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Autore: M a r t    27/11/2013    3 recensioni
{GouFubu} { AU! | oneshot | sentimentale | romantico}
[ non chiedetemi cosa ci faccio qui, amateli e basta❤ ]
Non era riuscito a toglierselo dalla testa, senza un ben che minimo motivo preciso. E dire che adesso era a pochi metri di distanza da lui, a bere un cappuccino, in uno dei tanti bar vicino al campus.
Appena lo aveva visto aveva sobbalzato, avvampando, senza potersi dare una risposta abbastanza intelligente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel/Shuuya, Shawn/Shirou
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era da un po' di tempo che ci pensava. Insomma, niente a questo mondo non ha una risposta, e lui avrebbe di sicuro trivato quella alla sua domanda. Domanda che lo teneva sveglio molte notti.
E lo faceva distrarre durante le lezioni di medicina del professore più temuto di tutta l'università, prendendosi una strigliata di prima categoria, seguita da risolini divertiti.

Che cosa si ridessero tutti i suoi compagni, non lo sapeva. Loro erano tra le persone più idiote del pianeta, a suo parere.
Ma questo poteva dirlo chiunque, se si fosse trovato in una situazione del genere. Oppure, molto probabilmente, i suoi compagni di classe, ridacchiavano guardando la faccia completamente rossa del professore di medicina, con il fumo che gli usciva dal naso e dalle orecchie, con una vena sul collo ben visibile e pulsante.
Di certo uno spettacolo esilarante... E poco rassicurante, si.

Però questo non era il problema principale. La vera domanda che si faceva da quasi una settimana era: perché aveva in testa sempre quel ragazzo dai capelli grigio chiaro, con gli occhi più dolci e.. Tristi che aveva mai visto. Che contraddizione.
Quel ragazzo era la persona più bella che avesse mai visto.

La sua pelle era nivea, bianca come il latte. I capelli grigi sembrano morbidi e delicati, mentre gli incorniciavano il viso. Era di sicuro molto giovane non gli dava più di diciannove o vent'anni. Sembrava così bello e innocente, così puro.. Eppure si notava distintamente che provasse una grande tristezza. Non sapeva bene per cosa, eppure avrebbe tanto voluto scoprirlo.


**


Quel ragazzo che aveva incontrato - si fa per dire, gli era finito praticamente addosso - in biblioteca, era un perfetto sconosciuto... Che gli aveva fatto perdere la testa con un sorriso. Con uno stupidissimo quanto bellissimo sorriso.
Che poi, non era poi così tanto uno sconosciuto. Lui sapeva il suo nome. O meglio, lo aveva letto sulla sua cartellina, quella che gli era caduta quel giorno che si erano scontrati in biblioteca.

' Shirou Fubuki. ' ecco come si chiamava. Il nome era scritto con una calligrafia sottile e ordinata. Quasi perfetta.
Togliamo il quasi.
In confronto alla sua, piena di scarabocchi, e cancellature alternate a qualche 'colpo' di bianchetto, si poteva definire un'opera d'arte.
Aveva anche un bel nome. Shirou..
Non era riuscito a toglierselo dalla testa, senza un ben che minimo motivo preciso. E dire che adesso era a pochi metri di distanza da lui, a bere un cappuccino, in uno dei tanti bar vicino al campus.
Appena lo aveva visto aveva sobbalzato, avvampando, senza potersi dare una risposta abbastanza intelligente.
Seguì ogni suo movimento, immobile con le mani in tasca, da quando portò lentamente la tazza fumante alle labbra, sorseggiando appena, gustando senza fretta il suo adorato cappuccino, fino a finirlo del tutto.

Lo seguì con lo sguardo anche quando andò alla cassa per pagare la sua 'mezza colazione', notando lo sguardo preoccupato su volto del ragazzo, come quando ci si maledice perché si è dimenticato qualcosa.

Tipo il portafogli. Che Shirou Fubuki aveva bellamente lasciato nel suo appartamento, sopra al tavolo della cucina.
Si girò, cercando di trovare la più convincente delle scuse, quando una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare.

- Pago io per lui. - disse un ragazzo sui ventinove anni, con i capelli biondi, tirati all'insù, e due occhi nerissimi. Un sorriso di cortesia si faceva strada sul suo volto, era vagamente familiare...
Il biondo, già visto da qualche parte, pensò Shirou, porse i soldi al barista, per poi uscire con lui.

- G-grazie. - disse, leggermente rosso. Insomma, era stato tutto così veloce ed improvviso che non si era quasi neanche accorto dell'enorme favore che gli aveva fatto il biondo.

- Non c'è di che. Comunque io sono Gouenji Shuuya. - sorrise, porgendogli la mano. Strinse la mano dalla pelle leggermente abbronzata di Gouenji, sentendo improvvisamente caldo.
- Io sono.. - stava per rispondere, quando venne interrotto proprio dal biondo di fronte a lui.
- Shirou Fubuki, lo so. - si piegò leggermente in avanti alle ultime due parole.
Shirou ci rimase di sasso. Come faceva a conoscerlo quel tipo?  E poi perché pensava di averlo già incontrato?! Non ci capiva più niente!
- Sono quello che ti è venuto addosso l'altro giorno, a proposito, mi dispiace. - spiegò Gouenji grattandosi la nuca imbarazzato.
Il minore lo fissò attentamente, per poi sorridere.
- Ah, si.. Tu sei quel ragazzo che l'altra volta è caduto dagli scalini dell'entrata principale, giusto? - chiese, sogghignando leggermente.

Ok, non pensava che il loro secondo incontro gli avrebbe riportato alla mente una situazione tanto imbarazzante.
Diciamo che Gouenji Shuuya non era molto bravo ad apparire la persona più attenta e composta di questo mondo, ma il fatto che fosse caduto dagli scalini di quell'immensa università aveva i suoi motivi, ed erano anche validi.
- Emh.. Si, purtroppo sono inciampato e sono caduto, devo aver fatto proprio una figuraccia, eh? - disse ridendo nervosamente.
Si, certo, era inciampato. Sospirando ricordò di malavoglia cosa era realmente accaduto..




" Le lezione pomeridiane erano finite, e finalmente ci si poteva dare ad un po' di sano riposo. Ma per un certo ragazzo dai capelli biondi, i termini ' riposo ' e/o ' relax ' non erano nel suo vocabolario.
E anche se avesse voluto veramente riposarsi per almeno un quarto d'ora, non ci sarebbe riuscito. Il suo coinquilino, un certo Utsonomiya Toramaru, gli dava il tormento tutti i santi giorni.
Per carità, era un ragazzino dolce e volenteroso, ma non era per niente silenzioso, soprattutto quando tornava a casa dal lavoro.
Era più giovane di lui, ma gestiva un ristorante con l'aiuto della sorella Nonomi e la madre. Purtroppo quest'ultima si era ammalata e in questo periodo tornava molto tardi all'appartamento, così il maggiore gli aveva proposto di aiutarlo a studiare appena tornato.
Toramaru era un ragazzo molto volenteroso e nutriva una grande ammirazione per il suo amico, ma si distraeva in continuazione e tra una cosa e l'altra si andava a dormire tardissimo. Fortunatamente la maggior parte delle lezioni di Gouenji erano di pomeriggio, altrimenti sarebbe stato un vero e proprio suicidio.
Comunque, mentre scendeva gli scalini vide una chioma vagamente disordinata e a punta, di un colore familiare.

- Gouenji-senpai! - la voce facilmente udibile persino per un sordo risuonò prepotentemente alle sue orecchie.
Che diamine ci faceva Toramaru lì?! Non solo doveva togliergli la tranquillità quando stava a casa sua, ma anche quando si godeva quei cinque minuti in santa pace di tratto di strada dall'università all'appartamento?!
Subito cominciò a camminare dalla parte opposta alla voce, cercando di non uccidere qualcuno o di non farsi schiacciare. Poi vide in un punto non troppo lontano da dove si trovava lui una figura familiare dalla chioma grigia chiaro e la pelle candida. Sorrise, senza accorgersi di starsi sporgendo troppo. Il ragazzo che stava praticamene fissando stava camminando nella sua direzione, probabilmente diretto al bar dove andava sempre a comprare i muffin al cioccolato. Ok, tutto ciò lo faceva sembrare uno stalker a tutti gli effetti.
Si sporse un altro po', stregato dalla figura del ragazzo che - probabilmente sentendosi osservato - si era girato, ricambiando lo sguardo. I loro occhi si incatenarono, creando un'atmosfera che Shuuya trovò quasi surreale. Gli sorrise ammiccante provocando un leggero rossore sulle guance bianche dell'altro.
Era la cosa più dolce che avesse mai visto in assoluto, era..

- Eccola Gouenji-senpai! - la voce troppo forte e troppo vicina di Toramaru  lo fece sussultare, facendogli perdere l'equilibrio perdendo il contatto visivo creato con Fubuki e... Cadendo rovinosamente giù dai gradini.
Maledetto Utsonomiya. "



Probabilmente se non si fosse perso a fissare come un pedofilo quell'angelico ragazzo, e se quell'uragano di Toramaru non gli avesse fatto venire un colpo non avrebbe fatto una figuraccia davanti a tutta l'università. Tutte a lui succedevano, non c'era altra spiegazione.


**

- Ho paura dei temporali. -.
La voce di Shirou era incrinata, probabilmente avrebbe pianto tra poco, questione di attimi.
Gouenji lo guardò, sorpreso. Non si aspettava una rivelazione di questo genere, proprio in quel momento.

I due si stavano frequentando già da qualche mese, ovviamente ognuno a modo suo. Il biondo lo trattava come un amico si vecchia data, nonostante fosse attratto dall'albino,  scavando sempre più affondo in quegli occhi grigi e luminosi, intrisi di una tristezza amara, che faceva solo da ricordo ad un dolore troppo grande per essere ancora provato. Sentiva che Fubuki avesse sofferto tanto - troppo - prima che si incontrassero, molto tempo prima e che adesso l'unica goccia di dolore oramai asciutta non era stata rimossa, come a voler rimanere lì, a simboleggiare una sofferenza che, anche se alleviata, non sarebbe mai morta.

Shuuya si era promesso di togliergli quella goccia cercando di fargli capire che lui ci sarebbe stato, sempre e comunque.
Dal canto suo, Shirou, lo lasciava fare, uscendosene nelle situazioni più disparate con qualche confessione sulla propria persona, rivelando gusti musicali, paure e condividendo con il biondo dolci sorrisi.
Anche in quel momento, mentre fuori pioveva a dirotto e si poteva sentire il rumore dei tuoni o si poteva vedere la folgorante luce dei lampi, mentre Gouenji lo aveva baciato in modo dolce, senza essere troppo frettoloso, Fubuki aveva avuto il bisogno di confessargli un qualcosa di suo.

Il biondo lo guardò, per poi sorridergli appena, ricominciando a baciarlo.
- Non preoccuparti... Ci sono io. -.

E per quanto potesse sembrare una frase detta e ridetta o alquanto smielata, l'albino si sentì finalmente protetto.


**



Non era pronto a rivelargli tutto. Non era pronto a condividere il suo dolore, non ora, non voleva rovinare tutto.
Non di nuovo.

- Non penso siano affari tuoi. - rispose freddamente.
Non poteva rispondere alla sua domanda, non poteva tornare indietro, non poteva ricordare.

Oppure non voleva?

Sentiva tutto così ovattato, la voce del suo nuovo coinquilino(1) era così lontana e sentiva che le lacrime sarebbero scese lungo le sue guance ancora una volta.
Una mano abbronzata, gli sfiorò delicatamente uno zigomo, per poi andarsi a spostare dietro la sua nuca attirandolo a se. Gouenji lo baciò, ancora, facendolo sentire meglio. Cominciò a piangere silenziosamente, senza interrompere il contatto con il biondo, troppo occupato a giocare con la sua lingua.
Baciare Shuuya lo faceva stare bene, sentiva uno strano ma piacevole calore invadergli tutto il corpo, spazzando via il freddo che si era aleggiato in lui per tutto quel tempo.

Si staccarono ansanti, in cerca d'aria. Il compagno gli sorrise dolcemente, asciugandogli le guance, spazzando vie quelle maledette lacrime che none era riuscito a trattenere, posando un leggero bacio sulla sua fronte.

- Hai ragione. - disse il maggiore.
- Ma ti prego, non.. Non piangere, ok? - chiese, tremante.
Aveva paura, paura di aver sbagliato, di poter perdere quel ragazzo dalla pelle così bianca e così fredda che poteva sembrare neve, dal sorriso così bello tanto quanto la sua amarezza.
E, santo Iddio, non avrebbe permesso ad un ricordo di portare Shirou lontano da lui, lo avrebbe aiutato, ma senza forzarlo.

Rimasero in silenzio per alcuni minuti. L'albino era completamente perso a guardare gli occhi stranamente lucidi del biondo, avvicinandosi a lui quasi inconsciamente.
- Grazie. - disse, baciandolo. Di nuovo quel calore, gli invase il corpo, la mente, l'anima. Pensò che era un qualcosa di talmente piacevole, che non ne avrebbe mai avuto abbastanza.


**

Calde lacrime solcarono le sue guance troppo rosse per la sua pelle bianca. Viaggiavano con tristezza, con dolore, mentre sperava che in un modo o nell'altro si sarebbero fermate.
Era passato un mese e qualche anno dal suo incontro con il biondo.
Era passato un mese esatto da quando si era aperto a lui, da quando gli aveva raccontato di suo fratello, di Atsuya.

Era passato un mese da quando avevano fatto l'amore per la prima volta. Da quando aveva pronunciato due parole che non riusciva più a tenere dentro, liberandole dalla prigionia della sua mente, che le considerava vergognose, di considerarle sbagliate. Perché innamorarsi del suo migliore amico, innamorarsi di Gouenji Shuuya un poco alla volta lo aveva infine divorato, inghiottendolo in un'oceano oscuro di confusione e tormenti di cui non riusciva a liberarsi.
E quando pensava di averli cancellati, quando gli aveva confessato cosa provasse realmente per lui, lui era sparito.

Probabilmente non lo ricambiava, probabilmente lo aveva preso per pazzo, probabilmente era solo un giocattolo.
Ed era questo che gli bruciava di più: l'essere stato usato, ingannato, confuso.

Per la prima volta in vita sua, Fubuki Shirou non provava non solo una grande tristezza, non solo amarezza, ma tanta rabbia, troppa da gestire per uno come lui.
Troppa da non potersi trattenere da dare un ceffone in faccia al biondo quando, aprendo la porta al suono del campanello, se lo ritrovò davanti.

Era passato un mese e lui era tornato, da lui. Continuava a singhiozzare, incurante del fatto che stesse piangendo da troppo tempo, che forse avrebbe dovuto sbattergli la porta in faccia, che non si meritava il suo perdono. Perché una persona che torna da te dopo un mese, beh, non ha bisogno di essere ascoltato, non dopo averlo fatto soffrire così.
Sapeva che non si sarebbe dovuto far abbracciare da quelle braccia muscolose, ma dolci e delicate come poche, che lo proteggevano dal mondo.

Ma se si fosse dovuto proteggere proprio da lui? No, non poteva proteggersi da Gouenji.
Shuuya era l'unica persona di cui avesse bisogno l'unica persona che poteva aiutarlo a liberarsi della tristezza eppure, non sapeva ancora se avrebbe acquisito nuovamente fiducia nei suoi confronti, ma ci avrebbe provato.
- Mi dispiace. - sussurrò il maggiore.
- Mi dispiace... Non avrei dovuto lasciarti così... - continuò con voce strozzata.
Qualcosa bagnò leggermente la cute dell'albino facendogli alzare lentamente il capo. Aprì di poco la bocca, stupito: Gouenji, il suo Gouenji, stava piangendo.
Non lo aveva mai visto piangere e per questo non sapeva come comportarsi.
Così, decise di fare l'unica cosa che vi venne in mente ovvero quello che faceva il biondo per tranquillizzarlo quando piangeva. Leggermente tentennante si avvicino al volto del maggiore, congiungendo le loro labbra, facendole a malapena sfiorare.
Posò altri baci sulla bocca rossa e morbida del biondo, per poi essere ricambiato dopo pochi istanti.

Un contatto dolce il loro, estremamente delicato e e poco duraturo. E invece Fubuki pensò che ci sarebbe potuto rimanere tutta la vita tra quelle braccia.

**

- Sai quando mi dicesti che saresti stato sempre con me? Che non mi avresti mai lasciato? - chiese Shirou. La testa poggiata svogliatamente sulla spalla del Gouenji, una coperta troppo vecchia per ricordare di chi gliel'avesse regalata lo era posata sui loro corpi infreddoliti dal clima troppo rigido di un inverno pieno di neve.

- Mh-Mh... - fu l'unico suono proferito da Shuuya che con gli occhi chiusi poggiava sul capo del compagno.
- Lo avevi detto perché mi amavi...? - chiese ancora, titubante, l'albino.
Il biondo aprì gli occhi, guardando l'altro arrossire dolcemente.
- Mentirei se ti dicessi di no. - rispose, dandogli un leggero bacio sulla guancia.

Era strano. Non sapeva perché, ma tutto quello che aveva cercato fin da subito, gli era sempre rimasto sotto al naso senza che se ne accorgesse.
Sorrise incatenando il suo sguardo in quello di Shirou notando che in quei meravigliosi occhi grigio chiaro non ci fosse più la triste amarezza che il minore si portava dietro ma al suo posto c'era, come una strana luce, una traccia di felicità.








 
There's nothing you can make that can't be made.
No one you can save that can't be saved.
Nothing you can do but you can learn how to be in time.
It's easy. All you need is love.

 


















   Note:

(1) ovviamente parliamo di Gouenji, che si è trasferito nell'appartamento di Shirou abbandonando il povero Toramaru al proprio destino.


Non voglio rompervi più di tanto, non dopo questo grande obbrobrio. Ebbene si, ho scritto una GouFubu e probabilmente mi vorrete linciare perché vi ho rovinato la pair, sappiate che me ne dispiaccio.
Ma comunque quello che è fatto è fatto e io ho scritto questa cosa seguendo un mio pensiero AU su questi due che mi ispirava molto.
All'inizio ho cercato di mettere la storia su una base leggermente comica, come tendo a fare quando scrivo, ma via via che andavo avanti ho cominciato a diventare seria e alquanto mielosa.. Penso.
Spero vivamente che possa piacere a qualcuno, perché l'ho aggiustata mille e più volte.
Vi prego di farmi sapere cosa ne pensate, critiche ( costruttive )  e complimenti - Sese, quando mai i complimenti - sono ben accette!

Alla prossima~


Una tizia ❤



 
   
 
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