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Autore: Novizia_Ood    26/11/2013    2 recensioni
Dopo aver seguito gli AMA's ieri sera (American Music Award's) mi sono chiesta il perché di quel Haz così scostante e a tratti annoiato. Solo all'inizio, sul Red Carpet, sembrava sorridente e a suo agio. Dopo che hanno cambiato di posto a lui e Lou cos'è successo? Ho lasciato spazio alla mia immaginazione!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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AMA's
 
- Signor Tomlinson dovrebbe spostarsi per cortesia. Vada pure a fianco al Signor Malik. –
Lo sguardo che Harry Styles riservò a quel bodyguard fu di un gelo totale. Nonostante Louis avesse visto quegli occhi molte volte lucidi, molte volte rossi per il pianto oppure accesi di quel verde gioioso, mai poteva dire di averli visti così freddi.
- M-mi dispiace io eseguo solo gli ordini. –
Quell’uomo alto e robusto, con il cartellino che gli penzolava dal collo, sembrava essersi fatto minuscolo in un istante davanti al riccio che aveva smesso di fissarlo solo qualche secondo dopo, abbassando il capo rassegnato ed arrabbiato. Erano una band ed era mai possibile che non potevano nemmeno più sedersi vicino? Sedere sulle poltrone vicine non voleva necessariamente dire che quei due si amassero o che si volessero baciare da un momento all’altro. Eppure questo, la Modest, pareva non volerlo comprendere. Erano spaventati dai loro movimenti involontari che avvenivano in funzione della ricerca di un contatto più ravvicinato, un contatto fisico che quei due cercavano di avere costantemente. Louis, dopo aver sospirato e gettato all’altro un’occhiata di scuse, si fece forza su entrambi i braccioli per alzarsi.
- Grazie –
Rispose il bodyguard sedendosi a prendere il suo posto accanto al riccio che ora se ne stava irrequieto a fissare il palco davanti a loro, senza il minimo interesse. Tomlinson invece si era seduto accanto a Zayn con uno sbuffo appena accennato sulle guance che il moro non tardò a notare.
- Dai è solo una serata, tieni duro. –
Batté una volta la mano sul suo braccio e poi la strofinò cercando di passargli un po’ di forza per sopportare tutto quello. Gli occhi attenti di Niall scattarono prima su uno e poi sull’altro. Entrambi parevano avere la medesima espressione stufa sul volto, di chi ne ha sopportate troppe, consci del fatto di doverne sopportare ancora molte altre nei tempi a venire.
- E’ così ridicolo che non me ne capacito. –
Commentò acido l’altro appoggiando il gomito nel bracciolo e portandosi la mano accanto al viso per mordicchiare nervosamente l’unghia, già corta, del pollice. Quella situazione era ridicola di per sé in effetti. Dovunque andavano e qualsiasi cosa facessero, tra Harry e lui dovevano esserci almeno due metri di distanza, perché quando riuscivano a stare più vicini di così, scattava un contatto involontario. Ma cosa poteva farci Louis? Era più forte di entrambi. A volte lui ringraziava di questa distanza imposta, altrimenti chi gli avrebbe impedito di ridere con l’altro come una volta? Chi gli avrebbe impedito di abbracciarlo, di guardarlo e di volerlo per tutto il tempo? Eppure non erano male a fingere, almeno era quello che credeva Louis. A volte nemmeno si rendeva conto delle volte in cui il bruno lo fissava e sorrideva senza accorgersene, era qualcosa di involontario e di istintivo che nemmeno miliardi di chilometri avrebbero potuto cancellare. Mantenerli lontani non era la risposta, ma nemmeno farli stare vicino. La risposta era sempre stata ‘accettare se stessi’, cosa che la Modest non era mai stata in grado di fare, loro pensavano solo a tenersi stretti quel marketing da oltre un milione di dollari che stava facendo arricchire tutti ogni giorno di più. Perché era questo che erano per loro, marketing, un enorme marketing ‘One Direction’. Un pozzo di soldi praticamente.
Quella sera i grandi One Direction riuscirono a vincere in tutte le categorie dov’erano stati nominati e questo lo dovevano alle miriadi di fan in tutto il mondo che li seguivano costantemente, ogni passo, ogni gesto. Nessuno aveva dimenticato la Larry Stylinson, soprattutto quelle che si facevano chiamare ‘Larry shippers’ e nemmeno gli stessi Harry e Louis. Quello era frustrante. Il grande abbraccio di gruppo aveva avuto il suo effetto, bastò stringersi un po’ sotto gli occhi brillanti ed emozionati di Niall, per riuscire a scambiare un’occhiata con quegli occhi verdi profondissimi nei quali Louis parve riuscire a respirare di nuovo. Tutti ad applaudire. A cosa? A chi? A loro. Ai One Direction, marketing da milioni di dollari e forse niente più.
 
Quando la sigla aveva finalmente chiuso quella serata che era iniziata bene ed era finita uno schifo, Harry tirò su un sospiro di sollievo. Almeno avrebbe potuto mostrarsi per quello che era: arrabbiato nero. Quelle telecamere che non facevano altro che riprendere ogni suo movimento ed ogni sua espressione lo infastidivano e l’ultima cosa che avrebbe voluto era che, una volta finito il viaggio, avrebbero iniziato a far domande sul suo comportamento, a chiedere se stesse bene e quale fosse il problema durante la serata. I suoi compagni se n’erano accorti e probabilmente anche qualche fan che aveva avuto come obiettivo fissarlo per tutto il tempo. Il ‘batti cinque’ mancato portogli da Louis era stato un brutto colpo, ma lo avrebbe evitato in ogni caso, troppo arrabbiato e frustrato per avere un qualsiasi tipo di contatto con il ragazzo che come al solito si mostrava più obbediente di lui a quei comandi che aveva iniziato ad odiare da un anno a quella parte. “The Story of my life” era stata cantata benissimo, ma dentro Harry non erano solo le corde vocali a vibrare, qualcosa in lui urlava per uscire e l’unico sfogo che trovava erano le note di quella canzone.
- Complimenti per la performance ragazzi, siete stati veramente fenomenali! –
Una delle giornaliste si era avvicinata al gruppo e i ragazzi l’avevano accolta sorridenti come sempre amavano mostrarsi. Strano di come l’unico pieno di felicità fino a scoppiare, pareva essere sempre e solo Niall, quello dalla risata facile e irrefrenabile e quello orgoglioso di tutto il gruppo, quello che non mancava di fare battutine con tutti risultando sempre il più divertente. Harry si fermò accanto a Liam, mani unite dietro la schiena e piedi uniti, solita posizione. Non aveva voglia di mettersi a parlare, aveva un letto che lo aspettava, altro che feste post serata, niente di niente per lui. Tirò in dentro le labbra, mordicchiandole dall’interno, restando prima ad occhi bassi, poi di tanto in tanto li alzava per accennare un sorriso all’intervistatrice per non risultare troppo scostante, era comunque la buona educazione che doveva seguire.
- Grazie mille, veramente. Ogni giorno ringraziamo per questa meravigliosa opportunità che ci state dando e volevamo ringraziare anche tutti i nostri fan che ci seguono praticamente in giro per il mondo! Noi siamo stanchissimi dopo mesi pieni come questi, ma loro sembrano avere sempre la forza necessaria per fare qualche altro chilometro per venirci a vedere. E’ meraviglioso. –
Louis prese la parola accanto al sorridente Niall che ora salutava nella telecamera. Louis era decisamente più bravo di Harry a nascondere quello che provava, forse semplicemente indossava la maschera davanti agli altri e poi se ne privava in loro assenza, il riccio non lo aveva ancora capito, ma di una cosa era certo: qualsiasi cosa Louis stesse facendo, la faceva benissimo. Nessuno si sognava di andargli a chiedere ‘come stai?’, perché nessuno immaginava che stesse male o almeno non così bene da come dava a vedere. Harry invece si sentiva così stretto e piccolo in quell’immagine che doveva dare di sé che alle volte non reggeva e scoppiava con le peggiori parole al mondo. Dovevano veramente ringraziare chi li aveva portati fino a lì? Forse si e lui era solo uno sciocco ingrato a non averlo capito come invece avevano fatto tutti gli altri.
- Insomma, speriamo di rivedervi presto da queste parti! –
Esclamò la giornalista inclinando poi il microfono verso Zayn.
- Domani saremo di nuovo in viaggio, si torna a casa per qualche giorno e poi riprenderemo il lavoro di sempre. Anche noi dobbiamo pur riposarci qualche giorno, sai per ricaricare le batterie! –
Liam accanto ad Harry annuì, anche lui non vedeva l’ora di tornare a casa.
- Allora non mi resta che augurarvi un buon proseguimento di serata ragazzi!! E ancora veramente tanti complimenti –
Continuò a voce squillante la donna prima di salutarli uno ad uno con un bacio sulla guancia. Fu imbarazzante il momento in cui Louis vide nello sguardo di Harry lo stesso gelo che aveva avuto ore prima quando gli avevano fatto cambiare il posto. Che quella freddezza non lo avesse abbandonato? Improvvisamente si sentì in colpa. Ad inizio serata erano stati così bene, addirittura sul tappeto rosso avevano osato scambiarsi un sorriso complice davanti a Giuliana che li aveva fermati e chiedeva loro cosa aspettava loro durante il post-show. Perché in quel momento i piani erano ben diversi. Louis però era deciso a non cambiarli, voleva che restassero gli stessi e non avrebbe permesso a nessuno di rovinarli. Camminarono fino alla macchina nella quale salirono tutti e cinque, Harry sedeva avanti con Liam e Niall, mentre Louis dietro con Zayn.
- Ultima nottata qui in America ragazzi, qualcuno di voi ha un’idea? –
Chiese Liam emozionato mentre si voltava indietro per guardare gli altri due.
- Dopo la chiamata su Skype con Perrie sono assolutamente dei vostri! –
Esclamò il moro alzando una mano per confermare la sua presenza, mentre con l’altra stava già digitando un messaggio alla sua futura sposa.
- L’ultima volta siete stati un’ora se non di più collegati! Non puoi chiamarla domani? Magari la raggiungi dovunque lei sia, tanto hai due giorni liberi, che ti frega? Fatti portare lì. –
Disse Liam alzando le spalle come se fosse una cosa ovvia e riuscì a far riemergere l’altro dal suo telefono.
- Sai che sei un genio? Dovrò comunque chiamarla però –
Constatò l’altro inviando un altro messaggio, mentre intorno a lui Louis cercava di sbirciare qualcosa sul suo schermo.
- Cucciolotta? Ma che razza di monignolo è? –
Rise Louis alla sua destra, tornando appoggiato al finestrino. La reazione di Zayn fu istantanea, ritirò il telefono, allontanandolo dalla vista del compagno prima di rimetterlo nella tasca sinistra dei pantaloni.
- Io non ho mai preso in giro te per i nomignoli che inventavi per.. le altre persone. –
Avrebbe dovuto dire “Harry” o almeno era quello che si aspettava il ricco nel sediolino davanti. Anche lui aveva un braccio appoggiato alla portiera mentre si manteneva la testa pesante ed affollata da mille pensieri.
- Allora dove andiamo? Potremmo scendere a giocare al casinò oppure scegliere di abbandonare l’hotel e andare a bere qualcosa! Nei limiti del possibile vi prego, l’ultima volta alla festa di Halloween non riuscivo nemmeno a riconoscermi allo specchio. –
Si aggiunse Niall portandosi una mano sul viso e scuotendo la testa. Incredibile come, ad ogni festa, loro perdessero proprio il senso della misura. Si davano alla pazza gioia in festeggiamenti simili, ma non andavano mai oltre l’alcol. A volte capitava che dovevano raccoglierlo da terra tra le risate generali e poi accompagnarlo in bagno per vomitare ma niente di più, alla fin dei conti era divertente vedere tutti prima brilli, scambiarsi battute e stupidaggini simili, fino a diventare completamente ubriachi, senza riuscire a reggersi in piedi in preda a risate convulse e irrefrenabili.
- Questo perché sei il nostro animale da festa caro Niall! –
A battere sulla sua spalla fu Louis che, ricordando proprio quella serata di Halloween, aveva ritrovato il sorriso. Ovviamente, era tornato in albergo con Harry appeso a lui perché non riusciva a camminare dritto mentre lui se la rideva sbandando appena. Era stata una bella serata e nonostante la presenza di Eleonor, i due erano riusciti a stare insieme senza dare troppo nell’occhio in quel posto super affollato. Quella sera invece di Eleonor non c’era traccia, non era partita con loro preferendo la sua bella Inghilterra. A quella notizia Harry era rimasto felicissimo, eppure Louis non poteva dire di vedere quella stessa felicità nei suoi occhi in quel momento.
- Si si prendimi in giro quanto ti pare caro Tomlinson, ma io ricordo di averti visto ballare e cantare su quel cubo proprio come un perfetto ragazzino di sedici anni alla sua prima sbronza! Eleonor credo che non ti avesse mai visto in quello stato.. meglio no? –
Chiese il biondo con un’occhiata maliziosa verso l’amico, prima di sporgersi per parlare con il silenzioso Harry che ancora se ne stava contro il finestrino.
- E tu Miley che fai, sei dei nostri? –
La risata roca del riccio arrivò subito, risvegliandolo da quella specie di trans in cui era caduto. Il soprannome Miley lo faceva ridere tutte le volte, non si sarebbe mai pentito di quel travestimento, nemmeno tra un milione di anni, non gli interessava essere finito su tutti i giornali e ovunque, quello era e restava un costume con i fiocchi!
- Mi dispiace ma questa sera Miley passa! Sono veramente molto stanco, mi brucia la gola e credo che ordinerò qualcosa in camera prima di dormire. Non voglio arrivare a casa e restare a dormire per tutti i giorni a seguire! Questa notte mi riposerò anche perché non ho questa grande voglia! –
Confessò alla fine sotto gli sguardi attenti di Liam e Niall, mentre alle sue spalle Louis fissava scontento la sua nuca.
- Avanti non fare il nonnetto Styles! –
A parlare fu proprio lui che, poggiando una mano sulla sua spalla, si avvicino ai sediolini anteriori per farsi sentire meglio. Aveva provato tutta la serata a tirarlo su di morale, a farlo ridere, a farlo distrarre, ma a niente erano valsi i suoi sforzi. Per quanto Louis quella sera si stesse sforzando di apparire tranquillo per lui, Harry pareva deviare tutte le sue palle curve, non ne voleva proprio sapere.
- Louis ha ragione, sei ancora giovane, avrai tempo più avanti per dormire! –
Si aggiunse all’amico anche Liam che continuava a fissare Harry.
- No davvero ragazzi, non sarei di compagnia e vorrei che vi divertiste anche un po’ per me, non mi sento tanto di venire, ma non vi preoccupate, voi andate pure non c’è alcun problema! –
Era sincero, voleva che andassero a fare un giro così non sarebbe stato costretto a stare sotto i loro occhi attenti ed indagatori. Avevano si le camere separate, ma lo sapeva bene che avrebbero finito per far baccano in una sola delle cinque. Zayn stava per dire la sua quando Louis scosse la testa invitandolo a non insistere più di tanto. Lasciò andare anche la spalla di Harry prima di appoggiarsi nuovamente al sediolino.
- Va bene, allora facciamo così, Zayn chiama Perrie e dopo decidiamo sul da farsi, va bene? –
Tutti e quattro annuirono e pronunciarono un ‘Si’ in coro, ma quello di Harry non sembrava avere molte speranze di fargli cambiare idea, non voleva uscire e non sarebbe uscito.
 
Erano arrivati nella Hall, tutti i fan gli erano già addosso, per fortuna di tutti che fossero si e no una decina e non di più. Firmarono tutto quello che c’era da firmare e scattarono quante più foto possibili prima che i loro bodyguard, uno era lo stesso che li aveva divisi alla serata, li allontanassero da quella piccola folla creatasi all’ingresso. Salirono in ascensore in silenzio fissando i numeri dei piani che si susseguivano, naturalmente loro alloggiavano ai piani superiori. Quando uscirono, le guardie iniziarono a percorrere in lungo e in largo quel corridoio per accertarsi che non ci fosse nessuno, mentre i ragazzi si avviarono alle loro porte. Quella di Harry, fastidiosamente, non si apriva. I primi tre sgattaiolarono dentro, Zayn per primo per la chiamata in entrata su skype che già stava squillando, poi Liam che non vedeva l’ora di farsi una doccia e Niall, che sgusciò dentro solo per dare agli altri due qualche momento da soli.
- Questa porta l’ha costruita la Modest? Al momento pare che voglia rendermi la vita impossibile! –
Commentò esasperato mentre inseriva e toglieva la carta convulsivamente dalla porta. Niente, quella luce non lampeggiava di verde, bensì di rosso non volendo farlo entrare. Abbassò più volte la maniglia cercando di spingere, ma niente, finché la luce era rossa, era rossa e basta, niente sarebbe entrato in quella stanza.
- Sicuro di non averla smagnetizzata? –
Chiese Louis mentre la sua si apriva con un sonoro click. La lucina verde della sua porta lampeggiava ad intermittenza.
- Smagnetizzata? Il mio culo non è mica una calamita! –
Rispose stizzito mentre la inseriva nuovamente dentro la fessura. Luce rossa. L’aveva tenuta dentro la tasca di dietro del pantalone mentre firmava autografi e mentre salivano, era impossibile che si fosse smagnetizzata in quel lasso di tempo.
- Mi permetto di dissentire.. –
Commentò l’altro guardando i suoi movimenti poco aggraziati, con un sorriso malizioso sulle labbra che Harry accolse un po’ seccato, alzando gli occhi al soffitto.
- .. ma se mi dai la carta, posso provarci io. –
Lo osservò con un sopracciglio alzato e poi gli porse la chiave magnetica con un gesto veloce, spostandosi di poco dalla porta. Louis si avvicino e si piegò leggermente per leggere quelle minuscole istruzioni che c’erano proprio vicino la fessura per la chiave. Una piccola freccia indicava il basso, mentre una piccola freccia sulla carta indicava l’altro. Ci volle poco a girarla e ad inserirla nella serratura per farla scattare. Luce verde.
- Pazienza Harry, ci vuole pazienza. Oltre che gentilezza s’intende.. –
Alzò appena le spalle sfilando la chiave e riporgendola al proprietario.
- Certo, le due cose che più mi mancano in questo momento. –
Piegò la maniglia ed osservò la grande suite davanti a sé.
- Credo che tu abbia solo bisogno di rilassarti. –
Si permise di commentare Louis mentre si appoggiava allo stipite della porta, incrociando le braccia al petto.
- Mi è dispiaciuto vederti così per tutta la serata. Cosa c’è? –
Chiese guardandolo mentre l’altro era già entrato e si manteneva aggrappato alla porta.
- Hai bisogno anche che te lo dica? –
Harry sgranò gli occhi versi ormai sprofondati in quell’azzurro cielo di Louis. Non sarebbe stata una conversazione molto semplice, ma per quello che ne poteva sapere lui si sarebbe rivelata piacevolmente liberatoria, come era avvenuto già tempo prima. Il ragazzo fuori annuì attendendo risposta, mentre alle loro spalle il bodyguard della serata, stava percorrendo il corridoio da quel lato.
- Non parlerò con te qui sulla porta. –
Si lamentò per un secondo, scuotendo la testa. Voleva che Louis entrasse in camera e voleva che quell’omaccione li vedesse. Harry sapeva benissimo che non avevano il compito di dividerli quando erano da soli, ma solo davanti alle telecamere e convincere Louis ad entrare era una specie di rivincita verso quello che rappresentava quell’uomo in giacca e cravatta nere.
- Se posso.. –
Indicò la porta prima che Harry potesse spostarsi per farlo entrare, lanciando uno sguardo al bodyguard che proprio in quel momento passò davanti quella porta. Il ricco gli sorrise con un cenno della testa, come segno di saluto, prima di chiudere la porta dietro il compagno e seguirlo al centro della stanza. Aveva già preso posto sul comodo divano in quello che doveva essere un salone.
- Sai benissimo in che modo potrei rilassarmi, vero? –
Era riuscito a trattenersi per un po’, ad essere scostante e a fare il ragazzo freddo il più possibile, ma Louis spaparanzato sul divano a quel modo non avrebbe portato a nessun altro tipo di pensiero se non quello. In qualche modo la loro lontananza forzata, non faceva altro che eccitarli di più dal punto di vista sessuale; dall’altro invece, quello sentimentale, li svuotava e poi li lasciava nella depressione più totale. Non era facile trovare un equilibrio in un rapporto simile, in un rapporto che non doveva esistere. Come ci si poteva abituare a vedere il proprio ragazzo in mille foto con quella che doveva essere una copertura? Come ci si poteva abituare a reprimere impulsi come sorrisi, carezze o abbracci in pubblico? Non si poteva, quella era la verità. Harry si chinò su di lui per baciarlo, lasciando che una sua gamba scivolasse tra quelle di lui le quali si aprirono di riflesso.
- E tu sai benissimo che non è sempre questa la risposta ai nostri problemi –
Rispose Louis dopo averlo allontanato dolcemente in quello che non voleva essere proprio un rifiuto, lo sapeva bene, stava solo rimandando. L’altro sospirò sonoramente, lasciando andare la testa in avanti, prima di prendere posto accanto a lui e stendendosi con le gambe sul divano di pelle scura.
- E’ questo il punto Boo, qual è la risposta ai nostri problemi? –
Si era appoggiato alla spalla di Louis mentre si portava una mano ai capelli ormai in disordine. Era confuso da tutta quella situazione che ormai andava avanti da troppo tempo. Strano non essersi abituati, ma non ci sarebbero mai riusciti.
- Prima di tutto mantenere la calma.. –
Iniziò Louis appoggiando il braccio sullo schienale per poi ripiegarlo per andare a toccare ricci di Harry. Se li passò più volte tra le dita. Era da quando li aveva visti che aveva ammesso di provare una passione per quei capelli così morbidi e belli. Quasi doveva ammettere che la passione per il ragazzo che li portava, veniva in secondo piano.
- Non sono un tipo molto calmo. Soprattutto quando arrivo al limite, lo sai. –
Avevano litigato qualche mese prima per colpa di Eleonor che stava sempre in mezzo, colpa del suo lavoro da copertura che non le riusciva nemmeno troppo bene. Harry non la sopportava e le aveva urlato contro le cose peggiori del mondo, così come le aveva urlate anche a Louis. Non avrebbe mai voluto farlo, ma lui era come una pentola a pressione: una volta che si esauriva, esplodeva. Immagazzinava tutto, taceva tutto, anche i sentimenti, e proprio in quello sbagliava, perché nel momento peggiore, quando arrivava al limite, tirava tutto fuori con rabbia e aggressività.
- Forse dovrei imparare ad essere come te –
Disse alla fine lasciandosi andare con la testa sulla sua spalla, fissando il soffitto mentre le mani dell’altro ancora scorrevano lente nei suoi capelli. Eccola la calma, era quella, la poteva sentire impregnare il suo corpo.
- In quel caso non credo che mi sarei mai potuto innamorare di me stesso –
Louis rise scuotendo la testa, piacevolmente divertito.
- Beh io si. In quel caso sarei riuscito ad innamorarmi anche del mio riflesso allo specchio, magari potrei imparare ad amarmi di più.. –
Il suo tono non era divertito, ma quasi triste. Non si riteneva certamente una persona perfetta, nemmeno una persona migliore degli altri, anzi spesso era l’opposto. Non si amava abbastanza, non si accettava per i suoi comportamenti, quelli orribili che avrebbe voluto tirare via dalla sua personalità e buttare per sempre in un cestino della spazzatura.
- Devi farlo per quello che sei Haz. Io ti amo e posso amarti per entrambi, ma preferirei non vederti più così sconfitto da te stesso. Sei meraviglioso e devi solo rendertene conto –
Spiegò Louis appoggiando la guancia sulla sua testa sospirante di Harry che aveva anche chiuso gli occhi abbandonandosi a quel tocco leggero delle mani di lui.
- Ero molto nervoso questa sera. Trovo stupido che ci dividano i posti a sedere e poi ti lascino entrare nella mia camera d’albergo senza battere nemmeno ciglio. Ipocriti. –
Corrugò la fronte, mantenendo gli occhi ben chiusi mentre sentiva Louis al suo fianco respirare calmo e tranquillo.
- Guarda il lato positivo, se ci avessero impedito di vederci anche in albergo, allora si che anche io avrei tirato fuori il peggio di me, puoi starne certo! Ipocriti? Probabile, ma finché mi permettono di fare questo, io sto al mio posto e faccio quello che vogliono, perché lo so che alla fine sarò io a fare quello che voglio. –
Il discorso non faceva una piega in effetti e Harry doveva ammettere di non averla mai vista in quel modo. Era quello a tenere tranquillo e in vita Louis Tomlinson? Il suo allora non era un teatrino che metteva su davanti alle telecamere? Non era una maschera? Louis aveva imparato a crogiolarsi nell’idea che, tanto prima o poi, sarebbe tornato da Harry, lo avrebbe abbracciato, lo avrebbe baciato e sarebbe stato con lui nella camera d’albergo. Era l’idea di fare comunque quello che voleva, a portarlo avanti.
- A volte mi stupisco di avere un amante geniale come te. Sicuro di essere lo stesso che sulle scale, durante xFactor, si mise il coperchio dell’immondizia sulla testa e parlava con un piccione? –
Domandò alzandosi appena per guardarlo negli occhi. Adesso anche lui aveva un sorriso aperto sul viso.
- Lascia stare Kevin! Ancora mi manca.. –
Disse scuotendo la testa e mostrandosi quasi triste a quel ricordo. Harry riuscì finalmente a ridere, quella meravigliosa e sexy risata che Louis amava sentire, così spontanea da fargli venire voglia di bacarlo dovunque, anche davanti le telecamere durante una diretta. Ecco perché mettevano tra di loro le distanze, perché Louis avrebbe trovato la forza per trattenersi. Lui a volte ringraziava coloro che li tenevano separati, perché sarebbe bastato un istante di debolezza e avrebbe fatto l’impensabile.
- Va bene va bene, facciamo così. Adesso vado a farmi la doccia e poi ordiniamo qualcosa, va bene? Sempre se non ti va di uscire con gli altri –
Aggiunse subito prima di alzarsi e restando in piedi davanti a lui con un’espressione speranzosa.
- No assolutamente, ti dirò. Vengo a fare la doccia con te in questo momento e poi, puoi giurarci, ti trascinerò con la forza fuori di qui. Andremo a fare un giro con gli altri, ci divertiremo te lo prometto! –
Disse alzandosi anche lui e prendendolo per mano. Dal basso, alzò la testa per incrociare gli occhi verdi del ragazzo che ora lo guardava con un sorriso di sghembo. L’idea gli era piaciuta sicuramente.
- E se non ci riuscirò con la forza.. beh puoi scommetterci che con qualche manovra di persuasione riuscirò a portarti fuori questa sera –
Terminò alzandosi appena per potergli baciare le labbra morbide. Era più tranquillo, lo sentiva sotto il suo tocco e lo vedeva più rilassato, più contento. Avrebbe voluto utilizzare quel potere rinvigorente su di lui per sempre, perché Louis lo avrebbe tirato su ogni volta che lo avrebbe visto crollare sotto i suoi occhi, come quella sera e come era già successo mille volte. Non ci mise molto Harry a prenderlo in braccio e fare rotta verso il grande bagno di quella immensa suite. Finché quegli idioti della Modest non fossero entrati prepotentemente anche nella loro vita oltre le porte d’albergo, Harry avrebbe dovuto trovare il lato positivo proprio come Louis aveva già fatto. Doveva tenersi forte pensando che tanto, a fine serata, quella porta d’albergo, l’avrebbero sempre varcata insieme.


Angolo scrittrice:
Sono veramente contenta che siate arrivati alla fine di questa OS, è un buon segno giusto? Era la mia prima OS Larry e in generale sui 1D!
Un'altra è già pronta per essere letta, un lavoro a quattro mani!
Passate se vi interessa! ^_^ 

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