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Autore: Harriet    03/05/2008    1 recensioni
La notte prima di una battaglia senza speranza, l'ultima notte prima della fine di tutto... Forse, però, per due persone, non è ancora la fine. {Ambientazione fantasy}
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia partecipante al concorso indetto da Fantafree sul forum, dedicato a storie originali basate sulle canzoni dei Nightwish, seconda classificata.

La canzone a cui la storia si ispira è “Come cover me”.

Dedicata a Jucchan.

Buona lettura!




November dressed in may



Come, wet a widow’s eye

cover the night with your love


Scivolò nella tenda, leggero come il vento e il silenzio. Lei, che voltava le spalle all’ingresso, sorrise. Non lo aveva sentito arrivare: se n’era accorta solo quando aveva avvertito il suono del suo respiro.

Era così furtivo, eppure respirava forte, come un bambino davanti a un compito troppo difficile.

Un’immagine non molto distante dalla realtà.

Lui aspettava, e lei decise di lasciarlo aspettare ancora. Pochi istanti, che per lui sarebbero stati secoli di angoscia. Non le importava molto. Semmai la divertiva. Faceva tutto parte della via che aveva scelto per la sua esistenza: non pensare, non voltarti indietro.

Pochi istanti, nei quali respingere il rimorso, e il fantasma di una lacrima.

Quando ebbe giudicato di averlo tenuto abbastanza sulle spine, si degnò di guardarlo. Per qualche istante, voltandosi appena. Gli sorrise, giusto per calmare un po’ quel respiro ansioso.

- Sono arrivato.- la informò, quasi non se ne fosse accorta. La tensione che gli si leggeva in volto era deliziosa.

- Lo vedo.- rispose lei, lievemente canzonatoria. Gli voltò le spalle di nuovo, ma questa volta a malincuore. Era così bello, fragile, timoroso di fronte a lei. Era un ospite invitato, eppure si sentiva a disagio. E questo, in uno strano modo, ne aumentava soltanto il fascino e la desiderabilità.

- Sentiti libero, qui.- gli disse, certa che non ci sarebbe riuscito affatto. Avrebbe dovuto guidarlo lei, e anche questo sarebbe stato parte del divertimento.

Lui trasse un lungo respiro e poi, finalmente, si lasciò scivolare sul giaciglio. Lei avvertì il calore di un altro corpo, molto vicino, e la trovò una sensazione confortante.

Era tanto che non si sentiva così.

Si voltò.


Dry the rain from my beaten face

drink the wine, the red, sweet taste of mine


Lui aveva ventitre anni – sette meno di lei. Ma il suo viso aveva la strana capacità di trasformarsi, nelle diverse situazioni. Sul campo di battaglia, concentrato e serio, con lo sguardo puntato oltre i confini e verso un futuro incerto, sembrava un uomo maturo.

Ah, ma ora, senza armi e senza potere, senza lo schermo della sua riservatezza, mostrava esattamente i suoi anni. Era un ragazzo, non particolarmente robusto, con la pelle chiara e gli occhi verdi, sfuggenti, spaventati.

Le piaceva molto. Le piaceva perché aveva quella costituzione esile, le piaceva il suo viso non bellissimo, ma espressivo, delicato. Le piacevano gli occhi verdi e i capelli castani, piuttosto lunghi. Le piaceva il suo atteggiamento dimesso e serioso, la difficoltà che aveva nel sorridere, la goffaggine tenera, la voce cupa ma gentile.

Le piaceva ancora di più perché l’aveva stupita, accettando l’invito a raggiungere la sua tenda.

Sollevò una mano, per raggiungere il viso di lui. Lo toccò e poi si ritrasse. Lui trasalì, e per un istante parve pentirsi di essere lì.

- Raccontami qualcosa.- gli disse, per calmarlo. – Come vanno i preparativi per la battaglia?-

- Armi, cavalli, ruoli e strategie sono pronti. Sono gli animi, a non esserlo.- La disperazione della sua voce feriva.

Lo desiderò ancora di più, in quel momento. Desiderò che la abbracciasse e la trascinasse via dalla realtà, da tutta quella disperazione senza fine.

Abbassò gli occhi, solo per il tempo di ricacciare indietro le lacrime. Aveva rinunciato anche a quelle. E voleva che lui le facesse dimenticare anche il solo pensiero di piangere, per quella notte.

- E voi, come state?- le chiese.

- Attendo. Come te.-

- Come tutti... Ma l’attesa finirà, domani.- Gli uscì come un gemito, quell’ultima parola. Non voleva davvero arrivare a quel domani, no. Lui non voleva arrivare alla fine di tutte le cose. Ma lei sapeva che si dirigevano in quell’unica direzione ad una velocità folle. Il nemico era vicino, e così lo era il giorno successivo. E l’attesa e la rassegnazione erano le uniche cose loro concesse.

Oltre che la notte.

- Guiderai uno dei contingenti?- domandò lei.

- Uno di quelli che attaccheranno per primi.- le rispose. – Il piano è congegnato bene. Se le prime manovre riusciranno almeno in parte come sono state progettate, potremmo avere qualche probabilità di riuscita.-

- Avresti preferito attaccare in un secondo momento?-

- No. Va bene così. Non ce la farei ad aspettare.-

Quell’angoscia era insopportabile. Prima che potesse dire qualcos’altro, gli si fece vicinissima e posò le labbra su quelle di lui.

Al ragazzo ci volle qualche istante per riprendersi dalla sorpresa. Poi si lasciò andare, accettando il bacio e le mani di lei che giocavano con i suoi capelli e allontanavano i pensieri.


Come, cover me with you

for the thrill, ‘till you will take me in


La donna si allontanò un poco, e tornò a guardarlo. Era riuscita a imbarazzarlo ancora di più. Ma non era una brutta sensazione.

- Quasi nessuno ama certe attese.- gli disse. – Anche se il frammento d’attesa che hai deciso di donare a me è molto gradito.-

Lui abbassò gli occhi e arrossì leggermente.

- Anche per me l’attesa sarà difficile, sai.- riprese lei. Stava sciogliendo i lacci della casacca di lui, con fare casuale, come se stesse facendo tutt’altro. – Proviamo a confortarci, stanotte. Proviamo a dimenticare almeno un po’ di quest’angoscia.-

Lui, spinto da un improvviso coraggio, tese la mano e slacciò uno dei nastri che tenevano su il complicato corsetto di lei.

Le fece cenno di sì. Sì, avrebbe provato a confortarla e a dimenticare.

Lei rabbrividì. Per il gesto di lui, e fu un bel brivido. E per la desolazione che non andava via dagli occhi del ragazzo – e quello fu un brivido terribile.


Come, comfort me in you

Young love must live twice only for us


Era quasi libera dalle vesti, finalmente, e distesa sul giaciglio, con i capelli rossi tutt’intorno a lei, posati sulle lenzuola di ruvida stoffa. Lui si perse a contemplarli, sfiorandoli con devozione. Lei rimase a farsi contemplare e venerare.

Forse non era sempre in grado di leggere le emozioni degli altri, e i misteri degli occhi spesso le restavano difficili da risolvere, ma in quel momento non aveva dubbi riguardo a ciò che vedeva sul viso del ragazzo, chinato su di lei.

Il sentimento lo conosceva. Socchiuse gli occhi, trasse un lungo respiro. Si lasciò invadere da quel sentimento che le veniva offerto con tanta spontaneità.

Il ragazzo l’amava.


For me, for you

Time devours passion’s beauty


Quando Rilia era arrivata all’accampamento, un mese prima, era stata accolta con gentilezza da tutti. Un’infermiera era sempre un aiuto prezioso, in guerra, soprattutto in una situazione come la loro. Quindici mesi a difendere quel confine, a volte bloccando le incursioni del nemico, a volte spingendosi, in azioni disperate, contro le armate che li attendevano al di là, mirate a indebolire i loro punti strategici, più che a sconfiggere definitivamente il nemico.

Quella era la zona più a rischio di tutto il regno, e allo stesso tempo quella da cui dipendeva la sua sopravvivenza. In due anni di guerra, il regno avversario aveva conquistato due fronti importanti, grazie ai quali era riuscito a penetrare nell’interno della loro terra. Ma era sempre stato respinto, e più di una volta sembrava che la minaccia fosse sconfitta per davvero.

Poi le armate nemiche si erano ammassate su quel confine: se avessero conquistato anche quel fronte, avrebbero avuto l’accesso pieno al loro regno. Lì c’erano le vie più grandi e dirette, per raggiungere la regione della capitale, un grande porto fluviale, e un territorio pianeggiante facilmente attraversabile.

Per difendere quel confine, erano stati raccolti i guerrieri migliori. E così suo marito l’aveva salutata, e lei ne era stata orgogliosa. Va a difendere questo luogo che ama, e un futuro per i figli che avremo, quando tornerà.

Suo marito era un generale rinomato. Giovane, ma abilissimo. Un uomo di cui tutto l’esercito si fidava.

Un folle che non avrebbe esitato a rischiare la vita per i suoi compagni, ma questo a lei non l’aveva mai rivelato nessuno, se non il messaggero che l’aveva raggiunta, un giorno, all’alba. Portandole la notizia che tanti familiari e amici ricevevano, di quei tempi.

Per lei la guerra era finita in quel momento, ed era finita con una sconfitta totale.

Il lungo periodo di lutto aveva attutito le sensazioni che il suo cuore riusciva a sentire. Era rimasta solo la sconfitta, alla fine. La passione del suo amore perduto, la passione per la vita, erano svaniti nell’incantesimo inclemente del tempo, e i mesi erano passati, come un soffio di vento.

Un anno. Poi era partita. Visto che era tutto finito, visto che la guerra volgeva al peggio, e che lei aveva già perso, perché non andare a trascorrere gli ultimi giorni nel luogo dove suo marito aveva concluso la propria esistenza?

Forse aveva voluto andarvi per tentare di dare un senso a tutte le cose. Più probabilmente, voleva solo un luogo significativo nel quale aspettare la fine.

Così era arrivata all’accampamento, e tutti avevano gioito per la nuova infermiera, e tutti le avevano detto che suo marito era un uomo straordinario. Tutti: gli uomini sopravvissuti alla battaglia dalla quale lui non era tornato, gli altri generali, coloro che assistevano i guerrieri, all’accampamento. C’era un uomo tetro e inquietante, il mago dell’esercito, che le aveva raccontato, con la sua voce fastidiosamente sibilante, di quanto suo marito sapesse ottenere soltanto con un’occhiata. C’era anche quella guerriera, il generale di una brigata storicamente considerata rivale di quella guidata da suo marito: lei aveva rivelato, con aria solenne, che grazie a suo marito la storica rivalità si era conclusa. Le due brigate si erano giurate eterna fedeltà. La guerriera aveva mostrato con fierezza una ferita alla spalla destra: sono salva a grazie a tuo marito. Lui mi ha riportata all’accampamento, quando ero in punto di morte!

Tutti sembravano avere qualche ricordo meraviglioso di suo marito. Tutti capivano la sua esistenza, la sua fine, molto meglio di lei.

Rilia aveva l’impressione che suo marito fosse molto meno suo che di tutti gli altri.

L’unico tra i generali che non le aveva decantato le lodi di suo marito era Evayn, un ragazzino silenzioso e sfuggente, troppo giovane per avere quella carica, eppure serio e affidabile al pari degli altri capi. Quel tipo sempre malinconico le aveva mormorato due parole di cordoglio, e un breve apprezzamento dell’uomo che Rilia aveva sposato, nient’altro. Non sembrava incline alle parole. Non sembrava incline a niente: spariva dalla compagnia dei suoi simili, il più delle volte, e in virtù di questa riservatezza aveva attirato l’attenzione della donna.


In me, in you

In war for the love of you


- Come sei diventato generale, così giovane come sei, Evayn?- gli aveva chiesto una volta, incontrandolo da solo, tra le tende. Lui aveva distolto lo sguardo.

- Un mese fa è morto il mio generale.-

Poi, di fronte agli occhi stupiti di lei, era scoppiato a piangere.

Non aveva saputo nemmeno consolarlo. Non si aspettava che accadesse una cosa del genere. Non aveva mai visto suo marito piangere. Non aveva mai pianto molto nemmeno lei.

Evayn invece pianse a lungo, prima di chiederle scusa, con immensa dignità.

- Eri legato all’uomo di cui hai preso il posto?- gli aveva domandato lei, ancora sconcertata.

- Era la persona più cara che avevo.-

Un inchino, ed era sparito tra le tende. Lasciandole un’impressione strana, come di una creatura troppo leggera e misteriosa, per essere reale.

L’aveva interessata, quel ragazzo. Gli occhi di lei andavano sempre a cercarlo, tra le tende, durante gli allenamenti, nei momenti comuni del pasto. Pian piano, il capriccioso desiderio di legarlo a sé aveva iniziato a farsi strada nei pensieri di lei.

Lui combatteva la sua guerra. Lei era in guerra per strappargli un po’ d’amore.

Con la consapevolezza che era tutto un gioco per ingannare l’attesa della fine.


For me, for you

Time devours passion’s beauty


Una mattina, molto presto, finalmente aveva dato l’assalto decisivo per far crollare la difesa di Evayn. Si erano incontrati in uno dei rifugi appartati che Evayn prediligeva: l’occhio attento di Rilia aveva colto quel segreto. Rilia gli si era avvicinata, e prima che lui potesse rendersi conto di ciò che stava accadendo, gli aveva regalato un bacio leggero. Una sorpresa, per lui. Si era ritratto, imbarazzato, eppure lei era sicura che non fosse del tutto dispiaciuto.

- Forse...- aveva mormorato Evayn. – Forse non è un desiderio che dovrebbe abitare in noi, in un momento come questo.-

- E quando, allora, amico mio? Il tempo è breve, per noi, lo sai meglio di me.-

Il tempo ci ruba tutto. Rubiamogli noi qualche istante di bellezza.

E così erano arrivati a quel punto: un invito, e la tenda di lei, che li accoglieva e offriva loro rifugio e calore per quella notte.


In me, in you

Tonight any dream will do


Evayn aveva, miracolosamente, lasciato andare la sua rigidità e la sua paura, e ora la teneva tra le braccia.

Oh, ma le braccia di suo marito erano così diverse... Erano forti, e la proteggevano, l’avvolgevano. A volte Rilia immaginava di scomparire nel corpo di lui. Era minuscola in confronto a quell’uomo alto e robusto. Ed era bello svanire dolcemente in quel modo.

Il corpo del ragazzo era più piccolo di quello di lei. Lei era una donna alta, imponente, con i seni grandi. Evayn aveva una costituzione esile. Era una sensazione strana, per una donna che amava sciogliersi nell’altro. Adesso doveva accontentarsi del piccolo conforto che queste braccia potevano darle.

Ma andava bene – per quella notte, andava bene tutto.


Not a world but your fine grace

Seduction in sleepwalker’s land


Sospesi nel sogno a cui avevano dato vita, sempre meno consapevoli della realtà. Evayn sembrava prendere coraggio con ogni minuto che passava. Eppure era gentile – niente meno di ciò che lei si aspettava. Il viso serio e le mani tremanti, una certa urgenza nei movimenti bilanciata da quella dolcezza cortese.

La stava facendo sentire come qualcosa di prezioso, a cui ci si avvicina con la più grande reverenza.

Finalmente le tolse l’ultimo indumento, e lei, che teneva gli occhi socchiusi, li aprì per un attimo, per guardarlo. Incontrò il viso di lui, che parve atterrito da quello sguardo. Come se si aspettasse un richiamo per il suo comportamento. Ma Rilia sorrise, invitandolo a continuare, e si domandò se per caso si fosse sbagliata, se non fosse davvero innamorata di quella creatura timida e insicura, capace di dare fuoco al desiderio e colorare il mondo con la sua grazia eterea.


November dressed in May on your face


Innamorata? Poteva illudersi che così fosse. Se si illudeva, diventava tutto ancora più splendido. Se al sogno che stavano vivendo aggiungeva l’innocente sogno dell’amore, quella notte diventava una delle più belle della sua vita.

Perché lui era l’ultimo capriccio della sua anima, l’ultima goccia di bellezza prima che finisse tutto, la sua vita e il mondo come lo conoscevano.

Lui era una giornata di sole tra le piogge dell’autunno. Era una fioritura invernale. Era novembre e maggio insieme, e anche se la sua primavera era un inganno, a lei bastava quello sprazzo di colori: era la fine delle illusioni, ma era una splendida fine.


Holding us now the lovecropper’s hand


E quella splendida fine di tutte le cose l’aveva avvolta, e poco importava come fosse il corpo del ragazzo: aveva forza, e nonostante le sue braccia esili lei poteva lasciarsi avvolgere e trascinare.

Siamo come tra le mani della notte, o forse tra le dita del sogno.

L’amore, il desiderio e la disperazione, insieme, avevano un sapore meraviglioso.


Come, cover me with you

for the thrill, till you will take me in


Il potere che ha il corpo e la passione di un altro, di annebbiare la mente e farti dimenticare tutto...

Ora che lui era immobile, la testa poggiata sul petto di lei, e il desiderio aveva fatto il suo corso, i pensieri erano quietati, finalmente, e lei fluttuava ancora nelle regioni del sogno, godendo della pace di quell’istante, del suo corpo appagato, della sensazione di sicurezza che le dava lui. Persa in quella serenità, si addormentò.


Come, comfort me in you


Aprì gli occhi all’improvviso, trasalendo. Evayn dormiva ancora, accanto a lei. Lo lasciò dormire, e si mise di fianco, per osservarlo respirare piano. Non l’aveva mai visto così sereno, come adesso. Anche se una certa aria seria e preoccupata permaneva sul suo viso, perfino nel sonno. Le risvegliò un’immensa tenerezza. Una sensazione strana di fierezza, perché quella creatura sorprendente in qualche modo era sua. Sorrise al nulla attorno a sé. Sorrise, felice di sentirsi la dama di quel ragazzo singolare e coraggioso.

Poco dopo si addormentò di nuovo.

Fu lui a svegliarla, questa volta. La scosse delicatamente, e lei aprì gli occhi con lentezza, senza sentirsi angosciata dal giorno imminente.

- Devi andare?- mormorò lei, rompendo l’incanto.

- Sì.- Si sollevò un po’ sul giaciglio. – Ma prima devo dirti una cosa.-


Young love must live twice only for us


Anche lei si sollevò, riparandosi dal freddo e da una strana forma di imbarazzo con un lembo del lenzuolo.

- Sai perché sono venuto da te, stanotte?-

Scosse la testa, sentendosi in difficoltà perché non riusciva a intuire dove sarebbe andata a finire la conversazione.

- Tu forse mi hai voluto e mi hai chiamato a te solo per dimenticare. Tuo marito, la guerra, il tuo dolore. Non so. Ma per me non è così. Anch’io mi sento come te. Mi sembra di essere alla fine di tutto. E’ orrendo, vivere così. E’ come vedere tutte le cose che svaniscono nelle braccia dell’autunno, ma senza la promessa di una rinascita.-

Tacque, e lei rabbrividì: aveva descritto la sua intera esistenza, in quelle parole.

- Eppure...- riprese, piano, con la voce incrinata da sentimenti indecifrabili. – Eppure per me qualcosa è cambiato. All’improvviso. Forse sarà una pietosa illusione che mi è stata donata prima della fine, ma io voglio prenderla per qualcos’altro. Per un segno della primavera.- Si voltò verso di lei, e la guardò in viso. – Mi sono innamorato di te, Rilia. Sono venuto da te per un sentimento sincero. Sei la prima donna che ho avuto,.- Arrossì appena, e lei spalancò gli occhi per la sorpresa.

- Ma tu la primavera non la vedi ancora.- continuò lui. – Allora voglio dirti una cosa. Oggi vado a combattere, per salvare il confine e tutta la nostra terra. E’ una follia, dettata dalla disperazione, ma la vita mi ha dimostrato che può fiorire una primavera anche in un luogo di morte, come questo. Quindi, combattendo, cercherò di conservare la speranza. Voglio che l’abbia anche tu. E se tornerò, verrò a cercarti. Tu intanto, pensa a cosa davvero senti per me. Se ero solo un’ombra per coprire la tua disperazione, stanotte, allora vai e sii felice altrove. Se...- Si fermò, prese un lungo respiro e tornò a guardarla negli occhi. – Se non è così, e vuoi aspettarmi...-

Lei gli prese le mani tra le sue: non importava che concludesse la frase.

- Primavera.- mormorò lei. – Pensavo che tu fossi l’autunno con una bellissima maschera da primavera. Ma tu mi fai venire voglia di crederti. Anche se così, se le cose dovessero andare diversamente, sarebbe tutto più doloroso.-

- Forse. Forse sì. Ma io preferisco il ricordo di una primavera reale, anche in mezzo al dolore, piuttosto che perdere la speranza in partenza.-

Rilia chiuse gli occhi e cominciò a piangere in silenzio, e lui la abbracciò.

- Va bene.- sussurrò lei, tra le lacrime. – Va bene, aspetterò che tu torni.-


*

Come, cover me with you

Come cover, come cover me, love...


Lontano, lontano, oltre l’orizzonte, è esplosa la battaglia. Prima si vedevano chiaramente le insegne blu e gialle del nemico contro il bianco e azzurro, i colori dei difensori del confine. Adesso la polvere e la disperazione hanno unificato ogni tinta, e presto il crepuscolo abbraccerà tutte le cose, cancellando la furia dello scontro, e rivelando a chi è in attesa quale sia stato l’esito.

Di qua dal confine, nell’accampamento, c’è una figura vestita di nero e bianco – e indossa l’abito da lutto, secondo i costumi della sua terra. Ma porta un insolito velo color dell’alba, e, a differenza degli altri, non guarda verso la battaglia.

Aspetta, come tutti. Avverte forte la presenza di chi, da lontano, l’ha spinta a cercare una risposta lì, in mezzo alla battaglia e alla disperazione. E sente la speranza ribelle di lui, che le ha restituito la primavera, e ora combatte, pensando che una speranza c’è, sempre, comunque.

Rilia aspetta, e conserva quella fragile primavera tra le mani. Ad occhi chiusi, sogna.

Quando riapre gli occhi, il crepuscolo è sceso, dolcemente, su tutto, lo scontro è concluso, e dal campo di battaglia è giunto un messaggero.


***

   
 
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