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Autore: MintSauceT    25/11/2013    2 recensioni
FANFIC TRADUZIONE.
"A volte pensava che il suo lavoro fosse praticamente il riassunto di come andava la sua esistenza, stare solo costantemente seduto in attesa che accadesse qualcosa, che qualcuno avesse bisogno di lui per fare qualcosa, per poi tornare di nuovo a sedersi lì, in attesa.
Sapeva di stare aspettando qualcosa, ma non sapeva cosa.
Ok, questa era una bugia. Sapeva cos’era, solo che non voleva ammetterlo. Nemmeno a sé stesso, perché era fottutamente stupido."
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mandy Milkovich, Mickey Milkovich
Note: Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Nota della traduttrice:

Ehilà gente!! Sono Jane the Angel (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=14100). Questa è la seconda storia che traduco, è scritta dalla bravissia MintSauce e questo è il link dell’originale https://www.fanfiction.net/s/8054777/1/Memories-and-Scars.

Come noterete non è una traduzione fatta parola per parola: ho cercato di rimanere il più fedele possibile alla formulazione originale delle frasi, ma allo stesso tempo di renderla godibile in italiano.

Questa storia è pubblicata anche sul gruppo fb https://www.facebook.com/groups/168588609969963/

 

 

 

Memories and scars – Ricordi e cicatrici

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Mickey era seduto al bancone del bar, fottutamente annoiato, guardando a stento le persone presenti nella sala. Se ci fosse stato un problema qualcuno glielo avrebbe gridato e lui avrebbe saputo che qualcosa non andava, eventualmente. Una parte di lui non riusciva ad aspettare che accadesse, perché era davvero, fottutamente annoiato.

Prese un tiro dalla sigaretta che teneva tra le dita e soffiò il fumo dalle narici, come quei tori dei cartoni animati che usava guardare con Mandy quand’erano bambini. Non riusciva a ricordare il loro nome, ad essere sinceri nemmeno gli interessava. 

La barista, una ragazza snella, alta, con i capelli tinti di biondo e gli occhi azzurri più scuri che Mickey avesse mai visto, lo aveva seguito – letteralmente seguito, come se fosse una preda o qualche merda del genere – e gli strappò la sigaretta di mano, spegnendola sulla parte superiore del bancone.

“Lo sai che non sei autorizzato a fumare qui.”, gli sibilò, gli occhi stretti “E io non mi prenderò la colpa quando butteranno fuori il tuo culo.” Poteva dire che sembrava quasi sorpresa che non fosse ancora successo. Di solito non riusciva a mantenere un lavoro così a lungo e sospettava che probabilmente stava accadendo perché lei era lì a tenerlo in riga.

“Allora dammi una fottuta birra e qualcosa da fare.” Rispose lui, sentendo la necessità di tenere le mani occupate “Non è colpa mia se mi annoio come una merda a stare seduto qui.”

Lei roteò gli occhi verso di lui “Allora spero che qualcuno dia il via a una rissa o qualcosa di simile”, rispose “E tu non dovresti bere quando sei in servizio, lo sai” ma gli porse comunque una pinta di birra.

Lui abbozzò un sorriso, ma sapeva che era probabilmente più un ghigno. I suoi sorrisi erano sempre così in quei giorni. “Grazie.” Mormorò e si scolò un terzo della birra in un solo sorso. Beveva molto in quei giorni, fumava anche di più e tutto perché era annoiato.

La sua vita solitamente era interessante, ma era come se tutto stesse cambiando e lui si trovasse ad essere esattamente lo stesso.

Mandy non aveva un marito, ma aveva un bambino e Mickey aveva affittato un appartamento con lei, perché qualcuno doveva pur assicurarsi che non uccidesse accidentalmente il marmocchio, e la sua cucina non era così male. Lavorava come cameriera in una caffetteria e tornava sempre a casa con parecchie merdose mance, perché Mickey sapeva che slacciava molti più bottoni della sua camicia di quanto avrebbe dovuto non appena usciva dall’appartamento.

Sua cugina Rissa lavorava con lui al bar, e questo in effetti era l’unico motivo per cui lui aveva avuto il lavoro. Rissa era sposata con un coglione con gli occhiali con una montatura di metallo da nerd e, dato che lei odiava i bambini, aveva preso un cane, uno strano bastardino che cercava sempre di mordere i piedi di Mickey quando andava a casa sua. Quindi non ci andava mai. Mickey aveva un cane suo, era decisamente migliore e spaventava a morte le persone, quindi non era come se a lui non piacessero i cani. A lui non piaceva il cane di sua cugina. Era una cosa stupida.

 Niente di tutto questo era un problema comunque, solo che la sua mente ne era sempre annoiata.

Era stato un prigione una volta dopo i suoi due giri in riformatorio, questa volta per aver deturpato dei beni pubblici, e probabilmente ci sarebbe tornato vista la sua fortuna, ma lui non riusciva a far sì che gliene importasse qualcosa. A volte pensava che il suo lavoro fosse praticamente il riassunto di come andava la sua esistenza, stare solo costantemente seduto in attesa che accadesse qualcosa, che qualcuno avesse bisogno di lui per fare qualcosa, per poi tornare di nuovo a sedersi lì, in attesa.

Sapeva di stare aspettando qualcosa, ma non sapeva cosa.

Ok, questa era una bugia. Sapeva cos’era, solo che non voleva ammetterlo. Nemmeno a sé stesso, perché era fottutamente stupido.

Una donna si avvicinò e gli posò una mano sul braccio, avvicinandosi in un modo che sapeva avrebbe dovuto sottolineare il suo seno, ma tutto ciò che lui riusciva a pensare è che sarebbe soffocato per l’odore del suo profumo. Puzzava maledettamente, o forse era solo il suo nomale odore, non poteva saperlo.

“Ehi.” Disse, facendo scorrere le dita lungo il suo avambraccio  e lui trasalì appena, solo una piccola contrazione ai suoi occhi. Detestava quella parte del suo lavoro, in cui le ragazze gli si avvicinavano e cercavano di essere provocanti o qualche merda simile.

“Non succederà, tesoro.” Disse Rissa, prendendo il polso della donna e allontanandola dal braccio di Mickey “Fidati.” C’era una sfumatura velenosa nella sua voce e Mickey non poteva evitare di sorridere. Pensava che fosse strano che la cugina sentisse il bisogno di proteggerlo, anche se lei aveva due anni in più di lui. Avrebbe comunque dovuto essere il contrario, secondo lui.

Anche Mandy lo faceva a volte, bloccare delle avances per lui o cacciare via qualcuno che andava a parlargli, come se Mickey avesse addosso qualche segno che diceva Non so badare a me stesso, fatelo per me per favore. Lo trovava stupido, ma non si sarebbe disturbato a commentare.

Era più facile lasciare semplicemente che lo facessero.

“Cosa c’è nel tuo culo irritabile che le attrae?” chiese lei, poggiandosi al bancone.

Lui scosse le spalle “Forse il fatto che io non do loro nessuna fottutissima attenzione.”

Lei grugnì in un modo che Mickey trovò davvero poco femminile, ma alla fine Rissa era una Milkovich e aveva il diritto ai suoi momenti rudi “Non pensi che questo potrebbe far realizzare il vero motivo per cui non lo fai?”

Mickey si fidava di Rissa e si fidava di Mandy, questa era l’unico motivo per cui sapevano. Non lo sapeva nessun altro, a meno che non fosse qualcuno che aveva scopato, e a lui piaceva che fosse così. In verità non è che l’aveva detto a Rissa o a sua sorella: Rissa aveva indovinato e aveva chiesto a Mandy, che aveva apparentemente avuto un momento di realizzazione o una merda di quel genere, e lui di fronte a questo aveva per qualche motivo deciso di non mentire.

“Ehi, Mick?” lo chiamò lei, ignorando un paio di persone che gridavano verso di lei per le bevande, perché in realtà lei era una persona cordiale e tutto “Che succede?”

Lo stava fissando in quello che credeva fosse il suo sguardo da terapeuta, come se pensasse che lui avesse bisogno di essere aggiustato e che lei sarebbe stata quella che l’avrebbe fatto. Mickey non avrebbe parlato con lei comunque, ma questo confermava la sua idea che lei stesse cercando di giocare alla terapeuta. Mickey non faceva terapia, la trovava una stronzata.

“Niente.” rispose “Sono solo annoiato.”

Lei lo fissò “Cazzate.” Disse e lui non sapeva se lo fossero o meno, in realtà “Questa è la tua scusa costante ultimamente.”

Lui scrollò le spalle, sentendo la rottura di un vetro attraversare la stanza e il suono della carne che colpisce carne “Cosa ti fa pensare che sia una scusa?” le buttò lì da sopra la spalla mentre andava a separare i due uomini per buttarli fuori.

La cosa era che lui era abbastanza sicuro di non voler conoscere la risposta alla domanda che le aveva appena fatto.

Sbatté insieme le teste dei due ragazzi che si stavano picchiando, solo perché era divertente, poi li prese a calci per buttarli fuori dal bar. Strofinandosi il labbro inferiore si sentì ricadere nella sua noia, e il fatto che ci fosse una birra fresca davanti al suo sedile non lo fece sentire meglio.

“Mandy dice che passerà più tardi.” Disse Rissa e verso qualche shot per qualcuno “Un vecchio amico o qualcosa di simile è in città, pensava di doverti avvertire.”

Lui aggrottò la fronte “Perché cazzo sentiva il bisogno di avvertirmi, non me ne frega un cazzo dei suoi amici.”

Ad eccezione… ma no, non era possibile, probabilmente era da qualche parte con un proiettile nel culo o qualcosa di simile.

“Sì, beh, il messaggio era non fissare e cerca di essere più gentile del solito.” Si strinse nella spalle lei e poi si allontanò, perché alcune persone la stavano chiamando. Mickey sapeva che non avrebbe avuto la pazienza di lavorare dietro al bancone come lei, ma non poteva fare a meno di pensare che probabilmente sarebbe stato più interessante. 

Ma poi, alla fine, il suo lavoro era fondamentalmente una scusa per essere coinvolto in qualche rissa e anche se era solo per pochi minuti, questo uccideva la sua noia.

“Mickey!”

Rissa puntò il dito attraverso il bar, dove uno dei ragazzi che Mickey aveva appena cacciato stava tornando dentro. Borbottando sottovoce spinse la sua sedia e si avvicinò. Poteva vedere la tensione del ragazzo quando vide Mickey e in un certo senso gli piaceva.

“Sei un fottuto stupido o cosa?” domandò mentre si avvicinava, consapevole che alcune persone stavano guardando ma senza curarsene minimamente. Stava facendo il suo lavoro, non poteva finire nei guai per questo “O davvero non sai che quando ti caccio fuori, si suppone che tu stia fuori dalle palle?”

Il ragazzo ghignò, il che fece davvero incazzare Mickey, perché in realtà stava solo pregando perché succedesse.

“E chi cazzo si suppone che mi faccia stare lontano?” sogghignò guardando Mickey dall’alto in basso.

E non era come se Mickey non sapeva di essere basso, ma comunque quello era semplicemente offensivo.

Probabilmente non era la condotta più appropriata o simili, probabilmente non era così che avrebbe dovuto gestire la situazione, ma non gli importava. La necessità di fare qualcosa, qualcosa che era sempre stato abituato a fare, lo stava praticamente strozzando. Senza esitare, senza nemmeno pensarci, Mickey sbatté le mani sul petto dell’altro ragazzo, costringendolo nuovamente fuori dalla porta.

Il ragazzo recuperò abbastanza rapidamente e si girò verso di lui, ma Mickey si abbassò e il suo pugnò raggiunse la mascella del tizio. Mickey ghignò, non poteva evitarlo, semplicemente ghignò. Non si sentiva così vivo da un po’. Afferrò il ragazzo da dietro alla testa e poi, scavando con le dita nel suo collo, ha portato il ginocchio in alto mentre lo tirava giù. Ci fu uno scricchiolio e Mickey pensò che probabilmente aveva appena perso il suo lavoro, ma non gli importava.  

Il ragazzo rimase a terra quando Mickey lo respinse.

Mickey si fece scrocchiare il collo, girando la testa da un lato e dall’altro. Era stato breve, ma dolce. Si sentiva bene. Non riusciva a ricordare l’ultima volta che si era sentito così. “Se vuoi provare a entrare di nuovo, sei il benvenuto.” Disse, strofinando il pollice sulle nocche tatuate, amando il dolore familiare.

Sì, era felice.

Purtroppo, non sembrava che il destino volesse far durare il suo buon umore.

Qualcuno sbuffò alla sua sinistra e riconobbe quel modo di sbuffare, perché ci era cresciuto insieme “Ti sei divertito, Mick?” chiese Mandy e non fu questo che lo fece sentire come se qualcuno gli avesse appena dato una ginocchiata nello stomaco. No, fu quando si voltò e vide il suo amico.

Non era diventato molto più alto ed era ancora sottile, anche se si era gonfiato un po’. I suoi capelli erano tagliati corti, ancora rossi com’erano sempre stati. In sostanza non era affatto cambiato, ma non era quella la parte fondamentale del ragazzo che attirava lo sguardo di Mickey.

Le lentiggini non erano più l’unica cosa che marchiava il suo viso. C’erano dei tagli disseminati al lato del suo volto, guastandolo leggermente, di un rosa che si stagliava contro la sua carnagione pallida. Uno particolarmente violento sotto il suo occhio catturò l’attenzione di Mickey, non sapeva perché. Indossava una t-shirt a maniche corte e Mickey poteva vedere che altre cicatrici, altrettanto piccole, erano disseminate su di esso e in qualche modo gli fecero pensare a qualcuno che si era rotolato attraverso i rovi.

Sospettava che coprissero quasi tutta la lunghezza di quella parte del suo corpo, che la carne che non poteva vedere fosse segnata tanto quanto quella che non vedeva. Ricordò che il messaggio di Mandy diceva di non fissare e questo aveva un senso, ora.

“Cazzo, Gallagher.” Disse, e dal modo in cui Mandy l’aveva fulminato con lo sguardo sapeva che era sembrato insensibile, ma lui non parlava delle cicatrici. Non gli importava delle cicatrici, in effetti pensava che fossero quasi cazzute, in qualche modo fottutamente calde. Aveva notato le cicatrici, ma non lo disturbavano, non era quello per cui continuava a fissare Ian “Sembri fottutamente strano senza un sorriso sulla faccia.”

E Mickey non sapeva perché stava notando questo, ma semplicemente era così. Era così abituato a un Ian sorridente, era così abituato a questo che ormai era solo strano che non lo fosse. Era come se il suo viso non sembrasse giusto senza quel sorriso di merda che Mickey aveva amato odiare.

Dubitava che avrebbe potuto spiegare tutto questo a Ian o a sua sorella e in effetti non ne aveva particolarmente voglia.

“Cosa?” Ian sembrava sorpreso, come se anche lui avesse pensato che Mickey stesse parlando delle cicatrici.

Mickey cercò di non sembrare infastidito dal fatto che Ian sembrava non capirlo più così bene.

“Non stai sorridendo.” Ripeté, affermando l’ovvio “Normalmente sorridevi sempre per qualcosa.”

Mandy aggrottò la fronte verso di lui, ovviamente, senza sapere perché diavolo questo importava a Mickey, ma gli importava. Poteva dire dal modo in cui gli occhi di Ian sembravano essersi illuminati che lui lo aveva capito.

Visto che erano già fuori Mickey tirò fuori una sigaretta e l’accese, soffiando il fumo dalle sue narici mentre guardava Ian. Stava solo aspettando che sorridesse, aspettando che lui sembrasse qualcosa che non fosse depresso.

“Per cosa dovrei sorridere?” chiese Ian con cautela, mentre sembrava che guardasse Mickey con la stessa intensità con cui veniva osservato. Questo fece contorcere Mickey, gli fece desiderare di apparire un po’ meglio di quello che era, di non avere delle enormi borse sotto gli occhi. Poi si rese conto che pensare cose del genere era fottutamente stupido, così smise. O almeno provò a smettere.

Mickey si strinse nelle spalle “Come cazzo faccio a saperlo, ti sembra che io stia sorridendo?”

Con questo ottenne un piccolo ghigno, ma non era ancora un sorriso “Sembri stanco, Mick.” Disse Ian, e Mickey si chiese perché cazzo avrebbe dovuto importargli di una cosa simile.

Si strofinò il pollice sul labbro inferiore, pensando a cosa avrebbe potuto dire.

“Sì, non dorme più molto.” Disse Mandy per lui, come ora faceva spesso, presumendo che Mickey non potesse rispondere per sé.

“Io ho una lingua, sai?” rispose Mickey, e lei sembrò stupita che lui fosse riuscito a raccogliere abbastanza emozione da dirlo con convinzione. Di solito lui non era mai infastidito.

Per qualche ragione questo fece sorridere Ian e Mickey non sapeva perché.

“Per cosa stai sorridendo ora, Gallagher?” chiese, non gradendo che il ragazzo riuscisse ancora a confonderlo come una merda. Inoltre, a lui non piaceva nemmeno che qualcosa dentro di lui sembrava essersi rilassato quando Ian aveva sorriso, come se davvero fosse stato in attesa di questo o qualche cazzata del genere.

“Niente.” Rispose in fretta la rossa, strofinandosi la cicatrice sotto l’occhio che Mickey aveva notato prima. Mickey non sapeva perché, ma si leccò le labbra.

“Sei ancora fottutamente strano.” Mormorò, gettando il fondo della sua sigaretta e dondolando leggermente sui talloni. Non sapeva cosa dire ora, normalmente era Ian che iniziava a parlare.

Mandy lo colpì al braccio “Non puoi essere carino per qualcosa come dieci fottuti minuti, che cazzo?”

Lui scrollò le spalle “Probabilmente lo spaventerei se fossi gentile e tu sai che io non faccio il carino.”

Mandy sbuffò “Il ragazzo che hai portato a casa l’altro giorno era carino.” Disse “Così in qualche modo, lo fai.”

Mickey fece una smorfia e rabbrividì leggermente, ricordando quella notte “Sì, e mai più.” Disse con decisione.

“Perché? Era dolce!” rise “Me lo sarei fatto se non fosse stato gay.”

“Davvero, non l’avresti fatto.” Mormorò “Sembrava avere un fottuto Twiglet(*) là sotto, e si sentiva solo quello.”

Questo fece scattare a Mandy una risata isterica “Amo il tuo fraseggio a volte.” Mormorò, asciugandosi sotto gli occhi.

Fu allora che Mickey fece l’errore di guardare Ian.

Lo fissava, l’espressione indecifrabile, ma Mickey pensò che sbalordito era il miglior modo per descriverlo “Cosa?” gli chiese Mickey, perché lo stava quasi facendo impazzire il modo in cui Ian lo stava guardando.

Mandy li guardò e imprecò leggermente con un sospiro “Cazzo Mick, non ho riflettuto, scusa.” Disse in fretta “Ma ehi, anche Ian è gay, quindi davvero non credo che gli interessi o niente.”

“Hai fatto coming out?” domandò Ian lentamente, suonando come se quella fosse l’ultima cosa che si sarebbe aspettato.

Mickey sbuffò “Beh, non è stato esattamente intenzionale, ha tipo indovinato.”

Ian sorrise di nuovo e Mickey pensò che la rossa in realtà sembrava contento. Per che cazzo di motivo avrebbe dovuto essere contento che Mickey aveva finalmente fatto coming out non lo sapeva, non era come se avesse più qualcosa a che fare con Gallagher.

Ma vorresti che fosse così, mormorò una stupida parte del suo cervello che avrebbe voluto strappare via.

“Aspetta, tu lo sapevi?” domandò Mandy, ma nessuno rispose perché era abbastanza evidente “Perché diavolo l’hai detto a lui e non a me, non pensavo nemmeno che voi due foste amici!” lei guardò verso Mickey.

Lui si strinse nelle spalle “Non gliel’ho detto.”

Non aveva davvero mai detto le parole in effetti. Non a Ian.

“No, mi hai semplicemente lasciato mettere il mio cazzo su per il tuo culo.” Disse Ian roteando gli occhi, e Mickey pensò che sembrava proprio come quand’erano adolescenti in quel momento. Era come se non fosse cambiato affatto.

Ma poi, naturalmente, Mandy doveva rovinare il cazzo di momento, giusto?

“Oh mio Dio!” disse, gli occhi fuori dalle orbite in un modo che non era davvero attraente “Voi due?”

Mickey non sapeva come diavolo era riuscita a farlo suonare come un insulto.

“Vaffanculo.” Disse “Non è così sorprendente.”

Lei lo guardò incredula, evidentemente pensando che sì, lo era “Pensavo che lui avesse gusto.” Disse, indicando Ian col pollice.

“Fanculo allora.” Ribatté, voltandosi e spingendosi di nuovo nel bar. Non era davvero offeso, ma aveva capito che era un momento buono come un altro per tornare dentro. Non sapeva perché diavolo era così sorpresa, però, non era così incredibile che Ian avrebbe potuto scopare uno come lui. Lo era?

Si sedettero con lui al bar e Mickey si sentiva insolitamente teso con Ian seduto così vicino. Non sapeva perché, ma osservando Ian ora aveva la sensazione che il ragazzo fosse fragile. Non lo era mai stato e Mickey in qualche modo odiava che la guerra lo avesse reso così “Chi sta guardando il moccioso, comunque?” chiese alla sorella, perché qualcuno doveva chiedere e assicurarsi che non fosse abbandonato in casa sua ad attaccare le dita alla presa elettrica.

Questo, il silenzio tra loro, lo stava mangiando dall’interno.

“Tina.” Rispose Mandy, come se Mickey sapesse chi cazzo era.

“Hai dato da mangiare a Bruno, vero?” chiese, cosa che in effetti aveva a cuore. E non solo perché se lei non l’avesse fatto avrebbero trovato i mobili ancora più strappati. Lei fece una smorfia “Sì, ma ho messo comunque le mie cazzo di scarpe nell’armadio.”

Mickey sbuffò “Sì, perché questo significa che sono al sicuro.” se Bruno voleva quelle scarpe le avrebbe avute, anche se avesse dovuto masticarle attraverso la porta.

“Chi è Bruno?” chiese Ian, che aveva già trangugiato metà della sua birra come se fosse un’ancora di salvezza. Mickey si chiese se era ancora uno che reggeva poco.

“il fottuto cane di Mickey.” Rispose Mandy, il suo amore per l’animale evidente dal suo tono.

“Lascialo in pace. Io ho accettato il moccioso, tu puoi essere carina con Bruno.” Disse Mickey, fissandola.

Rimasero in silenzio per un altro minuto.

“Il mio primo animale si chiamava Bruno.” Disse Ian casualmente “Era un pesce rosso.”

Mickey si strofinò le dita sugli occhi e li chiuse ermeticamente, pregando che Gallagher non facesse il collegamento. Perché allora Mickey non solo sarebbe sembrato fottutamente stupido ma avrebbe anche dimostrato che era solito ascoltare davvero le cazzate casuali di cui Ian parlava.

“Quindi, com’è andata la guerra?” domandò per far smettere a Ian di pensare troppo al nome del suo cane.

Il volto di Ian si tese un po’, i suoi occhi si appannarono e Mickey sapeva che avrebbe mentito prima ancora che parlasse “è andata bene.” Disse Ian “Che tipo di cane hai?”

“Incrocio tra pitbull e labrador.” Disse Mickey “Ma c’è più pitbull.”

“è fottutamente orrendo.” Buttò lì Mandy e Mickey le lanciò un sottobicchiere.

“Mickey, bevi più lentamente cazzo, non ne avrai un’altra.” Disse Rissa, guardandolo severamente quando si avvicinò e notò che la sua pinta era quasi finita. Aggrottò la fronte quando lo guardò “Perché sembri felice all’improvviso?”

Mickey voleva solo lanciarle qualcosa per averlo detto, perché avrebbe messo delle fottute idee in testa a Gallagher “Stronza, taci e smetti di pensare che io sia depresso.” Disse, fissandola e cercando di dirle in silenzio che doveva tenere la bocca chiusa.

Gli occhi di Rissa balzarono verso Ian e tutti notarono il modo in cui si spalancarono leggermente. E visto che lei era completamente priva di tatto e senz’anima come tutti pensavano che fosse Mickey, non si fece remore a chiedere “Che cazzo ti è successo?”

Ian sobbalzò, un’azione che sembrava totalmente involontaria e le dita di Mickey si tesero attorno al suo bicchiere di birra. Non sapeva perché. Una bomba Roadside (**) è esplosa.” Rispose Ian con voce amara “Mi ha lanciato su una cazzo di massa di filo spinato.”

Rissa fece una smorfia “Ahia, scommetto che fa un male fottuto.” Disse, e se avesse avuto un cervello avrebbe lasciato perdere e se ne sarebbe andata, ma non lo fece “Possono fare qualcosa, o sarai così per sempre?”

Mickey pensò che probabilmente era stato fortunato a non aver perso un occhio “Rissa, solo vaffanculo e vattene, ok?” disse, guardandola in cagnesco con più intensità di quanto avesse mai fatto prima “Davvero, non sono cazzi tuoi.” Non erano affari di nessuno, Ian avrebbe solo dovuto imparare a dirlo alla gente.

Rissa sembrava sorpresa che lui avesse detto qualcosa, tutti lo sembravano.

“Stavo solo chiedendo.” Disse, imbronciandosi leggermente.

“Beh, non farlo.” Ribatté “Non c’è un cazzo di sbagliato nella sua faccia.” E lo intendeva, perché era così. Tutti lo fissavano, li sguardi sorpresi e confusi. Ma era soprattutto il modo in cui Ian stava lentamente iniziando a sorridergli, come se stesse vedendo finalmente un lato di Mickey che non aveva realizzato esistesse. E Mickey doveva andarsene, uscire da lì e allontanarsi dal modo in cui Gallagher lo stava guardando.

“Devo pisciare.” Mormorò, spingendosi lontano dal bar e attraversando la folla a spallate, senza curarsi nemmeno di chi spingeva via, solo bisognoso di uscire da lì dove tutti lo fissavano, giudicandolo.

Il bagno era vuoto, ma vide Ian camminare alle sue spalle. Aveva una sorta di sentore che l’avrebbe seguito. Non disse nulla, solo guardò Mickey nello specchio mentre si spruzzava un po’ d’acqua fredda sul viso e si raddrizzava.

“Quindi, com’era in realtà?” domandò Mickey voltandosi, perché non poteva prendersi il disturbo di aspettare che fosse Ian a parlare. Il rosso ovviamente avrebbe voluto dire qualcosa, ma Mickey non aveva la pazienza di aspettare che passasse oltre alla sua frociaggine.

A Mickey non sfuggì che Ian era trasalito leggermente “Orribile.” Ammise e poi, nello stesso respiro, aggiunse “Mi mancavi.”

Guardò Mickey attraverso le ciglia, come se fossero ancora adolescenti. Rabbrividì leggermente quando Mickey lo spinse al muro, evidentemente aspettandosi che Mickey mettesse in pratica le numerose promesse che aveva fatto riguardo a cosa sarebbe accaduto se Ian avesse detto una cosa del genere. Se Gallagher avesse potuto sentire come il cuore di Mickey batteva nel suo petto non sarebbe stato così preoccupato. Mickey cercò di inspirare con discrezione il profumo di Gallagher ora che erano così vicini, lasciando che si avvolgesse attorno a lui come una sorta di confortevole coperta. Lentamente fece scivolare la sua coscia tra quelle di Ian e ghignò quando il più giovane rabbrividì. Si appoggiò di più, il suo cazzo duro e palpitante nei pantaloni mentre si avvicinava di più e faceva scorrere i denti sul lato del collo di Ian. Non l’avrebbe ammesso, ma in qualche modo amava che il rosso fosse più alto di lui. Non sapeva il motivo.

“Dimostralo.” Ringhiò, chiudendo le mani sui fianchi di Ian e facendo scontrare i loro inguini. Mickey sentì quanto Ian era duro, cosa che lo fece rabbrividire e dovette ingoiare un gemito, perché non credeva di aver mai provato niente di così bello nella sua vita.

Ebbe appena la  prontezza di chiudere a chiave la porta prima che le dita di Ian si chiudessero sulla parte posteriore del suo collo e le loro bocche erano attaccate prima che Mickey potesse anche solo pensare di ricordarsi che loro non facevano questo. Che non l’avevano mai fatto.

Non riuscì a capire perché no, perché non poteva pensare a una sola fottuta cosa che avrebbe preferito fare e non riusciva a trovare niente di sbagliato in questo. Le dita di Ian scavavano duramente nella parte posteriore del suo collo e la lingua spingeva contro le labbra chiuse di Mickey, così lui le aprì senza esitazione, senza pensarci due volte.

Mickey lascio che le sue mani vagassero sul torace di Gallagher, spingendosi sotto la camicia e scavando con le dita ai lati del corpo di Ian. Sentiva le protuberanze sulla pelle di Ian che sapeva erano cicatrici e passò il pollice sulla linea, tracciandole mentre succhiava la lingua di Ian nella sua bocca.

Ian si irrigidì e Mickey sapeva perché, poteva vedere la vergogna di Ian per le cicatrici nei suoi occhi. E Mickey lo odiava, odiava che Gallagher si vergognasse per questo. Sapeva che non era qualcosa che avrebbe normalmente fatto, sapeva che non era nella sua natura fregarsene o preoccuparsi così, ma questo era Gallagher, lui semplicemente doveva farlo.

Si tirò un po’ indietro e tolse le mani da sotto la camicia di Ian, prendendogli la testa e facendo scorrere lentamente il pollice sulla cicatrice che lo aveva affascinato prima, quella proprio sotto il suo occhio.

Ian rabbrividì e cercò di tirarsi via, ma Mickey non glielo avrebbe lasciato fare “Mick, no.” Disse, la voce rotta e il respiro ancora affannato, ma c’era una nota di panico nei suoi occhi, come se pensasse che Mickey sarebbe scappato da lui. Mickey pensò per un secondo che quella bomba doveva aver strappato anche un paio di cellule cerebrali dal cervello di Ian, perché se Mickey non si era curato di quelle cazzo di cicatrici quando aveva iniziato a baciarlo, perché avrebbe dovuto importargli ora? In realtà era semplicemente logico. Gallagher si stava solo comportando da stupido.

“Perché no?” chiese Mickey, strofinando di nuovo il pollice sul segno.

Lui davvero non sapeva perché, non poteva spiegarselo, ma gli piaceva quella cicatrice. Non aveva prestato attensione alle altre, non le aveva nemmeno davvero notate, ma gli piaceva quella. Ian si agitò ancora una volta, provando ad allontanarsi, ma sembrava che fosse più per abitudine che per altro. Era come se volesse vedere cosa stava per fare Mickey, perché era ovvio che non capiva.

“Questa è mia.” Mormorò, sorridendo quando Ian aggrottò la fronte, facendo scorrere ancora il pollice sopra la cicatrice “Proprio come questo.” E poi morse Ian duramente, proprio sul lato del collo, abbastanza violentemente che poté sentire il sapore del sangue e sapeva che sarebbe rimasto un segno per un bel po’.

Ian gemette piano e si mosse, strofinandosi contro la gamba di Mickey che era ancora tra le sue.

“A volte non ti capisco.” Disse quando Mickey si tirò indietro, togliendo la gamba. Mickey sorrise di nuovo e si strinse nelle spalle “Non è necessario.”

Accarezzò il cazzo di Gallagher attraverso i suoi pantaloni, amando il modo in cui il respiro della rossa sussultò, vacillante, e le sue dita si strinsero ancora di più sulle spalle di Mickey, le sue unghie corte che graffiavano la carne.

Mickey quasi rise quando Ian li fece ruotare in modo che era lui quello a schiacciare Mickey contro la porta. Era come se fossero stati ancora adolescenti, come se tutti questi anni non fossero passati e Ian non fosse mai partito per andare in guerra. Si  stavano baciando di nuovo prima che Mickey potesse pensare di riderne e sentì le dita di Ian sulla cintura, rabbrividendo quando una mano scivolò oltre e le dita di Ian si arricciarono intorno alla sua lunghezza.

Morse il labbro inferiore di Ian appena prima che le mani di Ian sui suoi fianchi lo facessero ruotare su sé stesso, sbattendolo contro la porta. E non importavano i preliminari, l’essere gentili, proprio come non era mai importato.  

Contava solo quanto rapidamente Gallagher potesse infilarsi un preservativo e le due dita che succhiava prima di premerle nel culo di Mickey. Contava la prima sensazione pungente di intrusione e il modo in cui Ian avrebbe spinto verso l’alto il retro della camicia di Mickey, togliendosi la sua così che potesse scorrere le mani sulla carne nuda di Mickey. Contavano i denti che mordevano la spalla di Mickey e come Ian stringeva i suoi fianchi così forte che sapeva sarebbero rimasti i segni.

Contavano i piccoli gemiti che Mickey tirava fuori, le parolacce che borbottava quando Ian colpiva il posto giusto. Contava il suono della carne sulla carne e la sensazione del jeans contro le cosce di Mickey ogni volta che Ian sbatteva in lui come se fosse tornato a casa. Contava il senso di proprietà, la dimostrazione nel loro modo brutalmente silenzioso del fatto che non importava quanto tempo era passato, perché ancora si appartenevano a vicenda, ancora si conoscevano l’un l’altro.

Quello che Mickey non intendeva ritenere importante era il modo diverso in cui le dita di Mickey trovarono quelle di Ian sul suo stomaco e le afferrarono strette. I morsi di Ian sulla spalla di Mickey non avrebbero dovuto trasformarsi in baci, trasformarsi in una lingua che scivolava per assaggiare il sudore. Mickey non avrebbe dovuto girare la testa senza pensarci e passare la lingua sul labbro inferiore di Ian, cercando un bacio che non avrebbe dovuto desiderare.

Si supponeva che fosse una scopata, niente di più, ma non lo era. Mickey non sapeva perché era cambiato, perché significava di più, perché significava tutto, semplicemente era così. Non avrebbe potuto spiegare come il lieve dolore che sentiva per le unghie di Ian che scavavano nelle sue ossa iliache lo facesse sentire più vivo di quando non fosse mai stato per anni.

Di solito quello sarebbe stato il momento in cui si sarebbe spinto indietro contro la persona che lo stava scopando, masturbandosi frettolosamente per arrivare alla fine, per terminare. Ma Mickey non lo stava facendo, non si lamentò quando Ian rallentò per un attimo, quando si fermò per un minuti, spinto dentro Mickey fino in fondo, solo per poter tirare il bacio che Mickey non aveva avuto intenzione di avviare.

Ian non avrebbe dovuto ridere quando alzò i fianchi e vide gli occhi di Mickey incrociarsi. Mickey non avrebbe dovuto imprecare contro di lui perché lo facesse ancora, praticamente implorandolo, perché a Mickey non sarebbe dovuto importare.

E certamente non avrebbe dovuto pensare che la fine stava arrivando troppo presto. Sembrava strisciare su di lui e afferrò duramente la mano di Ian, spingendo appena indietro quando sentì il cazzo di Ian contrarsi in lui. Non avrebbe dovuto piacergli il fatto che vennero insieme, la mano di Ian che si muoveva sul cazzo di Mickey catturando il suo venire sul palmo della mano.

Rimasero così per un po’, la fronte di Ian contro la schiena di Mickey come Mickey teneva la sua pressata contro la porta. Sentiva le gambe come gelatina e non sapeva come diavolo faceva a stare ancora in piedi, non sapeva nemmeno perché non aveva ancora spinto Ian fuori, perché non era in piedi a pulirsi per poi andare a occuparsi dei suoi affari come sempre.

“Fanculo, Mick.” Mormorò Ian, il suo respiro caldo contro la spina dorsale di Mickey. Lui sorrise “Scommetto che questo non l’hai ottenuto nel fottuto esercito.”

Ian non rispose, ma si mise a ridere e le sue braccia si strinsero leggermente attorno a Mickey, tirandolo più vicino. Ian fu il primo a muoversi, tirandosi fuori e gettando il preservativo nel cestino dall’altra parte della stanza mentre Mickey si tirava su i pantaloni.

Guardò Ian che si lavava lo sperma dalla mano, che si asciugò sui jeans subito dopo. Non aveva la camicia e Mickey non riuscì a distogliere lo sguardo dai muscoli sodi del suo stomaco. Non aveva ancora realizzato che Gallagher si era gonfiato cos’ tanto. Era bello, non c’erano due modi di pensarla su questo.

Mickey sbatté le palpebre quando Ian iniziò ad agitarsi e quando notò il rossore farsi strada sugli zigomi del rosso “Che c’è?” domandò.

“Odio quando le persone le guardano.” Sussurrò, senza guardare verso Mickey e grattando una delle cicatrici sul fianco. Proprio come Mickey aveva immaginato, un lato del suo corpo era coperto di strisce rosa, alcuni più frastagliati, e Mickey sapeva che era perché il filo spinato aveva dovuto essere strappato fuori dalla pelle di Ian in quei punti.

“Non lo sto facendo.” Rispose onestamente, ma poteva vedere che Ian non gli credeva.

“Mick, so che lo stavi facendo e non ti biasimo o niente, è abbastanza comprensibile.” Mormorò, guardandosi attorno per cercare la camicia, ma Mickey era più vicino e la fece strisciare sul pavimento prima che Ian la notasse “Cosa stai facendo?”

Mickey alzò gli occhi “Tu non capisci un cazzo, Gallagher.” Disse, facendo un passo avanti e infilandosi la camicia nella parte posteriore della cintura “Quindi cerchiamo di mettere in chiaro una cosa, ok?”

Ian sembrava nervoso, agitandosi ancora, guardandosi attorno per cercare la camicia in modo da potersi coprire. Sorridendo compiaciuto, Mickey fece un altro passo avanti “Non do una merda alle cazzo di cicatrici.” Disse, guardando negli occhi Gallagher mentre parlava “Per quanto mi riguarda erano un regalo ovvio quando sei andato in guerra.” Fece un altro passo, ora rimaneva solo un piede tra lui e Ian “E per la cronaca, prima non le stavo guardando, stavo guardando te perché, cicatrici o no, sei fottutamente caldo.”

Sapeva che era probabilmente la cosa più carina che avesse mai detto a qualcuno, ma in quel momento non gli importava particolarmente che fosse fuori personaggio perché odiava fottutamente il modo in cui Ian lo stava guardando.

Un’altra cosa che odiò era il modo in cui apprezzò il sorriso che si formò sulle labbra di Ian.

“Se mi guardi così quando siamo fuori io ti strappo le tue cazzo di palle, capito?” disse bruscamente mentre Ian copriva quel mezzo passo e cancellava la distanza tra di loro. E lo infastidiva che Ian non avesse nemmeno risposto, ma aveva solo alzato gli occhi e spinto le dita tra i capelli di Mickey “Sì, anche tu sei ancora importante per me.” Mormorò, evitando di venire preso a pugni pressando insieme le loro labbra.

Ah, cazzo, pensò Mickey, lo colpirò per questo la prossima volta.

 

 

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 (*)twiglet: http://3.bp.blogspot.com/-ClzOz04TrGI/URKOPnouSkI/AAAAAAAAAU0/Nc-xKPEVDwg/s1600/A+Twiglet.jpg

(**) bomba roadside: non sapevo come rendere il termine in italiano, così ho preferito lasciarlo in inglese-

  
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