Land of
Confusion
Capitolo 1.
Cadere
nel vuoto
Mi risvegliai
col volto coperto di sangue, intorno a me
c’era solo buio. Un angosciante buio. Non sapevo dove mi
trovavo e neanche come
ero finita lì. Ero distesa su di un terreno gelido con i
vestiti stropicciati,
avevo freddo, non solo per la temperatura, ma anche perché
solo all’idea di quello
che potrebbe essere successo mi faceva paura. Cercai di alzarmi e
capire dove
fossi, ma avevo perso molto sangue e barcollavo, per un attimo lasciai
perdere.
Improvvisamente udì dei rumori violenti, poi urla. Gelide
urla di terrore. Per
la paura cercai di alzarmi e scappare via, ma caddi nuovamente. Alzai
la testa
verso il cielo e cercai di respirare più profondamente, poi
strinsi i denti e
con la forza che mi rimaneva mi alzai ed iniziai a correre
più veloce che
potevo, ma cadendo svariate volte. – Maledizione!
Maledizione! – pensai mentre ero inciampata
nuovamente. Udì di nuovo urla…
no, no, non erano urla! Qualcuno stava ridendo! Stava ridendo in modo
spaventoso, quasi sadico. Mi feci prendere dal panico, ricominciai a
correre,
fino a quando… buio. Nuovamente buio.
<<
Svegliati! Devi prendere l’autobus!>>.
Ed eccoci qui,
come tutte le mattine mia madre mi svegliò
alle sei per andare a scuola, << Ancora un attimo mamma!
>> mi
rigirai nel letto coprendomi con la coperta fino alla testa.
<< Guarda
che così arrivi in ritardo! Io la giustificazione non te la
firmo!>>
insistette tirando via la coperta – Uffaaa!
– urlai nella mia mente mentre mi alzai faticosamente dal
letto. << Hai
sistemato lo zaino? >> << Si mamma, si.
>> << Bevi una
tazza di the caldo con qualche biscotto, così ti svegli un
po’. >>
<< Non ho fame. >> dissi mezza assonnata
mentre ero in bagno a
vestirmi. << Vedi che non fare colazione fa male.
>> << Lo
so, ma non ho fame >> risposi legando le cuffie
dell’i-pod al collo, poi
misi il mio vecchio giubbotto nero e lo zaino sulle spalle. Dopo averle
dato un
bacio sulla guancia uscii frettolosamente per andare alla fermata. Non
era
distante, ma si sa, alcuni autisti sono imprevedibili, o almeno quelli
degli
autobus che prendevo io. Aspettai un bel po’ guardando
ripetutamente l’orologio
del mio rottame di cellulare che un po’ mi rispecchia, non ho
mai avuto un gran
bel aspetto e lo so già di mio, sono un maschiaccio
nonostante porto i capelli
lunghi ma molto disordinati, ho un fisico robusto e massiccio.
Finalmente
l’autobus arrivò e salii velocemente
<< ‘giorno. >> dissi al
conducente ma non ebbi risposta, allora andai a cercare un posto libero
dove
rifugiarmi per sentire il mio i-pod durante il tragitto. Finalmente lo
accesi
ed entrai nel mio mondo nonostante ero lì, seduta su di un
comune sedile di un
comune autobus. Guardai fuori dal finestrino come sempre per evitare
gli
sguardi degli altri passeggeri, non sono una persona che da molta
confidenza o
che sorride spesso, preferisco farmi i fatti miei .
Finalmente
dopo quasi una mezzora l’autobus arrivò in
città
alla mia fermata, scesi e mi incamminai verso la scuola. Noiosa. La
scuola è
noiosa, ma fortunatamente dopo ore e ore finalmente suonò la
mia amata
campanella che segna la fine delle lezioni. << Che
giornata >> mi
lamentai sottovoce mentre m’incamminavo verso la fermata.
Ormai era troppo
tardi per fare la strada in tranquillità, quindi decisi di
prendere una
scorciatoia invece di farmela di corsa come al solito, sfortunatamente
però,
proprio vicino a me, c’erano dei lavori in corso abbandonati
e senza
accorgermene caddi dentro una fossa e sbattei la testa.
<<
Si sta svegliando! >> la voce di una ragazza?
Quando aprii gli occhi vidi che ero circondata da un fitto bosco,
accanto a me
una ragazza dai strani capelli rosa corti con dei bellissimi occhi
verdi, la
fissai per un attimo perplessa. << Tutto ok?
>> questa volta era la
voce di un ragazzo, lo vidi avvicinarsi, era biondo e aveva gli occhi
azzurro
cielo con dei strani segni in faccia, non era male, ma non risposi alla
sua
domanda. Guardai ancora in torno, notai un uomo dai bizzarri capelli
argentati
e un ragazzo pallidissimo dai capelli e gli occhi neri con un sorriso
ebete in
volto, chiusi gli occhi e arrossii leggermente per
l’imbarazzo. Che ci facevo
sdraiata a terra con questi qui? Perché poco prima mi
trovavo sanguinante a
terra? Dov’erano le urla e le risate agghiaccianti?
<<
Forse non capisce la nostra lingua. >> disse
la ragazza preoccupata, riaprii gli occhi e la guardai… la
ragazza parlava in
giapponese e io riuscivo a capirla! Capivo cosa dicevano! – ma che…? – dissi
nella mia mente, poi
cercai di risponderle << io… penso di capire
ciò che dite. >> dissi
quasi esitando. La ragazza mi sorrise come rasserenata <<
Qual è il tuo
nome? >>, << io…
>> no, non mi fidavo, dovevo inventarmi un
nome, non sarebbe servito a niente, ma almeno avrei passato un mio
sfizio
<< io mi chiamo… Gin. >>
Gin… da dove mi era venuto questo nome? Fatto
sta che quei strani individui credettero alla mia frottola
<< Piacere
Gin, io sono Sakura, lui è Naruto e loro due sono
Kakashi-sensei e Sai. >>
che nomi bizzarri << ehm… piacere.
>> ma per quanto quei nomi erano
bizzarri mi sembravano familiari. << Da dove vieni?
>> mi domandò
il biondino, ma stranamente << Non ricordo.
>> risposi senza il mio
volere. Dopo inutili discorsi sul colore della mia pelle e sui miei
occhi da
occidentale finalmente iniziammo ad incamminarci. Non potendo camminare
bene Sakura
si offrì di aiutarmi. La cosa che di più mi
stupì era la tranquillità con la
quale mi parlavano, sembrava, e probabilmente non era così,
che avessero
abbassato la guardia. << Quindi non ricordi niente?
>> disse la
ragazza guardandomi preoccupata << No, proprio
niente… >>, abbassai
lo sguardo, notai i loro volti innervosirsi sempre di più.
All’inizio pensai
che fossi io, ma << Attenti! >>
urlò l’uomo dai capelli argentati,
in un attimo mi ritrovai sospesa in aria, era Sakura che cercava con
fatica di portarmi
al sicuro sopra un albero lontano dallo scontro. << Tu
resta qui!
>> mi ordinò frettolosamente raggiungendo i
suoi compagni, io invece
rimasi aggrappata all’albero fissando l’assurda
scena: dei strani uomini ci
stavano attaccando, tutti avevano delle strane fasce e delle armi
simili a
quelle … dei ninja! Ma certo! Erano ninja! – Non è possibile… -
mi dissi incredula, - Io cosa diavolo ci
faccio qui? – pensai mentre sentivo le gambe
tremanti sul punto di cedere. Improvvisamente sentii un vento tagliente
sfiorarmi
la faccia, era un kunai sfuggito dalla battaglia che mi
lasciò un piccolo
graffio sullo zigomo destro. Chiusi gli occhi e strinsi la corteccia
più forte
che potevo, ma le gambe per la paura cedettero e senza emettere alcun
suono caddi
nel vuoto sbattendo tra i rami. Per un colpo di fortuna mi ritrovai in
equilibrio seduta su di un robusto ramo, riaprii gli occhi e stringendo
i denti
mi dissi che ancora ero viva e che potevo farcela e così
riuscii a mettermi in
una posizione più stabile. Sentivo dolore dappertutto, -
Fa… male… -
pensai stringendo ancora di più di denti per
evitare di scoppiare a piangere per il dolore. Emisi solo qualche
gemito di
sofferenza. No, non volevo ne piangere e neanche urlare. Non dovevo
ne
piangere e neanche urlare! Odiavo comportarmi in quel modo. Ricordo che
ogni
volta che vedevo un film, o leggevo manga, le protagoniste o i
personaggi
femminili quando erano in difficoltà urlavano o piangevano
disperate anche per
situazioni meno critiche della mia… ridicole, mi facevano
rabbia. Cercai di
calmarmi…chiusi gli occhi respirai profondamente…
ecco… ora si che ero più
tranquilla. Quando riaprii gli occhi vidi cha la battaglia era
già finita,
Sakura mi raggiunse subito seguita dagli altri ragazzi.
<< Tutto ok?
>> mi domandò il biondino <<
Più o meno… >> risposi con
sarcasmo. Una volta scesi dall’albero Sakura
ricominciò a curare le mie ferite,
<< Sono… un peso per voi, vero?
>> domandai delusa di me stessa
<< In effetti si. >> rispose il ragazzo
pallido con un espressione
da ebete << Sai! >> esclamò
Sakura rimproverandolo. << Sai
non ha tutti i torti, al primo villaggio che incontreremo ti lasceremo
lì.
>> disse l’uomo, Kakashi mi sembra,
<< Si, sensei. >> rispose
Sakura annuendo. Mi rialzai << Adesso sto meglio, posso
anche andare ora.
>> finsi di sorridere, << No, meglio di no.
Sei ancora ridotta
male. >> rispose Kakashi, << Quanto
è distante il prossimo
villaggio? >> domandò Naruto, <<
Non lo so. >> rispose Sakura
pensierosa.
Ricominciammo
a camminare, la strada era ancora lunga per
arrivare al prossimo villaggio. << Sensei, non possiamo
fare più veloce?
>> domandò Naruto annoiato, notai Kakashi
indicarmi con un cenno della
testa, il biondino mi guardò, non sembrava avercela con me
nonostante la sua espressione
contraria. << L’aiuto io! >>
esclamò e sorrise amichevolmente, io
ne rimasi stupita. – Si fida di me?
–
pensai spalancando gli occhi. << Aggrappati a me.
>> mi disse
avvicinandosi, io lo guardai pietrificata <<
Ehm… >> pensai a
qualche scusa ma sfortunatamente gli altri erano già passati
avanti, sospirai
rassegnata e imbarazzata << … va bene.
>>. In un attimo ero già a
mezz’aria a saltare da un ramo all’altro, erano
velocissimi, mi chiedevo come
non avessero ancora perso l’equilibrio o sbattuto la testa su
qualche ramo,
così, anche solo per sbaglio. << Non
è divertente? >> mi domandò
contento << Sì, molto. >>
risposi accennando un sorriso, però tutto
sommato ero contenta anch’io.
Si fece notte
e ci accampammo poco distante dal boschetto
dove c’eravamo incontrati. Facevano la guardia a turno per
evitare che altri
ninja ci attaccassero alle spalle. Io mi addormentai vicino a Sakura e
a
Naruto, che si era infiltrato di nascosto, Sai si mise un po’
più distante da
noi, Kakashi rimase sveglio a controllare la situazione.
Di nuovo
urla… ma chi era a quest’ora della notte? Quando
mi risvegliai vidi il caos…
***
Chi
avrà attaccato il
gruppo di ninja? Lo scoprirete il prossimo capitolo.
Grazie per
aver
letto!