

"Beh, mi sembra che questa messa in scena importi più a te che a me."

"E allora perché mi stai appoggiando?" replicò Ginny dandogli appena un'occhiata.

"Ieri tuo fratello mi ha fissato digrignando i denti per tutte e due le ore di Pozioni, è stato davvero divertente! Piton gli ha tolto dieci punti perché faceva troppo rumore." spiegò malignamente divertito, iniziando a seguire la ragazza che sembrava avere l'intenzione di ignorarlo.

"Capisco..." mormorò lei. Non che fosse felice per i punti persi e perché Malfoy derideva suo fratello, ma almeno Ron stava rodendo parecchio per quella faccenda e questo se non la rallegrava, almeno la soddisfava. "Comunque mi sto annoiando perciò faccio due passi."

"Non so se mi disgusta sapere che abbiamo avuto lo stesso proposito o se devo prenderla come una buona idea per questa farsa."

Ginny alzò un sopracciglio, fissandolo. "Che dilemma terribile! Potresti distruggerti pensandoci!" ironizzò pungente.

"Non credevo riuscissi a rispondere come si deve, tuo fratello non ne sarebbe capace." constatò quasi sorpreso il biondo. Voltò all'improvviso per il corridoio che portava al piano di sotto e Ginny fu costretta a seguirlo.

"Ma lo hai detto anche tu che sono la migliore degli Weasley." lo canzonò appena, aumentando il passo per stargli dietro. "Ma dove vai?"

"Seguimi." le disse in tono perentorio, sorridendo impercettibilmente per la risposta di prima.

La condusse fuori dalla scuola e poi per i giardini tortuosi che circondavano il castello. 

Non appena furono all'aria aperta, l'aria autunnale, fredda e umida, la colpì in pieno e le penetrò sotto la camicia e il maglioncino leggero che indossava. Al contrario di Malfoy infatti, non aveva addosso un mantello, perciò via via che il ragazzo si inoltrava tra i viali erbosi, lei rallentava sempre di più fino a fare fatica a stargli dietro.

Dopo qualche minuto però, Draco si voltò spazientito verso di lei. "Si può sapere perché ci metti tanto? Sei una lumaca, credimi."

"E' che ho freddo!" esclamò lei con una vocina capricciosa. "Si gela qui fuori!"

Abbassò lo sguardo per chiudersi meglio il maglione sul petto, quando qualcosa di pesante, incredibilmente caldo e avvolto da un profumo pungente, le arrivò in pieno viso, travolgendola.

"Ma che diav-"

"Sbrigati a metterlo se vuoi venire con me." gli disse lui, voltandosi di nuovo e riprendendo a camminare.

Ginny fissò con meraviglia il mantello di Draco per alcuni istanti, prima di indossarlo velocemente e intraprendere una corsetta per raggiungerlo.

"Ma tu non hai freddo?" chiese preoccupata, mentre sentiva un fremito dietro la schiena al pensiero che quell'indumento avesse il suo calore e il suo profumo.

Draco non si voltò. "No, avevo caldo invece." rispose atono, continuando a camminare.

Fecero in silenzio il giro del castello, fino a trovarsi dalla parte opposta. Poi, Malfoy guidò Ginny lungo un sentiero appena segnato, fino ad arrivare ad una radura solitaria e affascinante. Tutt'intorno gli alberi circondavano una prato ancora verde, tre panchine di marmo che un tempo doveva essere stato bianco, e una fontana raffigurante tre putti che avevano in mano delle brocche da cui sarebbe dovuta uscire l'acqua. Davanti alle panchine, tra i rami più pesanti che ne celavano in parte la vista, un pezzetto di cielo azzurro spezzava il verde cupo della vegetazione.

Ginny si avvicinò incantata e incuriosita e scoprì che oltre una ringhiera posta a protezione, vi era uno splendido paesaggio. Due montagne, alte e aguzze, interrompevano la distesa azzurra con le loro rocce prive di vegetazione, ma rigogliose alle fondamenta, dove lo sguardo dell'osservatore vi si posava scendendo lungo i costoni ripidi. In basso, la valle si stendeva fino all'orizzonte, macchiata di piccoli paesini e di campi coltivati.

"Ma è... stupendo!" soffiò stupita la ragazza, mentre gli occhi illuminati di meraviglia spaziavano da un parte all'altra.

"Sì, è un posticino accettabile." sminuì completamente Draco, sedendosi elegantemente su una delle panchine, quella che dava esattamente sul paesaggio bucolico. "E poi ci vengo per stare un po' da solo." spiegò accavallando le gambe.

Ginny si avvicinò al ragazzo e si sedette al suo fianco. "Cos'è, un tuo posto segreto?" chiese. Avrebbe voluto essere ironica, invece le riuscì un'aria particolarmente seria.

Draco sbuffò divertito. "Non credo proprio! Tutti i Serpeverde lo conoscono, e forse anche qualche Corvonero." spiegò.

"Ah..." disse soltanto lei. Pareva delusa per quella sua risposta, per un attimo aveva creduto che anche lui avesse bisogno come lei di un posto in cui rifugiarsi. Ma un Malfoy avrebbe mai potuto nascondersi dal mondo per riflettere in solitudine? Bastava solo pensare che non aveva fatto una piega sul fatto che fosse sulla bocca di tutti, anzi al contrario aveva notato che la popolarità doveva piacergli molto.

"Sarai soddisfatta di quello che è successo." parlò Draco, interrompendo quel silenzio tuttavia non imbarazzante o teso.

Ginny alzò lo sguardo pensierosa. Incrociò i suoi occhi grigi e per un attimo avvertì come un'esitazione. La ignorò completamente. "Lo sono." rispose senza troppo slancio. "Finalmente mio fratello è troppo impegnato a litigare su di noi per poter pensare a cosa voglio fare della mia vita."

"Aspetta, fammi indovinare! Scommetto che vuoi diventare un'Auror!" la schernì lui con tono maligno.

"E' inutile che tu faccia del sarcasmo, Malfoy, la mia decisione è seria, come lo è questa guerra." ribatté decisa la rossa.

"Draco, Ginevra, non lo scordare." fece invece lui, marcando ancora una volta sul suo nome. Odiava quando faceva così! "E poi sei sicura che questa sia la decisione giusta?" le chiese a bruciapelo.

Ginny si irritò. "Non iniziare anche tu a farmi la predica... Draco!" fece altrettanto con il suo nome. "Tu soprattutto, non puoi farlo!" aggiunse incrociando le braccia infastidita, mentre il pensiero di essersi spinta troppo oltre iniziò a vorticarle in testa. 

Il ragazzo però, non si scompose. "Hai ragione." le disse soltanto.

La rossa lo guardò leggermente stupita. "Quindi tu vuoi diventare un Mangiamorte?" chiese. Un secondo dopo si coprì la bocca con una mano. Che stupida, ora sì che stava scherzando col fuoco.

"Tu che ne pensi?" le fece eco lui, roteando gli occhi verso di lei.

Ginny rifletté in silenzio per qualche istante, anche per rendersi conto che lui non l'aveva ancora minacciata né si era stufato di quel discorso. Visto che reagiva così, tanto valeva dirgli tutta la verità. "Dico che c'è una bella differenza tra fare lo sbruffone con gli studenti più deboli e uccidere la gente." spiegò seria.

Lui non rispose, ma continuò a fissare il cielo ora rosso fuoco, il colore del tramonto.

"Tu... vuoi davvero essere un Mangiamorte?" gli chiese ancora, ormai sapendo di aver superato quella barriera di sicurezza. Era titubante e temeva che lui avrebbe reagito in maniera brusca o violenta, invece Draco si alzò in piedi e si sistemò la cravatta.

"Non tutti sono decisi come te, Weasley. Ora andiamo, si è fatto tardi."

Si incamminò lungo il sentiero senza più dire una parola. Ginny lo seguì pensierosa fin davanti al portone del castello, e poi gli restituì il mantello. Lo ringraziò, ma Draco non rispose e si allontanò verso i sotterranei, molto probabilmente nella sua Sala Comune.

Quel pomeriggio si accorse di aver compreso una parte del borioso Draco Malfoy che forse pochissimi avrebbero mai potuto conoscere.

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Nei giorni seguenti, Ginny incontrò un paio di volte ancora Malfoy.

Non tornarono più sull'argomento di quel pomeriggio, ma al contrario trascorsero alcune ore a pianificare quello che sarebbe dovuto apparire come un appuntamento, durante il loro primo fine-settimana ad Hogsmeade. Quella sarebbe stata l'ultima volta in cui si sarebbero visti; da quel giorno in poi, il patto sarebbe scaduto e tutti avrebbero dovuto pensare che avessero litigato e si erano lasciati.

Così lei avrebbe detto di aver capito lo sbaglio fatto e lui che si era stancato di 'quella sciocca ragazzina'. E tutto sarebbe tornato come prima, esattamente come prima.

Durante la seconda settimana fu quasi divertente farsi beccare assieme da Ron e dai suoi amici. Per Draco lo era moltissimo, per lei invece un po' meno, ma il pensiero che presto tutto sarebbe finito l'aiutava ad andare avanti. Dopotutto se avessero smesso in quel momento, sarebbe stato troppo poco e quasi sicuramente la sua famiglia avrebbe ricominciato ad angustiarla. No, se doveva dare loro una lezione, doveva andare fino in fondo.

"Ehi, Weasley, mi ascolti? Non fissare come un'ebete il lago, ascoltami una buona volta!" Malfoy la richiamò con il suo solito tono pungente. Erano seduti davanti al lago della scuola, intenti nei loro piani. Quel giorno avevano deciso di non andare nel solito posto, ma di farsi vedere in coppia, visto che alcuni, tra cui proprio Harry, si erano accorti che nessuno li aveva visti mai in atteggiamenti da... 'fidanzati'.

Ginny, che aveva preso a fissare lo specchio d'acqua senza in realtà vederlo, aveva scosso il capo e aveva rivolto al ragazzo un ghigno dei suoi. "Ginevra, Draco, ricordalo." lo richiamò in tono scherzoso. Era diventata ormai una cantilena. L'abitudine di chiamarsi per cognome era fin troppo radicata, tanto che spesso era l'altro che doveva ricordare l'errore.

Il ragazzo sbuffò spazientito. Lo faceva sempre quando era ripreso. "Lo so, non c'è bisogno che me lo ricordi!" si lamentò come al solito.

"E allora tu non sbagliare." replicò serafica lei, sorridendo candidamente. "Piuttosto, di cosa parlavi?"

"Che sarebbe il caso di litigare ad Hogsmeade... sarebbe più convincente, non trovi?"

Ginny lo guardò preoccupata. "Che intendi con 'litigare'?" chiese.

Draco alzò un sopracciglio e incrociò le braccia. "Devo farti un disegnino, Weasley?"

"Ginevra."

"Quello che è! Dobbiamo solo litigare da qualche parte e dire che è finita, che io mi sono stancato di te e che tu hai capito di aver sbagliato. In questo modo ci saranno anche dei testimoni..." spiegò meglio.

La rossa ci pensò su, qualche istante. L'idea era buona, e di sicuro i suoi amici e la sua famiglia l'avrebbero perdonata prima se per caso si sarebbe fatta sfuggire qualche incantesimo...

"D'accordo..." sospirò rassegnata. Ormai non sapeva più da quando aveva superato il limite della razionalità. "Prepariamoci prima, però, le battute da dire, non vorrei che sbagliassimo qualcosa." propose alzando lo sguardo appena sopra la spalla del ragazzo.

"Accidenti!" imprecò all'improvviso, abbassandosi per nascondersi dietro Malfoy.

Draco la guardò leggermente sorpreso. "Che ti prende?" chiese con voce strascicata.

"Non. Ti. Muovere. Ci sono mio fratello e gli altri davanti al portone della scuola... potrebbero vederci." spiegò agitata, cercando di sbirciare oltre il ragazzo.

"E allora? Facciamo finta di niente, che vuoi, farti scoprire?" sminuì Draco, con tono serio.

"Certo che no, ma sospetto di Harry... ho paura che possa pensare che sia tutta una farsa."

"E cosa te lo fa credere?" chiese indispettito lui.

Ginny inghiottì il vuoto quando notò che Hermione, Harry e Ron si stavano avvicinando. Erano impegnati in chissà quale discussione, ma presto si sarebbero accorti di loro. D'un tratto, un colpo di genio le attraversò la mente.

"Dammi un bacio." disse decisa, fissando i suoi occhi grigi.

Malfoy parve sorpreso. "Baciarti? Ma Weasley, sai almeno come si fa?" la schernì.

Ginny non attese altro tempo, posò una mano sulla nuca pallida del ragazzo e avvicinò le labbra sottili alle sue. Draco rispose al bacio quasi subito, tirandola per la vita e avvicinandola al suo petto.

Le sue orecchie registrarono appena la voce schifata di suo fratello che diceva ai suoi amici di andarsene.

Ma che diavolo le stava accadendo? Possibile che ci trovasse gusto a baciare un bastardo come Draco Malfoy? Sì, che ci provava gusto, sentiva il desiderio di assaporare quelle labbra che cresceva sempre di più e per qualche istante sperò che quel contatto non si esaurisse così presto.

Lasciò che lo stesso Malfoy approfondisse il bacio e anzi rispose con la stessa intensità, con lo stesso ardore... ma lui sentiva quello che lei stava provando?

Capì di non poter più respirare e abbandonò a malincuore quelle labbra. Aveva ancora il fiatone e sentiva quello del ragazzo premerle contro le labbra ormai rosse, essendo il suo viso appuntito ancora a pochi centimetri dal suo.

Chiuse gli occhi per cercare di riprendersi. "Se... ne sono... andati..." constatò, non sentendo più nessun rumore intorno a loro.

Draco chiuse gli occhi e abbassò lo sguardo prendendo un forte respiro. "Giusto." si asciugò le labbra e si voltò verso lo specchio d'acqua del lago.

Ginny fece altrettanto, mentre il suo respiro tornava regolare.

"Bene." riprese lui, dopo qualche istante di silenzio. "Credo che li abbiamo convinti abbastanza."

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La storia del bacio fu un altro argomento tabù, su cui evitarono di tornare ancora. Ginny col tempo era riuscita a non pensarci più e soprattutto a dimenticare il piccolo particolare che quel bacio le era piaciuto.

Le ci era voluto un po', ma alla fine si era convinta che fosse stata presa dal momento e che in fin dei conti non era stato importante né era da considerare ancora.

E poi la sua mente era stata occupata da un grosso problema, che si era affacciato quando aveva preso un brutto voto nella sua materia preferita, Difesa Contro le Arti Oscure. E quando si erano aggiunti anche quelli catastrofici in Pozioni e in Trasfigurazione, si era resa conto di dover correre ai ripari.

Se voleva diventare un'Auror, doveva conseguire degli ottimi G.U.F.O. in quasi tutte le materie che frequentava, e soprattutto in quelle tre.

Perciò gli incontri con Malfoy si trasferirono in Biblioteca. Ma studiare e concentrarsi con gli occhi di tutti gli studenti che li notavano mentre erano lì, era quasi impossibile, così decise di fare una cosa che non si sarebbe mai immaginata.

"Non lamentarti, Malfoy, siamo arrivati!"

"Lo spero per te! Ancora non capisco perché non possiamo studiare in Biblioteca, visto che l'hanno creata anche per questo!" puntualizzò seccato Draco. 

Erano diversi minuti che seguiva quella sciocca ragazzina su per una lunga scalinata. Erano passati attraverso un passaggio segreto dietro una libreria e avevano preso a salire verso forse, una torre, vista la disposizione delle scale a chiocciola.

"Perché sono stufa di sentire i mormorii schiocchi delle ragazzine e gli occhi rabbiosi di mio fratello puntati sulla schiena!" replicò lei alzando gli occhi al cielo.

"Ma se non mi sbaglio, era proprio questo, quello che volevi." fece invece il ragazzo, sbuffando per la lunga scalinata. "E poi voglio sapere dove diavolo stiamo andando!" concluse autoritario, aumentando il passo fino a raggiungerla e voltandola verso di lui.

Ginny si sentì mancare il fiato, quando la mano del ragazzo la strattonò bruscamente perché lo guardasse in faccia, ma cosa peggiore fu che le lise e vecchie scale non consentissero un buon equilibrio. Scivolò in avanti e forse fu un bene che il corpo di Draco parasse la sua caduta, perché altrimenti avrebbero dovuto recuperarla in chissà quali condizioni all'inizio della scalinata.

Il contatto con il busto caldo di Malfoy, la confuse e la lasciò interdetta per qualche istante. Draco indietreggiò di un passo, per cercare di restare in equilibrio e dapprima non reagì a quello scontro. Fu invece Ginny, ad alzarsi in piedi, facendo forza con le mani sulle braccia del ragazzo e a guardarlo indispettita.

"E sta' più attento, accidenti a te!" esclamò.

Draco la guardò sorpreso. "Io, dovrei stare attento? Guarda che sei tu, che mi sei caduta addosso!" puntualizzò irritato.

"Sì, ma tu mi hai spinto, però! Se fossi un attimo più gentile, forse queste cose non accadrebbero!" ribatté concisa la rossa, incrociando le braccia e voltandosi per riprendere a camminare.

Era la seconda volta che si avvicinava così tanto a lui, e ancora una volta aveva sentito un fastidioso sfarfallio all'altezza dello stomaco. Che diavolo le stava prendendo?

"Allora?" interruppe i suoi pensieri lui.

Ginny incrociò i suoi occhi grigi. "Allora che...?"

"Quando si arriva, Weasley, ci vuole tanto per capirlo?" le chiese Draco come se si stesse rivolgendo ad un'idiota.

Ginny sbuffò esasperata. "Datti pace, un giro di scalini e ci siamo!" dopo di che non lo ascoltò più. Prese a salire con passo più svelto e in pochi istanti fu finalmente nel suo posto segreto. 

Aveva riflettuto molto se svelare o no a Malfoy, l'esistenza di quel suo nascondiglio, ma alla fine, data la situazione fastidiosa in Biblioteca, si era vista costretta. In realtà aveva evitato di pensare che tutto sommato avrebbero potuto anche andare a studiare in riva al lago o in quel magnifico posticino dietro il castello. 

No, lei voleva che Draco conoscesse quel luogo dove lei amava ritirarsi in silenzio, come lei conosceva il suo. Ma ammetterlo chiaramente era tutta un'altra cosa.

"Siamo arrivati, sciocco." gli disse stizzita, aprendo la porta della torre e lasciandolo entrare. Malfoy si guardò intorno sorpreso e volse un paio di occhiate curiose ai dipinti sulle pareti, che lo osservavano stupiti e mormoravano chissà cosa nelle orecchie dei compagni vicini.

"E' qui che vengo quando voglio starmene da sola..." spiegò ora con voce più calma. "Ma al contrario dello spiazzo dietro il castello, questo lo conosco solo io."

Draco si voltò con un'espressione accigliata e incrociò il suo sguardo azzurro. "E perché lo hai mostrato a me?" chiese. Non c'era traccia di arroganza nella sua voce, ma solo mera serietà.

In un primo momento Ginny non riuscì a trovare le parole giuste per rispondergli, ma dopo aver allontanato da sé quello sguardo magnetico, iniziò ad agitare le braccia e a portare la cartella verso il davanzale che avrebbe utilizzato come base d'appoggio.

"Qui staremo tranquilli e nessuno verrà a disturbarci! Ho bisogno di concentrazione!" disse velocemente e incespicando su alcune parole.

Draco non parve molto convinto, ma fece un mezzo giro su se stesso e riprese a guardarsi intorno. "Avrei preferito comunque la Biblioteca, qui non posso vedere le facce di Sfregiato e Lenticchia che si torturano perché ti ho traviata..." si lamentò quasi deluso.

Ginny sorrise divertita. "Sembri un bambino a cui è stato tolto il giocattolo, Malfoy, non è da te!" lo schernì bonariamente.

"Ehi, come osi!" fece lui offeso, si avvicinò e in un paio di falcate fu a pochi centimetri dal suo viso. "Non dimenticare con chi hai a che fare, ragazzina! Se scherzi col fuoco, rischi di scottarti..." concluse con un tono di voce piuttosto basso e malizioso.

Ginny sostenne il suo sguardo imperterrita. Per un attimo temette che lui potesse sentire il battito frenetico del suo cuore, perché si era accorta che non era un sentimento di paura, quello che stava provando, ma ben altro.

Trattenne il fiato quando vide il volto del ragazzo avvicinarsi di più, mentre in silenzio la fissava con insistenza. Sentiva i suoi occhi grigi e magnetici puntati suoi propri e questo l'agitava ancora di più. Cosa sarebbe successo? Si sarebbero baciati? Ma questa volta non c'erano fratelli o amici nei paraggi, non dovevano fingere...

... perché era quello che facevano, fingere.

Fu insolito notare come allontanarono contemporaneamente i loro sguardi e li posarono da qualche altra parte, arretrando di pochi passi. Ginny riprese a respirare, prese in mano la sua cartella e cercò il suo libro di Pozioni e una pergamena pulita per poter scrivere.

"Credo... credo sia il caso di mettersi a lavorare..."

Si chiese se Malfoy avesse ascoltato le sue parole, o se fosse uscito da quella torre, sbattendo la porta, prima di sentirla. L'unica cosa certa era che qualcosa dentro di lei era cambiato completamente...

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Adesso capiva perché Hermione delle volte diceva di odiare suo fratello Ron. Era inconcepibile come riuscisse con tanta facilità ad offendere le persone e a farle infuriare terribilmente.

Quel pomeriggio era stato veramente pesante con le parole e cosa ancora peggiore, nessuno dei suoi amici aveva anche solo pensato di difenderla o di darle una mano.

"Magari adesso ci dirai che sei diventata una Mangiamorte e che te la fai con il Signore Oscuro!"

Mentre alcune lacrime percorrevano le sue guance lisce si chiese se suo fratello avesse tutti i neuroni al loro posto oppure no. Diventare una Mangiamorte?! Farsela con il Signore Oscuro?! Con Voldemort?!

Sì, doveva essere per forza così, era impazzito del tutto, il cervello era andato in vacanza - o forse non aveva mai iniziato a lavorare - e aveva iniziato a sparare cazzate a tutta forza, in preda alla rabbia.

Va bene dargli una lezione, ma se le cose rischiavano di peggiorare, sarebbe stato meglio finirla lì!

"Ciao." la voce piatta di Draco Malfoy la fece sussultare.

Quando era entrata piangendo, aveva lasciato la porta aperta, e adesso, al buio e senza altra luce se non quella della luna, non si era accorta dell'ombra che era entrata e che l'aveva notata, accucciata per terra, vicino alla finestra.

"C-ciao." rispose atona, celando una voce triste e asciugandosi con la manica gli occhi bagnati.

Intravide Malfoy avvicinarsi a lei. Aveva le mani in tasca e camminava ciondolando. Non riuscì a scorgere l'espressione che aveva sul viso.

"Che ci fai qui?" chiese senza troppo entusiasmo. Era dal giorno dell'episodio su quella stessa torre che non lo vedeva. Le aveva mandato un gufo dicendole che aveva da fare, ma che avrebbe potuto continuare a dire ai suoi amici che si vedeva con lui. In quei quattro giorni che seguirono non le era capitato nemmeno di incrociarlo per i corridoi, o forse era stato lui ad evitarla...

"Me ne andavo a spasso, quando ho sentito due tue compagne che parlavano di una certa discussione..." spiegò vago lui.

"E allora?" chiese bruscamente, quasi a voler dire 'a te che importa'.

Draco non si scompose. "E allora, ascoltandole, ho capito che tuo fratello è stato più idiota del solito." concluse serafico.

Ginny si alzò in piedi, furiosa. In quel momento ce l'aveva con il mondo, con tutti e anche con lui! Che cosa era venuto a fare, a prendersi gioco di lei e della sua famiglia per quello che era accaduto?

"Smettila di offendere mio fratello." disse minacciosa, sentendo la rabbia che aumentava. Finora aveva sempre sopportato gli insulti di Malfoy su di lei e sulla sua famiglia, ma adesso non poteva più concepirli, era davvero troppo.

Draco rispose con un ghigno. "E perché non dovrei, ha offeso sua sorella come un idiota, invece di tentare di convincerti a desistere!"

"Sono stanca di sentirti offendere la mia famiglia, Malfoy, adesso basta!!" esclamò la rossa a gran voce.

"L'ho sempre fatto, Weasley, perché non dovrei continuare." replicò con calma lui, nonostante si sentiva che il tono di voce era volutamente controllato.

"Abbiamo fatto un accordo, l'hai scordato?! Potresti almeno evitare, in mia presenza!"

I raggi di luna illuminarono i lineamenti più induriti del ragazzo. Ginny intravide le sue sopracciglia corrugate e le labbra sottili curvate in una smorfia di rabbia.

"Non puoi pretendere che io cambi atteggiamento solo perché ho fatto uno stupido accordo con una sciocca ragazzina pezzente come te!" sputò tutte quelle cattiverie tutte d'un fiato.

Ginny rimase a bocca aperta. Non credeva che potesse arrivare a tanto, non dopo quello che era successo, non dopo tutti quei giorni passati insieme... non dopo essersi mostrati a vicenda le loro debolezze... 

... già, debolezze... se proprio era deciso a comportarsi così, allora avrebbe ricevuto quello che si meritava.

"Hai ragione..." disse con calma, misurando il tono di voce. Ansimava per la rabbia, ma prese fiato per quello che voleva dirgli. "E io non avrei dovuto fare un accordo con uno che non sa nemmeno cosa vuole dalla sua vita."

Attraversò l'uscita e prese le scale velocemente, senza voltarsi né lasciargli la possibilità di replicare. Aveva avuto quello che si meritava... e ormai era chiaro che fosse tutto finito.

A meno di tre giorni dalla conclusione del loro patto, tutto si interrompeva con quelle terribili parole.

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Hogsmeade non le era sembrata mai così noiosa. Eppure era il giorno di Halloween, le strade erano affollate da studenti allegri e festosi, le vetrine dei negozi erano fastosamente allestite in onore della festa imminente e persino il tempo aveva dato tregua a chi si era avventurato fuori dal castello di Hogwarts e aveva regalato una splendida giornata di sole.

Ma tutto questo a Ginny non interessava. L'unica cosa che aveva in testa in quel momento era che quel giorno lei e Draco avrebbero dovuto concludere la loro messa in scena con una bella lite nel bel mezzo della strada.

Peccato che la lite fosse stata anticipata tre giorni prima. 

"Ginny? Sei di questo mondo?" 

La voce seria di Luna Lovegood, interruppe i suoi pensieri. La rossa sorrise grata all'unica amica che non l'aveva abbandonata.

"Non proprio... sai, pensavo..." iniziò, ma le mancò la forza per continuare.

Luna, notando la sua esitazione, distolse lo sguardo da un albero su cui cinguettava un passerotto, e fissò l'amica. "A Malfoy e al vostro accordo, immagino..." concluse per lei.

Ginny abbassò lo sguardo sconfitta. Dopo la lite di quella sera, aveva preso ad evitare tutti e spesso a chiudersi nella propria camera. Soltanto Luna Lovegood, però, l'aveva avvicinata chiedendole cosa le fosse successo e addirittura complimentandosi del fatto che avesse trovato un bel ragazzo.

La rossa allora, era scoppiata in lacrime e le aveva rivelato tutta la faccenda. Luna si era dimostrata molto comprensiva, e aveva evitato di darle giudizi, cosa di cui Ginny non aveva assoluto bisogno.

Sapeva già che quello che aveva detto a Malfoy era stato terribile. Quel ragazzo doveva decidere se diventare uno spietato assassino e seguire le orme di suo padre, oppure rinunciare e per giunta rischiare la vita, perché era ovvio che Voldemort non avrebbe mai ammesso che un promesso Mangiamorte cambiasse idea dall'oggi al domani.

Perciò era lampante che quelle parole fossero state molto più pesanti di quelle che le aveva rivolto lui, anzi delle solite che le rivolgeva lui.

Non lo aveva più visto. Per i corridoi, in Sala Grande, durante le lezioni lui era sempre stato prima di lei o doveva ancora arrivare. Non sapeva se lo faceva opposta oppure era solo una coincidenza, l'unica cosa certa era che se fino ad un mese prima se lo ritrovava sempre tra i piedi, ora era quasi come se non frequentasse Hogwarts.

"Su con la vita, Ginny, dopotutto siete sempre stati nemici, e adesso è tornato tutto come prima." esclamò con semplicità Luna.

"Non è vero... non è tutto come prima." replicò con tono deluso la rossa.

Non poteva essere tutto come prima, per il semplice fatto che adesso sentiva qualcosa per Draco Malfoy che prima non si sarebbe mai sognata di provare.

Amore?

Chi lo sa, però ogni volta che pensava a lui stava sempre peggio, e durante quelle ultime settimane aveva notato che incontrarlo le faceva veramente piacere. Se Amore era una parola molto grossa, comunque non poteva negare di provare un sincero sentimento per lui.

L'unico problema era che lui era Draco Malfoy, il suo nemico passato, adesso presente e anche futuro, se sarebbe diventata un'Auror, perciò era impossibile provare dei sentimenti per un tipo come lui, praticamente inconcepibile.

Luna non rispose a quelle parole, ma spostò l'attenzione sulla figura che, spalle al muro e braccia incrociate, sembrava stesse aspettando qualcuno. Era impossibile non riconoscere a chi appartenessero quella capigliatura chiarissima e quello sguardo strafottente.

Diede uno strattone all'amica, perché notasse anche lei. Ginny si sentì mozzare il fiato. Vederlo dopo quei giorni che a lei erano sembrati un'eternità, le aveva fatto balzare il cuore in gola. Per un attimo il pensiero che stesse aspettando lei, le attraversò la mente, ma quello dopo si sentì una stupida, perciò abbassando lo sguardo e velocizzò il passo, per poterlo superare quanto prima.

Gli aveva già dato le spalle quando sentì la sua voce chiara e seria. "Avevi ragione... non so ancora niente di cosa farò della mia vita."

Quelle parole, così semplici e senza note di malizia o di scherno, le arrivarono fino al cuore. Si fermò di colpo, fissando sbalordita la strada. Allora era davvero lei che stava aspettando.

"Le mie compagne vogliono farmi uno scherzo... penso che andrò via prima che lo facciano." disse Luna con la sua solita aria svampita. Si allontanò senza aggiungere altro né attendere una risposta.

Trascorsero alcuni istanti di silenzio, prima che Ginny decidesse di voltarsi. Si trovavano in una strada quasi deserta, ma che si collegava con quella principale, perciò il brusio allegro dei loro compagni, rompeva quel silenzio imbarazzante.

"Credevo... credevo non volessi più parlarmi..." mormorò mortificata, il capo chino e lo sguardo sulle sue scarpe.

"Lo credevo anch'io." rispose piatto Draco.

"Come mai, allora?" domandò la ragazza, stupita.

Draco si guardò un attimo intorno, quasi volesse prendere tempo. "Oggi doveva scadere il nostro accordo." cambiò discorso.

Ginny sorrise amaramente, senza volerlo. "Beh, credevo si fosse sciolto tre giorni fa!" puntualizzò sarcastica. "Dopotutto abbiamo litigato prima!"

Draco ghignò. "Già, ma così non abbiamo testimoni."

"Meglio per te... con quello che ti ho detto, avresti potuto perdere la faccia!" ribatté la ragazza. Se per un momento un tiepido sorriso le era apparso sul volto, quando alzò lo sguardo e incrociò quello cupo di Draco, si sentì terribilmente in colpa e tutto il rimorso degli ultimi giorni le ripiombò come un macigno sul cuore.

"Senti, perdonami, non avrei dovuto dire quelle cose..." fece abbassando nuovamente il capo.

"Andiamo Weasley, non ti rimangerai tutto! So benissimo che sotto sotto sei contenta perché ti sei rifatta di tutti i miei insulti!" scherzò invece il biondo.

Ginny sorrise, questa volta, davvero di cuore. Ridacchiò divertita, pensando che fosse proprio come aveva detto lui, ma di certo non si aspettava che Draco approfittasse di quel momento per posare le sue labbra su quelle di lei ancora sorridenti.

Non si fece attendere molto per rispondere al bacio, e proprio come quella volta in riva al lago, sentì un'esplosione di emozioni agitarle l'animo e un forte desiderio di averlo vicino si riaccese nel suo cuore.

Quando le labbra di lui, abbandonarono le sue, aprì gli occhi incantata e incrociò il suo sguardo. 

"Ho passato proprio in bel mese, con te, Weasley... penso che non lo dimenticherò mai. Addio."

Cosa?

Un secondo dopo, il ragazzo era arretrato di pochi passi e aveva assunto un'espressione stizzita.

"Mi hai proprio stancato! Dovevi capirlo fin dall'inizio che per me era solo un gioco!"

Quella frase. Quante volte avevano iniziato a provare la parte del loro litigio, per quando sarebbe arrivato quel momento. Era questo, allora, che aveva deciso? Concludere il patto e inscenare il loro allontanamento?

Ginny non rispose subito, era rimasta troppo scioccata da quello che in pochi secondi era accaduto, lui l'aveva baciata e le aveva detto addio, nonostante fosse ovvio che provasse qualcosa per lei.

"Mi sono divertito con te, Weasley, e ho trovato davvero interessante vedere le facce da ebete di quell'idiota di tuo fratello e di San Potter!" continuò imperterrito lui. Quella frase l'aveva inventata di sana pianta, in attesa che lei reagisse.

Se era questo che voleva, non aveva scelta. "Accidenti a te e a quando ti ho incontrato, Malfoy! Sei un bastardo!" replicò come da copione.

Si sentiva uno schifo, e urlò con quando fiato aveva in gola solo per sfogarsi e non sciogliersi in pianto proprio davanti a lui.

Nel frattempo alcuni curiosi si erano fermati all'inizio della strada, richiamati da quelle urla. L'idea stava funzionando.

"Ti ringrazio per i complimenti, ora sparisci dalla mia vista, lurida pezzente!" fece Draco abbassando il tono di voce e guardandola con cattiveria.

"No, Malfoy, sono io che me ne vado! Non avrei mai dovuto fare uno sbaglio simile, Harry e Ron avevano ragione!" detto questo prese a correre verso l'uscita di Hogsmeade.

Non si fermò quando sentì le urla di suo fratello nelle orecchie, continuò la sua corsa sfrenata fino al castello e alla sua torre. E lì, finalmente, nonostante il terribile affanno e la stanchezza, si sciolse in un pianto liberatore.

Era finita. Dopo un mese lungo, terribile, difficile, ma anche importante, tutto era finito, e adesso sarebbe dovuta tornare alla vita di tutti i giorni. Ma non sapeva più se era questo che voleva veramente.

<< § § § >>

E fu così che si concluse forse il momento più importante della mia vita.

Anche oggi, a distanza di vent'anni, penso che quel mese sia stato determinante per quello che sono oggi. Forse anche più del mio matrimonio.

Sono affacciata alla finestra della mia bella dimora ad Hogsmeade, sorseggio una tazza di the caldo e osservo da lontano l'imponenza del castello di Hogwarts. In tanti anni non è cambiato per niente, sempre con le sue torri aguzze che sembrano sorreggere il cielo, con i suoi giardini ampi e rigogliosi, con la casetta del Guardiacaccia che sembra posta a custodia della scuola. 

Chiudo gli occhi e immagino anche quello splendido posto dietro il castello, dove io e lui per la prima volta ci siamo avvicinati, sempre uguale.

Sento una malinconia nel cuore e per un solo istante avverto una sorta di tristezza. Non ho mai smesso di amare Draco Malfoy... perché lo amavo sì, mi ci è voluto del tempo, ma alla fine mi sono arresa ai miei sentimenti e ho ammesso quello che realmente provavo per lui.

Ma mi resi conto di averlo capito troppo tardi. Ormai lui aveva fatto la sua scelta, mi aveva detto addio, e aveva scelto la via che gli avrebbe permesso di sopravvivere. Sarebbe diventato un Mangiamorte.

Ricordo ancora quello che mi dissero la mia famiglia e i miei amici. 'Hai visto? Fortuna che te ne sei accorta in tempo, Ginny!'

Quante volte avevo sentito quella frase, quante volte avevo risposto di aver capito di non poter amare Draco Malfoy, mentre segretamente lo facevo già da tempo.

Fu difficile sì, ma col tempo accettati la situazione. Se ormai lo amavo non potevo fare altro che continuare finché i miei sentimenti non si sarebbero spenti o avrei conosciuto qualcun'altro che mi avrebbe fatto provare le stesse emozioni.

Fu così che pian piano mi avvicinai ad Harry. In qualche modo era come se dentro di me fosse cambiato qualcosa, quindi era ovvio che riuscissi a comprenderlo molto più di tutti gli altri.

Gli fui vicina fino alla fine dell'incubo, fino a quando non riuscì ad uccidere Voldemort. E nello stesso tempo mi resi conto di aver aiutato anche Draco.

Se non fosse stato per me e non avessi incoraggiato Harry nel suo momento più nero, lui non avrebbe mai potuto battere il Signore Oscuro alla vigilia della fine del suo settimo anno.

Difficile pensare che solo un anno prima si litigava di stupidaggini e quello dopo si lottava per la vita, eppure è stato così.

Quella fu una delle grandi scelte della mia esistenza. E poi, ovviamente ne seguirono altre. 

Una volta conclusa la guerra, fui costretta a scegliere se continuare con il mio proposito di diventare un'Auror, oppure cambiare professione. E' inutile dire che la mia famiglia tornò nuovamente a chiedermi di rinunciare, ma questa volta non cercai di fare tutto il contrario, anzi dopo averci pensato a lungo decisi che tutto sommato un buon lavoro al Ministero sarebbe stato ottimo. 

"Mamma! Prima di cena posso andare fuori a giocare?"

La voce del mio bambino mi distoglie dai miei pensieri. Gli sorrido, mentre lo osservo e mi rendo conto ogni giorno di più, di quanto somigli a suo padre. 

"D'accordo, ma non fare tardi." gli dico, accarezzandogli la testolina. Ha dieci anni e il prossimo settembre frequenterà Hogwarts. Non riesco a crederci che il mio ometto sia cresciuto tanto.

Lo osservo correre verso la porta di casa e uscire con il sorriso stampato sul volto. No, forse non è del tutto uguale a mio marito...

Suo padre è stata l'altra grande scelta della mia vita, la più importante, sicuramente. Quando credetti che la mia vita fosse ormai completa, che il mio nuovo lavoro potesse soddisfarmi del tutto e che non desiderassi altro, ecco che feci qualcosa che non mi sarei mai aspettata.

Decisi all'improvviso di sposarlo e lo facemmo quasi subito. Dopotutto lo conoscevo da anni, che bisogno c'era di aspettare?

La mia famiglia non fu molto felice di quelle nozze lampo, ma col tempo hanno dovuto ammettere che la mia scelta sia stata quella giusta.

Mi sento molto vicina a quello che oggi è mio marito. Anche lui ha fatto delle scelte, anche lui ha lottato per compierle e anche lui sa cosa significa rischiare, come ho fatto io.

E' buio, ormai, mio figlio è tornato a casa e adesso sta aspettando che sia pronta la cena. Guardo di nuovo fuori dalla finestra, mentre una leggera preoccupazione mi inquieta l'animo.

Devo calmarmi, è capitato che a volte facesse tardi, quindi non devo essere ansiosa.

Mi avvicino al tavolo dove mio figlio già siede. Mi accingo a prendere un piatto in mano, quando due calde e familiari braccia, mi stringono affettuosamente.

"Buonasera, Weasley."

E' lui, è tornato, e come al solito fa lo sbruffone.

"Ginevra, Draco, quante volte te lo devo ripetere?" gli faccio con aria scherzosa, mentre lo accolgo con un dolce bacio sulla bocca.

Il piccolo saluta allegro mio marito, ma poi torna a tavola affamato.

"Va a lavarti le mani, è pronto!" gli intimo con tono perentorio.

"Sta attenta ragazzina, non dimenticarti che scherzi col fuoco!" mi fa lui, agitando l'indice nella mia direzione, ma un secondo dopo è sparito dalla cucina.

Scherziamo come se fossimo ancora dei ragazzi, e devo ammettere che la cosa non mi dispiace. Ancora non ci credo, quando lo rincontrai quindici anni fa e la mia vita cambiò di nuovo.

"E' da un po' che non ci vediamo, Weasley..."

Mi salutò con queste parole, ripiombando all'improvviso nella mia vita. Ricordo che andammo a prendere un caffè. L'argomento cadde immediatamente sulla fine di Voldemort, ma lui fu di poche parole, anzi mi sentì tanto frenata che decisi di salutarlo e adottai la scusa di un impegno. Mi sentì una stupida, per un attimo avevo pensato che potesse accadere qualcosa, che magari anche lui sentiva come me vecchi sentimenti che si riaccendevano.

Uscì dal locale, sconvolta. Pioveva, quel giorno.

Feci una decina di metri, prima di sentire di nuovo la sua voce. "Aspetta... Ginevra."

Mi voltai per incrociare i suoi occhi. Era completamente bagnato, per essermi venuto dietro senza una copertura, ma sembrava non curarsene. Abbassò lo sguardo combattuto.

"Non ho mai voluto fare il Mangiamorte... ma se non ti avessi conosciuta, penso che lo sarei diventato."

Io lo guardai stupita, mentre la pioggia continuava a picchiettare sul mio ombrello e a bagnare Draco. "Cosa stai cercando di dirmi...?"

"Che non credevo fosse così difficile scegliere." ribatté lui.

Sorrisi. Mi avvicinai e lo coprì con l'ombrello.  "Quindi hai rischiato di essere ucciso, per la tua decisione..." constatai tornando seria.

"Penso che sarei morto se Potter non avesse ucciso Voldemort, prima che io finissi la scuola." spiegò con voce pacata.

Lo presi a braccetto, e lo costrinsi a seguirmi fin nel mio appartamento. "Andiamo a casa, adesso, sei tutto bagnato." gli dissi dolcemente.

Non credevo possibile di poterlo rivedere di nuovo, e di sicuro non mi aspettai che tre giorni dopo il nostro incontro, lui mi baciasse. E poi, il resto è storia.

"Draco che ti prende?" gli chiesi dopo due mesi che ci frequentavamo. Mi aveva portato in un lussuoso ristorante e dopo cena mi aveva riaccompagnato a casa. Eravamo fermi sotto il portone del mio piccolo appartamento di Londra, ma mi sembrava che avesse qualcosa che non andasse. Era nervoso, terribilmente nervoso, e aveva la faccia di uno che stava per compiere qualcosa di impossibile per la sua portata.

"Aspetta un momento..." mi disse, prendendomi la mano sinistra.

Io lo guardai stranita. "Non ti senti bene?" gli domandai preoccupata.

"No, ascoltami..." mi fece lui.

"Sei arrabbiato per il servizio del ristorante? In effetti abbiamo aspettato un po', tra il primo e il secondo..."

"No, non è questo, stammi a sentire..." rispose lui con tono nervoso.

"O forse..."

"Ma insomma, Weasley!" mi interruppe stizzito. "Possibile che non ti renda conto nemmeno quando qualcuno sta provando a fare una dichiarazione importante?!" sbottò.

Io lo fissai sconvolta. "C-cosa?"

"Sta. Zitta." mi intimò, stringendomi di più la mano e prendendo dalla sua tasca un anello di oro bianco con un giro di diamantini.

Prese un forte respiro, mentre il mio se ne andava in vacanza. "Vorresti sposarmi?"

Mi ci volle un po', per registrare quelle parole, tanto che Draco mi guardò preoccupato e mi disse: "Weasley, hai sentito, quello che ti ho detto?"

Certo che lo avevo sentito. Gli saltai al collo. Mi aggrappai alle sue spalle e iniziai a baciarlo più volte sulle labbra, mentre sentivo il cuore in gola e una felicità mai provata, invadermi tutto il corpo.

"Certo che lo voglio, sciocco!"

E così, dopo cinque anni di odio puro, un mese di finto fidanzamento e tre di quello vero, ci sposammo. Qualche anno dopo nacque nostro figlio. 

Ora viviamo tutti e tre insieme in questa bella casetta, lavoriamo entrambi al Ministero, ma io ho deciso di dedicare più tempo a mio figlio, almeno fino a quando non inizierà a frequentare Hogwarts. Siamo felici e questo basta, anzi penso di non aver desiderato altro nella mia vita.

La mia famiglia e i miei amici sono ancora in buoni rapporti con me, ma ormai hanno rinunciato ad impormi le loro scelte, ormai mi hanno accettato e se non fosse stato per quel mese con Draco, penso che non avrei mai potuto dire seriamente questa cosa. 

Mi siedo tra mio figlio e il posto di Draco, mentre lui torna in sala da pranzo e chiede al bambino cosa ha fatto oggi. "Tsk! Scherzare col fuoco..." ridacchio tra me e me, mentre iniziamo a cenare. "Ormai è troppo tardi, mi sono già scottata!"

Fine.

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Salve a tutti, anzi dovrei dire ben ritrovati. So che mi credevate morta e sepolta, ma l'università ormai mi riempie ogni giorno della settimana, spesso anche fino a sera, perciò potete immaginare quanto sia difficile per me mettermi a scrivere. Ho però, dato un po' del mio esiguo tempo libero a questa one-shot, che mi è passata in mente un po' così, all'improvviso e rischiavo di dimenticare le idee se non le avessi buttate giù. 

Mi scuso con i lettori delle mie long-fic e vi assicuro che aggiornerò presto, anzi vi anticipo che ho già iniziato a lavorare sul sesto capitolo de 'Il buio ha i tuoi occhi", perciò non disperate!^.- 

Allora, vi è piaciuta questa storiella? Io spero di sì. Fin dall'inizio avevo in mente una commedia romantica, quindi spero di esserci riuscita e di avervi fatto per lo meno sorridere, leggendola. Un'altra domanda aleggia nella mia mente (tanto per sfatare il mito 'Ryta vive di trip mentali'! -.-), Draco non sarà uscito un po' OOC? Spero proprio di no, visto che ogni volta che c'era lui, mi domandavo, cosa farebbe in questa situazione? (E via i trip mentali...)

Mi piacerebbe cmq avere un vostro parere, quindi mi raccomando, RECENSITE

Un saluto a tutti e un ci vediamo al prossimo aggiornamento... vi avviso che il primo sarà 'Il buio ha i tuoi occhi', quindi 'Sei il mio nemico', e infine 'Il mio destino è qui con te'. Spero pazienterete fino ad allora.

Un bacio a tutti e un grazie anticipato a chi leggerà questa storia e mi auguro la commenterà.

Ryta Holmes

   
 
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