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Autore: Sys    25/11/2013    0 recensioni
«Non posso ancora credere che non potrò mai rivedere dal vivo quel sorriso.» ammise Harry. «Chissà se mai rivedrò il mio.»
«Non abbatterti, sei un guerriero.» lo elogiò Louis. «Fossi stato al tuo posto, mi sarei arreso, probabilmente passerei i giorni a piangere.» continuò. «E invece guardati: sei un cantante di successo, sei amato da miliardi di persone, sei andato avanti in questo mondo che nessuno di noi cinque sopportava più.»
Harry alzò il viso notando che Louis si era messo in piedi. Lo raggiunse.
«Non so quanto possa contare per te, mio caro amico ma: hai tutta la mia stima.» Harry non poteva essere più grato a Louis per aver manifestato la propria alta reputazione nei suoi confronti e lo ringraziò.
«Ora devo proprio andare.» ammise l’amico.
«Ci rivedremo presto, questo fagottino deve imparare tante cose dallo zio Harry.»
L'altro rise nervosamente poi aggiunse: «A presto!» promise Louis.
Che cosa vi avevo detto? Non sempre sono le ragazze a dover soffrire.
Genere: Romantico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I

 
Tell me, did the wind sweep you off your feet?
Did you finally get the chance to dance along the light of day?
And head back toward the Milky Way?
Tell me, did you fall for a shooting star? One without a permanent scar? 
And did you miss me while you were looking for yourself out there.

(Drops of Jupiter, Train.)
 
 
Quanti film, libri o canzoni sono basati sul menefreghismo maschile nei confronti delle ragazze? Quante fidanzate sono state lasciate solo per motivi futili? Quante hanno passato dei giorni a piangere chiuse nelle loro stanze ricordando i bei momenti passati insieme al giovane che credevano essere “il compagno della loro vita”? Quanti ragazzi poi si sono pentiti e hanno cercato di sistemare le cose e quanti sono stati perdonati? Non esiste un numero per esprimere queste quantità.
Ci credereste se vi dicessi che questa storia prende una piega diversa? Che i ruoli sono invertiti? Che lui per una volta non è il cattivo? Forse.
 
Prese un asciugamano e si asciugò la fronte imperlata di sudore. Lasciò il microfono al tecnico del suono e si fece aiutare a togliere tutta l’attrezzatura, come la chiamava lui, da cantante. Tirò fuori dalla tasca dei jeans la solita foto ormai malridotta e la guardò con i soliti occhi luccicanti. Vide per l’ennesima volta quel bimbo sorridente riconoscibile solo per i grandi occhi verdi avvinghiato a una donna molto più vecchia di quanto non sembrasse, con i capelli avvolti in una treccia disordinata e gli occhi pieni di gioia. Posò le labbra sulla foto e prese il passo verso il suo camerino.
Controllò il telefono e si distese sul divanetto di pelle nera che l’aveva accompagnato in quel tour di quasi nove mesi ormai giunto al termine. Aprì la casella dei messaggi e lesse i soliti complimenti, le abituali promesse alla “ci vediamo presto” o “perché non passiamo del tempo assieme?” e le tipiche promozioni di diverse aziende che volevano accaparrarsi come testimonial il bel faccino di uno dei ragazzi più famosi in quel momento. Già, perché il 15 gennaio 2023 Harry Styles poteva essere considerato tale. Ormai la carriera con il gruppo che l’aveva accompagnato fino a pochi anni prima si era conclusa e ognuno aveva deciso di prendere strade diverse: Zayn si era sposato e fu uno dei più favorevoli allo scioglimento della band una volta scoperto che sua moglie aspettava un piccolo pargoletto, poi diventato una bellissima bambina; Louis volle cimentarsi nella carriera di attore e ancora oggi, dopo anni ed anni, riempiva i teatri di tutto il mondo nonostante non cantasse, o almeno non tutto il tempo; Niall comprò una casa in Belgio e, insieme alla sua fidanzata, aprì un ristorante che in poco tempo venne elogiato da tutti i giornali di critica; Liam era tornato a Wolverhampton ma partì poco tempo più tardi. Dopo l’esperienza fatta anni prima in quell’Africa triste e povera, lui aveva deciso di voler aiutare quanto più avesse potuto. Era tornato in Ghana e aveva fatto costruire delle scuole e degli ospedali con i soldi negli anni guadagnati e con quelli che ogni tanto i suoi amici gli mandavano ben coscienti del fatto che avrebbero salvato delle vite.
Quanto ad Harry, lui aveva preferito continuare con la carriera canora, anche se inizialmente tutti erano un po’ scettici a riguardo, primo fra tutti Harry stesso. Ma, quando sentì di poter contare sull’affetto di ancora qualche fans allora la paura scomparve. Incise il suo primo album da solista che si rivelò essere un successo e da lì ne incise altri e girò il mondo una, due, tre volte.
  «Si può?» chiese una voce conosciuta bussando alla porta. Harry si ricompose e andò ad aprire rivelando il faccino sorridente di una bambina bionda che ostentava i suoi occhioni azzurri sotto le lunghe ciglia scure.
  «E tu chi sei, piccoletta?» domandò Harry, prendendola in braccio ma mentre lo faceva quasi la fece cadere. Non poteva credere ai propri occhi e non poteva credere di non aver riconosciuto quella voce. Strinse la stretta intorno alla bambina in modo che fosse sicura, e sorrise di gioia come non aveva fatto per molto tempo. «Cosa ci fai qui?»
  «Che dirti, mi mancavi.»
  «Anche io ho sentito la tua mancanza, Louis.» rispose Harry, mentre faceva delle facce buffe verso la bambina che non la smetteva un attimo di ridere. Era così bella.  «Immagino sia colpa sua il fatto per il cui tu non riuscissi più a rispondere frequentemente ai miei messaggi?»
  «Harry, ti presento Katy, o anche la mia principessa.»
  «Molto piacere Katy, io sono lo zio Harry.» esclamò il riccio porgendo la mano alla bimba. Lei la prese guardandola, cercò di ripetere ciò le era appena stato detto ma ciò che ne uscì non fu esattamente il risultato aspettato. Quindi, prese un dito e iniziò a stringerlo sotto lo sguardo attento del padre e quello divertito dell’altro ragazzo.
  «Io ti chiedo scusa, Harry, per non averti chiamato o non averti avvertito di questa novità, in realtà non ti ho parlato di molte cose ma la mia vita ora è rivolta in primo luogo a loro.» confessò Louis, alludendo alla sua nuova vita. «Ogni tanto ho provato a chiamarti ma non hai risposto e il tempo che non passo sul palco, lo passo a casa ad occuparmi di lei e della sua gemellina, che tutte le notti ci svegliano senza alcuno scrupolo.»
  «Non ti preoccupare, amico.» rispose Harry, nascondendo quel filo di rabbia e malinconia nel sapere che Louis non lo avrebbe mai più messo al primo posto nella sua vita. Ma non poteva farci nulla, c’erano sicuramente persone più importanti cui lui, come anche gli altri tre ragazzi con cui aveva passato una buona parte della propria vita, doveva pensare. «Come sta Barbara?» domandò lui.
  «Oh, lei sta bene, insomma meglio dei quattro mesi post-parto che sono stati una sorta di inferno per entrambi, ma penso più per lei: sai, nausee, stanchezza, allattamenti…» lo informò Louis, mentre passava una mano nei proprio capelli. Era cambiato. Harry se n’era accorto fin da subito: la barba incolta, i capelli meno sbarazzini del solito, gli occhi più stanchi, anche di più di quando doveva fare i conti con due concerti intervallati da poche ore di volo. «Voleva tanto venire a salutarti, purtroppo Melissa non è calma come la sorella ed è dovuta andare a calmarla facendo una passeggiata.» continuò. Harry fissò Katy: così Melissa era la gemella. Si ritrovò a pensare a quanto fosse fortunato Louis ad avere a casa due angeli come quello che ora lui teneva in braccio. «Mi ha detto di farti i suoi sinceri complimenti per il concerto, e ti faccio anch’io i miei.»
Harry abbassò il capo, sorridendo a mo’ di ringraziamento mentre la bambina si accomodava sul suo petto e chiudeva gli occhietti.
  «Sei davvero fortunato, sai?» disse il riccio.
  «Peccato che l’altra non sia così tranquilla come lei.» rispose Louis, capendo al volo che Harry si era riferito alle sue due figlie. Abbassò la testa all’indietro, sul divano e chiuse per un attimo gli occhi. C’era una pace in quella stanza cui non era abituato, almeno non in quel periodo. «Sai, Harry anche tu potresti avere una famiglia, delle figlie da coccolare.» mormorò Louis. «E’ stupefacente entrare in casa la sera sentendo il profumo di casa avvolgerti, e vedere due angioletti biondi battere le mani non proprio all’unisono ma che ti fanno capire quanto tu sia soddisfatto della tua vita e meravigliosamente orgoglioso di due esseri umani che sono legati a te per la vita; e poi, quando pensi che sei al limite,quando pensi che hai già tutto quello che potresti avere, ti giri e vedi appoggiata allo stipite della porta della cucina una donna stanca, con i capelli legati in una coda malfatta e la maglia sporca, forse di vomito di una delle gemelle, e solo una pantofola indosso perché l’altra è stata probabilmente stata nascosta da una delle due piccole e istintivamente realizzi che quella non riuscirai neppure tu ad indossare le tue ciabatte.» aggiunse. L’altro lo guardò e vide ancora una volta quegli occhi luccicanti che ora tanto erano invidiati dal riccio. Già, anche lui avrebbe potuto avere una storia da favola come Louis. «Ma devi andare avanti, Harry.»
  «Io sono andato avanti, sono passati quasi sette anni.» dichiarò Harry.
  «Andare avanti non significa scopare con una per una sera e andartene la mattina, prima che lei si svegli.» gli confidò Louis. «Già, Harry, li leggo anch’io i giornali e sappiamo entrambi che quelle storie, per quanto romanzate, hanno uno sfondo di verità.»
  «Io l’ho dimenticata, Louis.»
  «Bene, perché sono proprio venuto a dirti che le hanno offerto un lavoro come scenografa proprio per il mio nuovo spettacolo, e non vuole che la cerchi.»
Harry voltò immediatamente la testa al sentire quelle parole e subito replicò: «Non è possibile che sia tornata, i miei contatti mi avrebbero informato e poi non è possibile che le sia stato offerto un lavoro del genere: lei faceva pena a disegnare.»
Louis fu forse l’unico ad accorgersi del sorriso malinconico sul viso di Harry, probabilmente nemmeno lui si era reso conto di aver incurvato la labbra.
  «Non l’hai dimenticata, vedi?» gli rinfacciò.
Harry dette la bambina che chiaramente aveva un sonno pesante, segno che Louis era seriamente suo padre, all’uomo seduto sul divano che le baciò la fronte e l’accomodò fra le sue braccia muscolose.
  «Co-come faccio a dimenticarla?» domandò il riccio. «Lei è un chiodo fisso nella mia vita ormai.» confessò, abbassando la testa. «Chiudo gli occhi e vedo lei, li riapro e la penso continuamente; mentre canto quelle canzoni sdolcinate, la vedo, lì, nel backstage a sorridermi e ad arrossire quando le dedico qualche verso.» quando rialzò il capo Louis poté intravedere gli occhi estremamente lucidi. «Ogni qual volta che vedo una ragazza bionda per strada vorrei bloccarla e guardarla intensamente negli occhi e poter finalmente dire “ti ho ritrovata” e invece cammino sempre dritto e le lacrime vengono da se una volta entrato in casa.» ora era chiaro che il riccio stesse piangendo, le lacrime avevano lasciato la loro scia sulle guance rosee e i singhiozzi non facevano altro che confermare la teoria di Louis. «Tu torni a casa, trovi due bellissime bambine, e una moglie che ti ama più della sua stessa vita e io!?; oh bè, io giro la chiave nella toppa della serratura, prendo una birra, mi scopo la prima che trovo in giro e per un paio d’ore non penso a lei perché quello che facevo con lei era puro amore e nessuno potrà mai eguagliare il nostro rapporto.» Louis continuava incessantemente ad accarezzare la piccola che teneva in braccio. «E poi chiudo gli occhi; ci credi se ti dico che ancora dopo sette anni tengo la sua collana stretta nella mia mano per tutta la notte?» Louis alzò lo sguardo e fissò, ormai, l’uomo ora seduto al tavolo con i gomiti poggiati sulla superficie e le mani a coprire il viso. Dopo così tanti anni. «Non riesco a dimenticarla, non posso…».
  «Sei un uomo forte, Harry.»
  «No, sono solo un codardo che non riesce ad ammettere che la ragazza che ha amato più di chiunque altro una mattina l’ha abbandonato nel letto, senza una spiegazione o un motivo valido.» ribatté. «E inoltre senza più un soldo in casa: tutto il denaro, del mio portafogli e della cassaforte erano spariti.» rifletté. «E la cosa peggiore?» si chiese Harry. «Li ha presi perché avrebbe dovuto crescere nostro figlio.» a quest’affermazione Louis scattò in piedi con gli occhi sbarrati, risiedendosi non appena vide la bimba muoversi leggermente.
  «Che cosa vuoi dire?» domandò lui. «Era incinta?» continuò. «E tu sei il padre?»
   «Quando quella mattina se n’è andata, l’ho cercata ovunque, poi Paul mi chiamò chiedendomi se avessi avuto un documento che qualche mese prima mi aveva dato sostenendo che fosse importante.» spiegò. «Ironia della sorte!?» disse. «L’avevo buttato giusto il giorno prima così, ancora in pigiama e con gli occhi rossi per il pianto mi misi alla ricerca di questo foglio, alla fine lo trovai nel cestino del bagno che di lì a poco la domestica avrebbe dovuto portar via, c’era anche un test di gravidanza: era positivo.» riprese. «E lei era l’unica ragazza entrata di recente in casa.» a Louis piangeva il cuore vedere uno dei suoi migliori amici in quello stato. «Probabilmente l’aveva buttato lì, sapendo i turni della cameriera e pensando che io non l’avrei mai trovato ma la sorte ha voluto che lo vedessi.»
  «Quindi, facendo due più due, deduco che tu abbia un figlio…» era strano a dirlo. Harry, papà.
  «Non lo so, prima che mi cancellasse totalmente dalla sua vita e dai suoi contatti riuscii a caricare ancora qualche soldo in più sulla carta che mi aveva rubato sperando di farle capire che l’avrei perdonata se fosse tornata indietro, e che potevano gestire la cosa insieme ma se mai non avesse voluto l’avrei aiutata comunque.» esclamò Harry. «E così feci per altri mesi, poi disattivò la mia carta e persi completamente sue notizie.»
  «E non l’hai denunciata?»
  «Io la amo, Louis.» rispose. «E poi è pur sempre mio figlio che stavo aiutando.»
  «Ma tu sei sicuro che fosse tuo?»
  «Intendi dire che pensi che mi tradisse?»
  «Non dico nulla di ciò ma vedendo ciò che è successo cerco solo di trovare delle soluzioni plausibili.»
  «Cosa diavolo voleva da me quella ragazza?» domandò Harry dopo un interminabile silenzio.
  «Qualunque cosa volesse non l’avrà mai, perché non ha pensato due volte al fatto di abbandonarti qui, da solo.»
  «Non posso ancora credere che non potrò mai rivedere dal vivo quel sorriso.» ammise Harry. «Chissà se mai rivedrò il mio.»
  «Non abbatterti, sei un guerriero.» lo elogiò Louis. «Fossi stato al tuo posto, mi sarei arreso, probabilmente passerei i giorni a piangere.» continuò. «E invece guardati: sei un cantante di successo, sei amato da miliardi di persone, sei andato avanti in questo mondo che nessuno di noi cinque sopportava più.»
Harry alzò il viso notando che Louis si era messo in piedi. Lo raggiunse.
  «Non so quanto possa contare per te, mio caro amico ma: hai tutta la mia stima.» Harry non poteva essere più grato a Louis per aver manifestato la propria alta reputazione nei suoi confronti e lo ringraziò.
  «Ora devo proprio andare.» ammise l’amico.
  «Ci rivedremo presto, questo fagottino deve imparare tante cose dallo zio Harry.»
L’altro rise nervosamente poi aggiunse: «A presto.» promise Louis.
 
Che cosa vi avevo detto? Non sempre sono le ragazze a dover soffrire.
 
 
 
 

 
I One Direction non mi appartengono.
Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.

Sys.
 

 
  
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