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Autore: Blackvirgo    02/05/2008    5 recensioni
Solo una cosa vi accomuna: il punto di partenza. Fui io a generarvi: due figli e due spade. Pensieri di Inu no Taisho dopo 200 anni dalla sua morte. Voleva essere una drabble, ma mi sono lasciata prendere un po' la mano...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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INCOGNITE E CERTEZZE

Solo una cosa vi accomuna: il punto di partenza. Fui io a generarvi: due figli e due spade.

A ciascuno dei miei figli è toccata in eredità una spada… niente di strano fino a questo punto: anche gli uomini fanno testamento. È come vi ho abbinato che ha sempre suscitato dubbi, perplessità… invidia.

Se ora mi fosse concesso di poter parlare con una sola persona del mondo dei vivi, saresti tu, figlio mio. Non perché sei un demone completo, né perché sei il mio prediletto. Verrei da te perché credo che tu meriteresti delle spiegazioni che nessuno mai potrà darti – a parte il tuo cuore, il giorno in cui ti deciderai ad ascoltarlo.

Se non altro perché tu, Sesshomaru, sei stato la fonte delle mie decisioni.

Io non conoscevo Inuyasha: lui era un’incognita. Di lui sapevo solo che il mondo non l’avrebbe mai accettato.

Di te conoscevo ogni azione, ogni pensiero…

Quanto mi hai sempre ricordato me stesso… e posso dirti in tutta sincerità che il giorno del nostro addio c’era solo una differenza fra noi: i secoli in più che la mia vita poteva contare. Secoli nei quali le mie priorità avevano subito parecchi sconvolgimenti… Secoli… una vita della quale non ti avevo raccontato nulla perché troppo impegnato a insegnarti come affrontare la tua. E a cercare un po’ di felicità per me – l’unica cosa che ci resta quando la gloria e il potere smettono di soddisfare la nostra inquietudine.

So di non aver riposto male la mia fiducia. So che, passo dopo passo, hai fatto esattamente ciò che io mi aspettavo da te, perfino gli errori. E tu sai quanto io sia sempre stato esigente nei tuoi confronti.

Quando penso alla creazione di Tenseiga e Tessaiga non riesco a non stupirmi di quanti significati fossero celati in quel semplice gesto. E ho passato questi duecento anni ad esaminarli. Se l’avessi fatto in vita mi sarei considerato terribilmente saggio: senza saperlo avevo dato forma al Tao. Distruzione e creazione.

Ed è strano come il binomio accompagni sempre quelle due lame.

Quanto Inuyasha ami Tessaiga e quanto tu abbia sempre odiato Tenseiga.

Come Inuyasha sia in parte come te – demone – così come Tenseiga sia parte di Tessaiga.

Come Inuyasha sia in parte il tuo contrario – uomo – così come Tenseiga possa “dar vita a cento uomini” quando Tessaiga può “uccidere cento demoni”.

Come Tessaiga serva alla difesa, come Tenseiga serva ad abbassarla.

Come entrambe siano unite dalla stessa origine e dallo stesso destino: come la loro unione serva a far riunire anche voi due, cocciuti e litigiosi fratelli.

A questo punto so che dovrei chiederti di non interrompermi, Sesshomaru. Mi sembra quasi di vederti fremere mentre il tuo distacco si trasforma in disprezzo… o almeno questo avrebbe fatto il Sesshomaru di duecento anni fa.

Adesso sei cresciuto, figlio mio, ma sei ancora talmente giovane…

Eppure, ora che ti vedo con Bakusaiga, sono sereno.

Credevi davvero che avere la spada più potente in eredità fosse un privilegio?

Tessaiga per te è sempre stata un limite: il fatto che l’avesse tuo fratello ti ha reso cieco – e mutilato. Se tu l’avessi avuta, se ti fosse stato concesso di usarla, lei ti avrebbe impedito di diventare te stesso, di vivere con le tue forze invece che con le mie. Il suo potere era talmente grande che temevo ti saresti perso nel cercare di aumentarlo senza impiegare le tue energie nella realizzazione del tuo potenziale e non del mio. O di quello di una mia zanna, il che non cambia poi molto.

Ma tuo fratello non avrebbe potuto vivere senza… l’ho messo al mondo con il doppio fardello del sangue misto e dell’illegittimità: nessuno al mondo l’avrebbe mai difeso, né uomo né demone. Toccava a me farlo, compensando col mio potere il suo, che da solo non sarebbe mai stato sufficiente per permettergli di vivere senza consumare la propria anima.

E poi, sì, era anche l’unico modo che mi era venuto in mente per proteggere sia lui che te da te stesso… adesso so che ce ne sono almeno altri ventidue, ma allora contavo sul tuo desiderio di ottenere Tessaiga prima, sulla barriera della stessa Tessaiga dopo e, infine – quando neppure Tessaiga avrebbe più potuto fermarti – sulla tua comprensione. E a quel momento dovevate arrivare vivi entrambi: non mi sarei mai perdonato di averti lasciato solo con il rimpianto di aver ucciso tuo fratello.

E sei ancora convinto che fra le due sia Tessaiga la più forte?

Sei sempre stato un solitario, ragazzo mio, ma ho visto come alcune delle persone – uomini o demoni che fossero – che hanno incrociato la tua strada abbiano deciso di seguirla, assieme a te. Di queste persone, che non ti hanno chiesto altro che godere della tua compagnia, ti senti responsabile, dai loro affetto nell’unico modo che conosci: combattendo per loro. Li difendi. E anche questo ha contribuito a renderti più forte.

Credi ancora che Tenseiga sia solo in grado di ridare la vita agli umani? O forse hai scoperto la sua capacità di creare legami?

C’è ancora una cosa che non sai di quella spada: era stata tagliata via da Tessaiga assieme al potere della Meidou, era una lama con la temibile capacità di comunicare con l’aldilà, in entrambe le direzioni. La sua capacità di ridare la vita è stato il potere che io ho sviluppato, il primo che ti è stato mostrato, l’unico che ti è rimasto. Il potere della Meidou è stato solo tuo da sviluppare, da rifinire, da perfezionare. Anche a costo di grandi sacrifici.

Sono stato orgoglioso di te quando te ne sei liberato.

Perché in quel momento il demone assetato di potere è svanito. È rimasto il guerriero.

Ho avuto la conferma che avevo fatto bene a riporre in te la mia fiducia.

Se ti conosco bene, alla fine di questo discorso, mi accuseresti di averti usato.

Ma comprendimi, figlio mio: un uomo che sta per morire può sperare in molte incognite, ma può affidare tutto solo alle proprie certezze.

   
 
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