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Autore: Tempie90    26/11/2013    10 recensioni
Frutto di un'ispirazione altalenante vi propongo una nuova storia. Non ha un'ambientazione precisa ma sicuramente i nostri eroi sono fidanzati ufficialmente.
Spero vi piaccia nonostante tutto.
Non ho praticamente detto nulla sulla storia ma davvero non so come presentarvela! XD
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ciao =) Premetto col dirvi che questa storia non ha senso XD
E' stata scritta in più momenti perchè l'ispirazione ultimamente mi fa brutti scherzi: ogni volta che iniziavo a scrivere fiduciosa, alla fine mi bloccavo non sapendo bene come continuare la storia, ma dopo tanti sforzi ce l'ho fatta! XD
Non voglio, come si dice dalle mie parti, 'mettermi il ferro dietro la porta' ma davvero non so come mi è venuta fuori e se abbia realmente un senso. Tra tutte quelle che ho scritto, questa è sicuramente la FF che non mi piace per niente e ancor meno mi convince ma Ange99 è sempre lì in agguato e alla fine, gira e rigira, riesce a farmi pubblicare XD

La storia è già scritta e se dividerà in due capitoli, tre con l'epilogo!
Spero di non deludervi o di proporvi una storia banale.
Buona lettura!
Tempie. =)

                                     Incomprensioni

Capitolo 1


‘Castle ma che ti è saltato in mente? Come minimo Burket sparirà e addio caso!’ Beckett era furiosa.
‘Che mi è saltato in mente? Kate quel verme ti ha deliberatamente provocato, offesa e poco ci voleva e ti avrebbe anche picchiata!’ Rispose altrettanto furente lo scrittore.
‘Castle era una copertura se avessi corso davvero un pericolo sarebbero intervenuti gli agenti…’
‘L’ho fatto io visto che nessuno si è scomodato a farlo!’
‘Evidentemente sapevano che sarei stata in grado di difendermi! Maledizione Castle eravamo a tanto così da incastrarlo, avere prove sufficienti per accusarlo di prostituzione e spaccio di droga. Tanto così.’ Beckett mostrò una breve distanza tra il pollice e l’indice. ‘E ora grazie a te, non solo ci toglieranno il caso prendendoci per incapaci ma d’ora in poi sarà praticamente impossibile provare il suo giro. Gran bel lavoro Castle, davvero un ottimo lavoro!’ Concluse furibonda.
‘Effettivamente Castle non è stato una mossa astuta.’ Confermò seppur con un tono più pacato Esposito. Mentre Ryan si limitò ad acconsentire col capo mostrandosi d’accordo col detective.
‘Mi dispiace ok? Ma lui stava per…insomma voleva…’ Castle non riuscì a finire la frase scosso dagli eventi: ricordava ancora i rumori provenienti da quella stanza in cui era stata condotta Beckett per essere messa alla prova. Tutti si aspettavano che le avrebbero proposto di tirare un po’ di coca e quindi che il malvivente la tirasse fuori dando il via all’irruzione, invece a quanto pareva, volevano prima mettere alla prova le parti del suo corpo così aveva tentato di spogliarla. Quando però la detective aveva posto resistenza, aveva tentato di prenderla con la forza; fu in quel momento che Castle non ci aveva visto più. La sua donna stava quasi per essere violentata e nessuno pareva intervenire, eppure sentivano tutti i lamenti e i tonfi dall’auricolare.
Era sceso all’improvviso dal furgone ed era corso a salvare Kate, riuscendo a toglierla dalle mani luride di quel verme. Non appena aveva spalancato la porta e aveva visto Beckett a terrà sopraffatta dall’uomo si era scaraventato su di lui  alzandolo di peso e gettandolo dalla parte opposta della stanza, poi come una furia gli si era avvicinato e l’aveva colpito ripetutamente fino a farlo svenire. E avrebbe continuato se non fossero entrati gli uomini della polizia a fermarlo.
Ma tutto questo aveva ovviamente mandato all’aria l’operazione ed era evidente che Burket avrebbe agito con molta più discrezione divenendo addirittura invisibile.
‘Avrei potuto cavamela. Se solo mi avessi dato un po’ di tempo invece di crederti Mike Tyson. Sarei riuscita a difendermi. Invece adesso hai mandato tutto all’aria e non possiamo neanche denunciarlo per aggressione perché quest’operazione non doveva spuntare da nessuna parte finché non l’avessimo arrestato. Hai idea in che problemi si troverà ora la Gates? Dovrà spiegare molte cose…IO dovrò spiegare perché un consulente della polizia stesse partecipando ad un’operazione così delicata e l’abbia mandata all’aria per correre a salvarmi. Mi sentirò mortificata. Tu mi farai mortificare. Tu mi fai sentire in imbarazzo!’ Concluse con foga. Si accorse solo dopo delle parole appena pronunciate: nel momento in cui Castle si irrigidì e i ragazzi sgranarono, più o meno discretamente, gli occhi per lo stupore.
Cercò di dire qualcosa per rimediare la situazione ma fu interrotta dalla voce alterata della Gates che la voleva nel suo ufficio.
Guardò l’uomo davanti a sé, ancora rigido con la mascella serrata, distogliere lo sguardo ferito e si diresse, malvolentieri, verso l’ufficio del capitano per fare rapporto.
Quando la porta si chiuse dietro di lei i bro si avvicinarono allo scrittore.
‘Ehi bro, non penserai mica che abbia detto sul serio?’ Cercò di consolarlo Esposito.
‘Ma no dai sarà stata la rabbia del momento, appena le passa vedrai che verrà a scusarsi subito.’ Diede manforte Ryan.
Ma Castle non li ascoltava nemmeno troppo sconvolto e ferito dalle parole di Beckett. Non si aspettava una sfuriata del genere. Lui era intervenuto per salvarla, non l’avrebbe fatto se non ce ne fosse stato bisogno. Aveva reso vani gli sforzi per quell’operazione ma l’avrebbe rifatto cento volte se significava salvarla da gente come quella. Poteva capire la sua rabbia per l’operazione non riuscita ma dirgli che si vergognava di lui…La metteva in imbarazzo. Non se l’aspettava. Non credeva di farlo. Forse con il suo comportamento fuori le regole e le sue teorie assurde l’aveva fatto e lui non se ne era mai reso conto.
Si sentì ad un tratto ridicolo, ferito e pensò di non essere all’altezza della situazione. Forse quelle parole volevano essere un modo per dirgli che aveva cambiato idea, che non voleva più sposarlo perché le avrebbe reso la vita imbarazzante.
Mille pensieri assurdi passarono per la sua testa tra i tentativi inutili di tirargli su il morale da parte dei bro e il momento in cui Kate uscì dall’ufficio del capitano.
Era rimasto nella sala break anche quando i due detective si erano allontanati per sveltire delle pratiche.
Si alzò dal divano con un po’ di fatica, si sentiva come se stesse sollevando delle zavorre.
Si avviò col cuore colmo di tristezza verso la porta e la trovò lì, di fronte a lui.
Rimasero un attimo a guardarsi ma prima che lei potesse anche solo accennare a delle scuse, l’uomo distolse lo sguardo.
‘E’ meglio che vada a casa.’
‘Castle…’ Kate cercò di dire qualcosa ma fu interrotta dall’uomo.
‘Ho bisogno di riflettere!’ Disse velocemente prima di sparire per le scale.
Kate non ebbe nemmeno il tempo di fermarlo che lui era andato già via.
Abbassò lo sguardo sentendosi tremendamente in colpa. Gli occhi le si riempirono di lacrime ma si passò velocemente la mano su di esse per evitare di essere vista, poi si diresse verso la sua scrivania con lo sguardo puntato a terra. Non aveva voglia  di incrociare quelli dei due detective né di nessun altro.
Si sedette e cominciò a scrivere il rapporto seppur ancora scossa. Non aveva voluto ammetterlo ma Castle aveva fatto bene ad intervenire, lei non sarebbe stata in grado di difendersi. Quando l’uomo l’aveva spinta a terra si era sentita sopraffatta e non era stata più in grado di reagire. Se non fosse stato per Castle probabilmente quel bastardo avrebbe raggiunto il suo scopo.
Di conseguenza nel momento in cui aveva affrontato lo scrittore, aveva sfogato tutta la sua paura e la rabbia per non essere riuscita a difendersi, cercando di convincere, più se stessa che gli altri, che invece ne sarebbe stata capace.
Cominciò a picchiettare sulla tastiera accorgendosi del tremore delle proprie mani.
Aveva bisogno di lui.
Aveva bisogno di Rick.
Ma lei l’aveva costretto ad andare via con quelle parole così dure, così sbagliate.
Lei era fiera di lui.
Dell’uomo che era diventato per lei e con lei. Avrebbe voluto gridare al mondo quanto l’amasse, che presto sarebbe diventata sua moglie, che non vedeva l’ora che ciò accadesse. Eppure era riuscita ad esprimere il sentimento opposto: “Tu mi fai sentire in imbarazzo!” Ma che diavolo le era saltato in mente??
E adesso lui l’aveva liquidata con un “Ho bisogno di riflettere!” che le diffondeva un’ondata di panico in corpo. Su cosa doveva riflettere?? Su di loro? Sul volerla ancora sposare?
Quelle domande la terrorizzavano: e se lui non la voleva più? Se si fosse reso conto di non volerla al suo fianco?
Ma quello che la preoccupava di più era il fatto che Castle  avrebbe pensato di non essere all’altezza. Di non meritarla. Di non essere abbastanza. 
E se si fosse convinto di questo, l’avrebbe lasciata, lei lo sapeva.
Ma lui era all’altezza anzi era molto di più. Non avrebbe mai pensato di meritare lei un uomo del genere.
Affascinante, generoso, solare, dolce e dal cuore tenero. Era l’uomo della sua vita e non gli avrebbe permesso di sentirsi inferiore. Di avere la sensazione di essere ‘troppo poco’ per lei.
Castle era perfetto per lei.
Doveva a tutti i costi scusarsi, parlargli, guardarlo in quei suoi meravigliosi occhi azzurri e dirgli che lo ama così com’è. Che è il suo eroe, il suo protettore, la sua roccia.
Prese il cellulare di scatto, facendo sobbalzare i due detective, e compose il numero dello scrittore senza minimamente preoccuparsi di essere a portata di orecchie di tutti.
Ma al secondo squillo la chiamata fu rifiutata e il suo stomaco si strinse in una morsa.
Provò ancora, più volte, ma con lo stesso risultato. Alla fine rinunciò, non voleva parlarle e non poteva biasimarlo. Poggiò il cellulare sulla scrivania col morale a terra e continuò il suo rapporto.
Intenta com’era ad affrontare i ricordi di quell’operazione senza scoppiare a piangere non si accorse che si erano fatte già le otto.
“Beckett, noi andiamo!” Disse Esposito strappandola dalla sua personale ‘missione’.
Kate guardò l’orologio spaesata.
“Oh, si fra poco vado anch’io. Finisco il rapporto.” Il detective annuì.
“Bene. A domani allora.”
“A domani. Ciao ragazzi.” Li congedò con un lieve sorriso.
Batté freneticamente sulla tastiera ancora per qualche minuto, diede una veloce controllatina e stampò il rapporto. Si diresse nell’ufficio, ormai vuoto, della Gates e lo lasciò sulla sua scrivania.
Prese il giubbotto e la borsa e si diresse in macchina. Quando vi salì era indecisa se andare al loft da Rick o al suo appartamento. Pensò a tutte le chiamate che l’uomo aveva rifiutato e decise che forse sarebbe stato meglio lasciarlo riflettere come le aveva chiesto.
Accese il motore e si diresse malvolentieri al suo appartamento.
Si preparò un bagno caldo, nel vano tentativo di trovare un po’ di calore in quel modo e dimenticare la giornata infernale appena passata. Il risultato però non fu quello sperato.
Si mise a letto senza cenare; non ne aveva voglia. Si coprì fin sopra la testa afferrando il suo cellulare. Lo osservò nervosamente sotto le coperte indecisa se chiamarlo o meno. Lui non l’aveva chiamata, non voleva sentirla questo era ovvio. Ma le mancava e quel senso di colpa che l’aveva accompagnata tutta la giornata non smetteva di torturarla.
Alla fine decise di inviargli un sms nella speranza che l’avrebbe letto e magari anche risposto.
Digitò affannosamente sulla tastiera, poi cancellò tutto. Non poteva certo scusarsi via messaggio, troppo infantile e persino da codardi. Optò per un messaggio breve, per fargli capire che stava pensando a lui.
Buonanotte, K. <3
Senza indugiare ancora premette il tasto invio e chiuse gli occhi. Pregava che le rispondesse, così da intavolare un discorso, magari sentirsi anche per telefono e chiarirsi. Attese parecchi minuti, stava per perdere le speranze quando lo schermo si illuminò.
Buonanotte.
Ok, decisamente non voleva parlarle ma apprezzò il fatto che le avesse risposto, freddamente e in maniera asciutta, ma non l’aveva ignorata come per tutto il giorno. Era già qualcosa.
Posò l’apparecchio sul comodino e cercò di prendere sonno. Ci riuscì solo alle prime luci dell’alba e non fu uno dei migliori.


Tempie's corner:

Allora? Spero di non avervi annoiato troppo, al contrario di aver suscitato il vostro interesse!
Fatemi sapere!
Tempie. =)
  
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