Film > Thor
Ricorda la storia  |      
Autore: e m m e    25/11/2013    6 recensioni
Darcy non era mai stata una donna che dava troppa importanza all’abbigliamento.
[Loki/Darcy]
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Darcy Lewis
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La dubbia utilità delle bugie bianche'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Autore: emme
Fandom: 
Thor, ma in generale tutti i film della Marvel sono interconnessi, quindi mica lo so dove potrebbe essere collocate.

Titolo: Odore di flanella
Personaggi: Darcy/Loki
Riassunto: Darcy non era mai stata una donna che dava troppa importanza all’abbigliamento.
Rating: 
Word: 907 (W)
Generi: Introspettivo, Commedia, un po’ di Romanticismo sui generis, un po’ di Malinconia
Avvisi: What if?
Note#1: Questa storia è stata scritta per il l’Undicesima Notte Bianca di MDC, sul prompt “camicia di flanella”
Note#2:  Come al solito quando scrivo di questi due non so bene quando sia ambientata e soprattutto non so bene se possa avere un senso.
Beta: Nessuno, ergo segnalatemi gli errori che trovate e correggerò con gioia!


Odore di flanella


L'abbigliamento spesso rivela l'uomo.
William Shakespeare


Darcy non era mai stata una donna che dava troppa importanza all’abbigliamento.
Il suo primo ragazzo era stato un certo Dave, che frequentava il suo liceo. Uno di quei tipi che danno fuori di matto se mutande e calzini non sono ben abbinati con i colori della cravatta.
Quando per la prima volta Darcy si era spogliata davanti a lui, Dave aveva guardato il suo completino intimo spaiato – un paio di mutandine verdi con il simpatico disegno di un papero sulle chiappe e un anonimo reggiseno blu – e aveva concluso che la loro relazione non poteva continuare.
In seguito Darcy aveva scoperto che il patito dei colori pastello aveva iniziato ad uscire con una certa Melanie, la quale al mattino non poteva nemmeno pensare di mettere un piede sul vialetto di casa senza il mascara ben spalmato sulle ciglia.
Una vita dopo aveva iniziato ad uscire con un tizio che aveva un armadio intero pieno di farfallini: essi spaziavano dall’anonimo nero-per-cameriere-sottopagato, allo squillante giallo canarino, per giungere alla fantasia di piccoli pesci pagliaccio e onde blu.
Darcy aveva indietreggiato molto lentamente ed era uscita dalla sua vita con enorme sollievo.
Da quel momento in avanti aveva giurato che non avrebbe intrapreso relazioni con amanti di farfallini, a meno che non pronunciassero la frase “bowties are cool” per il semplice piacere di citare Doctor Who.
Non era stata molto fortunata, Darcy, con gli uomini, visto che i due esemplari appena citati erano anche due per un totale di tre.
L’uomo nel mezzo era stata una persona sana, per quanto riguardava l’abbigliamento, e Darcy aveva ricominciato a provare interesse per lo shopping; ma si era poi scoperto che, se il fidanzato#1 soffriva di schizofrenia e il fidanzato#3 di manie ossessive-compulsive, il fidanzato#2 soffriva della piuttosto famosa malattia del ti-tradisco-con-la–tua-più-cara-amica.
Tutto sommato, visti questi standard, Darcy era abbastanza soddisfatta del fidanzato#4 – che chiamava così solo nella sua mente e nemmeno troppo spesso – benché egli avesse tentato di sottomettere la razza umana, di conquistare il mondo e soffrisse di sindrome premestruale maschile tutti e ventotto i giorni del mese.
Intendiamoci, sapeva che sarebbe finita male. Nel senso più lato del termine, nel senso che conduceva alla sua morte prematura, probabilmente. Ma nel frattempo si divertiva un sacco.
E se Loki aveva un bel po’ di problemi personali e un’incapacità cronica di mantenere la calma di fronte alle tempeste di fulmini invernali o anche ad una leggerissima pioggerella estiva, di certo lui non aveva problemi che riguardavano l’abbigliamento.
Quando andava a trovarla – ben poche volte, per ben poco tempo, scambiando con lei ben poche parole astiose e irritanti, condendo però il tutto con un bel po’ di sesso molto soddisfacente – indossava abiti terrestri, prima di tutto perché il suo elmo con le corna scatenava in Darcy una serie incontrollata di risate isteriche e poi perché girare in quel modo nel bel mezzo di New York, vestito come un povero scemo (ma questo lo pensava solo Darcy) sarebbe stato come agitare un mantello rosso di fronte ad un toro (ovverosia il potente, biondissimo fidanzato di Jane).
Darcy sapeva che Loki era convinto che quegli abiti si sentissero onorati di rivestire la sua persona. Che le mani e le macchine che li avevano tessuti un giorno sarebbero state esposte in un museo, ed eterna memoria dei jeans strappati e delle camicie a quadri di flanella che Darcy comprava al discount e che contribuivano a rendere il Dio degli Inganni una persona quasi normale, almeno esteriormente.
Ma dato che Loki pensava che anche il pavimento su cui camminava un giorno si sarebbe trasformato in oro puro, Darcy aveva deciso di non prendere troppo sul serio queste sue manie di protagonismo, altrimenti avrebbe rischiato di scoppiargli a ridere in faccia. Ancora.
Dunque era giunta alla conclusione che quella poteva sul serio essere la relazione perfetta – eccettuata la sua parte finale che prevedeva la probabile morte di Darcy stessa – visto che entrambi se ne fregavano delle cose importanti e anche di quelle futili, si vedevano due o tre volte ogni sei mesi, se andava bene, e soprattutto sapevano vivere giorno per giorno. A volte anche ora per ora, se necessario.
Anche per questo dovette impedirsi di darsi da sola dell’idiota il giorno che Jane, sul posto di lavoro, se ne uscì con il seguente commento: «Darcy, com’è che ti sei messa quella vecchia camicia di flanella? È da uomo e... mi sembra che ci sia una macchia di caffè sulla manica sinistra.»
Darcy osservò la manica sinistra, ricordando alla perfezione come quella macchia di caffè si fosse prodotta. Lei passava per la cucina con una tazza colma tra le mani, Loki aveva allungato un braccio per trascinarla verso di sé con la solita prepotenza, lei si era spaventata e la tazza era caduta a terra, andando in frantumi: entrambi avevano ignorato il disastro per la seguente mezz’ora.
Sorrise a Jane, sistemandosi gli occhiali sul naso e fingendo noncuranza: «Avevo tutte le magliette sporche» spiegò, quando invece la risposta giusta sarebbe stata: «Sono passati quasi due mesi e qui c’è rimasto ancora un po’ del suo odore.»
Ma a Darcy non piaceva darsi della stupida da sola, quindi quella sera, arrivando a casa, prese tutte le magliette che possedeva e le ficcò in lavatrice, che fossero sporche o pulite, fregandosene del mischione di colori che ne sarebbe uscito fuori.
Ma la camicia di flanella macchiata di caffè la posò sul divano senza nemmeno accennare a volerla lavare.

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Thor / Vai alla pagina dell'autore: e m m e