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Autore: ikumi    02/05/2008    10 recensioni
Ore e ore passate a costruire un qualche incontro, una qualche persona, a bramare un desiderio sdolcinato e trionfante, proprio come accadeva nelle favole che sua madre le aveva raccontato sin da piccolissima. E lei non le aveva mai dimenticate: le aveva sempre portate nel cuore e aveva sempre sognato di avere il destino di una delle tante principesse protagoniste in regni incantati. Nella sua mente dipingeva il volto e le gesta dell'uomo della sua vita e rimaneva fedelmente attaccata a quel disegno, che anno dopo anno si evolveva e migliorava automaticamente.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice: è una piccola, microscopica e quasi invisibile storia nata dall'improvviso desiderio di concludere un'altra. Una assai vecchia e lasciata incompiuta prima di abbandonare questo sito quasi un anno fa. Ora, è davvero tanto che non scrivo e sono totalmente arrugginita, ma spero che questo impulso significhi che la voglia di scrivere stia tornando quella di una volta. E spero di ripubblicare quell'altra finalmente conclusa, prima o poi (anche perché tuttora qualcuno mi minaccia di morte. XD).
Infine, ringrazio Diana per aver sopportato le mie paranoie, come sempre.




Il desiderio mancato


Quando era ragazzina era un'autentica sognatrice. Ricordava bene la facilità con cui s'immergeva nell'immaginazione e si faceva trasportare dalla fantasia. Ore e ore passate a costruire un qualche incontro, una qualche persona, a bramare un desiderio sdolcinato e trionfante, proprio come accadeva nelle favole che sua madre le aveva raccontato sin da piccolissima. E lei non le aveva mai dimenticate: le aveva sempre portate nel cuore e aveva sempre sognato di avere il destino di una delle tante principesse protagoniste in regni incantati.
Nella sua mente dipingeva il volto e le gesta dell'uomo della sua vita, e rimaneva fedelmente attaccata a quel disegno, che anno dopo anno si evolveva e migliorava automaticamente.
E poi, da brava e determinata sognatrice, era partita.
Il suo sogno di bambina si sarebbe finalmente avverato, ne era fermamente convinta. Disposta a superare mari e monti pur di realizzarlo, alla sola età di sedici anni lei, Bulma Brief, aveva ancora una volta dimostrato con superbia e superiorità la sua testardaggine e forza d'animo. Le sfere del Dio Drago avrebbero potuto accontentarla e perciò lei doveva averle.
Ora, ricordando quei spensierati momenti, una risata maliziosa sfuggì dalle labbra della bella donna avvolta nelle morbide lenzuola del loro letto matrimoniale. Si era portata una mano a coprire la perfetta dentatura perlacea, mentre gli occhi azzurrini osservavano minuziosamente l'uomo che le riposava accanto.
«Che ti prende?» la calda voce che fuoriuscì dalle nobili e definite labbra le riempì immediatamente  gli orecchi, appagandola.
«Nulla...» rispose divertita mentre col palmo della mano lisciava il lenzuolo sul gonfio ventre; e, nuovamente, la cristallina risata si propagò nella stanza cominciando a danzare nell'aria.
Vegeta corrugò le sopracciglia, senza però sollevare le palpebre. «Sembri isterica» l'ammonì, sebbene fosse pienamente convinto della veridicità della sua affermazione ormai da anni. Ma la compagna sembrò non subire alcun effetto del tono severo utilizzato dal saiyan, giacché scoppiò maggiormente a ridere.
«Pensavo alla mia gioventù, a quando tutto ebbe inizio...» spiegò una volta calmatasi, senza poter smettere di fissare il profilo maschio appena illuminato dal bagliore lunare che filtrava dall'ampia vetrata. «Sai, conobbi Goku e tutti gli altri solo grazie alle sfere del Drago. Quando ero solo una ragazzina decisi di partire alla loro ricerca: per primo incontrai lui e pian piano la banda incominciò ad allargarsi... ne passammo veramente di ogni, ma ci divertimmo un mondo...» continuò in tono dolce ed improvvisamente estasiato.
«E, di grazia, cosa ci sarebbe di divertente nel fare la conoscenza di un branco di idioti?» sbottò quasi indignato il Principe, provocando l'ennesimo moto di eclatante ilarità da parte della proprietaria della Capsule Corporetion.
«Sai perché mi misi alla ricerca delle sfere?» domandò allora Bulma, voltandosi completamente verso di lui.
«Non possiedo ancora la capacità di vedere nel passato delle persone» ironizzò seccato, appurando che ormai il sonno l'aveva completamente abbandonato.
La donna sistemò il voluminoso cuscino imbottito di soffici piume affondandovi metà del viso. «Volevo esprimere il desiderio di incontrare il mio principe azzurro» proferì qualche istante dopo stirando le labbra in un ampio sorriso, venendo subito posseduta da quella remota e indimenticabile emozione. Già, perché mai avrebbe scordato il tempo in cui nelle sue pupille vi fu rispecchiato per la prima volta l'immenso Dragone, in tutta la sua maestosità.
Il saiyan sbuffò pesantemente. «Altro non poteva essere che una delle tue sciocchezze» sibilò poi guadagnandosi un'occhiataccia.
«Oh, insomma! Devi sempre fare il grande borioso, tu!» lo additò offesa «Era molto importante per me e ci rischiai pure la vita!»
Vegeta schioccò la lingua e un ghigno mutò la sua espressione solitamente impassibile. «Ne sarebbe sicuramente valsa la pena» fece roco e velenoso, provocandola come non mai.
Zittita la donna si rimise supina e a braccia conserte rivolse tutto il suo sguardo astioso al soffitto.
«Hai la delicatezza di uno pterosauro»
«Mfp»
E pensare che un tempo credeva che l'uomo giusto fosse Yamcha. Davvero ridicolo, a ripensarci.
Ma se avesse potuto esprimere davvero quel desiderio? Cosa sarebbe successo? Cosa sarebbe successo se improvvisamente il Principe dei Saiyan si fosse materializzato davanti a loro, in tutta la sua antica crudeltà e spietatezza?
Gelido un brivido percorse lentamente la spina dorsale della donna, mentre quel pensiero spaziava sempre più nella sua mente: un assassino che non avrebbe avuto alcuna pietà di loro, che non avrebbe avuto alcuna pietà di lei. Le si sarebbe parato davanti lo spaventoso guerriero che era stato, una mente sadica e calcolatrice, una mostruosa forza distruttrice... nulla a che fare con il suo Vegeta.
E quella consapevolezza la fece rabbuiare, le fece stringere le braccia con le sottili dita, d'un tratto fredde e tremanti. Con flemma ruotò il capo e posò l'espressione triste sulla persona che amava, e che l'amava.
«Vegeta...» mormorò il suo nome in un impercettibile singulto. Non ricevette alcuna risposta, ma sapeva che l'uomo l'aveva sentita perfettamente. «Che cosa avresti fatto se ti fossi ritrovato lì, da un momento all'altro?» sussurrò, con voce seria.
Di rimando l'uomo emise l'ultimo, sonoro, sbuffo mostrandole le spalle nerborute.
«Che cosa vuoi che ne sappia» ringhiò.
«Ma come, un po' di immaginazione!» si crucciò l'altra «Non ti conosci?»
Attese, ma quella voce che tanto adorava in ogni sua sfaccettatura non giunse. E allora, indugiando, gli pose una domanda: «Se io avessi espresso quel desiderio, tu... tu mi avresti uccisa?»
Il silenzio divenne tremendamente opprimente. Se ci fosse davvero riuscita, ora non sarebbero lì, ora non avrebbero un figlio meraviglioso e non potrebbero presto vedere alla luce il secondogenito che portava in grembo; e lei non avrebbe ricevuto quel grande amore che a suo modo l'uomo ogni giorno le dimostrava e che tanto aveva faticato ad ottenere.
Sarebbe stato orribile.
E quelle palpebre si sollevarono, mostrando occhi neri come le più profonda e tetra oscurità dell'inferno: «Lo sai benissimo» proferì richiudendole subito dopo.
Bulma si rimise a guardare il soffitto e stringendosi nel lenzuolo s'impose di addormentarsi immediatamente.
Quella notte Vegeta non chiuse occhio nemmeno per un secondo.
  
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