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Autore: vanessa_    27/11/2013    2 recensioni
Una lite che cambiò la vita di tutti e tre.
[It's Larry.]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'i love you, boo.'
'i love you too, haz'


"my daddies."



Sono passati ben nove mesi da quando Harry e Louis decisero di fare il grande passo, insieme.

Era una piovosa giornata di novembre, e il maggiore se ne stava spaparanzato sul divano di casa a giocherellare con la piccola Darcy sullo stomaco. Harry era nella loro camera da letto, in preda al panico a cusa di quello che avrebbe dovuto fare da lì a poco.
Le mani che reggevano la custodia di ciò che racchiudeva il futuro suo e di Louis sudavano, ma prese un bel respiro e cercò di riprendere il controllo di sé, pensando al meglio.
Raggiunse il salotto ed intravide lo sguardo felice e sereno del suo amante mentre cercava di far imparare il nome degli animali alla loro bambina. Stette per qualche istante sulla soglia della porta per godersi quell’impagabile spettacolo, per osservare come i due angeli della sua vita si divertissero insieme, poi si fece avanti.
-Louis-
Il più grande alzò lo sguardo e gli rivolse uno dei suoi sorrisi più solari e spassionati che potesse  donargli. Prese la propria bimba fra le braccia alzandosi dal divano, per poi lasciarla di nuovo a terra, sul tappeto color beige, mentre s’avvicinava al suo fidanzato.
-Dimmi, amore-
Due semplici parole che fecero sciogliere il cuore di Styles, e lo fecero entrare ancora di più nel panico.
-Devo chiederti una cosa..-
Tentò di introdurre il discorso con disinvoltura, ma il pianto improvviso di Darcy interruppe il tutto. Louis accorse il suo aiuto cercando di capire cosa avesse combinato per scoppiare a piangere così disperatamente. Trovò subito la risposta: aveva messo in bocca il cavo dell’alimentatore del computer di Harry.
-Ti ho detto di non lasciare per casa certe cose..-
Lo rimproverò Tomlinson con un tono piuttosto duro. Si capiva benissimo che quando la sua bimba veniva anche solamente sfiorata mostrava a tutti il suo lato materno. Non era la prima volta che riprendeva Harry per uno sbaglio simile, e il più giovane sapeva che in certe situazioni non doveva disturbare il suo amore, o ne avrebbe subito le gravi conseguenze. Meglio conosciute come trenta e passa minuti di quella sua voce acuta che lo tormentava ininterrotamente.
-Non è nulla, Louis-
Il riccio volle rischiare, mettendo in dubbio la preoccupazione di Tommo nei confronti di sua, o meglio, della loro figlia.
-Non è la prima volta che prende la scossa per via dei tuoi oggetti. Non ti costa niente metterli al loro posto-
Louis cercava di mantenere la calma, e forse ci stava riuscendo. Mise la bambina a sedere sul bancone della cucina dandole un cubetto di ghiaccio da rosicchiare. Rimedio che ora mai usava spesso per dar fine a quel pianto straziante.
-Mi dispiace, Lou-
Seppe semplicemente dire Harry. Sospirò e si sedette accanto al bancone, sullo sgabello, osservando Darcy troppo impegnata a giocherellare con quel cubetto in bocca. Louis nel frattempo si diede da fare riordinando i giocattoli sparsi per il salotto.
-Che volevi chiedermi?-
Lo interpellò all’improvviso continuando a fare avanti e indietro dalla camera della bambina al soggiorno. Harry scattò in piedi e poté sentire il battito del cuore accelerargli. Deglutì e si fece avanti, prendendo il maggiore per le spalle.
-E’ difficile..-
Sbuffò sperando di trovare le parole adatte; stava facendo la figura dell’idiota. Si prese il volto fra le mani, cercò di fare mente locale, di darsi una calmata.
Così alla fine decise la via più semplice; non parlare.
Sfilò dalla tasca dei suoi jeans quella scatoletta e si inginocchiò ammirando lo sguardo allibito del suo fidanzato. Sorrise, finalmente, ed aprendo la custiodia sospirò.
-Louis William Tomlinson, vuoi sposarmi?-
Furono le semplici e difficili parole che disse il riccio, attenendo con parecchia ansia la risposta di Louis. Non ci stette a ragionare nemmeno per due minuti, perché annuì deciso con gli occhi stracolmi di lacrime. Si fece infilare l’anello d’oro sull’annulare dal suo futuro marito e lo strinse a sé, per poi premere le sue labbra con le sue.
***
-Allora la porterai tu Darcy, Gemma?-
L’agitazione di Tomlinson si faceva sentire per tutta la casa, non riusciva a starsene fermo nemmeno un minuto, perché la maggior parte dei suoi pensieri erano dedicati alla sua piccola, a se avesse ricordato questa esperienza. Ma l’altra parte era dedicata ad Harry. Lo immaginava nel suo smoking, in piedi all’altare ad attenderlo sorridente e tutti gli occhi dei loro parenti più cari puntati addosso.
-Sì Louis, stai tranquillo..-
Sospirò la ragazza finendo di sistemare l’abito color perla alla nipotina troppo impegnata nell’osservare il suo cartone animato preferito alla televisione. Nonostante Gemma fosse la sorella di Harry, si trovava al fianco di Louis, perché tutti loro sapevano bene di quanto fosse paranoico il ragazzo e di quanto si fidasse ciecamente di Gemma molto più delle due sorelle; quasi come fosse la sua migliore amica.
-Allora io vado-
Deglutì rumorosamente sistemandosi meglio la giacca esalutando la bionda. Uscì di casa raggiungendo la famiglia in auto, che lo portarono fino alla chiesa dove si sarebbe tenuto il matrimonio.
Louis aveva sempre desiderato sposarsi in un giardino, in primavera. Ed Harry, da buon cristiano che è, ha sempre desiderato sposarsi in una chiesa conosciuta, con il profumo d’incenso, il classico ambiente.
Louis riuscì ad ottenere il suo matrimonio nel giardino di una chiesa conosciuta, con il profumo di incenso e il classico ambiente, ma all’esterno.
Le campane suonavano, e il cortile era ben addobbato, proprio secondo le indicazioni di Louis.
Le sedie bianche che formavano due colonne, da cinque file formate a loro volta da cinque sedie per ogni fila. Al centro si estendeva un lungo tappeto rosso ricoperto di petali di rosa e alla fine si trovava quel piccolo altare con una parete a rete di ferro, piena di fiori che si intrecciavano fra di loro creando un quadro gradevole del tutto.
 
Era tutto pronto.
Harry era in un angolo, a discutere con il prete su cosa avrebbe dovuto fare precisamente, mentre Louis si stava dando un’ultima ritoccata. Sarebbe stato lui a raggiungere il suo amato all’altare; sarebbe stato lui a farsi accompagnare da suo padre, sarebbe stato lui a percorrere la navata osservato da più di cinquanta paia di occhi.
Tutte le famiglia erano al completo e si stavano trovando fra di loro, si stavano salutando, ed in prima fila, proprio di accanto a Anne  e Johanna si trovavano Niall, Liam e Zayn. I migliori amici dei due novelli sposi.
Styles era là, davanti a tutti e stava osservando sorridente Darcy che dormiva fra le braccia della zia. Si poteva notare lontano un miglio che il suo cuore stesse battendo più del dovuto, e il fatto che non riuscisse stare fermo nemmeno per tre secondi era un chiaro segno di nervosismo. 
Finalmente la marcia nuziale ebbe inizio, e tutti gli invitati si voltarono ad osservare Louis marciare verso il suo amore, tenendo per braccio suo padre.
Harry, percependo l’attenzione degli ospiti rivolgersi a qualcun altro che non fosse lui, si voltò. Incrociò il suo sguardo con quello di Louis e sorrise.
Sorrise sinceramente.
Sorrise ansioso.
Sorrise entusiasta.
Sorrise felice.
Sorrise.

 
Quando riuscì ad afferargli la mano e avvicinarlo a sé era davvero tentato di baciarlo, ma avrebbe dovuto aspettare il consenso del parroco, prima. Si poteva chiaramente sentire il cuore di entrambi battere talmente tanto da poter superare il volume del pianoforte che suonava per le loro nozze; le loro nozze tanto attese.

***
 
-Seriamente, Louis?-
Harry si affrettò a prendere fra le braccia la piccola, quasi sempre causa di tutte le loro discussioni. Questa volta la colpa fu del maggiore, che da tempo non faceva altro che uscire e trascurare la famiglia. Harry non aveva la minima idea di dove andasse, ma nel momento in cui si sdraiava sul letto senza nemmeno levarsi gli abiti sporchi e sudati e emanando un tanfo di alcol, capiva perfettamente.
Quello che non capiva era il perché di quel comportamento, Louis aveva tutto;
una famiglia che lo amava, degli amici che lo rendevano felice e un buon lavoro che lo divertiva.
-Non fare il melodrammatico, ora-
-Sono due anni che siamo sposati, e sei mesi che ti comporti così!-
-Cosa c’entra questo? Solo perché siamo sposati devo far decidere a te la mia vita?-

Darcy fece il dolce, e significativo, gesto di tapparsi le orecchie, nascondendo il volto contro il petto del padre minore. Non le piaceva quando i suoi genitori litigavano, nonostante avesse solo due anni e mezzo, capiva benissimo quando c’era tensione nella casa.
Harry la notò subito, e non rispose a suo marito, ma gli mimò un ‘Ne parliamo dopo’ fulminandolo con lo sguardo. Nel frattempo portò la piccola nella sua camera da letto e la lasciò giocare da sola, chiudendo la porta. Non fu la migliore delle soluzioni; Darcy non è stupida, al contrario, capisce subito quando l’ambiente in casa è pessimo, e chiuderla nella sua stanza non serviva a farla stare meglio.
 
Nel frattempo i due si trovarono in cucina, mentre Louis si preparava una tazza di caffè.
-Dimmi almeno perché…-
Sospirò Harry sedendosi al tavolo, con aria distrutta.
Louis propabilmente non passava solo le serate a bere o fumare, dalle sue occhiaie e il fatto che portasse sempre maglie a maniche lunghe era segno di qualcosa di un po’ più complicato che una bevuta con gli amici la sera.
Styles sapeva che dopo il matrimonio qualcuno avrebbe dovuto prendere il ruolo del recessivo, del meno problematico, della donna di casa. Ed ha sempre pensato che quel ruolo non gli si addicesse, eppure eccolo qui mentre passa le giornate e portare Darcy all’asilo, fare la spesa, riordinare la casa, cucinare, rimporverare il marito. Non gli andava di essere ‘Il marito di Louis’. Lui è Harry Styles.
-Abbiamo la vita che abbiamo sempre desiderato..-
Proseguì il riccio.
-Quella che hai sempre desiderato tu, Harry.-
Rispose Louis portando la tazza di caffè fumante alle labbra.
Rimase semplicemente basito, ma continuò ad osservare suo marito spiegare il perché avesse scelto la via del rovinarsi l’animo oltre che al corpo.
-E’ ridicolo..è tutto così giusto, perfetto, io non ho mai voluto una vita così impeccabile e facile-
-E che vita vorresti, Boo?-
-Non chiamarmi Boo, sono arrabbiato-

Louis odiava quando Harry tentava di mascherare le loro litigate solo per la sua paura di perderlo. A Louis piace discutere, e quando ne ha l’occasione espone tutti suoi pensieri, libera ogni sua piccola parte di cervello. Placarlo proprio mentre sta per scatenare la sua tempesta significa tagliargli le ali ed è proprio quello che fa Harry.
-Scusa..-
Allora Harry provò la seconda arma: il vittimismo.
-Non fare l’offeso-
Se ne accorse subito Tomlinson.
-Allora dimmi che devo fare, Louis, perché proprio non lo so!-
Ora era Harry quello carico di nervoso e voglia di urlare. Si alzò dalla sedia e portò le braccia al cielo, sul punto di una crisi esterica.
-Devi lasciarmi stare!-
Ribattè Louis urlando forse un po’ troppo. Harry lo mise a tacere per l’ennesima volta con un semplice gesto e gli indicò al camera della bambina, preoccupato che potesse spaventarsi o scoppiare a piangere.
-Perfetto, allora quella è la porta e quelle le chiavi. Vai dove vuoi.-
Le parole di Harry sembrarono colpire nel profondo Louis, che si senti sopprimerè ascoltando l’amore della sua vita augurargli di sparire dalla sua vita e quella di sua figlia, ma Lou aveva troppo orgoglio per chiedere scusa e far finta che nulla sia successo.
Afferrò saldamente le chiavi dell’auto ed uscì di casa senza dire una parola; era davvero furente.
 
 
Sono due giorni che Louis non si fa sentire, ed Harry è sempre più preoccupato che possa aver fatto qualche cazzata, o che forse abbia preso seriamente le parole di quella sera.
Avevano ancora litigato, ma nessuno dei due aveva urlato all’altro di andarsene.
La casa era silenziosa e morta senza Louis che si accoccolava sotto il tocco di Harry prima di andare a letto la sera, o senza la sua voce da bambino che divertiva Darcy quando giocavano tutti e tre insieme.
Mancava il suo profumo per la casa;

Mancava vederlo bere tazze e tazze di tè caldo;

Mancava vederlo giocare in cortile con il suo pallone da calcio;

Mancavano i suoi baci caldi;

Mancava tutto di Louis.

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-Andiamo Darcy, Grace ci sta aspettando-
-Non voglio-

La piccola sembrava aver imparato solo quelle due parole ultimamente. A dir la verità anche Harry non aveva la minima voglia di uscire di nuovo di casa e scambiare finte scene d’affetto con quella donna dai capelli neri.
Louis non si faceva vivo da oltre quattro mesi, fu così che suo marito decise di prendere decisioni drastiche.
Non voleva che Darcy rimanesse senza una seconda figura come genitore, non avrebbe potuto andarsi a cercare un’altra metà dello stesso sesso, perché dopo quella litigata con Louis sentiva quasi come se fosse sbagliato tutto quello che stavano facendo.
Pensava che tutto potesse essere nato dal fatto che entrambi siano gay.
Lui voleva il meglio per la sua bambina, e nonostante non gli piacesse l’idea di averle portato via il suo secondo papà, ci teneva a darle una figura materna in casa.
-E’ permesso..?-gli occhi  scuri di Grace scrutarono il soggiorno e le sue mani chiusero la porta.
-Ehi-la salutò Harry sorridendole.
Grace non sapeva di Harry, non sapeva fosse gay e che tano meno fosse sposato con un uomo e che avessero adottato una bambina insieme. Le aveva raccontato che la madre di Darcy era morta in un incidente l’anno scorso e che avesse lasciato Harry e Darcy da soli.
-Ciao amore-la donna gli si avvicinò baciandogli le labbra calde e screpolate.
Grace era una brava donna, era solare, gentile e sempre disponibile per loro; spesso Harry si sentiva in colpa, non le piaceva il fatto di tenerle nascosta la verità.
-Dov’è la bambina?-
-In camera, non vuole uscire..-

La mora s’incamminò verso la stanzetta colorata di Darcy ed entrò sorridente, cercando di dare sempre l’impressione più buona che potesse dare.
-Ciao angioletto-
Darcy non rispose.
-Non vieni con me e papà a bere una cioccolata calda?-
-Viene anche papà?-
-Ma certo bocciolo-

Grace non aveva la minima idea di quello che la piccola intendesse. Quando sentiva la parola ‘papà’ nella sua mente compariva l’immagine di Harry, lei e Louis che passeggiavano nel parco mangiando un gelato, che giocavano insieme sul tappeto del salotto a bambole, che disegnavano qualche animaletto colorato per poi appenderlo sul muro della sua cameretta.

-Allora vengo!-

Entusiasta la piccola afferrò il suo giacchetto bianco e corse fra le braccia di papà Harry, con la convinzione che da qualche parte ci fosse anche papà Louis.
  
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