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Autore: kleines licht    27/11/2013    3 recensioni
Con un colpo di anca deciso spostai di nuovo il peso da un fianco all'altro, entrabmi doloranti ormai alla stessa maniera, e puntai gli occhi verso la cucina. Subito non riuscii a realizzare quel che le mie iridi stavano registrando, ma lentamente diversi dettagli raggiunsero anche il mio cervello, odiosamente lento: c'era un uomo appoggiato mollemente al ripiano della cucina, avvolto da abiti famigliari, un lungo trench beige che era forse una delle poche cose che la luce della luna riusciva a illuminare, oltre a due occhi di un blu magnetico puntati su di me.
Genere: Drammatico, Erotico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Fandom: Supernatural
Pairing: Destiel.
Rating: Rosso.
Genere: one-shot (per ora), drammatico, erotico, sovrannaturale
Warning: slash, linguaggio non censurato
Words: ??
Note: Ma buonasera/buongiorno/buonqualunque cosa! Eh sì sono tornata, stavolta con una one-shot (per ora) di prova...nel senso che io e il Destiel siamo in una relazione complicata, li adoro assieme ma non sono sicura di riuscire a scrivere di loro nel modo giusto.  Spero di aver tirato fuori qualcosa di decente, non ne sono sicura ma tentar non nuoce ^^ E poi mi hanno praticamente chiesto espressamente una storia di questo tipo e come rifiutarmi?! Spero di avergli reso almeno in minima parte giustizia, buona lettura e lasciatemi pure i vostri parari, sono curiosa di sapere cosa ne pensate :3
N.B: La scena e il dialogo iniziale sono presi dalla 4x02, ovviamente, anche se alcune battute sono cambiate perchè mi sembrava noioso riportare tutto identico identico.  
Baci e alla prossima <3

Note: Nell'idea originale avrei voluto fargli fare sesso ma poi gli eventi si sono fermati prima...E' probabile ma non certo che a questo primo capitolo se ne aggiunga un altro che forse arriverà dove voglio, ma vedremo in un futuro v.v In base a quanto "successo" riscuoterà questa prima parte vedrò se farla continuare o meno, credo. Quindi stay tuned.
Dedica: Ad Alien_tonight, che me l'ha espressamente richiesta anche se non aveva specificato su che coppia dovevo concentrarmi. Volevi un regalo di compleanno anticipato?  Eccolo qui, tutto per te <3
 
 
Mi rivoltai nel mio giaciglio, provando a trovare un minimo di pace. Avevo bisogno di calore, anche se non lo avrei mai ammesso. Avevo bisogno di sicurezza, la stessa che non riuscivo ad avere al momento perchè tutto ciò in cui avevo sempre creduto sembrava...sbagliato.
Sentendo Bobby e anche Sam -sì il mio fratellino Sammy, quello che aveva imparato a credere nel soprannaturale e nella cattiveria dell'umanità- credevano che esistesse Dio, credevano che un uomo superiore agli altri potesse starsene semplicemente lassù, a giudicare, punire e stare a guardare! Quale essere così infimo e meschino avrebbe goduto nel vedere soffrire i suoi stessi figli? Quale uomo, non certo degno di questo nome, avrebbe mai provato piacere e divertimento a punire coloro che credevano in lui?
Meg, Hendricksen... tutte persone che avrebbero potuto continuare a vivere le loro vite. E invece erano morti, per colpa mia. E Dio non mi aveva fermato. Non aveva provato a farmi capire che stavo sbagliando, non aveva deviato la mia strada...Se la mia punizione esemplare era l'Inferno aveva anche permesso o concesso che ne venissi tirato fuori.
Quindi o godevo di un potere maggiore di quello di Dio -cosa altamente stupida, impensabile e improbabile- tale per cui qualcuno aveva voglia di battersi contro di lui per me, oppure quel bastardo figlio di puttana aveva deciso che era troppo superiore e importante per sforzarsi di salvare dei poveri, sfortunati umani. Forse...forse chiunque, con in mano quel potere, avrebbe finito per infischiarsene completamente di quegli essere inferiori ma allora...nessuno poteva costringerlo ad andarsene? Non c'era un modo per impedirgli di ucciderci tutti come i più stupidi essere viventi esistenti al mondo?!
Per l'ennesima volta mi girai, portando con me la giacca che avevo usato per coprirmi. Non avevo realmente freddo, in realtà rappresentava il mio appiglio alla realtà, o almeno a quel mondo che avevo imparato a conoscere e affrontare: era la giacca di mio padre, John, il simbolo che la caccia era la mia ragione di vita, un lavoro di famiglia, e che là fuori c'erano solamente demoni, fantasmi e spiriti incazzati non certo angeli dalle ali candide, Dei dalle buone intenzioni o ninfe sexy e pronte a fare sesso con te tutta la notte, solo per darti piacere. In effetti per quelle basta andare in un bordello, anche se forse sulla carta d'identità non sono davvero creature celesti mi corressi mentalmente sopprimendo un sorrisi divertito.
Il fatto che riuscissi ancora a pensare a cose così superflue in un momento del genere la diceva lunga sulla mia sanità mentale, evidentemente ancora intatta in qualche modo contorto. Anche dopo tutti i sensi di colpa ero ancora più o meno fedele a me stesso. Forse quella era solo una gara, un test per vedere quanto sarei riuscito a mantenermi più o meno sano.
Respirai profondamente, dando di nuovo le spalle alla cucina, provando a riprendere sonno. Sembrava più che altro una lotta tra me e quel bastardo che altro non faceva che sfuggirmi, scivolando altrove, lontano da me. Son of  a bitch! pensai rabbiosamente, stringendo con forza la mascella e sistemandomi meglio sul pavimento. Appunto per la prossima volta -pensai- lasciare il pavimento a Sammy anche se sapevo perfettamente che non lo avrei mai fatto davvero. Sospirai e stavo quasi per riuscire ad acchiappare un tanto agognato sonno ristoratore quando i miei sensi, ormai abituati ad essere sempre allerta, non mi avvertirono di qualcosa che non andava: era come se degli occhi mi stessero perforando la schiena, neanche troppo sottilmente. Aprii gli occhi di scatto, salutando definitivamente per quella notte l'idea di riposare e mi voltai verso la direzione da cui sentivo provenire lo sguardo.
Con un colpo di anca deciso spostai di nuovo il peso da un fianco all'altro, entrabmi doloranti ormai alla stessa maniera, e puntai gli occhi verso la cucina. Subito non riuscii a realizzare quel che le mie iridi stavano registrando, ma lentamente diversi dettagli raggiunsero anche il mio cervello, odiosamente lento: c'era un uomo appoggiato mollemente al ripiano della cucina, avvolto da abiti famigliari, un lungo trench beige che era forse una delle poche cose che la luce della luna riusciva a illuminare, oltre a due occhi di un blu magnetico puntati su di me.
Eccolo il colpevole. Ecco colui che aveva rovinato tutti, lui e quella sua dannata storiella per bambini problematici! Lui e quelle sue balle sul Signore, sul suo essere un angelo mandato da Dio...Cazzate! Dio non esisteva, e tanto meno non avrebbe mandato nessun angelo, non per me. Io non ero il figlio preferito, di nessuno. Non lo ero mai stato del mio padre naturale, come potevo esserlo di uno che poteva scegliere tra milioni e milioni di persone? Come poteva aver scelto me fra tutti? Potevo impegnarmi, uccidere, salvare persone ma ero un... mediocre illuso, non meritavo la felicità e tanto meno la salvezza. Chiunque mi aveva tirato fuori dall'inferno doveva averlo fatto per uno scopo tutt'altro che buono e giusto, dovevo essere parte di qualcosa di orribile. Forse...forse per salvarmi erano morte milioni di persone. Sì era credibile. Come sempre, per colpa mia.
Lanciai una rapida occhiata a Sam, che dormiva tranquillo raggomitolato su un divano troppo piccolo per contenerlo. Chiunque fosse quel dannatissimo Castiel non stava facendo nulla a mio fratello, forse poteva considerarsi in parte un uomo salvo. Sospirai e a piedi scalzi, camminando il più silenziosamente possibile. Lo raggiunsi, con aria guardinga e superiore: la chiave era sempre quella, dimostrarsi sicuri di sè, sempre pronti a combattere. Fingevo di essere forte da una vita, quella notte non avrebbe fatto sicuramente la differenza.
Avete fatto un ottimo lavoro con i Testimoni. sussurrò, con un tono basso e sicuro, come se fosse lui il capo della situazione. Castiel 1- Dean 0. Da quando quei pennuti inutili si atteggiavano da superiori? Non poteva essere un angelo, non con quell'aria da saputello. Strinsi i pugni e serrai impercettibilmente la mascella, cercando un modo per essere sempre e comunque un passo davanti a lui.
Quindi sapevi tutto. affermai gelido, provando a scalfirlo anche se non era altro che una stupida e ovvia considerazione. Era evidente che se me ne stava parlando conosceva tutta quella storia! Mi maledissi per non aver trovato niente di più decente e intelligente da dire.
Sì mi avevano messo al corrente. Ed ecco che la  voce del bastardo troneggiò di nuovo nella stanza. Egocentrico, fottutissimo angelo! Era come se chiunque gli stesse di fosse infimo davanti alla sua "grandezza" di esattore delle tasse - e diciamocela tutta ne aveva tutte le fattezze. Avrei voluto solamente riuscire a farlo smettere di parlare, coprirgli quella dannatissima bocca e sentirlo supplicarmi per farlo respirare. Sentii la rabbia montare, invadermi le vene e ogni singolo muscolo. Era come se la mia nuova essenza fosse fatta di pure, semplice, liquida ira, mista a un bel po' di odio che faceva da benzina. Ero un concentrato micidiale, pronto ad esplodere e la mia reazione non tardò ad arrivare. Beh grazie tante per l'angelica assistenza. Mi ha fatto quasi strappato il cuore dal petto! sputai velenoso, sottolineando la cosa indicandomi.
Stavamo parlando di me, Dean Winchester, colui che era diventato probabilmente l'uomo più facilmente ignorabile nella storia dell'umanità. Non meritavo amore, non meritavo bontà nè salvezza. Non avevo mai ottenuto niente nella mia vita, tranne Sam che per gran parte di essa mi aveva solo evitato. Stavo... aspettando il momento in cui mi avrebbero tolto tutto. E forse una parte di me stava provando a dire a quell'uomo, dagli occhi troppo blu per essere sopportati a lungo dai miei, che doveva allontanarsi da me, lasciarmi stare. Ero io ero solo un peccatore senza speranza.
Ma imperterrito continuò, affermando un Ma non è successo se possibile ancora più saccente e insopportabile di tutto il resto. Che diavolo stava facendo?! Prima si spacciava per angelo e adesso faceva la parte di quello che si tirava indietro?!
Che fregatura. Dicono che gli angeli devono pararti il culo ma evidentemente questo non ne è nemmeno capace! E si crede Dio sceso in Terra! pensai rabbioso, fissandolo con astio sotto le ciglia corrucciate. -Non sa difenderti perchè non è un angelo, Dean. Tu non ti meriti un angelo. Questo ciarlatano va più che bene, non trovi?!- mi ricordò poco dopo, una vocina remota ma fin troppo chiara proviente non si sa bene dove, da dentro di me. La chiamavo ragione, o coscienza, a volte semplicemente puttana. Ringhia, non si sa bene contro chi o che cosa, forse contro tutti e contro niente. Pensavo che gli angeli fossero dei guardiani! Non degli stronzi... riuscii a dire alla fine ed era probabilmente la cazzata peggiore che potessi sparare. Ma che diavolo stavo facendo?! Ammettevo con un fottutissimo sconosciuto le mie speranze? Gli confessavo che credevo negli angeli e che ero deluso dal fatto che a me fosse capitato quello stronzo?!
Io non ero deluso. Me lo aspettavo, poteva accadere solo a me. Me lo meritavo. Per tutte le volte in cui io stesso non ero stato capace di proteggere Sam, o avevo uccido Meg o chiunque altro per vendetta, rabbia, odio, paura. Quella doveva essere la mia punizione... ringraziai il destino per avermi affibbiato una punizione con occhi così magnetici e profondi.
Sì, realizzai che i suoi occhi mi piacevano non poco, mi ricordavano il cielo estivo che fissavo dalla finestra della casa di Bobby, il giorno in cui aveva deciso che io e Sam avevamo bisogno di qualche lezione di basket. Cominciai a fare pensieri assurdi, cose strane che collegavano quegli occhi al cielo che mi aveva avvolto durante tutta la mia esis-.... Scossi con forza il capo, provando a lasciar perdere quelle sdolcinatezze venute fuori da chissà dove, per concentrarmi su quel buffone.
Leggi la Bibbia, gli angeli sono guerrieri di Dio. Io sono un soldato. affermò con voce pulita, che sembrava totalmente estranea a qualunque sentimento umano. Rabbia, odio, paura, tristezza non sembravano nemmeno in grado di sfiorarlo, neanche per sbaglio. Sembrava estraneo a tutto anche se i suoi erano comunque accesi da qualcosa. Qualcosa che non capivo e che forse nemmeno condividevo. O forse mi era anche troppo famigliare.
E perchè non hai combattuto? mi costrinsi a domandare allora, visto che forse la sua perfezione ora aveva iniziato a mostrare una leggera crepa. Forse non era poi così forte, così potente e migliore di me. Forse aveva anche lui un difetto...la codardia. Non ce lo vedevo a darsela a gambe ma infondo mi sembrava una buona convinzione a cui aggrapparmi per provare a dimostrare a me stesso che potevo batterlo.
Alla mia domanda Castiel mostrò un sorriso, che cercò malamente di reprimere e si stacco dalla superficie liscia del ripiano, muovendo qualche passo sicuro verso di me. Poteva fare qualcosa che non irradiasse convinzione ed egocentrismo da tutti i pori, qualche volta?! Oh Dean, sapessi quando ho combattuto...per te. Quanto tempo mi ci è voluto per pianificare ogni cosa... Sono stato qui per così tanto tempo... e tu lo chiami non combattere? Voi umani avete une percezione così...dilatata delle cose. disse, vicino al mio viso più di quanto pensassi. Che diavolo stava facendo?! Non capivo che cosa avesse in testa, quel...quell'angelo. Sì evidentemente era così, non c'erano più altre possibilità. La sua vicinanza era in qualche modo la conferma di quello a cui non volevo credere: esistevano gli angeli e, ancora peggio, esisteva un Dio che si proclamava il loro "capo". Loro erano i suoi soldati e...e improvvisamente realizzai la forza di quel che Castiel aveva detto e una sorta di sensazione che sembrava urlare "non voglio tu combatta per lui!".
Era uno sconosciuto. Non sapevo quasi il suo nome, non sapevo da dove venisse ma le sue parole sembravano essermi entrate bene. Lui aveva combatutto per me, non so come e nemmeno per quanto...ma lo aveva fatto, le sue iridi me lo confermavano così come i suoi gesti. Lui aveva fatto qualcosa di epocale, da quel che diceva, e per una volta ero quasi convinto che non fosse solo il suo egocentrismo naturale a parlare.
Volevo stringerlo per le spalle, scuoterlo e farmi spiegare tutto, farmi dire che diavolo significava che aveva lottato per me e perchè. Volevo indagare, conoscere...capire. Non era possibile che qualcuno, finalmente, avesse deciso di combattere per me. E poi perchè lui?!
La chiarezza invece è una qualità che non appartiene agli angeli invece, vero? domandai dopo qualche minuto di silenzio, in cui provai a non perdermi nei suoi occhi e a formulare una domanda che mantesse una parvenza di freddezza.
Dalla sua ricevetti solamente un altro sorrisino mal celato e uno scuotimento di capo. Tutto a suo tempo Dean. Abbi fede...e impara a trattarmi con più rispetto. sussurrò prima di posare le sue labbra sulle mie e...sparire.
   
 
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