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Autore: alin4ever    25/11/2013    3 recensioni
Li uccise entrambi, senza un istante di esitazione. Rimase lì ore ed ore a contemplare i due cadaveri distesi sul letto, ricoperti da un raffinato lenzuolo di sangue.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao ragazzi/e! ho ritrovato questo racconto sul pc... è di quando avevo 16 anni... fatemi sapere cosa ne pensate!




IO SONO LUCA
 


Li uccise entrambi, senza un istante di esitazione. Rimase lì ore ed ore a contemplare i due cadaveri distesi sul letto, ricoperti da un raffinato lenzuolo di sangue. Non provava rimorso, né la vista della morte lo impressionava. Nessuna emozione era dipinta sul suo giovane volto.
 
La notte trascorse e Luca s’ allontanò dalla stanza e si diresse in cucina.
Con molta, molta calma si preparò il caffè al solito modo: forte, come piaceva a lui.
Sorseggiata la bevanda pose macchinetta e tazzina nel lavello e fece ritorno nella camera da letto dei suoi genitori.
 
L’ ambiente era scarsamente illuminato e la poca luce che vi riusciva a penetrare spingeva con tutte le sue forze attraverso la fitta trama delle rosse tende che coprivano i vetri, come avrebbe premuto un bambino al momento del parto. L’ assassino non accese la luce, l’ oscurità lo affascinava terribilmente e gli donava un senso di pace, di serenità immense: lo faceva sentire protetto. Con passo tranquillo si portò alla destra del letto e dopo aver dato le spalle ai corpi si fermò. Il suo sguardo si posò su due iridi nere. Agghiaccianti. Luca sorrise ed anche il proprietario di quegli occhi infernali sorrise a sua volta. Le sue labbra, di un color rosa, reso pallido dalla loro secchezza e dal bianco delle screpolature, si contrassero in una smorfia a mezza luna per poi aprirsi leggermente per permettere un sospiro di soddisfazione.

- hai fatto un buon lavoro, bravo – mormorò il ragazzo dai corti capelli corvini e dalla carnagione esageratamente pallida che si trovava di fronte a lui.
Luca distolse l’ attenzione dalla sua figura riflessa e si concentrò su un lato dello specchio, quello occupato dall’ immagine dei suoi genitori.
Si profilava uno spettacolo disumano.
 
Sul letto erano distesi due corpi completamente nudi, coperti da un manto di sangue. Sia l’ uomo che la donna erano segnati da sette ferite che tenevano ancora in se i sette coltelli, armi del delitto. Le ferite non erano casuali, ma seguivano uno schema preciso: si trovavano in prossimità dei maggiori punti energetici del corpo umano (secondo le filosofie orientali). Le prime tre lame erano conficcate tra i genitali e l’ addome, il quarto coltello invece all’ altezza del cuore, il successivo in gola e gli ultimi due rispettivamente fra i due occhi e in testa, dove nella primissima infanzia si trovava la fontanella. Luca osservava compiaciuto.
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Il giovane uscì di casa e scese in strada, una strada totalmente anonima, poteva essere scambiata per una qualunque altra via. Non sapeva che ore fossero ma a giudicare dall’ aria fresca non doveva essere tardi. Camminava… mani in tasca e spalle curve; incrociava passanti ed i volti di essi, e gli sguardi di essi ed i loro pensieri. Abbassò lo sguardo: non voleva vedere, ma vedeva lo stesso. Solo allora affrettò il passo. Era diretto alla centrale di polizia.
 
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-ma perché l’ hai fatto?- disse il commissario ad un certo punto della discussione con un violento tono di voce mentre scattava in piedi e poggiava entrambi i palmi delle mani sul tavolo che lo separava dal ragazzo.
- non è stata una mia scelta- rispose quietamente il suo interlocutore.
- come sarebbe? Hai architettato ogni cosa fin nei minimi particolari…. – il commissario iniziava ad irritarsi, si sentiva preso in giro.
- non prenderti gioco di me ragazzino, rispondi alla mia domanda!- disse afferrandolo per il collo della maglia
- come ho detto – iniziò il giovane con tono tranquillo e distaccato – non sono stato io a volerlo… era lui che non ne poteva più. –
- lui chi?- allentò la presa e si risedette.
Luca ignorò la domanda dell’ uomo e proseguì – li odiava. Era saturo della loro voce, stanco del loro respiro, nauseato dal loro odore… non poteva più sopportare tutto questo, no… non poteva-
-ora basta! Cosa stai blaterando? Li hai uccisi tu! Tu solo li hai uccisi!! Cristo… li hai massacrati….-
Luca sgranò gli occhi e sbatté due volte le palpebre, cosa stava mai dicendo quell uomo? E perché si trovava lì? Lui non lo sapeva.
Il suo viso divenne tutt’ a un tratto più dolce e il suo sguardo si fece innocente e sincero, con un sibilo di voce rivolse timoroso la parola al commissario

  • scusi signore, ma cosa sta dicendo? Io non ho fatto nulla, non ho ucciso nessuno, non…-

-ah certo! È stato lui, giusto?, tu non c’ entri niente!- lo interruppe bruscamente
- scusi, non la sto seguendo, lui chi? E poi chi è stato ucciso e soprattutto io cosa ci faccio qui?-
- non prendermi in giro moccioso-
- non la sto prendendo in giro- asserì con maggior risolutezza il ragazzo.
- porca puttana…- sospirò con nervosismo l’uomo, poi riprese a parlare quasi gridando – hai ucciso i tuoi genitori! Li hai massacrati conficcandogli sette coltelli nel corpo per la miseria!!-
Luca rimase attonito – cosa?- bisbigliò – sta scherzando? È uno scherzo!-
Fu allora che il commissario gli sbatté innanzi agli occhi le foto con i due cadaveri.
-o mio Dio….- mormorò mentre il suo viso stava letteralmente sbiancando
-cosa? Iniziano i sensi di colpa per caso?-
- ma come…. Non è possibile! Non sono stato io! Mamma… papà… che vi hanno fatto!?- singhiozzò il giovane.
- sei stato tu a confessare… e sei anche l’ unico che poteva materialmente compiere questo delitto!-
- no no no! Non è vero! Non sono stato io! Non sono stato io! Non è giusto… mamma… papà oddio come vi hanno ridotti!-
ormai Luca pronunciava le parole a fatica, si sentiva sul punto di crollare e le lacrime gli offuscavano la vista.
- rivoglio i miei genitori- disse ormai in preda alla più nera disperazione.
 
 

  
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