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Autore: CarolPoppy    27/11/2013    0 recensioni
Maria è una ragazza di Firenze, ha 22 anni e studia all'università e lavora in un negozio di abbigliamento. Un giorno per un episodio conosce un uomo, da lì Maria non fa altro che pensare che sia un enigma. Capirlo è impossibile! Ma lei ci prova...
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fu una giornata pesante e carica di lavoro, fuori pioveva e il vento fischiava rumorosamente contro le finestre. Arrivarono le temperature invernali come desiderava, eppure non era contenta. Uscendo dall'usciò si abbottonò la parka di cotone, si accertò che il cellulare e il portaafogli si trovassero nelle sacche e si alzò il cappuccio.
"Non ci voleva..." sussurrava la ragazza, sbuffando mentre si guardava intorno.
"Maria, tutto bene? Non hai l'ombrello?" sussultò mentre era occupata a pensare cosa cucinare  la sera stessa e dove fare la spesa ritornando da lavoro. La voce che sorvolò sui suoi pensiero fu quella di un suo collega di lavoro, lavorava in un negozio di abbigliamento e il suo collega era il primo con cui aveva allacciato un rapporto d'amicizia al negozio.
"Sisi tutto bene, non ho l'ombrello e stavo pensando di far spiovere ma devo far la spesa quindi magari inizio ad andare altrimenti si fa troppo tardi... a domani Marco. Ciao" abbozzò un gran bel sorriso e si avviò sotto la piogga verso la piazza.
Le strade di Firenze la sera, quando tramonta il sole erano davvero molto illuminate la sera e fra le strade sembrava che ci fosse il sole.
Attraversava le strade piene zeppe di negozi con vetrine super allestite e belle, alcune già addobbate per il periodo natalizio, si avvicinò al supermercato e mentre era occupata a rispondere ad alcuni messaggi mandati dalla madre notò folla all'entrata del supermercato, accompagnati da alcuni gridi e i commessi erano davvero agitati. Nel frattempo si accostarono alcune volanti della polizia e quando era così assopita a cercar di capire cosa stesse succedendo, un uomo incappucciato si allontanò freneticamente dalla folla, seguito dai poliziotti intenti nel catturarlo. Inutile dire che Maria rimase lì imbambolata ad ammirare la scena con le mani nelle sacche e intontita. Si vide avvicinarsi così di fretta il mal vivente che non capì nulla e nel giro di due secondi svenne dal panico, alcune forze armate seguirono il tipo e altre si fermarono in cerchio intorno a lei.
"Cosa è successo?"Prese conoscenza dopo cinque minuti e si alzò "Mi spiace di aver creato tutto questo trambusto, sto bene davvero! Mi spiace!"detto ciò nel giro di poco si allontanarono tutti.
Un po' scossa si allontanò, un poliziotto mi chiese se voleva un passaggio verso casa ma Natalia sorrise, uno di quei sorrisi isterici e finti che chiunque fa quand'è nervoso. E rifiutò.Riprese il suo cammino verso casa, la tappa verso il supermercato era ormai inoltrata, si fermò sotto un farò alla suoneria del cellulare.
"Mamma? Non ti ho risposto più, è successo un casino ma sto bene. Tranquilla, sisi! Buonanotte, anche io.." riattaccò e mentre si accingeva a riporre il cellulare nella sacca controllò l'ora.
"Sono le 7:00... mi sa che mi preparò uno di quei risotti già pronti..." 
"Mi scusi, signorina..." parlò una voce alle sue spalle, le si gelò il sangue nelle vene e non osava girarsi.
"Si?" Tentennò dalla paura e si girò lentamente, mentre il cuore le batteva a mille.
Vide un uomo, avrà avuto i suoi 25 anni, alto e con le spalle large. I capelli tirati all'indietro e gli occhi azzurri. Indossava un impermeabile nero e una sciarpa a quadri neri e rossi ormai bagnata dalla pioggia, la fissava dritto negli occhi, aveva uno sguardo penetrante. Uno di quegli sguardi che ti scrutano l'anima, incredibilmente profondo.
Rimase a guardarlo a sua volta, capii che non era qualcuno di cui aver paura, il suo sguardo in un certo modo l'aveva rassicurata che andasse tutto bene. Si sistemò la sciarpa ad anello grigio e tossì.
"Mi scusi...posso esserle utile?" dice lei con un solo fiato. L'uomo continuò a guardarla ancora per pochi secondi finchè non cacciò il distintivo.
" Detective Will, piacere. Devo farle qualche domanda."ribattè l'uomo mostrando per pochi secondi il distintivo dorato.
Maria si spaventò, era sicura di non aver fatto nulla e aveva la coscienza pulita, nella vita l'unica cosa che ha rubato era una coccarda. Alzò il sopracciglio.
"Per cosa?"
"Per l'accaduto di prima, posso ben pensare che il suo mancamento sia stato fatto di proposito per far scappare un complice, mi capisce? Venga con me"
"Ma che stronzata! Io non ho nulla da nascondere quindi avrà poco tempo da perdere con me" disse incrociando le braccia, intanto lui si apprestava ad aprire la portiera della macchina, entò e si strofinò le mani dal freddo.
Entrò e partì, durante il percorso per andare al distretto, le fece alcune domande inerenti all'accaduto. Le rispose normalmente, ovviamente non era un complice quindi le fece poche domande. Fermandosi davanti alla questura, fermò la macchina e rimase un secondo prima di scendere a passarsi la mano ad accarezzarsi il mento a passarla fra i capelli e dopo uno sbuffo uscì.
"Mi segua per favore" intanto le porge un ombrello, dopo che svenne si dimenticò di prenderlo e quindi si era bagnata un bel po'.
Dopo mezz'ora nella questura nella sala d'attesa a giocare con il cellulare e controllare il  profilo facebook uscì il detective da una stanza e si appoggiò all'uscio della porta, con una mano nella tasca e dei fogli in mano.
"Maria Di Caprio, 22 anni.... frequenti l'università da come vedo." disse con un tono più tranquillo mentre leggeva.
"Si sono io, e lavoro anche." rispose la ragazza mentre si strofinava le mani dal freddo.
"Si, a un negozio di abbigliamento vicino a piazza dell'indipendenza, c'è scritto.." Le passò un caffè caldo con delle buste di zucchero.
"Andrà bene, la ringrazio." gli rispose gelida Maria, soffiò sul bicchiere e lo guardò" sono..innocente quindi no?"
Lui annuì e si ritoccò il mento con quel suo fare davvero molto affascinante.
"Ma c'è un problema..." sussurrò guardandomi di nuovo,
Bevve il caffè e rimase lì a fissare il vuoto "Quindi...non tornerò a casa?"
"Sto cercando un posto in cui farti stare..." sembrò quasi preoccupato il detective a dire ciò, dopodichè si allontanò rimanendo la ragazza nei suoi pensieri e su cosa avrebbe mangiato e cosa avrebbe potuto mangiare. Dopo ben 40 minuti l'uomo si rimette l'impermeabile, sembrava abbastanza iraidito. Si fermò vicino a Maria e con un fare deciso la guardò e le disse. "Vestiti, vieni a casa con me" e si avviò verso l'uscita.
La ragazza si rivestì di corsa e corse per stargli dietro. Aggrottando la fronte e ansimando dalla corsa disse "Cosa significa? A casa sua? Non c'è tipo una scorta o una cella?"
"Ti spiegherò tutto dopo."
In macchina nessuno dei due parlò, ne tantomeno lei che era molto confusa. Parcheggiò in un quartiere lì vicino, aprì la portiera per farla scendere e le fece strada fin dentro casa sua.
L'arredamento era molto basico e semplice, quando entravi vi era un salottino con un divanetto, un tavolino e una televisione. Di lato si arrivava a un corridoio dove alla fine c'era la cucina, una cucina semplice e molto luminosa. La stanza da letto è il bagno si affacciavano al corridoio ornato di quadri d'epoca e qualche pianta scaldava l'atmosfera rendendola più armoniosa.
"Che carina..." disse Maria senza pensarci mentre era attenta a fissare per bene tutto l'appartamento stando lì ferma sullo zerbino. Il detective ormai, senza mai cambiare quell'espressione cruccia gironzolava nervoso per casa, come se non sapesse che fare. Maria scoppiò in una lieve risata che nascose fra le sue mani infreddolite e lo seguiva con lo sguardo.Lui si girò di scatto e la guardava imbarazzato.
"Non c'è bisogno di agitarsi, la ringrazio per l'ospitalità ma se sono di troppo posso andare a casa mia..." intanto rise ancora e si tolse la sciarpa. 
"non è quello il problema, stavo preparando un secondo letto per dopo, non hai mangiato giusto? Ti spiegherò tutto fra poco..." mentre il detective era in camera da letto a preparare un secondo letto, Maria andò spedita in cucina.
"Non le dispiace se preparo qualcosa?"
Si sentì solo un mugolio provenire dalla camera, lei lo prese come un acconsenso e prese qualche uovo dal frigo e lo preparò in una teglia antiaderente con un po' di prosciutto, pepe e sale.
"Non avevo capito che stessi per cucinare, l'avrei fatto io"disse il ragazzo mettendo a posto il mio giubotto con la sciarpa fradicia in bagno.
"Sono qui per la sopravvivenza, vorrei aiutare chi mi tiene con se come un piccolo animale abbandonato." Lui non rispose e preparò solo un paio di bicchieri e delle posate per la cena.
"Sa che voglio sapere tutto,vero?" Si appoggiò al davanzale della cucina di fianco a me mentre mi guardava cucinare. Annui e iniziò a parlare.
"Io sono un detective e stavo cercando informazioni su quell'aggressore che pare aver fatto alcune vittime, e quando sono accorso lì ho notato te, credevo fossi un complice. Ma il capo della questura non crede che tu possa essere il pericolo, ma io non la penso così"spiegò mentre giocava con i pollici.
"Capito, capito... e quando potrò tornare alla mia vita?"
"Vedremo...."
  
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