Asuka Soryu Langley.
Quante volte ti hanno detto che sei bella?
Quante volte che sei intelligente…
Brillante…
Ingegnosa…
Egocentrica…
E quante volte ti sei sentita veramente così?
Ho come l’impressione che mi stiano tutti prendendo
in giro. Animati da ipocrita compassione, stomachevole buonismo, stolida
leggerezza di chi non sa. E non può immaginare.
Senti l’LCL prosciugarsi lentamente, lasciandoti un
istante quasi senza respiro, con i polmoni che bruciano con l’impatto dell’aria
calda e asciutta. Impieghi qualche secondo prima di riabituarti all’odore
clinico caratteristico di ogni Geo Front.
Sorridi quando la dottoressa Akagi ti fa i
complimenti per il tasso di sincronia raggiunto, esci dall’Entry Plug con il
cuore che batte sonoro in petto e l’espressione soddisfatta che a tratti pare
anche un po’ insolente. Scuoti la testa scrollando via i residui inconsistenti
della vacuità che ha contaminato la tua anima. In momenti così non puoi fare a
meno di sentirti viva.
Cerchi lo sguardo ultraterreno di Rei per leggervi
dentro i segni innegabili della sconfitta. Sai che ti farebbe piacere. Per una
volta vorresti che la bambola di pezza munisse quello snervante pallore esangue
di una qualche velleità espressiva.
‘Di qualcosa!’
Le comunichi col pensiero, ma Rei rimane impassibile
nel suo altero sembiante a metà tra ninfa e umanoide. Stringi i pugni fino a
sentire le unghie bucare la carne compatta dei palmi. Se non avessi la Plug
suit le tue nocche sarebbero di un livido colore bianco. ‘Idiota…’, pensi più
triste che arrabbiata.
“Sei stata brava Asuka!”dice una voce familiare
Ti volti troppo velocemente. Per un po’ ti vorticano
attorno le pareti impersonali della Nerv.
“Ah…sei tu…”
Speri che almeno Shinji mostri qualche segno di
collera. In fondo è sempre lui che raggiunge il miglior tasso di sincronia
nonostante abbia meno esperienza di te con gli Eva. Pensi che dovrebbe sentirsi
arrabbiato con te visto che gli hai portato via il primato, anche se solo per
oggi…
domani chissà…
Ma il suo volto è una maschera di statica
distensione.
Lui non si fa venire il sangue amaro se non arriva
primo.
Non è come te.
“STUPIDO!” gli urli spiazzandolo per l’ennesima
volta. Il suo atteggiamento monocorde pare inclinarsi appena.
Sali sul tram che ti riporterà a casa. Paghi qualche
spicciolo per il biglietto e t’indigni fino a sentirti ridicola. Dovrebbero
pagare te per viaggiare su un mezzo tanto sporco e maleodorante.
Prendi posto e cominci ad osservare le immagini che
corrono fuori dal finestrino:
gli alberi frondosi…
le automobili multicolori…
i passanti…
le abitazioni…
cappelli…
pali della luce.
Non c’è armonia. Non c’è equilibrio in
quest’accozzaglia di figure sfocate.
Concentri la tua attenzione sul profumo fiorito
della donna accanto. Marsiglia, biscotti, e una punta di mughetto. Ma non lo
sai con precisione. Gli odori ti si mescolano nella testa con i ricordi di
un’infanzia che ti costringi a cancellare.
Anche se non puoi…
Anche se non vuoi.
‘Mamma…’. Chissà come sarebbe stato ora se lei ti
fosse stata accanto.
Tante volte te lo sei chiesta…tante volte hai
immaginato cosa avrebbe detto di fronte ai risultai scolastici, di fronte alla
tua spaventosa intelligenza, di cui ora non rimane null’altro che una
rivelazione a mezza bocca fatta a Shinji un pomeriggio in piscina. “Sono
all’università”, gli avevi confessato smovendo qualcosa dell’uniformità piatta
del suo volto bambino.
Ne sarebbe stata orgogliosa.
“Brava Asuka…amore mio…”
Quanti baci e abbracci persi…
Involontariamente concessi ad un fantoccio a te
neppure troppo somigliante.
Respiri a pieni polmoni. Il profumo della donna
sfuma nel sudore fetido di un vecchio mendicante sdentato.
Qualcuno grida al vecchio di togliersi dai piedi.
La donna ti sorride e alza gli occhi al cielo.
‘Pazienta ancora, bambina mia’, credi di leggere in quel gesto. Anche tu le
sorridi e ti fai più vicina al suo corpo morbido e caldo. Mancano ancora tre
fermate alla tua, ma te speri che il viaggio questa volta duri più a lungo.
Un signore in tweed sale tenendo per mano un bambino
con il naso coperto di lentiggini, le guance piene e il naso sporco di moccio.
Il bambino si infila un dito dritto nel naso e si toglie le croste gialle del
raffreddore. O di un pianto.
“Mamma!” urla nella tua direzione.
Cerchi di ricordare chi sia, ma alla mente non ti
sovviene nulla. Comunque sorridi lo stesso, fingendo di riconoscerlo per non
fare brute figure. Ma non era a te che si rivolgeva. Presto ti accorgi che la
donna che ti sta accanto non è la tua mamma, ma quella del bambino sporco di
muco che già cominci a detestare.
Violenti il tuo cuore per non piangere.
Non piangere Asuka…
Piloti l’Eva…
Hai raggiunto il miglior tasso di sincronia…
Senti il sale bagnarti le labbra. Ti rendi conto di
avere il volto rigato dal dolore. Scendi dal tram prima che tutti ti possano
vedere. Una fermata in anticipo. Raggiungerai casa a piedi.
Ho provato a dimenticare…ma come posso se il mondo è
pieno di mamme a spasso con i figli? Come posso se tutto continua a ricordarmi
LEI?!?
Cammini per le strade e non puoi evitare di vederla.
La vedi nella moglie del lattaio che tutte le mattine porta la figlia
all’asilo, nella baby-sitter che spinge il carrozzino lungo il marciapiede,
nella signora atletica che corre al parco la sera tardi con il fresco, nella
moltitudine delle persone contrassegnate dal sesso femminile. Forse ti fa male
tenerti tutto questo per te, ma sei troppo orgogliosa per mostrare segni di
cedimento, troppo vigliacca per affrontare la realtà faccia a faccia. Ti chiedi
se combatti con lo 02 anche per questo: redimere il senso di sconfitta che ti
porti dietro da che scopristi il cadavere di tua madre penzolare dal soffitto.
Inerte…
molle…
suggestivo…
innaturale…
morto.
Tutt’ora nei sogni, non puoi fare a meno di vederla
così.
Vorresti piangere, vorresti gridare al mondo che non
è giusto, vorresti urlare una trafila di parolacce ed imprecazioni fino a far
inorridire Dio, quel dio sadico e perverso che ha permesso che ti accadesse
tutto questo.
Quale mai depravazione fa godere un dio del
laceramento sgraziato di una bambina?
Cristo…perché non posso dimenticare?
Ti fermi ad osservare gli strati di nuvole soffici e
pallide sopra la tua testa. Ti rendi conto che gli anni sono serviti solo a
peggiorare il dolore. Trai un profondo sospiro e riprendi a camminare
lentamente. Poi all'improvviso ti estranei…
ti sembra di vomitare via l’anima…
rimani solo un bell’involucro di carne privo di
emozioni.
Tranne la rabbia e la voglia di essere la migliore.
Apri la porta e la richiudi piano dietro le tue
spalle. In cucina la luce è spenta. Ti auguri che in casa non ci sia nessuno.
Metti la pentola sul fuoco e ti riscaldi una confezione di zuppa precotta.
Mandi al diavolo Shinji per non essere arrivato prima per preparare la cena.
Ora ti senti meglio. Ti sforzi di sorridere e godi
del fatto che non devi faticare neppure molto per riuscirci.
“Asuka…”
Shinji compare alle tue spalle.
“Stupi-Shinji! Ti sembra questa l’ora?! Stavo quasi
per ingurgitare la spazzatura che compra Misato!” sbraiti indicando la
brodaglia che hai appena messo a riscaldare.
“Mi dispiace…”
“E non dire sempre che ti dispiace, stupido!”
“…”
Shinji si dirige verso il frigorifero e tira fuori
qualcosa che non riesci a vedere bene da lì dove sei.
“Se ti va preparo la cena al volo…”
“E farai bene a muoverti se non vuoi che mi arrabbi
sul serio!”
Lo osservi mentre indossa un grembiule da cucina e
si mette ai fornelli.
‘Stupido…’ pensi con poca convinzione.
“La signorina Misato non verrà a cena stasera…ha
detto che aveva una cena di lavoro…”
“Una cena di lavoro?”
“Ha detto così…”
“…”
“…”
“…siamo soli…”
Sorridi quando Shinji fa cadere la padella
inavvertitamente.
Ti alzi e ti avvicini alla sua figura rimpicciolita
dalla vergogna. Dovete riprendere un vecchio discorso, ti dici mentre sfiori
volutamente la sua schiena con il seno.
Ti ricordi Asuka?
La prima volta che vi siete baciati…è stato per
scherzo. O forse no. A te è piaciuto anche se non glielo hai mai detto. Ma poi
un giorno vi siete baciati di nuovo, questa volta senza programmare nulla,
d’impulso. Anche allora Misato non c’era, e voi vi siete esibiti in una
performance di preliminari andati poi a vuoto. Avevi le tue cose. Merda.
“Oggi non ho il ciclo…” dici avvicinando il viso al
collo di Shinji. Dai un piccolo morso al lobo morbido del Third Children.
“Asuka…non pensavo che tu…volessi ancora…”
Non ne avevate più parlato da quel giorno. E non per
mancanza di occasioni.
“Non farmi cambiare idea…stupi-Shinji…”
Offri le labbra, leggermente schiuse e umide. Shinji
le accetta timorosamente, aspettando che sia tu ad approfondire il bacio.
Cerchi la sua lingua. Sa di frutta. No, di gomma da
masticare per bambini, stabilisci alfine.
Finite sul tavolo troppo presto. Shinji è agitato e
maldestro. Ti ha fatto battere il fianco contro una sedia. Ma non dici nulla.
Rovineresti tutto.
Con le tue mani piccole e delicate gli apri la
camicia. Tempesti il petto glabro di baci incerti.
“Asuka…”
Ti spogli in fretta. Senti le guance scottare quando
scopri il seno generoso. Vorresti coprirti.
“Sei…bellissima…” fa lui prima di morderti i
capezzoli dritti.
Presto perdi il senso della realtà in un capogiro di
sensazioni arrovellate.
i baci…
gli abbracci…
il calore che sviluppano i vostri corpi nudi…
Non ti accorgi nemmeno di quando lui ti toglie gli
slip, senti solo gli occhi riempirsi di lacrime e un dolore sordo diffondersi
per tutto il bacino. Un calore liquido scivola sulle tue cosce.
“Shinji! Aspetta!” piagnucoli.
Shinji si ferma. Il sudore gli si condensa sulla
fronte in piccole perle.
“Va bene…” dici alfine.
Asuka Soryu Langley.
Quante volte ti hanno detto che sei bella?
Quante volte che sei intelligente…
Brillante…
Ingegnosa…
Egocentrica…
E quante volte ti sei sentita veramente così?
Non puoi dimenticare. La disperazioni ti si è
congelata dentro. Il cadavere di tua madre, relitto macabro dei tuoi sogni
infantili, sarà sempre nella tua testa. Nel tuo cuore.
Ma non dimenticarlo Asuka.
Argina la notte e goditi il mattino.
La stanza è buia. I tuoi occhi bucano l’oscurità e
fissano il bianco azzurrognolo del soffitto.
Al centro delle tue gambe c’è un indolenzimento che
non ti fa muovere.
“Shinji…” bisbigli con il volto sempre rivolto al
soffitto.
“…mhmm?” fa lui senza voltarsi.
Te lo immagini rosso con la faccia nascosta sotto il
cuscino.
“…abbiamo raggiunto un ottimo tasso di sincronia…”